Shri Krishna Puja, Aumentare il senso di collettività

(Inghilterra)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

Shri Krishna Puja

Aumentare il senso di collettività

Casa della sahaja yogini Gillian, Hove, Brighton (GB), 12 Luglio 1981


… per l’attenzione, (ci sono) due centri molto importanti per i sahaja yogi ed anche per come è la situazione, uno è il Vishuddhi sinistro (Shri Mataji ride) e uno quello del cuore.

Proprio ora, mentre venivo, sapevo che c’era molto Vishuddhi sinistro ovunque, e anche in macchina ho sentito la stessa cosa. Non sapevo cosa fare. Infatti c’era chi pensava: “Vorrei che avessimo fatto questo e quello”; ed io stavo solo aspettando un’occasione per interrompere tutto questo, sapete. E poi, all’improvviso, ho avuto l’opportunità ed ho reso tutta la situazione uno scherzo.

La combinazione tra Vishuddhi sinistro e gioia è davvero forte. Il Vishuddhi sinistro inoltre è di due tipi.

Uno è quello di chi non si sente in colpa. Gli indiani non si sentiranno mai in colpa. Troverete di rado un indiano che si senta in colpa. È raro, non è nel loro carattere. Insomma, loro sono risoluti a non sentirsi in colpa. Riuscite a crederci? Anche se hanno sbagliato continueranno sfacciatamente. Se glielo dite prenderanno un’altra direzione; se dite loro qualcosa, andranno in un’altra direzione; ma non cambieranno mai. Sono persone molto testarde, estremamente ostinate. Solo se in qualche modo riuscite a spezzare la loro ostinazione cambieranno, altrimenti continueranno (imperterriti).

L’altro tipo è il Vishuddhi sinistro occidentale: qualunque cosa si possa provare, loro avranno un senso di colpa. Li fate ridere, gli fate il solletico (risate), scherzate con loro, li fate sentire bene: nonostante ciò, per piccole, minuscole cose inizieranno a sentirsi in colpa.

Insomma, anche quella è un’altra forma di ostinazione! Cerchiamo di capire: quale colpa possiamo mai avere?!

Innanzitutto, per come sono, gli indiani non commettono mai errori. Se dite loro qualcosa diranno: “Perché dai la colpa a me?”. Insomma, loro non si assumeranno mai la colpa di niente. In un certo qual modo, forse, è perché, essendo stati schiavi per trecento anni, hanno sviluppato dentro di sé l’idea che se ci si assume una colpa si viene puniti. Quindi è meglio non assumersi mai la colpa e non cadere mai in quella trappola. È una sorta di Vishuddhi sinistro di tipo egoistico, si può dire.

Ma l’altro è incurabile, mentre il primo si cura da solo.

Se a qualcuno così dite che non dovrebbe fare una certa cosa, risponderà: “D’accordo, farò qualcos’altro”.

Allora io mi ritirerò. “Farò in questo modo, poi me ne andrò, poi farò in quest’altro modo”. Ma non abbandoneranno mai le loro abitudini. Quello è un tipo (di Vishuddhi).

Alcuni di voi hanno questo tipo. Pochissimi, ma lo avete. Ora, dato che siamo qui per migliorarci e svilupparci maggiormente, dobbiamo comprendere come farlo. Non si devono cercare scuse. È molto facile dire: “Oh, la mia salute non è buona” – magari qualcuno lo dirà – “non sono adatto a questo; sono cattivo”. Cose di ogni genere. È semplicemente un trovare difetti in se stessi. Per cosa? Insomma, il secondo tipo di Vishuddhi sinistro esiste solo perché è il solo modo per poter sfuggire a se stessi.

Insomma, il risultato finale dei due Vishuddhi è che non ottenete nulla. Giusto?

Qualcuno (del primo tipo, il Vishuddhi che non ammette colpe, ndt) può dire: “No, io non ho fatto niente di male, sai, continuerò così”. (Mentre) un altro (del secondo tipo, il Vishuddhi che si sente in colpa, ndt) rimarrà quieto, riservato, non dirà nulla ma sarà irremovibile. Non sorriderà, non riderà, perderà il senso della collettività. Ma qual è il vantaggio? Voglio dire, non continuerete con queste cose frivole per tutta la vostra vita, no?

Dovete progredire; e dove dovete arrivare?

