Il significato del Puja

(Inghilterra)

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Il significato del Puja, GB, 19 Luglio 1980.

… Ora, per quanto riguarda il puja, si deve capire che senza Realizzazione un puja non ha significato, perché non si è  ananya, cioè interamente consapevoli di se stessi.

Krishna descrive la bakti  come  ananya. Dice: “Io vi darò ananya bakti“. Lui vuole l’ananya bakti, quello stato in cui non c’è l’altro; come a dire quando si è realizzati.

“Per parte mia – dice – un fiore, un frutto, dell’acqua, qua­lunque cosa voi mi diate, io la accetto. Ma al momento di offrire – dice – voi dovete venire da me con ananya bakti, cioè quando siete divenuti Uno con me. Poi segue la devozione, non prima: pri­ma non siete connessi”.

Il puja è la proiezione del lato sinistro. E’ una molto forte neutralizzazione del lato destro  e, specialmente per quelle persone o per quelle atmosfere in cui il lato destro è forte, il puja è l’ideale.

Quello che viene proiettato  è la devozione, la bakti.

E cosa accade realmente quando fate questa proiezione attraverso un puja?

Si è trovato, ed è quanto vi sto raccontando, che la cosa più im­portante da fare è di risvegliare dentro di voi, adorandole, le deità che stanno ancora dormendo.

Ma poiché queste deità, deità primordiali, sono in me, voi adorate me. Ogni deità in me è risvegliata, e attraverso questo le vostre deità si risvegliano.

Dunque innanzitutto dovete migliorare le vostre vibra­zioni per poter ricevere.

Se la ricezione non è buona a che servirà mai qualunque puja, qua­lunque proiezione?

Dunque prima noi, in un certo senso, prepariamo il nostro strumen­to di proiezione. Quella preparazione fatta pregando le diverse deità, è quello che chiamiamo un Kundalini Puja.

Pregando la mia kundalini accrescete la vostra capacità di rispec­chiarmi. Perché allora le vibrazioni da me scorrono e si uniscono alle vostre, e tutto si risveglia.

E veniamo alla proiezione che sta a voi fare, attivare. Una volta che lo strumento sia a posto allora potete usarlo per proiettare. Come? Adorando la Dea come protettrice dell’intero universo, lo­dando i suoi diversi attributi, anche il suo viso, le sue mani, tutto ha valore.

Lodando i suoi poteri.

Con le parole che pronunciate, e che ripetete, echeggiate nella vostra proiezione i suoi poteri, e allora la vostra proiezione di­viene così potente!

Quel che succede è qualcosa di molto sottile. E’ miracoloso.

Queste cose sembrano molto semplici. Per esempio, il sem­plice fatto di lavare i miei piedi.

Quant’è semplice lavare i miei piedi!

Ma guardateli. Non so se lo vedete, ma io ci vedo l’intero univer­so, e ne resto stordita.

Perché lavate i miei piedi, cosa fate in realtà? Quel che è vero è che i miei piedi hanno lavorato molto duramente. E voi allora vi versate sopra un po’ d’acqua per rinfrescarli, per alludere al fatto che sì, lo sentite lo sforzo che questi piedi hanno fatto, e da essi allora fluisce una specie di dolcissimo e melodioso amore.

Ad esempio, oggi appena arrivata ho visto subito Paul che mi era venuto incontro dicendo: “Anch’io stavo per per­dermi…”  Vedete che garbo, che attenzione, che comprensione:  ‘…Madre sta arrivando, facciamo in modo che ci trovi senza dif­ficoltà!’  Proprio così, e tutto subito ha preso ad essere dolce e bello. Perché questo amore che comprende tutto  non vuole niente, ma è solo eccitato se c’è qualcuno pronto a ricever­lo.

E come dire che si è pronti a ricevere?

Attraverso queste piccole, piccole cose. Quando rinfrescate i miei piedi e li lavate, li pulite, sapete che significato essi hanno: operate un rico­noscimento. Riconoscermi:  come potete  dimostrar­lo?  Ecco queste  cerimo­nie, queste piccole cerimonie, sono impor­tanti perché esprimono il vostro riconoscimento.

