Attenzione e gioia

Bordi (India)

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SHRI MATAJI NIRMALA DEVI

Attenzione e gioia

Bordi (India), 27 Gennaio 1977





La qualità dell’attenzione cambia a seconda dello stato in cui siete. Ma dove è collocata l’attenzione nell’essere umano? Non c’è un punto fisso. Si può dire che l’attenzione è la superficie o l’orlo della consapevolezza: quello che entra nella consapevolezza diviene la meta verso cui si dirige l’attenzione. Questo può essere chiaramente compreso con una analogia: tutti i filamenti di ferro hanno in sé la proprietà di essere attratti verso un magnete. Dove sia questa proprietà non si può individuare.

Anche la nostra attenzione è fatta così: là dove siamo attratti la nostra attenzione va. Essa esiste nell’intero corpo e può essere spostata ovunque fuori del corpo, o anche all’interno nel caso ci sia qualche dolore o qualche problema. Essa scorre lungo i nervi, lungo l’intero sistema nervoso. Ma c’è un centro di controllo nel cervello: se questo viene colpito, si può rimanere coscienti ma senza alcuna capacità di attenzione.

Questo può accadere anche nel caso che si sia colpiti nel Vishuddhi chakra. Può anche accadere se si è colpiti nei chakra più bassi: una qualunque parte del corpo perderà la ‘sua’ attenzione, poiché la sensibilità lì è perduta. La differenza è questa: si può dare attenzione, se volete, a questo o a quel punto del corpo anche se è intorpidito, per esempio se una mano è intorpidita potete mettere l’attenzione su di essa, guardarla, pensarla. Ma c’è un punto nel nostro essere, colpito il quale non possiamo nemmeno pensare, possiamo solo giacere senza coscienza, come si dice, anche se gli occhi sono aperti, le mani si muovono, le gambe si muovono. Questo punto è nell’area del Vishuddhi chakra. Se si è colpiti in un punto qualunque lungo la linea che si può immaginare parta da qui (le cervicali? n.d.t.) e arrivi dove il Vishuddhi è collocato nel cervello, si diviene privi della capacità di attenzione, non si può mettere l’attenzione su nulla. Questa linea continua fino alla nuca dove il Vishuddhi è connesso con l’Agnya chakra, e proseguendo verso l’interno, all’altezza della ghiandola pituitaria, forma una specie di triangolo: tutto il perimetro di questa area (se colpito n.d.t.) può procurare disturbi all’attenzione. Il cuore batte, gli arti sono mobili ma non si può mettere  l’attenzione su nulla.

Normalmente, se non si è realizzati, quando si mette l’attenzione su qualcosa, di fatto lo si fa attraverso i centri cerebrali. Dopo la realizzazione potete farlo, e potete davvero farlo, attraverso altri centri. Questa è una differenza davvero grande tra chi è realizzato e chi non lo è. Diciamo che voi potete ricevere segnali dagli altri centri del vostro corpo quando dirigete l’attenzione su di essi. Potete sentire quali centri siano ostruiti, centri che prima non avevate mai percepito. Non solo: potete sentire quelli di altre persone, il che vuol dire che il sistema nervoso centrale è stato benedetto da una nuova capacità con la quale non solo può trasportare e comunicarvi l’attenzione espressa dai vostri stessi centri ma, in modo molto sottile, può far andare la vostra attenzione nei centri di altre persone.

Dunque, la prima cosa che vi accade è che l’attenzione diventa più sottile. Che l’attenzione diventi più sottile vuol dire che cominciate a comprendere cose più sottili. Per esempio, un uccello può vedere un fiore ma non sentirne la bellezza, e una persona non realizzata può vedere la bellezza di un fiore, ma non sentirne le vibrazioni. Dunque, diventate più sottili. La vostra attenzione è diventata più sottile. Voi siete, nel modo più assoluto, ad un livello evolutivo più alto degli altri.