Allo stato di testimonianza. Dovete pervenire allo stato di testimonianza. Finché non osservate tutto quanto da testimoni non ottenete vantaggi.

E come si fa ad essere testimoni?

Osservando la futilità di queste specie di spigolosità che avete. Osservate la commedia da testimoni. Osservate voi stessi come foste attori.

Osservate semplicemente che certe cose stanno accadendo, bene. Perché dovreste preoccuparvene?

Dovreste amare gli altri. Dovreste essere in uno stato d’animo amorevole, lieto e gioioso. Non dovreste preoccuparvi di ciò che accadrà a voi o agli altri. Osservate tutto il gioco da persone distaccate.

Continuate ad osservarlo da testimoni (il gioco) e lo sviluppo sarà tale che sarete persone molto amorevoli e dotate di senso di collettività.

Certo, questo stato di testimonianza può essere anche ostacolato da alcune persone piene di ego. In Sahaja Yoga abbiamo tre o quattro persone che ormai penso rimarranno egoiste nonostante qualsiasi cosa io possa provare.

Vedete, sono persone molto difficili. Sono impopolari. Nessuno ama questo tipo di persone. Non capiscono l’importanza della collettività. Troveranno difetti in tutti tranne che in se stessi. Vanno avanti così.

A volte migliorano leggermente, e poi ricadono giù. Ma noi dobbiamo osservare da testimoni tutti loro.

Questo non giustifica comunque mai il vostro comportamento. Supponiamo che qualcuno – un certo X, Y, Z – sia così, che sia difficile, non abbia il senso della collettività. Diciamo che la situazione sia questa, vedete. Ebbene, quale dovrebbe essere il vostro atteggiamento? Dovreste esserne toccati? Assolutamente no, se siete testimoni. Dovreste forse esserne affascinati o attirati o diventare come lui? Assolutamente no, perché siete un essere collettivo.

Qual è la terza cosa che potete fare? Sapete dirmelo? Con una persona così difficile che cosa farete? Cosa dovremmo fare con una persona così? Se c’è una persona difficile con noi, alcuni la detestano. Se c’è una persona simile la detestano. Ma noi non possiamo perfezionarla, non sta a noi perfezionarla. Siamo forse perfetti noi?

Allora cosa dovremmo fare?

Sahaja yogini: Dovremmo amarla ancora di più.

Shri Mataji: Sì, è vero, dovremmo amarla, ma a volte potrebbe fraintendere il vostro amore. Non solo, ma potrebbe diventare più aggressiva perché dà il vostro amore per scontato. Che cosa dovrebbero fare i sahaja yogi?

Sahaja yogini: Shoebittarla.

Shri Mataji: Sì, questo è un modo. È molto semplice, molto vicino a voi, ma lo dimenticate.

Sahaja yogi: Lavorarla.

Shri Mataji: Che cosa?

Yogi: Lavorarla, Madre.

Shri Mataji: Va bene. Ma ancora più semplice.

Yogi: Dare bandhan.

Shri Mataji: Che cosa?

Sahaja yogi: Dargli un bandhan.

Shri Mataji: È ancora più semplice.

Alcuni yogi: Ignorarlo! (Risate)

Shri Mataji: Questo è il vostro stile umano, non da sahaja yogi! (Risate)

Sahaja yogi (Ray Harris): Dirgli che non saranno tollerate assurdità.

Shri Mataji: Dirgli che…?

Ray: Dirgli che non saranno tollerate le sue assurdità.

Shri Mataji: Anche questo è umano, tutti lo fanno! Ma qual è la specialità dei sahaja yogi? Ora Gavin sta usando il cervello. (Shri Mataji ride) Usa il tuo cuore!

Sahaja yogini (Linda): Pregare Te, Madre, che tutto vada a posto.

Shri Mataji: Come?

Linda: Pregare Te che tutto vada a posto.

Shri Mataji: Ecco, è questo. Lo ha detto lei. Affidatelo a me. Lo ha detto lei. Ecco perché Linda ha ottenuto così tanto. Lasciate fare a me. Se credete in me, non preoccupatevi, affidatelo a me. Qualunque cosa io dica, qualunque cosa, su come trattare quella persona, ascoltatemi. Affidatela a me.

Se io sono disponibile potete parlarmene, ma affidatela a me. Io so tutto. Affidatela a me e può essere risolto. È così semplice.