Di per sé potrebbero essere cose assolutamente stupide, morte, senza nessuna energia.

E possono essere colme di vita se sapete perché le fate.

Poi li cospargete di un po’ di olio, e ancora li alleviate. Per dire proprio: “Madre tu hai lavorato molto duramente, i tuoi piedi hanno lavorato molto duramente!..” Di per sé queste parole… voglio dire, non fa diffe­renza se queste cose le dite in maniera più razionale, ma per quell’ amore che questi piedi sono, la differenza è grande.

E’ la stessa dolcezza di quando quella cosettina che è un bambino posa la mano sulla guancia della madre, proprio per esprimere  gra­titudine, e il cuore della madre batte forte d’amore…

Sono comportamenti scambievoli, molto sottili, e questo tipo di attività sottile è geneticamente predisposta: funziona solo così.

Quanto più amate con tutto il cuore, tanta più gioia sentirete; quanto più sarete razionali e mentali, tanto meno ne sentirete.

Si deve capire che, certo, è importante che vi puliate, ma ci deve essere questa proiezione verso vostra Madre, questa è la vetta. Una volta che abbiate raggiunto questa vetta allora di­ventate pieni dei vostri poteri e siete in condizione di dare ad altri.

Ma questo dare non è nulla se non qualcosa di veramente scambievo­le e assolutamente reciproco, perché la Devi conosce di voi tutto: se cercate di fare qualcos’altro, Lei lo saprà e ve lo dirà molto fran­camente: “Questa è una cosa che non si fa, quella è una cosa che non si fa, anche quest’altra è una cosa che non si fa!” Ve lo dirà chia­ramente, co­sicchè non ci siano proprio confusioni.

Ma, ancora, perché tutto possa funzionare ricordatevi che ci deve essere reciprocità, non può venir da una parte sola, dev’essere qualcosa che funzioni da tutte e due le parti. Allora tutto va meglio, e con questo Amore vi arriva dentro una sensazio­ne di compattezza, una specie di lubrificante, capace di penetrare e far muovere ogni cosa.

Il puja è davvero la molla di scatto, vi proietta in un altro reame, è veramente miracoloso.

Una volta che abbiate fatto un puja potete poi fare quella proie­zione molto più forte, anche solo nel vostro silenzio. Il vostro silenzio diventa in se stesso potente.

Nel caso particolare delle vostre vite occidentali, dobbiamo stabi­lizzare l’innocenza, questo è molto importante. E’ la prima cosa ad essere attaccata. L’innocenza è attaccata da moltissime cose, quindi dobbiamo stabilizzarla.

L’innocenza è la cosa più potente, non vede il male, non vede com’è la gente, che non ama. Quindi Ganesha è molto importante per i paesi occiden­tali, molto importante, perché questa è l’essenza di ogni cosa, io credo che sia la cosa più essenziale. Questo è il motivo per cui adoriamo shri Ganesha per primo.

Ganesha è stato creato prima di tutto, poiché è il fi­glio mag­giore, è il primo figlio, è il vostro fratello più grande, e anche se Kumara (Kartikeya) è sempre trattato come fratello mag­giore e Ganesha chiama se stesso  ‘fratello minore’, ciononostante è lui che è stato creato per primo. Ma rimane sempre giovane, non invec­chia e dunque, in un certo senso, è sempre più giovane anche di voi.

E’ una cosa molto sottile da capire che un essere così, piccolo piccolo, sia tanto più saggio, sia la Saggezza. Vi riesce di immagi­nare che un bimbo così piccolo sia così saggio? Ma c’è di più: lui è come un piccolo bimbo adulto, un piccolo bimbo molto maturo e sag­gio. Quindi se guardiamo agli anni, voi siete più in là di lui, ma se guardiamo alla saggezza, è lui il maggiore.

Allo stesso modo potete capire com’è che riusciamo ad evocare tutte le deità dentro di noi solo facendo queste piccole cose, dicendo i loro mantra: perché ora siete risvegliati, ogni parola che dite è una parola risvegliata, è un siddha mantra. Con questo Guru Puja sto realmente  per darvi la chiave del siddha, la stabilizzazione del siddha, per essere maestri, maestri di ogni chakra e di ogni deità che sia lì incastonata, perché possiate go­vernare il tutto.