Ora, vediamo come usiamo l’attenzione. Avrete visto che, anche se non si è realizzati, quando si comincia sin dalla prima infanzia a sviluppare una certa arte, si può poi svilupparla in profondità, così come la mielina cresce sui nervi. Nello stesso modo, quando siete realizzati ‑ vorrei dire quando siete una persona nata di nuovo ‑ se voi rispettate la vostra attenzione, allora sviluppate profondità per Sahaja Yoga. Ma tanta gente, quando riceve la realizzazione, a mala pena torna una seconda volta, e, anche se torna, non sviluppa ulteriormente la sensibilità delle vibrazioni. Continuano ad andare avanti, tutti presi dal lavoro di ogni giorno, sprecando la loro attenzione su cose che non danno sensibilità per ciò che è sottile. E allora la sensibilità per le cose sottili, che è il cuore, il succo dell’Arte (di essere Sahaja ndt), non si sviluppa. Per esempio uno che sia un grande lettore, appena avuta la realizzazione comincia a far confronti con ciò che ha letto.
Questo rovina di nuovo la sua attenzione, che resta imprigionata in idee convenzionali, alcune delle quali corrette, altre scorrette, alcune assolutamente false, altre inutili, qualcuna poi è solo il risultato di chi vuol far soldi pubblicando robaccia. Non appena ricevuta la realizzazione c’è chi ricorre alla sua consapevolezza grossolana e si mette a etichettare quel che è sottile con quel che è materiale. E si avvia a perdere subito le vibrazioni. Avete visto come i bambini, dopo aver avuto la realizzazione, dormano per molte ore? Diventano meno attivi per un po’. Ma un adulto corre invece subito alla bancarella dei libri, ne compra uno sulla Kundalini ed incomincia a leggere. Qualcuno di voi, poi, non comprendendo che è già diventato un’altra persona, dando già tutto per scontato, si dice: “Mataji è stata molto gentile, dice che sono realizzato. Ma come posso crederlo…!” Come se, credendolo, dovessero dare a me del denaro o non so cosa. “… Si, vedo che le vibrazioni vengono, ma che utilità c’è nell’ottenere le vibrazioni, perché mai ce le ha date?”

Nuovamente si torna all’idea grossolana dell’utile, questa è la natura umana, tanto evoluta che tutto deve rientrare nella categoria delle cose che danno un utile. Tutto deve essere utilizzato. L’uomo non riesce a frenarsi e arriva a mettere la realizzazione tra le cose da cui trarre un utile. “Che utilità ha? Quanta gente sta raggiungendola? Che deve accadere? Che programmazione ne è stata fatta? Cos’è questo… Cos’è quello…?”

Vi è stata data questa sensibilità per provarne gioia, così come se proviamo gioia per la bellezza di un fiore, nel nostro animo c’è semplicemente gioia. Andiamo a cercare sui libri per sapere cosa fare della gioia che proviamo? Come godere di questo fiore o cosa farne poi? Ricerchiamo chi ha parlato di fiori per vedere se le cose combaciano? Purtroppo sono atteggiamenti molto comuni, e non so come parlarne, perché è una cosa folle, ma ho paura che, se dico una cosa del genere, qualche volta ci sia chi si sente ferito. E’ per come sono fatti gli esseri umani… Si sentono feriti per un nonnulla, è davvero stupido. I bambini, invece, sono molto sensibili a questo. Appena ricevuta la realizzazione, cominciano a gioirne, e basta, smaltiscono tutto dormendo, non stanno a lambiccarsi il cervello. Pensano: è qualcosa fatta per dare gioia, lasciate che la assaporiamo!

Invece, proprio all’inizio, accade quel che dicevo prima, e nessuno si rende conto di come, in questi tempi moderni, abbiamo reso noi stessi ancora più materialisti di quanto lo siamo mai stati in questo Kali Yuga (Età della confusione, ndt). Organizzando ogni cosa con idee e concetti tutti suoi, l’uomo è diventato così innaturale, così stupido da aver perduto la distinzione tra gioia e bruttezza. E’ così confuso!

