Discorso ai sahaja yogi, il Dharma

London (Inghilterra)

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(11/2017 traduzione revisionata)

S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

 Il Dharma

Discorso ai sahaja yogi

Londra (GB), 5 Ottobre 1978





Questo, (il canale centrale), è il potere del sostegno, l’energia grazie alla quale evolviamo, quella cioè dalla quale di fatto traiamo il nostro sostegno.

Questo sostegno, che abbiamo in quanto esseri umani, deve esprimersi nei cinque elementi che abbiamo dentro di noi. La sorgente è lì, ma noi dobbiamo raggiungerla attraverso i diversi elementi.

Per far avvenire questo interscambio, per manifestare questa energia all’esterno, occorre instaurare il dharma in essi (i cinque elementi, ndt); come per una “superimposizione” (espressione usata da Adishankaracharya, ndt) o, possiamo dire, tramite la connessione (tra il potere interiore e i cinque elementi, ndt).

Prendiamo, ad esempio, il sole. Il sole è la sorgente della luce, e la sorgente della luce deve arrivare su questa terra che è costituita dai cinque elementi. Quindi i raggi del sole devono arrivare ma, quando penetrano, in questo movimento che cosa fanno? Illuminano questo mondo. Questo però è possibile soltanto se esiste il Dharma, ossia se c’è la luce, se ci sono i raggi. I raggi possono essere ostacolati da numerosi fattori. Se i raggi sono ostacolati, si ha l’a-dharma.

Dunque la fonte del Dharma, la diffusione del Dharma e, infine, la sua manifestazione nei cinque elementi costituiscono una forma di completezza che si raggiunge nel Void.

Questo gioco continua dentro di noi. La nostra energia evolutiva ha agito fin dal principio: dallo stato materiale, quando la materia si è organizzata, si è formato il carbonio che è tetravalente; poi dal carbonio ha avuto inizio la vita. Tutto questo è opera dell’energia del sostegno. Infine siamo diventati esseri umani.

Ora, abbiamo in noi dieci dharma e dobbiamo mantenerli integri. Questi sono i dieci comandamenti essenziali e noi dobbiamo prenderci cura di questi dieci comandamenti.

Essi sono controllati da personalità che sono i maestri primordiali, o incarnazioni, come li chiamate voi (un rumore copre la voce, ndt) come Raja Janaka, Mosè, Socrate, Nanaka; l’ultimo fu Sai Nath di Shirdi.

Qui (nel Void, ndt) risiede il principio del maestro primordiale. Ed in esso esiste anche un altro principio, grazie al quale lo ricevete (il dharma, ndt): è definito il principio del discepolo, il principio del discepolo primordiale rappresentato dalla luna e dal sole e presieduto da Buddha e Mahavira.

Se questo elemento del discepolo manca in voi, non potete riceverlo. Ma quando iniziate a riceverlo, ad ottenerlo, questo dharma penetra in voi e allora voi diventate il guru. Diventate il guru quando questo principio è completamente sostenuto in voi. Inizia come (principio del) discepolo e finisce come (principio del) guru.

Questo è l’aspetto del Void in noi.

Tanto per cominciare però gli esseri umani, per costituzione, non osservano i primi dieci principi fondamentali.

In questo paese, ad esempio, o meglio in Occidente, se ne osservano cinque per effetto della legge. Nei paesi come l’India si osservano gli altri cinque per effetto della società. Pertanto ne manca sempre qualcuno. Ne mancano cinque da una parte e cinque dall’altra. È questa, oggi, la situazione del dharma.

I guru e i loro discepoli creano questa connessione e allora la materia, che è costituita dai cinque elementi, diviene vibrata. Voi potete illuminare la materia; quando il dharma è completo, voi potete illuminare la materia.

I rituali utilizzati erano chiamati dharmik, erano definiti dharmik, atti del dharma, ossia venerare, celebrare puja, pregare Dio, recitare preghiere e fare tutte queste cose.

Tutte queste azioni, dopo un certo tempo, diventavano del tutto sterili in quanto né il guru né il discepolo erano anime realizzate.

Quindi era solo il protrarsi di una finzione priva di significato. Se ad esempio io dicessi a qualcuno che non è realizzato di darsi un bandhan, questi non ci riuscirà (nel senso che il bandhan non avrà efficacia, ndt).

[Dice a lato: “Tornerà, stai tranquilla. Sono scappati entrambi. Lui l’accetterà in qualche modo. La sorella è nata realizzata, la moglie è nata realizzata. Ma il marito è così, che fare? È arrivato…

Yogi: È arrivato.

Shri Mataji: Come? È entrato [Alcuni yogi: “È arrivato”]. È arrivato ma, a metà, è scappato via, non riesce ancora a decidere che strada prendere.

(Uno yogi dice qualcosa).

Shri Mataji: È a posto. Dovrebbe andar bene.

Yogi: Mi chiedo dove sia andato.

Shri Mataji: Prego?

Yogi: Mi piacerebbe sapere se verrà. (Non chiaro)

Shri Mataji (ridendo): Così vedrete gradualmente come funziona.]

Questo Void è dunque molto importante perché è così che instaurate i terminali riceventi nel vostro essere, i cinque elementi dentro di voi. I cinque elementi esistenti in voi.

In Sahaja Yoga noi proviamo il metodo opposto. Sì, ho provato così.

Che fare, dunque? Il Dharma è completamente distrutto, è così. Ma c’è un altro modo: tutti questi elementi sono rappresentati nei vostri chakra, nei vari chakra: perché allora non far passare la Kundalini attraverso questi chakra e illuminare gli elementi stessi? Si può fare anche se in una persona non c’è alcun dharma. Poi però la Kundalini torna indietro in tutte le parti che avete trascurato.

Ma se siete stati da qualche guru e vi siete inchinati a lui, la Kundalini si blocca al livello del Void. Non prosegue, si muove di qua e di là. Si ferma, non va oltre, è una situazione molto difficile.

Avete visto il Void pulsare in modo tanto penoso. La Kundalini non sale proprio, ritorna sempre in quel pozzo senza fondo, come potete chiamarlo.

È sempre, ripetutamente risucchiata lì, se avete avuto un guru. Quindi, noi cerchiamo di rimuovere il guru dalla vostra mente in molti modi. Rinnegateli completamente, totalmente, in modo che escano dalla vostra mente. E alzate nuovamente la Kundalini nella parte più interna, la nadi detta di Brahma, la nadi più interna, la Sukshma nadi (la nadi più sottile, ndt). Diversamente non potete arrivarci (probabilmente al Sahasrara, ndt).