Sahaja Yoga è molto semplice, è reso facile, è reso assolutamente facile. Ma noi crediamo, ancora, più in noi stessi che nel Divino; non è così?

Questo è ciò che fanno tutti gli altri, ma per i sahaja yogi è importante affidare tutto a me.

Io so come fare. So come punire ed anche come salvare e so amare.

Quindi affidate tutto a me. Potete anche scrivermi una lettera che magari non leggerò mai, non ha importanza; potete pregare, questo è il modo migliore. Le cose funzionano meglio.

Dov’è Peter? È arrivato?

Sahaja yogi: Madre, temo di aver dimenticato le foglie di betel[1] e lui è andato a prenderle a casa di Pam.

Shri Mataji: È andato a casa di Pam?

Yogini: Sì, Madre, per le foglie di betel.

Shri Mataji: Va bene, va bene. Lasciate perdere, se non ci sono foglie di betel non ha importanza. Qui ci sono così tante altre foglie che possono essere usate. In India vanno bene le foglie di betel, ma perché in Inghilterra? Le migliori sono quelle d’acero. Io adoro l’acero. Avete l’acero qui? Questo qui. Avete queste foglie bellissime, vero? Le adoro. I vostri aceri sono meravigliosi.

Ebbene, ora: come facciamo a metterci a posto con questa faccenda del senso di colpa, del sentirsi in colpa?

Prima di tutto osserviamo le persone, perché penso che il problema principale sia il senso di colpa. Quando vi metterete ad osservare voi stessi da testimoni, inizierete a vedere il modo in cui la mente diventa sempre più sottile riguardo al senso di colpa. Prima nascerà il senso di colpa: “Oh, non avrei dovuto dire questo a quella persona”, nasce tutto ciò.

In realtà l’altra persona non si è neppure resa conto che abbiate detto qualcosa di duro. Ma voi pensate: Oh, non avrei dovuto dire questo o dire quello”, e create una barriera.

Se siete testimoni (vi accorgete) che è la mente a giocarvi un tiro cercando di separarvi dall’altra persona. Molte relazioni si troncano soltanto a causa del senso di colpa.

Se riuscirete a superare questa mentalità, e riuscirete a non serbare mai nella mente concetti né riserve su qualcuno, sarete sorpresi che non ci sarà alcun senso di colpa nella vostra mente.

La vostra mente riversa continuamente queste idee nella vostra testa. Continuate a negarle e loro diverranno sempre più sottili.

Arriveranno al punto di (farvi pensare): “Oh, non avrei dovuto fare questo a Madre”. Si arriva a questo punto. Vedete, l’altro aspetto è quello di pregare Madre sentendosi colpevoli: “Ah, non avrei dovuto mettere i piedi verso di Lei. Oh Dio! Ho preso il Suo scialle; non avrei dovuto fare questo, non avrei dovuto fare quello”. Queste cose non sono da bambini. Voi dovete essere come bambini, innocenti. Niente è importante; niente è più importante del vostro amore. Voglio dire che non lo fate apposta. Se si fa qualcosa per errore, non dovreste starci male.

Per esempio, ho detto a Pamela – questo ad un livello molto più sottile – che può usare il mio letto dopo tre giorni. Insomma, lei (invece) lo ha usato il giorno dopo per tutti questi anni, e non è successo niente. Ma dovevo dirglielo perché ci sono i gana lì in agguato e possono colpirvi.

Se però lo fanno gli indiani, sono colpiti proprio subito.

La signora Pradhan, ad esempio, è stata buttata fuori dal letto per tre volte. Non sapeva cosa stesse accadendo (Shri Mataji ride, risate). Era profondamente addormentata e fu buttata fuori. Allora si rialzò e tornò a letto. E di nuovo fu sbalzata fuori (risate). La terza volta si ritrovò di nuovo per terra. Io dissi: “Che cosa sta succedendo qui?”. Lei rispose: “Non lo so, qualcuno mi sta buttando fuori” (risate). Dissi: “Oh, Dio, quello era il mio letto, hai dormito nel mio letto, mi dispiace”. Aggiunsi: “Adesso vieni a dormire qui”. Allora lei rispose: ”Non dormirò su quel letto, Madre, perché ci hai dormito Tu: dormirò per terra” (risate, Shri Mataji ride).