Va subito detto che le ragioni di questo sono molte e non una sola, tutte dipendenti, come ho già accennato, dalla dimensione materialista dell’uomo prima della realizzazione. Se si comprende da dove il disagio è venuto è più facile correggerlo. Non si può pretendere di curare un male senza comprendere la storia che c’è dietro. Se studierete la Storia, saprete quali siano stati i comportamenti degli uomini. Inizierete a domandarvi cosa ci sia di sbagliato in questi esseri. Dio ha creato il mondo come una cosa sola. Pensate per un attimo ad una persona come me che arriva su questa terra. All’improvviso vi accorgete che sono stati creati così tanti Stati. E va bene: se non sapete dirigere insieme il mondo, d’accordo, abbiate pure Stati separati. Ma poi c’è la lotta, l’uccidersi l’un l’altro… Migliaia di problemi per nulla. Voglio dire è  proprio una cosa da pazzi! Insomma, se volete rendervi conto di come nel corso della Storia l’uomo abbia reso sé stesso matto, non è semplice essere esaurienti in un solo discorso. Ci vorrebbero volumi su volumi che, credo, siano già stati scritti. Quindi, è la Storia che avete alle spalle che ha rovinato la vostra capacità di attenzione.

Quelli che vengono perché hanno degli handicap fisici o problemi fisici in genere, per il fatto di essere malati sono un po’ meglio di quelli che non hanno di questi problemi perché, decisamente, ricevono aiuto, c’è una parvenza di gioia che arriva loro e cominciano a capire che si può provarla.

Eppure devo anche dire che una volta ottenuto aiuto scompaiono, non comprendendo che c’è qualcosa di più grande che può essere provato e gioito: solo in Sahaja Yoga la gioia fisica è sufficiente per mantenere fissa l’attenzione.

Non dovete mantenere fissa l’attenzione, ma far sì che essa sia sempre più sottile. Fissare l’attenzione, come sapete, è un metodo molto sbagliato. E’ stato perseguito da alcuni Yogi, e sapete quali risultati abbiano avuto: i loro chakra danneggiati, distrutti. Avete visto come, quando mantenevano fissa l’attenzione sull’Agnya, questo chakra sia andato fuori uso. Non dovete fissare l’attenzione ma renderla sempre più sottile.

Come ho già detto quando portate un magnete vicino a delle pietre, comunque lo muoviate, nulla accade, restano sempre lì; se invece lo mettete vicino a dei filamenti di ferro, i filamenti sono attratti verso il magnete. Allo stesso modo l’attenzione di un Sahaja Yogi dovrebbe essere così sottile che egli dovrebbe sentire vibrazioni, pensare vibrazioni, mangiare vibrazioni, bere vibrazioni, e gioirne.

Sul piano prettamente fisico molti mi raccontano di essere stati a casa di qualcuno e… “Mi hanno offerto dei ‘laddus’ (dolci molto ricchi di burro ndt) e ho dovuto mangiarli, che ci posso fare, Mataji?” Di fatto si sentivano attratti dalla forma dei laddus e li hanno mangiati. Ma non si avvedono delle vibrazioni di quei laddus; se li mangiano, hanno mal di stomaco. Quando hanno mal di stomaco, allora: “… Mataji, abbiamo perduto le vibrazioni, che facciamo adesso? Abbiamo mangiato laddus”. Ma se aveste visto che non c’erano vibrazioni in quei laddus, avreste dovuto dire: “Oggi non dovrei mangiare nulla…”, o una scusa del genere, e non mangiarveli. Guardate come fa un bambino nato realizzato: non mangerebbe mai in un caso come quello. Anche se la madre lo picchia, reagisce: “Va bene, picchiami ma non mangerò”. Perché  non vogliono mangiare immondizia. Si pensa che questi bambini siano ostinati. Questi bambini appaiono ostinati, ed effettivamente risultano così, ma perché sanno che in quel cibo non ci sono vibrazioni, dunque: “… perché dovremmo mangiarne se non è una cosa buona?” Insomma, da un punto di vista fisico, fate tanti errori di questo tipo.

Guardiamo altre vostre abitudini. Supponiamo che abbiate l’abitudine di strapparvi i capelli. C’era una signora che aveva questa abitudine e stava diventando calva in più punti. E come i capelli cominciavano a ricrescere da una parte, ricominciava a tirarli. Era fatta cosi. Venne dunque da me per essere guarita. Allora le chiesi: “Perché fa cosi?” E quella: “Ecco, la mia attenzione è fatta così, si mette sempre a tirarmi i capelli”. Che fare, questo è il tipo di attenzione che avete!