Se continuate a purificare, pulire, pulire solo dall’esterno, quando arriverete lì, vi accorgerete di non riuscire ad attraversare (il Sahasrara, ndt).

Però la pulizia esterna in un certo modo vi aiuta, in quanto la nadi di Brahma, la nadi che è al centro del Sushumna, diviene più ampia. Se c’è una pressione minore essa diventa più ampia, così è maggiore la possibilità che la Kundalini ascenda.

Ma in Sahaja Yoga noi prendiamo la Kundalini, che è la cosa più sottile in assoluto, la facciamo passare microscopicamente all’interno e la facciamo uscire. E, facendola uscire, ciò che accade è che questi chakra si illuminano realmente, si espandono. È così che espandiamo la Sushumna, espandendo Brahma nadi.

Questo è il trucco di Sahaja Yoga.

Infatti, il tipo di purificazione consueto prenderà troppo tempo, come avete detto. Tutto deve essere purificato e poi deve essere liberato e, dopo, occorre incontrare qualche guru che deve assumersi l’incarico (di risvegliare la Kundalini).

Quindi il sadhachar (virtù, azioni corrette), tutto ciò di cui Buddha ha parlato, il corretto, il retto agire, la rettitudine che ha predicato, è il Dharma.

È ciò che è stato descritto.

Ma non funziona con (tutti) gli esseri umani, è riservato a persone che siano anime realizzate. La maggior parte di queste religioni è destinata ad anime realizzate, potete rendervene conto. In effetti, soltanto le anime realizzate seguivano la religione in passato, i nati due volte, Dwijah, i Bramini: erano loro che si dedicavano alla religione.

Ma è giunto il momento che anche chi non è realizzato segua la religione e riceva le Sue benedizioni.

Sahaja Yoga è l’unico modo per poter fare questo, ossia portare la Kundalini nella nadi più sottile, più interna, illuminare ogni chakra, accrescere le dimensioni dei chakra, farne passare un po’ attraverso questo punto (probabilmente il Sahasrara, ndt) e poi alzare ancora un altro filo, poi il terzo, così, continuando ad espandere.

[A lato: “Ecco, sei a posto. Bene. Bene, ecco…”]

È così che funziona. Nel suo caso io ho fatto la stessa cosa, semplicemente parlando con voi.

Ora, la cosa principale da ricordare riguardo al Void è che non si tratta di razionalità. È come la fame nello stomaco, e la fame non è razionale: se si ha fame si mangerà. Si deve mangiare, nessuna razionalità può soddisfarla: se si ha fame si è dei bhakta (ricercatori). E quando si ha fame, quella fame diventerà sempre più sottile, e alla fine diventerà fame spirituale.

Per prima cosa si manifesta la fame di cibo, di cose primitive. Poi la fame di una vita sessuale, fame di donne, fame di uomini, poi di potere, e poi di denaro. Successivamente, nasce la fame di spiritualità.

Questa fame si concentra e inizia ad ascendere senza alcuna razionalità, non sapete perché state ricercando.

Come Buddha, che aveva tutto, aveva una moglie e suo padre lo aveva provvisto di tutto. Eppure il suo cuore cercava. Perché cercava?

È la fame che non è razionale e che non si spiega.

Nasce dunque questa fame e il mezzo per placarla è il Dharma. Il mezzo per conservarla pura è il Dharma. Se, ad esempio, siete affamati e andate a mangiare qualcosa di velenoso, quello è a-dharma. Io so che voi siete affamati, ma dovete mangiare del cibo idoneo.

È Dharma la conoscenza di quale cibo mangiare, quali libri leggere, chi frequentare, come vivere, quale dovrebbe essere la vostra attitudine nei confronti degli altri, delle cose altrui, della moglie, dei figli, delle figlie altrui. Tutto ciò che è legato agli altri, tutta quella conoscenza è dharma; ma non è qualcosa di razionale.

Per esempio, se un uomo scappa con la figlia di qualcuno e dice: “Che c’è di male?”, a questa domanda io non posso rispondere, non c’è risposta.

Se un uomo ha rapporti malsani con la propria madre, e dice: “Che c’è di sbagliato?”, a quella domanda non si può rispondere, non è una questione razionale, è sbagliato, è un dato di fatto: “Non commetterai adulterio”.

Cristo ha detto che persino avere occhi adulteri è sbagliato, ma quello era il tempo di Cristo. Al tempo di Mosè, la gente non pensava nemmeno a questa faccenda degli occhi, ma Cristo se n’era accorto e aveva detto: “Anche chi ha occhi adulteri commette peccato”.

Come comportarsi, dunque, con gli altri?

Prendiamo adesso il materialismo: anche essere molto attaccati alla materia è un problema di Nabhi. Il materialismo è una falsa identificazione con la materia, una totale falsità: con la materia, con gli esseri umani, con i libri, con tutto ciò che è creato. È un problema di Nabhi, quindi potete comprendere quanto sia importante il Nabhi.

E Colui che prescrive il Dharma è il Guru.

Loro (gli Adi Guru) non sono venuti come me per convincervi e discutere con voi. Hanno detto: “Non dovrai”. È un comandamento.

Comandamento significa che non c’è da ragionare sul perché. È un comandamento.

Non vi è razionalità nel Dharma. Chi è dharmico non pensa assolutamente al peccato.

Vi parlerò di me. Se io, ad esempio, vado ad un ricevimento e ha inizio uno spettacolo di cabaret, non penso se è illecito o sbagliato, se è a-dharma, niente. Non penso, ma vomito all’istante.

Un giorno i miei nipoti stavano guardando la televisione e tre di loro vennero e si misero a vomitare. Andai a vedere e, alla televisione, c’era una trasmissione orribile. Loro arrivarono e si misero a vomitare. Non c’è razionalità in questo: è contro il sostegno (dharma) umano. È sub-umano.

Gli animali ad esempio non possono percepire la sporcizia o l’oscenità, mentre noi sì. Noi sentiamo i cattivi odori, ma chi lavora in mezzo alla sporcizia, diciamo, non li sente.

Se vi avvicinate ad una fabbrica di zucchero state malissimo, sentite che arriva un terribile odore di melassa e non riuscite a sopportarlo, ma chi ci lavora è talmente abituato che non lo sente più.

Chi vive nel peccato, dopo un po’ di tempo non riesce ad accorgersi del peccato, diventa insensibile. Ma un peccato è un peccato. Ebbene, quando interiormente si sviluppa questa insensibilità si diventa a-dharmici. Quando invece siamo sensibili (al peccato, ndt), siamo dharmici.