Ma loro lo sanno, gli indiani sanno queste cose. Loro capiscono il buon auspicio e, quando ne superano i limiti, vengono puniti più di voi. Sono puniti molto severamente.

(Ciò a voi è risparmiato) perché siete innocenti. Voi non sapete queste cose. Ma io devo insegnarvi come fare le cose.

Ora, se è accaduto qualcosa e io dico: “Oh, avresti dovuto fare così”, immediatamente vi piomba addosso il senso di colpa. Quindi di solito mi premuro di dirvelo prima di cominciare.

Così, almeno, non ci sono effetti collaterali. Infatti io non voglio che vi preoccupiate senza motivo di cose inutili.

Queste cose diventano importanti quando ne avete la conoscenza. È questo che è così grandioso riguardo al Divino. Vedete, se mettete la mano sulla fiamma, vi brucerete, no?

Ma dopo avere avuto la realizzazione è proprio l’opposto. Se commettete degli errori senza saperlo, non siete danneggiati.

Ma se li fate sapendolo, se lo sapete e ve ne dimenticate, potreste essere danneggiati. In tal modo vi renderete conto che c’è una mano divina che vi guida e si prende cura di voi.

Finché non imparerete ad essere testimoni degli eventi non potrete mai gioire della vita, pertanto il vostro stato di testimonianza deve essere migliorato.

Ora, cos’è che contrasta lo stato di testimonianza in Occidente? Esamineremo il punto di vista occidentale. Il primo è che non abbiamo sentito parlare molto di Krishna in passato.

Insomma, molte persone probabilmente non hanno mai saputo niente di Lui. Noi siamo più identificati con Cristo. Non può essere così, in Sahaja Yoga dovete identificarvi con tutto allo stesso modo. Non potete identificarvi con i vostri occhi più che con il vostro naso. Possiamo forse?

Voglio dire che ci sono necessari entrambi, non possiamo fare a meno di nessuno. È così. Quindi tutti sono ugualmente importanti e in armonia e sono proprio un tutt’uno. Sono un tutt’uno. Noi non riusciamo a comprendere questa unità perché non siamo perfetti e non abbiamo mai visto una simile unione nella vita. Insomma, a questo mondo, finora, non ho visto nemmeno due persone così unite come sono unite tra loro tutte queste personalità.

Esistendo dunque una tale unità tra loro, se cercate di separarli si adirano. Non gradiscono.

È come se provaste a tirarvi i capelli: alla testa non piace, al corpo non piace, non piace a nessuno. Ugualmente, a loro non piace affatto ed entrambi si adirano. Dovete capirli nella loro giusta prospettiva.

In Occidente non hanno capito molto di Krishna e non lo rispettano tanto quanto rispettano Cristo. Ma questo a Cristo non piace.

Per questo avete un blocco all’Agnya – si innesca la combinazione – ed anche il Vishuddhi è bloccato. A volte penso che il blocco Vishuddhi-Agnya sia il peggiore: infatti, in mezzo a questi due sta il Cuore. Potete dunque immaginare che nodo (granthi) ci sia nel Cuore.

Dovete dunque sviluppare quell’amore per Krishna e comprenderlo. Chiunque dica qualcosa contro Krishna lo dice contro di me.

Io so per certo che si tratta soltanto di me. Ma anche nel caso in cui qualcuno dica qualcosa contro Maometto, io scatterò in piedi e sarò realmente irata e furiosa.

Se parlano contro di me, per come sono oggi, potrei non (adirarmi, ndt) così tanto perché non mi conoscono. Quindi dovete comprendere che dovete essere uniti.

Ora, chi ha seguito gli Hare Krishna non vuole sentir parlare di Cristo. Il loro guru ha detto di non preoccuparsi di Cristo. Così loro non vogliono sentirne parlare.

C’è un altro tipo (di persone) che non vuole sentir nominare Maometto, diciamo; ma i sahaja yogi devono rendersi conto che dobbiamo sviluppare la giusta comprensione di Krishna, se dovete avere questo. Ora, voi dovete sapere che Egli è l’essere primordiale. Egli è il tutto. Voi dovete diventare un tutt’uno con Lui. Egli è la consapevolezza assoluta, la Chitta completa. Ora dobbiamo fonderci con Lui.