Allora la sorella più grande cominciò a picchiarla sulla mano ogni volta che cercava di portarla sulla testa. Era lei che aveva detto alla sorella: “Devi picchiarmi, se non lo fai picchierò io te”. Ma gli schiaffi volavano, e tutti avevano fatto l’abitudine a vedere le loro baruffe, e ancora lei non riusciva a cambiare. Tutte le abitudini sono pazzie di questo genere. Sono tutte così perché è la materia che cerca di dirigere continuamente la nostra attenzione, ed è così che formiamo abitudini. Certe sono davvero… vantaggiose, vedi l’esempio di prima. Alcune persone per rompere le abitudini, si mettono a dire cose del tipo: “Non ci sederemo né per terra né su una sedia”. E dove vi sederete? “Ci eserciteremo ad assumere la posizione seduta senza appoggio “. Non avete bisogno di essere cosi assurdi! Voglio dire che certe abitudini vanno bene, non dovete andare agli estremi. Non quelle che acquisiamo spinti dalla moda, come ad esempio quando qualcuno fuma e vi spinge a farlo e voi dite: “Si, grazie!” Una cattiva abitudine che abbiamo preso è di non dire di no a nessuno. “… come facevo a dire di no?… Tutti bevevano, hanno offerto da bere anche a noi, e noi abbiamo detto di no, ma hanno insistito e sembrava molto brutto… insomma… non bere, hanno dato un drink anche a me e allora ho detto: ‘Va bene, solo un sorso però…’ ” Oppure: “Un giorno mi sono trovato a non potere rifiutare. Dei parenti sono venuti ad invitarci a cena fuori. Siamo proprio dovuti andare, poi è cominciato lo spettacolo di cabaret e, nonostante tutto, dovevamo seguirlo, sarebbe stato molto brutto non guardare le donne nude”. Siamo gente molto innocente e continuiamo a spiegare: “Che si può fare? Questa è la società, questa è la moda, e cosi che si fa…”. Così stanno le cose.

Ma un Sahaja Yogi è una persona speciale. E’ stato scelto. Poiché quello che siete non l’avete ottenuto voi stessi, non vi siete dati voi il valore che io vi ho donato. Questa è una cosa di cui solo molto pochi si rendono davvero conto: “Per ottenere la realizzazione così ci deve essere qualcosa di grandioso  che Mataji ha fatto. Deve aver lavorato moltissimo per riuscire da sola. Deve aver fatto delle terribili ‘tapasyas’ (penitenze) in tutte le sue vite e anche in questa. Deve aver lavorato molto duramente, giorno dopo giorno, e ora la realizzazione sembra una cosa ovvia”.

Ho pensato che dandovi la realizzazione avreste immediatamente capito il vostro valore e avreste pensato di essere qualcosa di grande, e che sì, avevate ottenuto la realizzazione e il SAKSHATKAR (sentire la presenza del Divino). Non è cosi, e vi mettete a far compromessi con le cose materiali della vita. C’è una massa enorme di gente che deve essere guidata da ognuno di voi. Uno solo di voi può guidarli tutti insieme. I leader non fanno compromessi, i leader non risolvono i problemi della gente che conducono, ma danno loro problemi da risolvere. Stanno al di sopra di loro. Molto al di sopra. Non fanno compromessi. Non si piegano, sono gli altri che si piegano davanti a loro. Se la luce della strada si fa fioca e tremante, che farà la persona che ha la torcia in mano?