Come farlo, sto per dirvelo in questo Guru Puja, non dubi­tate, sto per far succedere questo. Ma questo puja deve essere fatto con la massima comprensione e  con completo, pieno ricono­scimento: è una grande fortuna. Anche i Devas sono gelosi di voi, come lo sono tutti i rishi (i saggi che vivono nella giungla). C’è tanta gente gelosa di voi. A voi è concesso il più grande privilegio, la più grande for­tuna. Fatene pieno uso.

E le deità possono essere compiaciute con cose molto sempli­ci, molto semplici. Conoscete vostra Madre, può essere compiaciuta con cose molto, molto semplici. C’è solo una cosa: quanto cuore ci met­tete, questo è il punto.

Penso che potremo fare il puja domani, oggi abbiamo ca­pito che non è qualcosa su cui mettersi a pensare, è più qualcosa da sentire e comprendere e far diventare un fatto reale.

Perché entrerete nella consapevolezza senza pensieri. E’ più una fonte, la fonte di un passaggio in un’altra dimensione.

Per esempio, credo che chiederò ad Harry di raccontare il miracolo che ci è accaduto ieri per strada. Harry si era completa­mente perso, e chi avrebbe dovuto indicargli la strada era Regis, perciò proprio non c’erano speranze… Ma poi ci accadde un miracolo mentre percorrevamo la strada all’inverso: c’era sulla M-1 un ingor­go totale, e si vedeva che non si muoveva niente per chilo­metri e chilometri, e improvvisamente, in due minuti… che accadde?

Vediamo cos’è che gli ho detto e come poi alla fine lui ha risol­to. E’ un problema, sapete, seguir tutto, veder tutto… Comunque, lui ha creduto che io gli avessi detto: “Metti l’attenzione den­tro!”. Lui ha una tendenza al left side, una inclinazione, ma quando ci si va un po’ troppo dentro, l’inclinazione diventa un dirupo… Lui ha cominciato a capire che qualcosa proprio non an­dava.

Io non gli avevo detto di far niente.  Comunque  ‘metti l’at­tenzione dentro’  vuol dire: ‘Se così entri in quello stato che chiamiamo realizzazione’.  Se questo non accade,  c’è qualcosa che non va da qual­che parte.

A quel punto la cosa principale è che si è persa la strada.

Quel che avevo detto ad Harry era: “Non mettere l’attenzione dentro, perché altrimenti vai giù…”  Ed erano proprio sul punto di… Questa è la Maya, che vi sconvolge.  Proiettatevi fuori !!!

C’era un’altra esperienza che ho raccontato e che è que­sta. C’erano due giornalisti, il signor Marathi e un suo amico, tutti e due Sahaja Yogi. Io ero andata all’Associazione  dei Gior­nalisti, dove c’era un incontro. E ci fu un giornalista che: “Sì, sì Madre, io ho completa fede in lei perché c’è stato un miracolo che è accaduto a un mio amico, il suo nome è Marathi, e lui è un Sahaja Yogi.”

Ho chiesto: “Cos’è accaduto?” Mi disse che stavano tornando da Puna a Bombay, e gli si erano rotti i freni dell’auto su una stra­da  fortemente in discesa. All’improvviso videro un enorme ca­mion con tutte le luci sopra che saliva nella direzione opposta. Non sapevano come controllare l’auto e  stavano per fare un terri­bile scontro.

E allora, semplicemente, chiusero gli occhi dicendo: “Adesso, Ma­dre, salvaci!!”

All’improvviso si accorsero che la loro macchina si trovava al di là di quell’enorme cosa, di quel camion, il quale continuava la sua salita.

Non riuscivano a capire, era come se qualcuno avesse sollevato la loro macchina e l’avesse depositata alle spalle del camion.

Dunque questi miracoli possono accadere , se vi proiettate al di fuori.

