Vigilia di Natale, Discorso dopo lo spettacolo serale

Ganapatipule (India)

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(01/2022 SOTTOTITOLI, TRADUZIONE VERIFICATA)

SHRI MATAJI NIRMALA DEVI

Vigilia di Natale

Discorso dopo lo spettacolo serale

Ganapatipule (India), 24 Dicembre 1998





È molto difficile descrivere questa gioia interiore. Se ne può soltanto gioire, si può soltanto provare. Si vede che esiste qualcosa di innato grazie al quale così tanti di voi hanno imparato questa difficile musica e ne avete gioito tutti.

Sono andata in vari posti in Occidente e mi sono chiesta: “Perché anche bambini piccoli, ragazzi e ragazze si dedicano a cose autodistruttive? Perché? Perché fanno uso di droghe e si dedicano a tutte queste cose autodistruttive?”.

Si potrebbero incolpare i genitori in qualche misura, ma nel complesso c’era qualcosa dentro di loro che li disturbava, che cercava di dire: “Questa non è la verità, non è questo, non è questo ciò che vuoi”.

Ed è stato questo a spingerli a vari tipi di ribellione, direi, contro tutte le verità accettate, contro la rettitudine o il sistema di valori accettati.

E ho proprio pensato che sicuramente, in India, i genitori sono piuttosto severi, devo dire giusti, ma c’è qualcosa in più in India: c’è una grande possibilità di sfogo per loro e ho trovato che lo sfogo è stato il talento che hanno.

(Anche gli occidentali) avevano tutti numerosi talenti, lo sentivo quando parlavo con loro e in altre cose. Sentivo che avevano tantissimo talento ma nessun modo per esprimerlo.

Alcuni si esprimevano in modo un po’ confuso, direi, e neppure loro riuscivano a capire perché lo facessero. E credo fosse questa la cosa principale che mancava in Occidente: i bambini non avevano alcun modo di esprimersi, di esprimere il proprio talento, e penso che questo talento li rendesse matti, li rendesse molto ribelli.

Non era un loro difetto, assolutamente. Era un’energia dentro di loro che ribolliva e non trovava uno sfogo. E qualunque sfogo avessero, non veniva riconosciuto, non era apprezzato.

Questo mi fece pensare che, se a questi ragazzi fosse stata data una possibilità di sfogo, un mezzo per esprimere se stessi, sicuramente ci si sarebbero dedicati. Avrebbero così dimenticato tutte queste cose, non avrebbero mai seguito tutte queste idee autodistruttive; infatti ritengo fossero solo arrabbiati con se stessi.

Ed ha funzionato; ha funzionato nel senso che prima volevo che Yogi (Mahajan) aprisse una scuola per bambini piccoli. E mi ha sorpreso come questi bambini abbiano adottato un altro stile di vita, molto disciplinato e siano diventati bambini molto diversi.

In Occidente, ad esempio, ho notato che se portate un bambino in un negozio vi farà impazzire perché chiederà: “Comprami questo, comprami quello”, senza capire che non è possibile. E se lo lasciaste fare, direi che comprerebbe tutto il negozio. Impazzisce completamente!

Ma penso che gli manchi qualcosa, la soddisfazione.

Al contrario, in India, se portate un ragazzo o una ragazza al mercato, dirà, “Basta, basta, solo uno. Uno va bene”. Davvero un grosso problema.

Una volta avevo con me le mie nipoti e le portai a Delhi perché avevano rotto i sandali e ne avevano soltanto un paio.

I genitori avevano altri impegni, nessun problema, ma un sandalo si era rotto e così ho detto: “Bene, venite, a Delhi se ne trovano di belli, li compreremo lì”.

Così sono venute e glieli ho comprati. Dissero: “Nonna, non prenderemo l’altro sandalo a nessun costo. Ne prenderemo uno solo”.

Ma io replicai: “E se si rompe, che succederà? Tornerete di nuovo a Delhi per comprarne? Prendete almeno un ricambio”.

Non hanno voluto ascoltarmi e sono corse in macchina. Le ho raggiunte e ho detto: “Cosa fate? Perché non comprate i sandali?”. “Perché vuoi sprecare il tuo denaro, nonna? Puoi usarlo per qualcos’altro.”