Voi tutti siete come  torce e sta a voi decidere che tipo di vita e personalità avere. L’attenzione acquista sì la priorità nel momento in cui comprendete come il vostro essere fisico si presenti agli altri; questo corpo, che non è il solo che avete, deve essere pulito, deve essere bello, mite, gentile, elegante, degno. Ho visto gruppi di gente, quando siamo lì seduti, comportarsi come una persona normalmente dotata non farebbe mai. La ragione è che voi non avete ancora compreso che siete dei leader e la gente vi guarda. Ci dovrebbe essere una specie di ‘Masti’ in voi  (cioè essere soddisfatti di sé stessi). Sul piano fisico, ciò che voi mangiate, quel che vedete, quel che vi piace, tutte le priorità dovrebbero cambiare. Quel che dovrebbe essere più importante è essere ‘ Sahaja’; qualunque metodo si segua importante è contrarre un’abitudine: essere ‘Sahaja’. Sahaja vuol dire nato con te, Sahaja non vuol dire ‘facile’. Molta gente confonde le due cose. Avete raggiunto il diritto che Qualcosa nascesse con voi, adesso vi è necessario sapere che siete Sahaja e che non vi prestate ad accettare nulla che sia ‘Asahaja’. Sahaja vuol dire che mettete la luce di Sahaja al di sopra di qualunque altra cosa, per superare, e non per accettare, l’oscurità che è Asahaja.

Come potete dunque avere abitudini che vi diano schiavitù al livello del sistema nervoso simpatico? Sahaja vuol dire avere una consapevolezza particolarmente sottile. Un re  non pulisce le strade. Da un punto di vista fisico perdete tanto l’attenzione perché indulgete in tutti quei metodi Asahaja che avevate prima e che altri hanno ancora, e vi perdete nel sistema di vita Asahaja. Voi dovete cambiare completamente il sistema di vita del mondo intero, cosicché la gente diventi Sahaja e non Asahaja, solo allora sarete interamente Sahaja anche voi.

C’è un grande fraintendimento da parte di alcuni Sahaja Yogi. C’è chi pensa: “Oh, quando la situazione diventerà Sahaja, allora faremo questo lavoro, andremo di qua e di là e parleremo alla gente ‑ …… deve essere una cosa Sahaja!”  Proprio per niente! E’ un atteggiamento molto sbagliato. Sahaja vuol dire che avete la luce di Sahaja dentro di voi, e come potete tollerare qualunque altra cosa? Significa che sapete come vestirvi, come parlare, dove andare, chi incontrare. Chi sono le vostre madri? Chi le vostre sorelle? Chi i vostri figli? Chi i vostri genitori? E’ qui che la vostra attenzione si perde.

Ecco quindi le vostre abitudini materiali, la vostra vecchia vita che era lì e che deve essere scalzata via, distrutta. E non potete continuare perché, se andate avanti cosi, verrete colpiti in questo o quel centro, vi romperete il collo. Poi verrete da me: “… Madre, mi sono rotta la schiena, è successo questo, è successo quest’altro… fa male, mi sento surriscaldato, mi sono preso un mal di testa…”. Finché non diventate Sahaja continuerà così. Perché non diventare sé stessi? Per esempio un essere umano non può dormire assumendo la posizione che assume un cane quando dorme: se lo fa, perché ci sono tanti cani tutt’intorno, gli verrà del dolore. Nello stesso modo, se vi mettete ad essere Asahaja perché tutti lo sono, vi caccerete nei guai, perché poi il cane, di fatto, non sente quel certo dolore, ma voi si! Chi non è ancora ‘nato due volte’  non sente, ha un problema ma non lo sente; voi lo sentite e vi rallegrerete quando lo abbandonerete, e prima fate e meglio è. Se poi ve ne liberate, tornerete ancora  indietro a quella oscurità di prima, e questa nuova oscurità può essere infernale, può essere terribile. Meglio morire come essere umani perché, poi, si può tornare a nascere come animali, di un tipo o di un altro. Ma conoscere la rinascita e sapere che si sta tornando indietro a precedenti abitudini, può essere molto pericoloso. Ecco perché, mettendovi in testa un po’ di paura, attiro la vostra attenzione verso il vostro essere sottile che può solo gioire. Stamattina avete davvero gioito della meditazione, eravate diventati sottili, ho spinto parecchio in profondità. Ma dovete mantenervi sottili ricordando cosa è accaduto, come fisicamente vi sentivate bene.