Per quanto riguarda il lato sinistro, la sua qualità è l’intuito ed il buon auspicio; il buon auspicio è ciò che si deve apprendere (vale a dire l’intuito di fare ciò che porta buone vibrazioni, ndt).

Una donna di casa deve essere rispettata, onorata e confortata perché questo è di buon auspicio. Una donna di casa deve essere rispettabile. Non è decoroso che una donna di casa si vesta in modo strano, sapete.

Una volta, il segretario generale del consiglio dei ministri indiano arrivò con la moglie. Lei era convinta di essere molto giovane ed elegante o qualcosa del genere. Indossava jeans attillati e cose così, sapete, e il povero marito guardava (imbarazzato, ndt) di qua e di là, non sapeva cosa fare.

Insomma, lui è un uomo molto importante. Bene. E lei arrivò a Londra pensando di essere fantastica, elegante, sapete.

Furono invitati a cena – sapete, è una storia vera, un episodio realmente accaduto – e quest’uomo doveva arrivare lì da una parte, mentre lei doveva arrivare da un’altra.

Così, quando lui arrivò, chiese dove fosse sua moglie. Gli risposero che non era ancora arrivata. E lui: “No, doveva essere già qui, lei non è così, è molto più puntuale di me, deve essere arrivata”. Si guardò intorno senza riuscire a trovarla. C’era una signora in piedi, e gli dissero: “È arrivata la sua segretaria, è là in piedi”. E lui non sapeva cosa dire perché lei aveva davvero l’aspetto di una segretaria e non di sua moglie.

La donna di casa deve essere dunque dignitosa e rispettabile, e deve essere rispettata. Questo è parte di quel buon auspicio di cui parliamo. E la moglie, quella essenza di una moglie è l’aspetto che governa…

Potete quindi immaginarvi le sostenitrici del movimento di liberazione delle donne che cercavano di dire: “Perché si dovrebbe essere rispettabili se il marito non lo è? Se lui ha relazioni con altre donne anch’io dovrei avere relazioni con altri uomini”.

Dovete rendervi conto che (in questo modo) bloccate quel grandioso aspetto sul lato sinistro dello stomaco di ogni essere umano. Ecco perché il Nabhi sinistro è così bloccato in Inghilterra; e, in America, penso sia già scomparso (risate).

Se lo si chiede, ad esempio, ad un uomo molto “evoluto”, che ha una grande opinione di sé, che appartiene ad una civiltà in cui il lavoro è molto importante e il denaro ancora più importante del lavoro, lui riterrà da sciocchi pensare che la rispettabilità di una donna di casa sia così importante nel gioco dell’universo. Ebbene sì, lo è. Laddove le donne non sono più rispettabili, vedete, quello è il punto in cui la società comincia a sfaldarsi.

Lì gli esseri umani inizieranno la distruzione.

È quella la vera bomba atomica che avete. Ma è così, non posso razionalizzarlo, è così e basta.

Tutti i Guru hanno ammonito che non si dovrebbe bere. Anche Mosè. Ciascuno di loro ha detto che non si può bere, ossia non si può assumere nessuna bevanda alcolica o qualsiasi cosa vi sottragga consapevolezza, poiché quello è il centro della vostra consapevolezza.

Significa che qualsiasi cosa vada storta in questo centro danneggia la vostra attenzione, e se l’attenzione è danneggiata lo è anche la vostra consapevolezza. L’attenzione ha la sua sede qui. L’attenzione è nello stomaco, nel Void. La vostra attenzione è dunque molto importante.

Ovunque la mettiate, la vostra attenzione agisce. Quando siete realizzati la vostra attenzione è realizzata. Ovunque la indirizziate, la vostra attenzione agisce come una vanga, come una spada, come una mano amorevole, come un bacio, come un cuore che conforta.

È un’attenzione illuminata nel vostro stomaco.

Guardate come la madre porta il bambino nel grembo, nell’utero, come si prende cura di lui, del piccolo neonato, come lo protegge.

Tutto ciò che è lì ci è dato dai nostri Guru, quegli Esseri dentro di noi che sono i nostri maestri, che ci insegnano.

Lo stomaco vi insegna, il vostro stomaco è il vostro Guru. L’ameba è divenuta essere umano unicamente attraverso lo stomaco, a causa della fame che aveva. Se non avesse avuto fame non si sarebbe evoluta. La fame vi insegna e, quando apprendete correttamente, diventate voi stessi il guru del mondo intero e dell’universo.

Ecco perché il Void è molto importante e, se avete avuto dei cattivi guru, se avete letto libri orribili e li avete accettati come realtà e verità, il vostro Void ne viene danneggiato, la vostra attenzione è danneggiata e va su cose sbagliate.

L’attenzione, quando agisce attraverso gli occhi, può anche dirigersi su cose sbagliate. Ovunque si diriga, l’attenzione può fare cose sbagliate, se è a-dharmica.

Ma, come ho detto, non è qualcosa di razionale. Il dharma deve essere accettato. Non potete razionalizzarlo. Potete provarci fino a un certo punto, ma non potete razionalizzare fino a che punto vi danneggi. E allora le maledizioni del Divino si abbatteranno su di voi.

Qualsiasi tipo di fanatismo o identificazione con una ideologia… ad esempio, i musulmani che hanno la convinzione ideologica di essere musulmani, sono a-dharmici, non sono dharmici.

Il dharma consiste nel dover rispettare tutte le religioni. È peccato non rispettare ogni incarnazione. È peccato non rispettare tutte le religioni e identificarsi soltanto con una condannando le altre. Abbandonate dunque tutti questi falsi dharma e raggiungete quell’unico dharma che vi fa evolvere, che vi dà la luce con la quale potete vedere l’unità fra tutte queste religioni.

Come ho già detto, esse sono come fiori meravigliosi su un unico albero nutrito da una sola linfa, un unico albero adorno. Ma i pazzi ne staccano i fiori dicendo: “Questi fiori sono nostri”; e così facendo li uccidono. E quando questi fiori muoiono, la bruttezza diventa la cosiddetta religione.

Rispettate, dunque, l’essenza di tutte le religioni e di tutte le incarnazioni. Il fanatismo è totalmente contrario al Nabhi e al Void, in quanto occorre mantenere l’equilibrio completo del vostro Void.

Ad esse (le religioni) rimarrete attaccati in una forma sempre più sottile. Nel caso, diciamo, siate nati cristiani, qualsiasi cosa possiate provare, non riuscirete a superare questo sentimento di essere cristiani. Nel cuore avrete molto più rispetto per Maria che per Lakshmi, diciamo.