Io ero sorpresa che fossero così soddisfatte. Certo, sono nate realizzate, senza dubbio, ma ciò è dovuto anche a tutta l’atmosfera. Ho sentito che se i bambini occidentali potranno vivere in questa atmosfera, si svilupperanno sicuramente, si esprimeranno senz’altro diventando persone eccellenti. Ma non sapevo che avessero tanta energia, sapete.

In seguito, chiesi a mio fratello, il vostro Babamama: “Perché non fondare un’Accademia di musica?”. E quando vennero a studiare la musica fui sorpresa. Rimasi davvero stupita: malgrado non ci aspettassimo niente da loro, nel giro di tre, quattro mesi sono riusciti ad apprendere un tipo di musica così difficile. Per gli indiani è impossibile, è impossibile farlo. Non ci riuscirebbero mai in quattro mesi.

L’ho visto nella mia stessa famiglia dove c’erano dei musicisti. E le mie sorelle, i miei fratelli, per ore e ore… Si alzavano ogni mattina verso le cinque e cominciavano a suonare.

Provavano ogni giorno per tre o quattro ore, ogni giorno. Io mi domandavo: “Quando finirà?”. Insomma, se qualcuno doveva dormire, dopo le cinque non poteva più farlo. È comunque un’abitudine, in India, alzarsi molto presto la mattina.

Ma la rapidità con cui queste persone stanno imparando è dovuta al fatto che questa urgenza interiore di esprimere se stessi era molto, molto forte; molto più forte che negli indiani. Pensate! Posso dirvi molto chiaramente che non ho mai sentito di nessuno che abbia imparato questa difficile musica in tre o quattro mesi. Neppure dopo anni e anni ci riuscirebbero.

Lo stesso vale per voi: come abbiate cominciato ad apprezzarla, proprio non lo so. Insomma, si è creata una atmosfera diversa, così piena di speranza e di gioia.

Vedete, c’è stato un italiano, un sahaja yogi italiano, che andò in Belgio. Mi disse: “Madre, sono rimasto sorpreso, c’è stato un bel programma tenuto da indiani, organizzato dal consolato indiano, così ci sono andato. E gli indiani parlavano tutti tra loro, alcuni uscivano, altri entravano. Non avevano nemmeno capito che stessero suonando un raga Pilu, non l’avevano riconosciuto; non erano in grado di riconoscere nemmeno un normalissimo raga Pilu”.

Ero sorpresa di ciò che questo italiano… ciò che diceva è vero, l’ho visto. Quando gli indiani vanno ad ascoltare questo tipo di musica molto profonda, dopo quindici minuti iniziano a svignarsela.

(Alcuni sahaja yogi) mi hanno anche detto che, in Inghilterra, erano andati in un centro musicale per comprare dei dischi. Tutti i ragazzi indiani che erano lì stavano comprando musica pop o altra musica. Guardarono i sahaja yogi e dissero: “Ma siete pazzi? Perché comprate questa musica, questa musica indiana? Che ci trovate nella musica indiana?”. E loro: “Con voi è meglio non parlare perché siete dei casi persi”.

Questo perché, in qualche modo – penso sia un meccanismo Sahaja – la vostra energia si accorda con una comprensione molto profonda e sottile della musica, altrimenti non avrebbe mai funzionato così.

Voglio dire, ovviamente è la Kundalini, senza dubbio, ma il modo in cui vi ha nutrito per farvi assorbire, capire, gioire… Questa è una musica molto sottile, ed è accaduto più con gli occidentali che con gli indiani, mi dispiace dirlo. Ma gli indiani non hanno altrettanta capacità di comprendere né di gioire.

Gli occidentali magari non la capiscono ma ne gioiscono. Gli indiani, quelli che l’hanno studiata un po’, si metteranno a trovare i difetti, a trovare ciò che non andava bene nel raga. Ma non gli occidentali: loro in questo sono molto umili.

Non è straordinario? Come hanno fatto ad apprenderla così rapidamente e a comprenderla? È perché sono diventati più sottili. Questa è l’unica cosa che posso dire: sono diventati più sottili e le loro energie scorrono al livello più sottile.

È sorprendente per Babamama, anche per me e per tutti che si possa eseguire il raga Malkauns in tre o quattro mesi. La prima volta che li ho ascoltati, mi sono chiesta: “Come può essere?”.