Quindi, prima di tutto, deve essere sviluppato il senso di collettività. Un altro motivo per cui le nazioni cristiane sono orientate all’ego è che non possiedono il senso di collettività. Sono molto individualisti, sapete. Devono avere i loro bagni privati, le loro stanze dipinte.

Mi è stato detto che a Warwick Road[2] sono molto impegnati a tinteggiare le proprie stanze ed altro. Insomma: “Questa è mia figlia, questa è mia sorella, questa è mia moglie, questo è mio marito”; mio, mio, mio, mio, mio, mio, dalla mattina alla sera.

Non esiste alcuna condivisione. Il senso di collettività è molto carente. Non riescono a capire che si possa condividere ogni cosa con gli altri. E quando capita di condividere qualcosa, con queste persone accade che lo rovinano. Per esempio, chiamate le persone o date loro qualcosa che appartiene ad un altro, e loro lo rovineranno.

Al contrario, le persone collettive, quando vanno a casa di qualcuno o se hanno cose appartenenti a qualcun altro, faranno più attenzione che alle proprie.

Patricia, ad esempio, mi invita da tempo: “Madre, venga a stare a casa mia, dato che vuole cambiare casa: sarà un buona idea”.

Quando i miei nipoti erano qui non siamo voluti andarci, perché avrebbero potuto sciuparle la casa. Allora lo farò adesso (forse sono andati via i nipoti, ndt), sapete, ma c’è una sorta di esitazione, al pensiero che non dovremmo sciupare la sua casa.

Insomma, se viviamo in questa casa già la sciupiamo, ma non vogliamo rovinare quella casa. Vedete, dovreste avere questo tipo di sensibilità per cui, quando andate a casa di qualcuno, non dovreste sciuparla.

Ma se ci andate… ora, per esempio, supponiamo di essere a casa di Pamela. Ci rendiamo conto di come dovremmo comportarci in quella casa? Io ho già visto lì tre o quattro cose rotte. Perché?

Perché non avete alcun senso di collettività, nessuna comprensione che non dovremmo (soltanto) avere cura delle nostre cose. Vedete, ci curiamo maggiormente delle nostre cose e non abbiamo cura di quelle degli altri.

Vi assicuro che se cominciate a smettere di preoccuparvi delle vostre cose, comincerete ad aver cura di quelle degli altri.

Se si deve crescere in Sahaja Yoga, la prima cosa è che dobbiamo crescere in (senso di) collettività. Noi ci preoccupiamo maggiormente delle nostre emozioni. Se qualcuno ci dice qualcosa (che non ci piace, ndt) andremo a picchiarlo, ma non ci importa dei sentimenti degli altri, e così il (senso di) collettività diminuisce.

E questo è uno dei problemi. Penso che l’ego si sia sviluppato di più in questo Paese, molto di più, perché a quell’epoca non vi era alcuna percezione dell’esistenza di Krishna.

Se avessero percepito la Sua esistenza non si sarebbero mai spinti così in là, in quanto si dovrebbe sapere che siamo parte integrante del tutto e abbiamo i nostri limiti. Non possiamo trasgredirli.

Egli esiste, dobbiamo raggiungerlo. Mentre, gli indiani, dal momento che non erano consapevoli di Cristo, hanno continuato con le loro teorie del karma per cui chi soffre deve soffrire, chi deve fare certe cose (deve farle) e così via; e chi era nato bramino diceva… pensava: “Oh, noi siamo esseri superiori e questa gente deve soffrire”.

In entrambi i casi è una questione di ego.

Noi dobbiamo capire che siamo sahaja yogi. Siamo responsabili della trasformazione del mondo intero, della trasformazione del mondo intero in un luogo meraviglioso.

Quindi dobbiamo trasformare noi stessi. Non dovremmo trovare scuse. Dovremmo decidere che, qualsiasi cosa possa accadere, trasformeremo noi stessi. Noi stessi, non gli altri.

Anche se quella persona è vostro fratello, vostra sorella, vostra moglie, vostro marito, siete voi che dovreste cambiare, non l’altro.

Se cominciate a cambiare voi, avvierete questo meccanismo. Invece molte persone non vogliono proprio cambiare, non vogliono cambiare, continuano a comportarsi nello stesso modo. Ogni volta che parlate loro, sono sempre uguali. Che cosa state facendo per questo? Dovete darvi da fare.