Se invece siete indù avrete molto più rispetto per Radha che per Maria. E questo si protrarrà all’infinito. Quando sviluppate correttamente l’equilibrio allora diventate dharmici. Si deve attuare questo equilibrio.

In tal modo avviene una realizzazione interiore e una realizzazione fra di voi, e questo è il dharma. Fra tutti voi deve esserci un’altra integrazione, un’intesa completa ed integrata.

Che siate bianchi, neri o rossi; che siate indù, cristiani o qualsiasi altra cosa, dovete rendervi conto che uno solo è il sentiero vivente dell’evoluzione, e che esiste un unico Dio.

E tutti loro (i Guru primordiali) sono aspetti dello stesso Dio e non esistono contrasti tra loro.

Perché litigate? Questo va contro il Void.

L’integrazione completa avviene nello stomaco. E quando siete completamente integrati, vi sorprenderà di come tutte le spiegazioni razionali scompaiano. Scompaiono automaticamente. La razionalità porta disintegrazione; infatti, se il vostro cuore dice qualcosa, la razionalità ribatte: “No, non va bene”. Ma se eliminate la vostra razionalità e osservate da soli, subentrerà la saggezza e farete soltanto ciò che è saggio e utile per la vostra spiritualità.

[A lato: “Come stai ora? Meglio, sta funzionando”.]

In Sahaja Yoga usiamo il Void in numerosi modi. Prima di tutto dobbiamo valutare il Void di una persona, com’è il suo Void. Potete vederlo molto facilmente perché potrebbe pulsare – forse non in vostra presenza, non so, ma in mia presenza lo fa. Voi però potete sentire subito il Void. Il Void lo sentite qui, oppure qui (indica probabilmente i punti sulle mani, ndt). Ora, guardate, queste sono le basi di tutti i chakra. Sentite il Void qui o qui (il Void sulle mani è localizzato sul palmo, alla base delle dita, ndt). Potete sentirlo alla base di tutti i chakra, quindi potete capire quanto il Void sia importante.

Ora, se c’è un blocco qui o da qualche parte, dovete porre delle domande su questi vari aspetti, se ad esempio è materialista oppure se è fanatica.

Queste domande però non si possono rivolgere così direttamente, perché se chiedo: “Sei un fanatico?”, quello mi picchierà duro (risate).

Si deve essere molto, molto abili in questo. Allora, come chiedere ad una persona se è fanatica o no?

È molto semplice. Prendiamo un musulmano. Chiedetegli di tendere le mani dicendo: “Posso metterti un po’ di kumkum sulla testa?”. Il suo fanatismo verrà fuori subito: “Questo non posso farlo!”. Se è un cristiano chiedetegli: “Posso disegnarti una svastica sulla mano?”. La croce l’accetterà, (ma non) la svastica: “No, non sono mica Hitler!”. (Risate)

È così che potete capire se una persona è di mente aperta o no, semplicemente proponendo cose come queste; infatti a quel punto verrà fuori con il suo fanatismo.

Allora che cosa fate? Non lo condannate come fanatico, no, quello non sarebbe lo stile Sahaja. Dite: “Va bene, va bene, ho capito. La croce può andare bene? Bene, allora facciamo la croce. Ora, se io dico che la croce prima era una svastica e poi è divenuta una croce, ti irriterai?”. Poco a poco funzionerà.

Ma se è un fanatico uscite e chiedete a Maometto di batterlo (con le scarpe, shoebittare, ndt) per bene. Ci penserà lui. Lo shoebeat è indispensabile per tutti i fanatici. Un bello shoebeat. I fanatici però sono fra le persone più difficili.

Poi arriveranno anche quelli che sono stati da altri guru. Attualmente non ci sono tanti fanatici che vengono in Sahaja Yoga.

Sono soprattutto persone nella morsa dei (falsi) guru (Shri Mataji ride). Vedete, ci sono persone nella morsa del freddo ed anche persone nella morsa dei guru (ride). Insomma, vedete, sono soprattutto nella morsa dei guru.

Allora chiedete: “Sei stato da qualche guru? Che cosa ha fatto il tuo guru?”, e così via. A volte possono essere attaccati in modo fanatico ai propri guru, per cui se muovete qualche critica potrebbero arrabbiarsi. Lo fanno, ma che ci si può fare? A volte occorre dirglielo.

[Si sente il suono di una campanella:

Shri Mataji: È il cibo?

Yogi: Sì.

Altro yogi: Sì, Shri Mataji.

Shri Mataji: È ottimo che ci sia qualcuno che si occupi del cibo (risate). Altrimenti, se doveste anche cucinare, tutta la vostra attenzione andrebbe lì. Molto meglio che nel vostro ashram. (Risate)

Yogi: Concordo!

Shri Mataji: Nessuna preoccupazione, niente, qui ve la state godendo e il cibo è pronto, ora servitelo, venite a mangiare. Molto meglio che nel vostro ashram. È il momento giusto, stiamo parlando del Void (risate). Bene. Io mi siederò qui.

Yogi: Tutta la nostra fame è stata soddisfatta oggi (Shri Mataji ride).

Shri Mataji: Sì, rendete anche il cibo dharmico e poi mangiatelo. Bene, come state adesso, meglio?

Yogini: Sì!

Shri Mataji: Sì! Questo farà bene a molti, perché in molti hanno avuto questo problema dei (falsi) guru. Come stai adesso? Bene…]

[Interruzione nella registrazione]

 È un argomento così vasto che non posso trattarlo esaurientemente in un solo discorso, ne occorreranno molti di più; ma la cosa più importante del Void è che, una volta illuminati, diventate voi stessi dharmici. Il dharma inizia a fluire attraverso le vostre mani. Queste vibrazioni hanno la capacità di instaurare il dharma.

A quel punto, quando rivolgete le vostre mani verso i cinque elementi, quando rivolgete le mani verso l’acqua o le mettete nell’acqua, l’acqua diventa illuminata, vibrata. Allora, se qualcuno la beve, quell’acqua stabilirà il Dharma in quella persona.

Se qualcuno è un alcolizzato, dategli quest’acqua, dategliela da bere.

Si sentirà nauseato dopo aver bevuto alcol, lo getterà via e poi smetterà di bere.

Alcuni di voi hanno notato che quando sono venuti da me per la prima volta hanno provato una terribile nausea e hanno avuto voglia di vomitare. Altre volte vi siete sentiti a disagio. Ebbene, ora queste vibrazioni, attraverso l’acqua, passano nel vostro stomaco instaurandovi il dharma, i rapporti corretti.