E questo infonde una grande speranza di salvare questa musica. Può essere che in India questa musica tramonti, ma in Occidente sta sorgendo.

È il contrario: il sole sorge ad est e tramonta ad ovest, ma per la musica ora è l’opposto, e chiederei a tutti gli indiani di sviluppare questa comprensione sottile.

Vedete, solo se si è un’ape si può assorbire il miele. Le mosche non possono.

Dovete dunque sviluppare quella sensibilità. Vorrei dire agli indiani, e mi dispiace dirlo, che dovete sviluppare quella sensibilità dentro di voi e ciò è possibile attraverso la meditazione, mediante il risveglio della Kundalini e il bilanciamento e, infine, mediante la connessione con l’energia onnipervadente di Chaitanya.

Il Suono infatti è il secondo stadio. Il primo, naturalmente, è stato il Verbo, ma esso era silenzioso, divenne Suono e, se riuscite a comprendere l’aspetto sottile del Suono dentro di voi, se riuscite a fondervi con esso, vi dà quella gioia.

Vi sorprenderà, io non ho mai studiato musica, mai, in tutta la mia vita. Non so perché, sapete, ma per qualche ragione non l’ho mai studiata perché non potevo avere un guru, era questo il problema (Shri Mataji ride, risate). Io non potevo avere un guru, così non ho mai studiato musica. Ma quello che ho io è lo stesso che avete voi ora: quel senso di gioia sottile dato dalla musica. Ecco perché dico che questo è divino.

Naturalmente, mi piace anche certa musica pop, apprezzo molto la musica occidentale e i grandi compositori occidentali, senza dubbio. Ma questa musica (indiana) ha la particolarità che non c’è nulla di scritto, non esiste un compositore.

Il musicista è il compositore, è l’esecutore e lo spartito. È molto individualista, a ben guardare, ma oggi sono stata felice di vedere tutti loro.

L’aspetto occidentale è che in tanti hanno cantato insieme come in un coro, ma non così male (risate). Io ho ascoltato anche tanti cori, e il coro è troppo sistematico, troppo disciplinato, mentre questo non lo è. In questo caso c’è una completa libertà interiore e tutto ha funzionato benissimo, vi è una così bella combinazione di entrambe le cose: da una parte c’è la musica, dall’altra la collettività.

Non ho mai detto una parola sull’Università o Accademia di Baba, ma gli ho detto che sono molto orgogliosa di lui (applausi). Ha fatto crescere questa Accademia con grande amore e con lo stile del nostro antico sistema di guru, e questo è molto importante. Ciò mantiene l’intero luogo molto sacro – si dice pavana – e sta funzionando. Lui sta lavorando moltissimo.

So che Baba sta lavorando davvero sodo e che tutti voi lavorate molto per aiutarlo. Ma sono sicura che un giorno questa Accademia diffonderà certamente quella conoscenza universale degli aspetti sottili di cui vi parlo. (Applausi)

So che oggi, dovrei anzi dire stanotte, è tardi ma io ci sono più abituata perché, quando eravamo giovani, mio padre amava così tanto la musica e i musicisti che molto spesso siamo andati a dormire alle cinque del mattino. Quindi non fa differenza per me. Vedo la stessa cosa in voi, dal modo in cui gioite.

Abbiamo quindi una grande speranza di salvare i nostri giovani che si stanno smarrendo; persone che sono frustrate, infelici perché sono insoddisfatte, persone che si suicidano nei paesi ricchi.

Ed anche, nel nostro paese, quelli che stanno diventando dei politici, credo sia la cosa peggiore che possa capitare a chiunque. Abbiamo anche persone che commettono crimini d’ogni genere, violenze d’ogni tipo e così via.

Tutto questo può essere interamente colmato dall’oceano della musica. E, se ciò sarà fatto dai sahaja yogi, si tradurrà in una grande emancipazione per il mondo intero; il che è assolutamente dovuto, e funzionerà.

Sono quindi riconoscente a Babamama e a tutti gli altri che lo stanno sostenendo in questo. E spero che tutti voi apprezzerete questa musica ad un livello davvero sottile. Perché, con la mente reattiva, c’è chi si mette immediatamente a discutere, a polemizzare, anche a condannare. Non è questo il modo di comprendere questa musica, occorre soltanto gioirne. La gioia non ha due aspetti, è unica, è solo gioia; e questo dovrebbe accadere a voi, a tutti voi.