Una delle peggiori abitudini degli esseri umani è guardare l’orologio. Mi addolora tanto quando, mentre parlo, la gente guarda l’orologio. Non posso sopportarlo. Perché adesso siete al di là del tempo, al di là dello spazio, che dovete fare risparmiando il tempo? Ma che avete da fare? Questo mostra le vostre priorità. Le nostre priorità devono cambiare e le cambiate facilmente se cominciate a provare gioia; una volta che abbiate gustato il Nettare di Amore Divino (AMRIT) non vorrete più bere acqua sporca. E prima di tutto ricordatevi questa gioia che gioite. E’ l’unico modo per stabilizzare ‑ come si dice ‑ la vostra sensibilità alle cose sottili. Perché l’attenzione viene offuscata dalle cose materiali della vita, anche in campo emotivo. Abbiamo visto qualche Sahaja Yogi perdersi per questo. Avevano qualche relazione molto grossolana, magari con dei Guru, o con degli amici, o altre relazioni sporche e non sono riusciti ad abbandonarli e si sono perduti. Insomma, vi dovete sedere e scoprire: “Perché non sto gioendo di me stesso? Sono un perdente a causa di quelle cose lì, se fossero cose che danno gioia non dovrei correre dall’una all’altra… quelle persone non mi hanno mai dato vera soddisfazione, perché tornare ancora da loro?…”.

La soddisfazione emotiva: le persone che guardate come veramente importanti le dovete soppesare anche alla luce della nuova dimensione della vostra attenzione e sensibilità sottile . Per esempio, considerate qualcuno come una persona molto vicina e molto cara con cui avete relazioni d’affari o di… non so che tipo di relazioni la gente abbia… Sappiate che sono cose superficiali e non potrete trarne alcuna gioia. Prendiamo per esempio il bere acqua da una tazza. Ora, di per sé la tazza non è importante, l’acqua non è importante, la cosa veramente importante e la lingua che può sentire l’acqua, e se l’acqua sapesse di pietra che berreste a fare? Dunque la cosa più importante, l’essenza della cosa, è il gusto provato dalla lingua. Analogamente, l’essenza del vostro gioire è la gioia, e la gioia sta nel vostro sentire le vibrazioni; e quale che sia la cosa che vi dà gioia, quella deve essere ricercata.

Ma questa nuova consapevolezza non è tanto penetrata nel vostro essere, questo è il problema. Altrimenti, per un essere umano, non è difficile dirgli: “… E’ buona, bevi!”. La prende e sa che è buona. L’uomo non vuole prendere cose amare, se dovete fargli prendere qualcosa con un orribile sapore dovete dargli un cioccolatino prima ed uno poi. Ma ho visto che gli esseri umani, anche se diventano evoluti, tendono ancora verso cose orribili, a causa di quello da cui erano soliti farsi attrarre prima.

Rivolgete la vostra attenzione completamente verso il Divino, sospingetela tutta lì in modo che non ce ne sia più da dirigere verso cose grossolane materiali. Anche adesso trovo gente che viene a dirmi: “Mataji, ho un problema, vorrei un lavoro, che devo fare?… Bisogna far questo … bisogna far quello…”. Naturalmente questa è una cosa normale, ma se attira la vostra attenzione più di tanto significa che avete perduto il senso profondo di essere un Sahaja yogi, della gioia che é nelle forme sottili che voi potete cogliere. Insomma queste cose materiali, grossolane, non vi daranno mai gioia allora perché non chiedere qualcosa che ve la darà questa gioia sottile che voi, solo voi potete sentire?

Questo è, dunque, ciò che accade alla nostra attenzione. Ci perdiamo a causa di idee che avevamo prima di ricevere la Realizzazione, a causa di legami emotivi, o anche a causa di legami cosiddetti spirituali. Siamo indù, siamo musulmani, siamo cristiani. Poi siamo vegetariani, non vegetariani, bramini, non bramini, siamo un sacco di cose, ma non quel che siamo. E tutte queste cose vi tornano in mente, e anche: “Noi siamo giainisti, perciò siamo molto più grandi!”. Portatemi qui un giainista, da qualunque parte provenga ‑ o chiunque volete da qualunque parte volete ‑ ha il senso delle vibrazioni? Ma allora come mai un tizio così diventa il vostro Guru o un altro può diventare il vostro insegnante di cose spirituali? Voi ora siete i maestri. Forse un direttore didattico va ad imparare dai ragazzi chi può essere ammesso a scuola? Ho addirittura visto che un nuovo venuto che arrivi ed abbia un qualche baddha (serio problema a un chakra, ndt) può sedurre almeno il cinque per cento dei Sahaja yogi facilmente. Non la finirà più di parlare, farà un po’ di scena, introdurrà qualche Guru, dopo di che il cinque per cento gli correrà dietro, come minimo. Come ve lo spiegate questo? Vi auguro di non essere uno di quelli. Ognuno dovrebbe mettere l’attenzione sul proprio sé e non su altri. Pensateci siete in grado di far questo o no? Dunque anche causa di legami spirituali perdiamo l’attenzione e ci precludiamo altre dimensioni.