Ebbene, per il Vishuddhi, direi che dovreste osservare il senso di collettività di Shri Krishna. Egli sposò sedicimila donne. Ora, qualcuno potrebbe dire: “Oh Dio, questo è troppo!” (Risate generali, Shri Mataji ride).

Inoltre aveva cinque regine, sapete. In realtà queste sedicimila donne non sono altro che i Suoi sedicimila poteri. Lui non poteva avere i sahaja yogi come Suoi figli, sapete. Era molto giovane, così escogitò questo trucco di far nascere i Suoi poteri come donne che avrebbe sposato. È stata tutta una grande commedia.

E le cinque regine sono l’incarnazione dei cinque elementi. Le prese come Sue regine per usare questi cinque elementi. È un racconto, una storia molto segreta e va compresa in questi termini.

Il Suo senso della collettività era dunque immenso.

Narada era quel personaggio che era solito creare problemi, sapete, e andò a dire ad una delle mogli (di Shri Krishna): “Oh, questo Krishna non ti ama, ama soltanto Radha. Ti sbagli a pensare che ti ami. Ama soltanto Radha, non ama nessun’altra. Lei è la sola di cui davvero gli interessi”.

Così loro (le mogli) si ingelosirono e andarono da Shri Krishna a dirgli: “Sai, pensiamo che tu ami soltanto Radha e ci stia prendendo in giro. Non abbiamo più intenzione di essere le tue mogli dato che sei così. Nel profondo del tuo cuore tu ami Radha”.

Lui chiese: “Chi vi ha detto questo?”. Loro risposero: “Narada”. Egli disse: “Bene, so come è questo Narada”. Poi Narada andò ad incontrare Shri Krishna e udì Shri Krishna emettere un forte grido. Narada chiese: “Ma che cosa è successo?”. E (Krishna): “Oh, ho un terribile mal di stomaco, oh, un dolore terribile. Non riesco a farlo passare”.

Narada allora si spaventò e disse: “Che cosa dovremmo fare? È meglio che tu ci indichi la medicina”. (Krishna) rispose: “Se puoi darmi da bere la polvere dei tuoi piedi, io starò bene”. Osservate i trucchi del Testimone.

Allora Narada esclamò: “Oh Dio, non posso dargliela perché so che Lui è l’essere primordiale. Non posso dargli da bere la polvere dei miei piedi, sarebbe una cosa così terribile da fare che mi attirerei tutti i peccati del mondo. Non lo farò”. Quindi disse: “Non lo farò”.

E (Krishna): “Chiunque, chiunque pensi di essere un mio devoto (bhakta) può farlo; puoi chiederlo alle mie mogli, è meglio”.

Allora Narada andò da loro e disse: “Oh, Lui ha un dolore terribile, perché non gli date la polvere dei vostri piedi?”. Risposero: “No, niente da fare. Vedi, di fatto Lui non ci ama, nel Suo cuore c’è soltanto Radha e vuole che gli diamo la polvere dei nostri piedi. Non siamo matte. Non avremo punya[3], non avremo buone azioni per noi e che cosa accadrebbe?”.

Allora Shri Krishna disse: “Se non potete darmela che cosa devo fare adesso? Ho un dolore terribile. E qualcuno deve farlo”.

A quel punto Narada chiese: “Tu che cosa suggerisci?”. E Lui: “Vai a chiedere a Radha, ormai è rimasta soltanto Lei”. Così Narada andò a Gokul e Vrindavan: quell’area ha la polvere gialla come il polline, come polline, del colore del polline. Si recò lì e disse (a Radha): “Lui ha mal di stomaco, che fare adesso?”. Lei chiese: “Che cosa ha detto Lui?”. E (Narada): “Che se gli dai la polvere dei Tuoi piedi starà bene”. Lei esclamò: “Prendila, prendila, prendila. Prendila subito!”.

(Narada) disse: “Non sei preoccupata?”. E Lei: “Di che cosa?”. (E Narada:) “Egli è l’Essere primordiale! E Tu gli dai la tua polvere! Che cosa accadrà?”.

(Radha) non si sentì in colpa, disse soltanto: “Va bene, prendila”. Lui raschiò un po’ di polvere e disse: “Non sei preoccupata? Perderai completamente le Tue punya e tutto quanto”.