Sono davvero sopraffatta da queste meravigliose esecuzioni che abbiamo avuto. Ora, per esempio, ne abbiamo avuto una da Aurangabad. Non riesco a credere che ad Aurangabad abbiate potuto eseguire una danza così bella.

Questo signor Aurangzeb1 (risate, Shri Mataji ride), che ha dato il nome alla città di Aurangabad… [Marathi](Risate)non so perché sia stata chiamata Aurangabad – comunque sia, costui era un uomo orribilmente fanatico che ogni giorno uccideva tantissimi indù.

E quando… Grazie a Dio era magro. Era intrecciato dei fili sacri (Janeu). Molti furono uccisi. Immaginate che uomo crudele fosse. E Aurangabad ha preso il suo nome. Se c’è un nome da cambiare in questo paese, dovrebbe essere Aurangzeb e Aurangabad. (Risate, applausi, Shri Mataji ride)

Costui non aveva alcun senso della musica, non ascoltava mai la musica, sapete, ma era estremamente onesto; questo è un altro aspetto dell’onestà. Non avrebbe preso dallo stato neanche un soldo per la propria sopravvivenza. Cuciva cappelli per venderli, ci pensate? Se non avesse fatto così, ma fosse stato una persona un po’ amorevole, sarebbe stato molto meglio.

Eppure questa musica e questa danza provengono da Aurangabad. Sono rimasta stupita. Ho pensato: “Come può essere?”. Non so perché l’abbiano chiamata Aurangabad, lui era uno che odiava la musica (Shri Mataji ride), come hanno fatto questi artisti a nascere lì? E che danza ci hanno presentato!

Inoltre avete visto il Kuchipudi della scuola di Babamama: un’altra rivelazione, vi assicuro.

Queste ragazze provengono da paesi dove queste cose erano assolutamente sconosciute, ed hanno imparato in così breve tempo una danza come il Kuchipudi che è la danza più difficile, rapidissima. “Santo Cielo” – mi sono detta – “Che cosa è accaduto a queste persone?”. Potreste dire: “Madre, questo è dovuto a Sahaja (Yoga)”. Comunque sia, anche Sahaj deve essere trasmesso da voi.

Ora, se si hanno delle candele minuscole quanto possono bruciare? Ma queste (danzatrici) sono come un oceano di energia, e il modo in cui si esprimono è straordinario. Certo, io vi amo moltissimo, ma non lo dico mossa da questo amore e ammirazione: è un dato di fatto, è la realtà.

Non avevo idea che un giorno sarebbe andata così bene, e questo movimento globale è destinato a produrre meraviglie. Dovete diffondere anche la musica insieme alle vibrazioni, sono sicura che sarebbe un successo. Davvero, sicuramente. (Marathi) (Risate, Shri Mataji ride)

Non ci crederete, ho chiesto a Babamama: “Ma in quanto tempo…?”. Lui ha risposto: “In soli quattro mesi”. Tutti in quattro mesi (Risate, Shri Mataji ride). Davvero notevole.

Abbiamo anche uno spagnolo. L’ho visto suonare musica spagnola, ma il ritmo spagnolo non lo capisco molto, perché diventa frenetico, sapete (Risate). È molto rapido, a volte molto lento; è molto ritmico ma frenetico. Il nostro è molto disciplinato, direi. In ogni caso, anche lui ha suonato molto bene.

Insomma, ci sono così tanti esempi che mostrano come, se provenite da un paese occidentale… Attualmente, per la musica, è meglio provenire da un paese occidentale che da questo. Non riesco a spiegarmelo, è un vero miracolo, ma non comprendo perché questo miracolo debba avvenire in Occidente e non in India.

Sono comunque sicura che gli indiani apprezzino questa musica, senza dubbio, perché sono tutti sahaja yogi.

Ma a qualunque programma partecipiate, in qualsiasi altro programma dove ci siano pochissimi sahaja yogi, vedrete che (gli indiani) si comportano senza alcun rispetto. Il rispetto dovuto ai musicisti e ad ogni talento, anche nell’arte, in India deve essere di altissimo livello.

Guardate anche le persone che creano bellissimi oggetti con le proprie mani. Tutte queste persone così dotate devono essere rispettate moltissimo perché Dio ha concesso loro un dono speciale.