Ma per proiettarvi al di fuori, dovete prima essere pu­liti dentro. Anche qui, però, se la vostra attenzione è continua­mente tesa: ” Dove sono i miei blocchi? “, allora cadete nella razionali­tà: “Il blocco deve dipendere da questo, deve dipendere da quest’al­tro…”

Vi ho detto centinaia di volte di non chiedere perché. Abbandonatela proprio l’espressione ‘perché?’. “Perché ho un bloc­co qui?”

Si sbloccherà! Questa mania deve finire. Voi non potete dire il perché di nulla in Sahaja Yoga, no? Perché io vi ho incontrato? Perché avete potuto avere la realizzazione? Fatene pure cento di domande, duecento, trecento, cinquecento, non otterrete nessuna risposta. Perciò lasciate perdere.

Non è la vostra razionalità. E’ la Grazia, è il capriccio del­la Grazia.

Questo è quello che fa funzionare tutto. Che ci provate a fare? Chiedete solo di ricevere la Grazia, e basta. E’ silenziosa. E fun­ziona.

Altrimenti è una pazzia! Diventerete matti. E’ la più grande paz­zia voler sapere il perché di ogni cosa. Come potreste capirlo? Non avete quella chitti (attenzione) per capire alcunché!

Siete capaci di dare spiegazioni? Come potreste? Sarebbe più faci­le far capire a una formica la civiltà umana e tutti gli sporchi  gio­chi che fanno i politici.

Voi non potete capire i perché di Dio. Questo è il tipo di rappor­to con lui. Perciò lasciate perdere certe domande. E’ qualcosa di trop­po grandio­so, troppo grande per la vostra razionalità.

Perché Dio agisce? Come agisce? Quali sono i suoi poteri?

L’unica cosa che dovete fare, come degli scienziati, è os­servare e prendere nota: “Sì, è così; sì è così; sì è così!” Veri­ficate e osservate. Quello che c’è di diverso tra voi e gli scien­ziati è che voi potete vedere il lavoro sottile.

Ma perché funziona? Questo è il capriccio di Dio! Lui fa quel che gli piace fare. Chi siete voi per far domande a Dio? Come po­tete sottoporlo a interrogativi? Smettete di porre la domanda ‘per­ché?’ e vi sentirete molto meglio.

Vedete, si tratta di Dio!!! E’ Lui che fa. Questa è la fede. Non quella cieca, ma quella vera, accompagnata dal buon sen­so.

Vi ho raccontato la storia di mia nonna molte volte, come mi parlava della fede… Credo di avervela ripetuta così tante vol­te… ma ve la racconterò ancora oggi.

C’erano, in luoghi diversi, tre tizi e uno di loro stava an­dando a vedere Dio. Gli altri due lo vennero a sapere. Uno di loro viveva nella foresta, stando sempre sulla testa, facendo tutti i tipi di yoga e via dicendo, e pregava Dio – forse con tutte e due le mani verso di Lui e i piedi nell’acqua – invocandolo così: “Per­ché non mi vuoi incontrare? Perché non mi vuoi incontrare? Io vo­glio incontrarti! Perché  Tu non  vuoi incontrarmi?”

E l’uomo che stava andando a vedere Dio passò da quelle parti. Allo­ra quello gli disse: “Ti prego, va e portagli questo messag­gio: ‘Perché non vieni a trovarmi? E’ meglio se lo fai, perché non lo fai?'” Era diventato magro, sapete, tutto smunto, in una condi­zione veramente miserevole.

“Va bene – disse l’altro mosso a pietà – va bene, andrò da Dio e gli parlerò di te.”

Poi incontrò un altro uomo che sedeva per strada. Dev’essere stato proprio lì, buttato a un canto della strada. E questo gli disse: “Oh! ho sentito bene, stai andando ad incontrare Dio?”

“Sì – disse – sto andando ad incontrare Dio.”

“Allora vorrai comunicargli una piccola cosa…”

E quello: “Quale?”

“Digli solo che non ho mangiato, che mi mandi subito del cibo, ho fame!”

E quello: “Cosa??”

“Sì, digli solo questo”.

E il nostro andò su. E vide Dio. Dio chiese: “Hai incontrato qual­cuno lungo la strada?”