E Lei: “Oh, tu non preoccuparti”. E aggiunse: “È Lui che mi fa commettere tutti i peccati ed è Lui che mi fa amare gli altri e che fa ogni cosa. Io non mi preoccupo, è affar Suo. Se l’ha chiesta, meglio prenderla”. (Risate)

Così (Narada) tornò da Krishna. La bellezza del racconto è qui. Andò da Shri Krishna e gli disse che Lei gli aveva dato la polvere. (Krishna) esclamò: “Portala, portala su un thali[4]”, e la bevve.

E (Narada) disse: “Ma mi ha sorpreso la Sua (di Radha) risposta che sei Tu che commetti tutti i peccati e via dicendo, e che sei Tu che le fai amare gli altri; e che qualsiasi cosa Tu faccia, che sia peccato o altro, Lei non si preoccupa. Non si preoccupa di papa (peccati, ndt) e punya, non si preoccupa del peccato e delle buone azioni. Ha detto, ‘È Lui che fa tutto, io non ho niente di cui preoccuparmi, che faccia ciò che vuole. Se vuole la polvere, gliela darò’. Io ero sorpreso che non fosse preoccupata”.

Allora Shri Krishna disse: “Va bene, ora guarda. Guarda il mio cuore”. E Shri Krishna aprì il proprio cuore e nel cuore era seduta Radha.

Era un loto e il loto aveva il polline e i piedi di Lei toccavano quel polline. Se i piedi (di Radha) toccano quel polline lì, allora che cosa sono le punya e le apunya[5]?

Se i Suoi piedi sono nel cuore (di Krishna), che c’è da decidere? Notate la bellezza. La poesia del Divino è così bella, così meravigliosa! Se capite la poesia non vi sentirete mai in colpa.

Voi estraete inutilmente spine dai fiori. La bellezza è tale, è tutto così bello, tutto è così poetico che, per capire quella poesia, dovete eliminare tutte queste idee di tormentarvi e dire brutte cose a voi stessi.

Lasciate tutto al Divino, con piena comprensione e completo amore.

Non vi occorre molta immaginazione per questo. Si tratta semplicemente di arrivare al vostro cuore e vedere da soli quanto avete ottenuto. Pensateci.

Quando pensate al vostro senso di colpa, pensate: dove eravate prima? Qual era la vostra condizione? Vi sareste mai aspettati di ricevere la realizzazione stando seduti a Londra a guardare Thames Television[6]?

E voi (invece) l’avete ottenuta. Pensate alle benedizioni ed alla grazia, e dimenticate i sensi di colpa; siate gioiosi e lieti e sorridete a voi stessi. Dovrebbe esserci sempre una piccola risata dietro le labbra. Quando vi accadranno queste cose, inizierete a sentire la gioia dentro di voi.

E quella gioia dovrebbe essere percepita, è solo il gioco del Divino e deve essere visto come un gioco, e non come qualcosa di serio e orribile che vi fa sentire in colpa.

Adesso non vi sentirete più in colpa; ma se state facendo qualcosa di sbagliato, contro Sahaja Yoga, con il quale procurerete una cattiva fama a Sahaja Yoga, allora dovete correggervi immediatamente. Persone così saranno punite sicuramente, che si sentano in colpa oppure no. Non ci sono dubbi in proposito.

Ma se mancate di collettività è meglio che miglioriate. Ci sono molte persone così. Per prima cosa diranno: “Non mi è stato mai detto, non lo sapevo. Lui avrebbe dovuto dirmelo”. Alcuni non lo diranno mai, vedete, questa è gente dello stesso stile.

Perché non essere aperti, semplicemente aperti? Guardate i fiori, sono sempre in cima all’albero. Si nascondono forse sotto qualche radice o cose del genere?

Soltanto le creature striscianti, orribili come serpenti, vermi e simili, si nascondono.

Perché si nascondono? Perché non possono tollerare la bellezza del sole. Non possono tollerare la bellezza della collettività. Così si nascondono, ed (anche) questi scorpioni si nascondono. Perché voi dovreste nascondere qualcosa gli uni agli altri? Siate aperti. Parlate l’un l’altro apertamente, senza riserve.

Insomma, prima la gente brontolava per piccolezze: “Madre, lei mi ha preso il sapone!” (Risate, Shri Mataji ride).

E io dicevo: “Oh Dio, guarda un po’ questa gente!”. Oh, io non posso usare quel sapone, sapete! Forse non lo avete notato, ma io ho sempre usato il vostro sapone comune. Non ho usato di proposito il mio sapone.