Accade così che, continuando a bere quest’acqua, per il lato destro, a livello fisico, vi sentite bene, e l’acqua può darvi un tale potere per cui non contrarrete mai il cancro allo stomaco, non avrete mai problemi allo stomaco.

Ma per il lato sinistro quest’acqua ha un potere maggiore, in quanto vi purifica, purifica i vostri peccati e dirige, fissa la vostra attenzione sul Dharma.

Di conseguenza, la vostra attenzione non (si sposta, ndt), non siete soggetti alla tentazione. Ecco perché avete visto come chi si avvicina a Sahaja Yoga riesca a smettere di bere facilmente: perché esso sposta la vostra attenzione sul dharma. Allora, dopo un certo tempo non vi va proprio più di bere alcol.

Vi viene da vomitare, vi viene mal di testa e via dicendo. E accade molto facilmente. Adesso conosciamo la reazione di qualcuno: lui ha smesso completamente di bere in un batter d’occhio. Non è possibile farlo in altro modo, ma grazie a questo accadimento nello stomaco, non riuscite più a bere.

Pensate un po’.

Un aspetto straordinario del Void è che una volta illuminati potete dare voi qualcosa alla natura. Finora avete sempre preso tutto dalla natura. Per la prima volta adesso iniziate a dare voi qualcosa alla natura.

E ciò che date alla natura, le procura anche molto nutrimento. Se, ad esempio, date vibrazioni alla frutta o agli alberi o ai fiori, vi accorgerete che saranno dieci volte più grandi, la loro crescita sarà molto maggiore, saranno rigogliosi. E saranno molto succulenti, molto gustosi e l’intera atmosfera sarà diversa.

Magari, dopo qualche tempo, accadrà che anche chiunque passi di là e tocchi quell’albero ne riceverà vibrazioni.

Così, magari, un albero può diventare un guaritore, qualcosa del genere. Tutte queste acque definite acque curative, altro non sono che acque vibrate. Sono vibrate. Quindi, se l’acqua vibrata entra all’interno venite curati.

Agisce sul lato sinistro in modo tale da instaurare la vostra religione interiore. Tutti i problemi che avete avuto sono completamente purificati dall’acqua.

Accade la stessa cosa quando si vibra la luce (di una candela) (Shri Mataji si rivolge verso la fiamma di una candela, ndt). Avete visto molte volte proprio qui cosa significa che potete illuminare la luce (di una candela).

Qui ce ne sono due, ma questa agisce come se… In effetti questa si allunga verso l’alto, mentre con queste altre tirate fuori del nero (ossia stanno bruciando della negatività, ndt).

Accade perché (le fiammelle di queste candele) sono vibrate. Anche quest’altra è vibrata, no? Quindi anche lei può bruciare la negatività.

Questa candela che tieni in mano sta neutralizzando la negatività (c’è probabilmente un sahaja yogi che si sta lavorando con una candela su indicazione di Shri Mataji, ndt). Se osservate le fiammelle di queste candele, vedrete che si allungano verso l’alto in questo modo. È come se le luci “realizzate” (vibrate, ndt.) si allungassero verso l’alto, dritte così.

Sono stata in alcune chiese dove hanno le candele e, appena entro, crepitano tutte (Shri Mataji ride).

È interessante vedere come all’improvviso si mettano a scintillare. Ma la gente non lo nota in quanto non capisce per quale motivo accada, ma voi potete capirlo. Usate quindi una candela, una candela “illuminata”.

Ad esempio, l’altro giorno abbiamo celebrato un havan: è una luce illuminata. Abbiamo reso l’havan illuminato, jagrut. Allora ha bruciato tutto ciò che gli abbiamo offerto, i nostri badha e tutto il resto, (ha bruciato) tutto ciò che volevamo eliminare.

La bellezza del fuoco è tale che se, ad esempio, si ha una lega d’oro e la si mette nel fuoco, si vedrà che l’oro si separerà e le scorie o l’impurità o qualsiasi altra cosa al suo interno si separeranno.

Quindi, questa qualità, che è la qualità di lato destro del fuoco, lavora sul lato sinistro, nel senso che quando vi avvicinate ad un simile fuoco o usate questo fuoco o una candela, qualsiasi cosa indesiderata dentro di voi viene consumata e a voi rimane ciò che è puro. Dunque purifica; il fuoco è un purificatore e scioglie, addolcisce il vostro cuore.

Il fuoco scioglie il vostro cuore e vi fa sentire la compassione. Ecco dunque come ogni elemento può essere illuminato, e questa è l’azione svolta nel Void dalla vostra Kundalini.

La Kundalini raggiunge varie parti e illumina tutti questi elementi nel vostro stomaco.

Nello stomaco risiede il principio fondamentale dell’acqua. Il Void è ricoperto d’acqua e nell’acqua c’è il sale, e il sale altro non è che il dharma. Il sale è il Dharma.

Per questo, ciò che avviene quando vi diamo del sale vibrato è che esso va ad aiutarvi nello stomaco. E lì il sale mostra la sua natura intrinseca, assorbendo tutto ciò che in voi è, si può dire, mobile.

Chi ad esempio ha un problema di cancro dovrebbe assumere sale. Chi ha un problema di lato destro dovrebbe prendere zucchero.

Queste sono dunque le due qualità: cinque dharma sono costituiti dal sale e cinque dallo zucchero. E queste, come sapete, sono le sostanze più solubili nell’acqua.

Ebbene, tutte queste tre cose messe insieme, acqua, sale e zucchero, risolvono i problemi del Void. È per questo che usiamo queste due sostanze.

Se ricordate, Cristo ha detto che voi siete il sale (della terra, ndt). Significa che siete guru. Il sale simboleggia il guru. Per questo ha detto: “Siete il sale”. Perché voi siete i guru. E il sale si dissolve nell’acqua. L’acqua è il dharma. Acqua e sale insieme assorbono, poiché è dall’acqua che il sale si cristallizza. Non possono esistere l’uno senza l’altra, il sale senza l’acqua. L’acqua e il sale messi insieme simboleggiano l’oceano.

Il Void dunque è l’oceano in noi; per questo motivo è chiamato sagara.

Significa che tutti gli oceani del mondo sono racchiusi nel nostro stomaco, e se qualche volta volete sentirli potete mettervi i pollici nelle orecchie e sentirli (l’audio non è completamente chiaro, ndt).

Questo oceano è sempre in ebollizione, e da esso scaturisce tutto ciò che è buono, mentre tutto ciò che è nocivo viene bruciato o lavato o spazzato via dall’aria.