“Sì – rispose – ho incontrato un tipo orribile che non fa che ripe­tere: ‘Perché no?… Perché questo, perché quello?… Dovrei forse  far que­sto, dovrei forse far quello… e qua e là…’ Va sempre avanti così! Insomma, vuoi andare ad incontrarlo? Questa è la sua richie­sta”.

E Dio disse: “No, meglio dirgli di continuare così ancora un pochino. Vedi… deve ancora continuare. Bisogna che si sforzi un po’ di più altri­menti non si sentirà soddisfatto.  Finché non ab­bandonerà i suoi sforzi lasciamolo continuare”

Voglio dire, roba da diventar matti, così. Ma Dio disse:

“Insomma, che continui pure! Che posso farci?  La gente così, se glielo si dice, non vuole stare a sentire, dunque che continuino pure!”

Quello che era andato da lui disse ancora: “Poi ho incontrato un altro tipo, che viveva per strada, e ha detto: ‘Ho fame, chiedi a Dio di mandarmi qualcosa da mangiare, chiediglielo. Dì a Dio che ho fame’ ”

E Dio: “Davvero?!” Poi, chiamati tutti i suoi dirigenti, disse: “Svelti, che gli si mandi da mangiare! Non avete ancora preparato il suo pasto e tutto quello che ha ordinato? Fatelo!”

Quello che era andato da lui era molto sorpreso: “Ma come, quello ha solo chiesto ‘Ho fame’, e Dio è così sollecito con lui, e non si preoccupa di quell’altro che è lì ritto sulla testa e gli ha rivolto così tante domande?”

Ma Dio conosce tutto, e allora gli disse: “Bene, tu stai tor­nando giù, ora. Racconta solo una storia a tutt’e due, e guarda le loro reazioni. Allora capirai.”

E gli disse la storia: “Va da loro e dì: ‘Sono stato da Dio e ho visto che lui ha fatto passare un cammello per la cruna di un ago.’ ”

E quello : “Davvero?”

“Sì, va da loro e digli così”.

E quello andò giù. Il tipo che stava sulla testa stava ancora così. Si rimise normale: “Che cosa ha detto Dio?”

“Ha detto che devi continuare così.”

“Davvero? Sia lode a Dio!”

“Sì, ha detto così.”

“E hai visto qualcosa di speciale lì?”

“Sì, ho visto che ha fatto passare un cammello per la cruna di un ago;”

“No, no, non raccontarmi fandonie! Come potrebbe… un cammello, così grosso!… come può passare per l’occhiello di un ago? A par­te tutto  è veramente impossibile, è impossibile! Questo è impos­sibile! Stai solo cercando di prendermi in giro. Siccome tu sei stato da Dio pensi di poterti prendere gioco di me. No, no, questa non me la bevo, non me la be­vo!”

E quello andò dall’altro, quello che viveva per strada. Stava placidamente mangiando il suo cibo. Disse: “Sì, lo sapevo… vedi, ti ho fatto quella richiesta solo perché tu mi hai chiesto se avevo qualcosa da dirti, ma lo sapevo che Dio mi avrebbe manda­to cibo e tutto il resto. Sto perfettamente a posto”. Poi aggiun­se: “Hai visto niente di meraviglioso lì?”

E l’altro: “Ho visto la meraviglia delle meraviglie, il miracolo dei miracoli: Dio ha fatto passare un cammello per la cruna di un ago!”

E quello: “E che c’è di così miracoloso? Lui è Dio! E’ Dio Onnipo­tente!

Che c’è di strano? Lui può far passare universi ed universi attra­verso quel forellino! Cos’è questo per Dio? Lui è Dio Onnipotente, non lo capisci? Dio Onnipotente! Siccome l’hai incontrato, pensi che non valga nulla. Poiché è stato così facile per te, pensi che lui non valga nulla. Poiché si comporta come te, tu pensi che lui non valga nulla! E’ Dio Onnipotente! E allora una cosa così, cos’è per lui?”

Allora quello capì.

Questa è fede. Che è la cosa che diviene illuminata den­tro di voi con un puja. Non la vostra razionalità, che, di fat­to viene parecchio portata giù.

Con questa idea, domani avremo il puja, va bene?

Che Dio vi benedica!