Nel racconto di Gokul di Vrindàvan avrete letto che quando Krishna si metteva a suonare il flauto tutte le donne che stavano lavorando, le Gopis della casa, lasciavano qualunque lavoro, qualunque cosa, il latte che bolliva, un lavoro fatto a metà oppure finito, e sia che stessero mangiando o che stessero sedute in una qualunque posa, volevano solo alzarsi e correre verso quel Murali (flauto); e quando erano lì si fermavano come fossero in un quadro, nessun movimento del corpo, nulla, restavano ferme in piedi ad ascoltare con piena attenzione. Cos’era? Egli non parlava certo, c’era solo il suono di un Murali, e tutte loro ferme ad ascoltare come in un quadro. Che cos’era? Il godimento che sentivano, la gioia che gioivano dentro di loro, la gioia che sgorgava in loro grazie a quel Murali, stare lì ad ascoltare, solo questo. Che cos’è? E’ la sottile percezione della gioia, proprio come una meditazione. Volevano solo restare lì.

Nello stesso modo la vostra attenzione e la vostra mente dovrebbero essere nella dimensione Sahaja, nel vostro essere insieme a Dio. Voi siete una cosa sola con Dio, dirigete la vostra forza centrifuga verso Dio completamente. Mettete voi stessi in connessione con Dio continuamente, e il resto del lavoro verrà fatto, sarete proprio come uno strumento. Tutto comincerà  a funzionare.

La mente umana è abituata a funzionare in maniera ritualistica. Si pensa che se si deve costruire una casa bisogna prima scavare le fondamenta, poi si erigono le palificazioni di sostegno, poi i pilastri, poi bisogna mettere il tetto: così vengono pianificate tutte le cose, una dopo l’altra. Ma nel Regno di Dio non c’é pianificazione. Vi mettete a sedere e la gioia viene. Se l’Attenzione è lì, pienamente, tutto il lavoro è fatto, godetene il risultato e date ad esso piena priorità, non fate compromessi lungo la strada. Dovete anche aiutare altri ad ascendere e anche per questo dovete ricordarvi di tenere l’attenzione sul vostro Atma sul vostro Spirito, su Dio, completamente UNO CON LUI in questa gioia. II cuore è tutto lì, e con le mani e i piedi e tutta la vostra attenzione potete far evolvere la gente, poiché la vostra attenzione è continuamente alimentata, nutrita, protetta, e gioirete anche dell’ascesa degli altri.

Nulla può andare bene  finché non sviluppate l’attenzione per le cose sottili ed essa può svilupparsi se ritirate l’attenzione da ciò che è materiale. Ritirate l’attenzione se si immerge troppo in un pensiero, dicendo “Dimenticalo!”. Mandate tutta l’attenzione alle vibrazioni: se guardate alle vibrazioni la vostra attenzione sarà davvero intensa. Guardando alle vostre vibrazioni avrete completa capacità di attenzione. Per le altre cose non preoccupatevi, saranno tutte seguite e curate.

Ecco come la nostra attenzione si fa più sottile nel Regno di Dio. Quando il loto è nel fango e deve sbocciare trova la strada tra interstizi e vuoti della fanghiglia, ma quando è sbocciato all’aperto, assolutamente libero, non si slancia di qui e di là, ma si apre e riceve la bella  rugiada e la rugiada scioglie la fragranza del loto. Automaticamente la fragranza comincia a diffondersi. Ecco Sahaja, un metodo diverso, un diverso stile di vita.

Che Dio vi benedica.