È dunque presente anche l’elemento aria, l’elemento aria che percepiamo tutto intorno a noi. (Interruzione nella registrazione) … l’aria vibrata è dunque molto importante e aiuta tantissimo.

[Interruzione nella registrazione]

Vi ho così parlato di tutti i quattro elementi, e il quinto è Akasha, l’etere, diciamo.

Esso agisce quando siete anime realizzate.

A quel punto vibrate anche l’etere. Sapete, è così che viene svolto il nostro principale lavoro collettivo, attraverso l’etere.

Supponiamo, ad esempio, che io desideri che troviate un posto adatto (Parla a lato ad uno yogi: “Dove vai? Bene, prendi una sedia lì”), qualcosa di materiale, diciamo, o voglia spostare la mia sedia laggiù: mi basta pensarci e, all’istante (Shri Mataji schiocca le dita), vengono inviati gli ordini. Capito?

San Michele e San Gabriele a quel punto dicono: “Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo trovare un luogo adatto”. Così prendono in considerazione Don (un sahaja yogi, ndt) [Shri Mataji indica uno yogi fra il pubblico che è appena arrivato ed ha trovato miracolosamente un buon posto a sedere seguendo le istruzioni di Shri Mataji, ndt]; lo conducono qui e gli trovano un buon posto a sedere. È tutto fatto mediante l’etere.

Sapete, l’etere, quando è illuminato, comunica le idee, le cose divine; e porta a compimento i desideri, i desideri divini.

E allora venite posti nelle sue mani e talvolta vi sorprendete: “Come mai sono qui? Come mai tu sei qui? Come mai ti ho incontrato? Insomma, io non dovevo passare di qui: allora come ci sono venuto?”. Tutte queste cose possono avvenire attraverso l’etere.

Anche la televisione e cose del genere funzionano grazie all’etere. Ma alla televisione, diciamo, se illuminate l’etere, il risultato sarà che un brutto programma non andrà in onda. Non si materializzerà. L’etere può agire con grande dinamismo.

Non potete immaginare come avvengano questi miracoli. E sono miracoli veri. Sapete, ovviamente ci accorgiamo dei miracoli di tutti gli altri elementi, ma non sono così evidenti come quelli dell’etere. Infatti vi sorprende all’improvviso: “Com’è possibile, come è accaduto?”. E tutti si sorprendono di ottenere tutto su un piatto d’argento. Ebbene, questo è svolto dall’etere ed è così miracoloso, così miracoloso che è difficile crederlo possibile.

Ora, questo etere è attivo giorno e notte, non si riposa mai. È sempre attivo per noi, intendo dire che è sempre pronto ad eseguire il lavoro divino. È sempre pronto ad eseguire il lavoro divino. Non aspetta, non aspetta gli ordini di qualcuno o altro, è semplicemente in attesa.

Appena vede qual è il desiderio non occorre dire nulla, basta desiderare e dire: “Oh, che cosa accadrà alla tale persona?”. Detto fatto: viene trasmesso.

Lo stesso etere che invia – come si chiamano? – le onde radio, quello stesso etere, quando è illuminato, svolge tutto questo lavoro; fa funzionare tutto. Fa funzionare tutto ciò che volete. Ed è così che gli angeli realizzano le loro imprese miracolose.

Ma vale la pena di notarlo e osservare tutto ciò, testimoniarlo e prendere nota di come sia stato di aiuto e abbia funzionato.

L’etere, inoltre, quando è illuminato, avvicina le persone al potere divino. Organizza e predispone.

Ma adesso ci si potrebbe chiedere per quale motivo Dio sia dovuto ricorrere a questi metodi complicati per illuminare la materia. Perché la materia non è già illuminata? Questa è la domanda che ci si dovrebbe porre. Allora io, dato che siete qui, lo chiedo a voi: vediamo che rispondete.

[Interruzione nella registrazione. La registrazione riprende con una conversazione su argomenti personali]

Questo è il tuo problema. Ieri ti ho detto di dire “Io non sono colpevole”. È solo un gioco con cui ti diverti, stai semplicemente facendo dei giochi con te stesso quando dici così (che sei colpevole, ndt), perché ti piace fare questi terribili scherzi a te stesso. Non dire che sei colpevole. Nel modo più assoluto.

Dicendolo, vedi, cerchi di trarre piacere da una forma di sadismo contro il tuo Sé, sei contro il tuo Sé, il Sé che è il tuo Spirito.

Lo yogi: È questa la sensazione, la sensazione è… (parole indistinte).

Shri Mataji: Non è una buona cosa. Non è questo ciò che si vuole, non è ciò che si desidera, quindi non giocarci. Quali che siano i tuoi stati d’animo non sono corretti. Non dovrebbero esistere. Con questi stati d’animo sei perduto. A volte hai questo umore, a volte ne hai un altro, di aggressività, che sia rabbia o qualcosa del genere. E altre volte senti di doverti scusare.

Sono entrambi inutili, assolutamente inutili. Rigettali. Perché dovremmo farlo?

Sono entrambi dei miti. (Lo yogi dice qualcosa) Sì, anche questa positività, la cosiddetta positività, significa aggredire gli altri, ti metti ad esprimere la tua aggressività sugli altri. Puoi anche aggredire gli altri. Quello è anche peggio – [Lo yogi dice qualcosa] – È proprio questo che stavo dicendo.

Sii gioioso, sii felice di ciò che Dio ti ha dato. Osserva gli uccelli la mattina. Guarda i fiori al mattino. Che cosa hanno? Se ne stanno al sole, sotto la pioggia, affrontano la natura continuamente. Pensa ai delicati petali dei fiori. Mostrano forse qualche segno di negatività o di aggressività? Essi emettono soltanto profumo. Finché vivono emetteranno profumo.

E quando muoiono, non si preoccupano.

Chi è aggressivo non può avvicinarsi a Sahaja Yoga, non può andare molto lontano.

Nemmeno chi è negativo; ma chi è aggressivo non può proprio. Se ne andrà.

Sahaja Yoga si allontana da persone così.

Dovete essere umili, però non dovete essere schiavi. Si dovrebbe conoscere almeno la differenza tra i due estremi. Vedete, ci sono estremi: se qualcosa è molto nero, diciamo, per contrasto si può vedere nitidamente il bianco, no?

E quando si sa come muoversi da un estremo all’altro si dovrebbe essere in grado di vedere entrambe le cose con molta evidenza. Ed è così che arrivate al centro.

Insomma, è per il vostro bene essere così.