Ora anche in India abbiamo un grosso problema: tutti i grandi artisti sono caduti sotto l’influenza dell’Occidente, direi, e tanti di loro bevono whisky scozzese. Che ne dite? Moltissimi. E la loro musica è finita. Non si può neanche giocare a cricket se si beve whisky, figuriamoci fare musica. E questa tendenza occidentale a consumare alcol e roba del genere, ha rovinato i nostri musicisti e non so cosa accadrà.

Ero piuttosto preoccupata di come sarebbe stata preservata (la musica) in questo paese, ma ora ho grandi speranze perché gli indiani, se vedranno gli occidentali suonare così bene, inizieranno a domandarsi come ci riescano (Shri Mataji ride). Questo pensiero entrerà prepotentemente nella loro testa.

Se vedranno gli occidentali suonare della musica così bella, ne saranno molto influenzati. Pertanto, invece di un artista indiano sul palco, dovremmo mandarci proprio uno straniero (risate). Questo avrà un grande effetto sugli indiani, vi assicuro. (Marathi) (Risate)

Certe volte, il comportamento degli indiani durante i concerti di musica classica indiana è stato davvero vergognoso, davvero vergognoso, per chiunque. Non hanno alcun ritegno e continuano a comportarsi male. Ci vanno solo per un evento sociale, penso, tutto qui.

Da questo punto di vista, noi sahaja yogi indiani dobbiamo essere responsabili e capire da soli quanto (gli occidentali) hanno raggiunto, quanto hanno compreso. Qualcuno che li ha visti ha detto: “Madre, se ci superano anche nella musica indiana, cosa ne sarà di noi?”. (Shri Mataji ride, risate). Tuttavia abbiamo grandissimi musicisti, come Arun Apte che è qui davanti a voi. (Applausi)

Ve lo devo raccontare. Avevamo un programma a Puna, (in un villaggio) chiamato Shere, ed ero molto stanca. Così chiesi a Yogi (Mahajan): “Chi è il prossimo in programma?”. Lui rispose: “È venuto un musicista, voleva cantare, perciò è venuto”. Ho chiesto: “Quale musicista?”. “Non so il suo nome”. Ma, sapete, credo che a quel tempo Yogi (Mahajan) non fosse tanto interessato alla musica (risate).Tipico stile indiano. (E aggiunse:) “Quindi, Madre, vada pure a dormire”.

Mi ero già sdraiata quando sentii la sua voce e la sua musica. Mi domandai chi stesse cantando. Così tornai, mi cambiai il sari e chiesi a Yogi chi fosse. Mi dissero il nome. Esclamai: “È un grande cantante! Come fate a non capire? Quanto lo pagherete?”. Lui mi disse una cifra così irrilevante che esclamai: “Sei matto, Yogi?” (Risate). Poi uscii ed ascoltai la sua musica straordinaria.

In passato avevo ascoltato anche il suo guru, grande artista anche lui a quel tempo (Pandit Jitendra Abhisheki); e anche Ajit Kadkade è il suo gurubandhu2, sono entrambi (discepoli dello stesso guru). Ma ero sorpresa che nessuno degli indiani riuscisse a capire cosa stesse cantando.

Il Maharashtra è famoso per la musica, per la musica classica. Sorprendentemente, però, ora non è più a quel livello che avevamo conosciuto.

Sono felice di vedere questa resurrezione della musica indiana grazie a voi. Era uno dei miei più grandi desideri che l’arte, l’artigianato e la musica, tutte le cose scaturite da questo talento prosperassero. E sono molto felice di vedere che nonostante l’ora tarda – non so che ore siano. O mio Dio! (Risate) – siate ancora tutti così svegli ed in gioia.

Non posso parlare degli altri artisti che hanno colpito molto voi ed anche me. Ganapatipule ci dà l’ottima occasione di avere musica molto piacevole, bellissima, così gradevole.

Grazie infinite. (Applausi)





1 Aurangzēb, noto anche con lo pseudonimo di ‘ʿĀlamgīr I, ovvero Conquistatore del mondo (16181707), fu sovrano musulmano dell’Impero Moghul dal 1658 al 1707.

2 Persone che hanno lo stesso guru, condiscepoli. Sia Arun Apte che Ajit Kadkade hanno avuto lo stesso guru, Pandit Jitendra Abhisheki (1929 – 1998).