Potreste dire: “Sì, capiamo, Madre, ma non riusciamo a farlo”. Potreste provare. Osservate voi stessi e guardate come funziona, il modo in cui agisce la vostra mente: essa è il vostro cavallo e voi dovete dominarla. Si suppone che siate voi il cavaliere e invece il cavallo vi porta dove piace a lui, verso la negatività o verso la cosiddetta positività, ossia l’aggressività.

È il cavallo a condurre voi, non siete voi a condurre il cavallo. Che razza di cavalieri siete?

E il cavallo è come un pendolo e voi siete condotti da lui. E quando vi identificate con quel cavallo pensate: “Che fare? Accade”.

(Ma) voi potete controllarlo.

Dovete dire a voi stessi, anzi, dovete dire alla vostra mente di comportarsi bene. Diversamente non potrete andare molto in profondità in Sahaja Yoga.

Dovete andare molto più in profondità. Se vi preoccupate di cose superficiali non potete andare in profondità. Nella profondità c’è la verità. Lì risiede tutta la gioia. Tutti gli alberi, tutti i grandi alberi hanno le loro radici in profondità.

Scoprite le vostre radici: dove sono? Sono tutte radicate nel vostro cuore e nel vostro Spirito, non in cose superficiali dove la vostra mente si muove in balìa del vento, di qua e di là come una foglia morta.

Se arriva un grosso treno e si trova davanti qualche ostacolo, non può fermarsi.

Ma se c’è un piccolo verme e vuole salvarsi dal treno, può farlo. Può nascondersi da qualche parte. Voi non siete vermi, siete esseri umani.

Un piccolo essere vivente può limitarsi a fare soltanto questo. Ma voi siete esseri umani e, se non sapete fermarvi evitando la vostra distruzione, chi può fermarvi? Osservate la natura: le creature vivono insieme. La tigre vive nella foresta e ci sono molte altre creature che vivono lì.

Ma se gli esseri umani non riescono a salvare se stessi nonostante tutta l’intelligenza che hanno, lo stile dinamico, tutta l’energia che hanno, con tutte le scoperte che hanno fatto, chi salverà l’umanità?

Voi, o aggredite gli altri o distruggete voi stessi: e allora che cosa dovrebbe fare Mataji? O che cosa dovrebbe fare chiunque in queste circostanze? Soltanto farvelo affrontare.

In Sahaja Yoga potete affrontarlo molto chiaramente. Potete anche vedere gli altri che lo fanno ma, prima di tutto, dovete vederlo in voi stessi.

Finché non vedrete dentro di voi ciò che state facendo a voi stessi, non potrete vederlo negli altri. Quando vi dico di vederlo in voi stessi, diventate egocentrici. Insomma, qualsiasi cosa si dica può essere distorta. Quando vi dico di vederlo in voi stessi, significa distaccarvi e guardare dentro voi stessi: che cosa sta facendo la vostra mente? È così che potete amare anche gli altri che fanno lo stesso.

Prendiamo qualcuno, ad esempio, che pensi sempre al buon cibo. Se riesce a rendersi conto di essere sempre fissato sul buon cibo, di pensare al buon cibo, che la sua mente funziona così, se riesce a vederlo può anche correggersi. Se riesce a vederlo.

A prescindere da questo, se vedrà qualcuno comportarsi nello stesso modo non lo detesterà, ma lo aiuterà a curarsi.

Invece ho visto che chi è così detesta gli altri, prende in giro gli altri, pur avendo la stessa debolezza.

Perché? Perché avviene? Esiste una spiegazione psicologica. È perché il problema che crea quel difetto in lui, a livello subconscio lo odiate anche in voi. Ecco perché lo detestate negli altri, questo però a livello conscio.

Se odiaste quell’aspetto in voi a livello conscio, non ci sarebbero problemi; se foste in grado di vedere dentro di voi quell’aspetto negativo, la parte che vi suggerisce tutte queste cose, la parte che vi svia, la parte che vi danneggia, la parte che oscura il Sé, tanto da dire: “No, no, quella parte, no!”… Ma, a quel punto, iniziate a disprezzare la regola.

È qualcosa di molto sottile: voi vi spostate da un lato all’altro. Se cerco di spingervi, andate sul lato opposto come una molla. Se cerco di spingervi sul lato opposto, scattate dall’altra parte come una molla. Il fatto è, la questione di base è che gli estremi devono essere evitati. Questo è il punto fondamentale: gli estremi vanno evitati.

Se vi accorgete che state diventando negativi, prendete la vostra scarpa e battete (“shoebittate”, ndt) voi stessi ben bene. Andate fuori a gridare oppure prendete un cuscino e colpitelo con forza, va bene?

Se però siete negativi dentro, ciò che farete sarà andare a picchiare vostra moglie o vostro marito, a seconda dei casi.

Ma c’è una cosa da fare, che è molto semplice per un sahaja yogi, ed è ridere di se stessi.

Divertitevi: “Guarda questo signor Tal dei Tali, ebbene, quello sono io”. Iniziate ad osservare voi stessi in questo modo, a ridere di voi stessi: “Ah, così adesso il signor Tal dei Tali sta arrivando in questo modo! Oh avanti, dai, adesso arriva la vanità; vorrei proprio vederla, questa mia vanità. Guarda il signor ego che arriva. Ecco qui il signor ego”. (Risate)

A quel punto (Shri Mataji ride) inizierete a vedere. Divertitevi nel vero senso del termine e sarete sorpresi che queste cose scompariranno.

Uno yogi (audio non chiaro): Sa, intendo dire, quando Lei osserva qualcosa e dice ciò che ha osservato… (il resto è indistinto).

Shri Mataji: Sì, sì, ovviamente, è proprio così. Sì.

Lo yogi: Lei dirà questa cosa…

Shri Mataji: Sì.

Lo yogi: …però noi non la correggiamo. Cosa c’è che non va?

Shri Mataji: No, voi dovreste dire (al problema, ndt): “Vattene. Prendi la rincorsa e vattene”.

Questo mi aiuterà. Se volete qualche frase posso suggerirvela, ma penso che in inglese siate molto più dotati voi, grazie a tutto il bellissimo umorismo che avete.

Usatelo con voi stessi. Sapete, l’umorismo è davvero una cosa bellissima che potete proprio usare su voi stessi, invece di suonare queste canzoni malinconiche (risate) e crogiolarvi stupidamente in tutte queste assurdità romantiche (risate).

Meglio usare un po’ di umorismo con voi stessi, sedetevi (con un profondo senso dell’umorismo? Non chiaro, ndt) e divertitevi usando l’umorismo su voi stessi. Fa miracoli. E le persone che sanno ridere di se stesse sono le migliori.

[Registrazione interrotta]

Tutto ciò che era stupido viene (corretto e) plasmato e vedete quel meraviglioso Spirito apportatore di gioia manifestarsi in voi in modo meraviglioso. E tutte le vostre preoccupazioni, tutti i vostri problemi, tutta la negatività, la cosiddetta aggressività e tutto il resto scompaiono e vi fondete con lo Spirito.

E vedete tutto attraverso di Esso, illuminato dalla sua brillantezza; vedete attraverso e ne sentite la dignità e la gioia, e la brillantezza che dà.

Immaginate di essere il sole e di sorgere: allora si vedono arrivare il sole, i raggi che arrivano e agiscono, curano, trasformano i colori e danno vita. Pensate come vi sentite dignitosi e meravigliosi. Ma non vi sentite pieni di vanità per questo.

Se siete il sole non pensate di essere qualcosa di speciale. Ne prendete semplicemente atto.

La vanità nasce quando vi manca qualcosa. Quando l’avete veramente dite: “Va bene, sono io”, è qualcosa che fluisce, si osserva semplicemente il modo meraviglioso in cui fluisce.

A causa della ricerca scientifica in campo psicologico, è venuto a crearsi in noi questo mito per cui se si cerca di gioire di qualcosa del genere si diventa superbi. E così non gioite.

Insomma il subtotale dell’intera questione è – secondo gli psicologi – che non gioite di nulla della vita. È questo il subtotale a cui si arriva (ride). Se non è applicato ad un’anima realizzata, con la compassione, l’amore e una corretta comprensione, si arriva a questo, che non si gioirà di nulla nella vita.

Voi analizzate qualsiasi cosa: (concludendo che) in un modo siete cattivi, in un altro siete cattivi. In un modo o in un altro siete in errore. Avete torto in tutto, dovreste essere finiti: siete dei buoni a nulla, inutili, reietti, e finite in un manicomio o in qualche altro luogo squallido che non è assolutamente adatto come abitazione umana. Devo dire che tutto ciò è idiota, è stupido.

È come ciò che è chiamato in marathi dhupatne, ossia l’oggetto usato per bruciare l’incenso. È concavo sia da una parte che dall’altra, perché da un lato vi è il supporto e dall’altro si mette l’incenso (come due tazze poggiate una sull’altra in senso opposto, con le basi a contatto, ndt).

Si prende dunque il dhupatna e si chiede qualcosa[1].

Si mette dell’incenso nella coppa e si gira (il portaincenso) dall’altra parte (il raccoglitore della cenere).

Nel raccoglitore si vede qualcosa, ma nella coppa si è consumato. Allora andate a guardare nel raccoglitore, poiché la coppa è vuota in quanto tutto l’incenso è bruciato, non è rimasto nulla.

Dunque si dice: “Hati Dhupatne dene”, significa che questo dhupatne è ciò che vi viene dato in mano.

Quindi, per prima cosa, guardando questa parte, voi cercate di riempire la coppa di gioia. Giusto? Poi lo girate per riempire l’altra parte. Ma da un lato ricevete, mentre l’altro lato è il supporto. Ciò significa che non dovete oscillare a destra e poi a sinistra.

Quando arrivate a sinistra la destra è consumata e, quando arrivate a destra, è consumata la sinistra.

State al centro, dunque!

Spingetevi verso il centro. Restate lì. Osservate il silenzio. Il silenzio della gioia subentra lentamente.

[Lungo silenzio]

Che cos’è? Che succede? [Uno yogi si era addormentato: “Dorme!”, risate, scambio di battute] Fantastico! (Una yogini dice: “Dorme ancora meravigliosamente!”.) Eh? (Altre battute e risate)  Fantastico, questo… (parole indistinte).

Ora, qualche domanda?

Uno yogi: Fino a che punto dovremmo preoccuparci di altre persone, Shri Mataji…

Shri Mataji: Che cosa?

Lo yogi: (Non chiaramente udibile) Fino a che punto dovremmo preoccuparci delle altre persone, intendo dire in una situazione in cui ci sono altre persone che dovrebbero ormai comprendere meglio…

Shri Mataji: Sì.

Lo yogi: (Audio non chiaro) … e tuttavia per loro si dipende ancora dagli stupidi (Shri Mataji ride. Lo yogi continua a parlare ma non si sente con chiarezza).

Shri Mataji: Sì. Vedi, Regis, direi che voi avete saggezza. Tutti voi avete saggezza, quindi parlate loro in un modo da tenere voi il timone, come si dice. Perché se si dice a qualcuno: “Sei uno stupido”, insomma, mi renderà la vita un inferno. Fareste meglio a non farlo (ride).

Bene. Ora, se io dico a qualcuno: “Sei molto in gamba”, mentre si tratta di uno stupido (risate), se è veramente…

Yogi: (Non chiaramente udibile) Quando pensano se ne rendono conto, e allora non sono stupidi.

Shri Mataji: Sì, anche loro si renderanno conto di questo. Perché la gente qui è molto intelligente.

Sono stupidi in quanto (carenti di) saggezza, ma comprendono, sanno molto bene ciò che gli altri dicono e tutto il resto.

Quindi la cosa migliore, ogni qualvolta dovete lavorare su di loro, è farlo di nascosto. Date loro dei bandhan, fate shoebeat.

Ma apertamente offrite loro del tè. (Risate. Un sahaja yogi dice qualcosa… “vibrato”…)

Vibrato, ovviamente, certo, certo, s’intende. Tenete la fotografia di Mataji e una candela e poi invitateli. Offrite loro un tè, dei chana (ceci, ndt). Vedete, è così che dovete procedere con queste persone. Perché loro non comprendono queste cose, malgrado possano essere molto intelligenti. Quindi offrite dei chana. Se vogliono un po’ d’acqua, offrite loro acqua vibrata.

[La registrazione audio termina qui]





[1] Forse per una specie di divinazione. A questo punto Shri Mataji spiega una pratica che non si capisce bene se non la si conosce. L’esempio comunque è chiaro: immaginiamo di essere come un oggetto con due lati concavi opposti – come quel bruciaincensi: è impossibile mantenere piene tutte e due le cavità. Se, dopo aver riempito una parte – di gioia, dice Shri Mataji – si cerca di riempire anche l’altra, succederà che il contenuto della prima verrà versato. Allo stesso modo, la gioia del lato sinistro e quella del lato destro non ci daranno mai la pienezza, perché troppo estreme. Ndt