Ho lasciato laggiù il mio sapone così potete usarlo per uno scopo diverso. Io gioco sempre così con voi. Ma anche voi dovete mettervi a giocare con me, altrimenti non prenderete parte al gioco (risate, Shri Mataji ride).

Sarete esclusi, non gioirete mai; e non solo sarete esclusi, ma, come mi ha chiesto quel tizio: “Come si finisce nell’inferno eterno?”… Gli ho risposto molto semplicemente, dicendo: “Si può prendere la rincorsa, fare due salti e andarci!”. Immaginate quel tizio che lo fa! È così. Ebbene, è così che creiamo i nostri paradisi e il nostro inferno.

Sahaja Yoga non è per gente che vuole andare all’inferno. È molto facile (Sahaja Yoga, ndt); ma rinnegare Sahaja Yoga, sfidarlo dopo essere venuti, non accettare il giudizio di Sahaja Yoga e scontentare le deità è la cosa peggiore che si possa fare.

O non venite neppure, ma se venite, dovete ubbidire e comprendere che queste sono le leggi eterne e non potete trasgredirle.

Se le accettate, gioite. A che serve negarle?

Se non le accettate non potete gioire di voi stessi, e creerete un inferno per voi stessi e per gli altri.

Oggi dunque dico: apriamo il nostro cuore. Proprio come i fiori, dobbiamo sbocciare sopra l’albero.

Gareggiamo nel dare di più, nell’essere amabili con gli altri invece di criticare. E qualche volta la gente viene a dirmi: “Oh, lui ha fatto questo”. Non mi piace molto.

A meno che non sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato non dovreste (farlo), ed io so quante persone sono in grado di avere buoni rapporti con gli altri. Questo è molto importante.

Deve dunque subentrare il senso di collettività; ma il vostro stesso carattere dovrebbe essere tale da indurre la gente a dire: “Oh, lei è molto dolce”, oppure: “Lui è molto affabile ed è affabile con tutti”. E non dovrebbero dire solo questo, ma anche: “Si comportano in modo ideale”.

Ho visto in particolare che alcuni mariti e mogli sono molto, molto apprezzati, alcuni sono neutri ed altri sono biasimati.

Quando siete sposati davanti a me è vostra responsabilità morale fare in modo di creare realmente un buon rapporto e non odiarvi reciprocamente.

Non si dovrebbe giudicare secondo altri criteri, sapete, del tipo: “Lui non mi ha regalato un sari” oppure: “Non mi ha regalato un abito” o qualcosa del genere.

Dobbiamo invece essere ideali. Ho visto che, o sono dominati, o non vogliono essere dominati, oppure dominano. Ci sono soltanto tre categorie. I saggi sono quelli che vanno oltre questa categoria e lo rendono (il matrimonio, ndt) una cosa bellissima. Questa è una sfida.

E tutte queste persone che possono accettare la sfida si sono sposate. Se falliscono penso che nessuno si sposerà di nuovo, per la maggior parte potrebbero rimanere scapoli o nubili, o come li chiamate. Quindi non va bene.

Chi è sposato ha una grande responsabilità di essere assennato e di non dominare, affatto, per nessuna ragione.

Nessuno ha il diritto di dire: “Non fare questo”. Nessuno! Dopo Sahaja Yoga. Prima di Sahaja Yoga, d’accordo; dopo (l’entrata in Sahaja Yoga) non dovete dire “Non (farlo)”. E non dovete neppure essere sconsiderati e fare tutto quel che vi pare.

Entrambe le cose sono errate. Dovrebbe esserci unione e comprensione.

Io penso che, in Sahaja Yoga, chi è sposato abbia una responsabilità molto maggiore di chi non è sposato. Inoltre anche le madri, i genitori, hanno una grande responsabilità. Devono insegnare agli altri come devono convivere tra loro.

I criteri devono cambiare. Non è importante quanto siete istruiti o ciò che conoscete e quanto siete efficienti – questo non è tanto importante in Sahaja Yoga, per niente – quanto guadagnate, tutto questo non è importante.

Ciò che è importante è il vostro modo di trattarvi a vicenda e gioire gli uni degli altri, quanto siete capaci di gioire reciprocamente.

Ed è così che trasformerete davvero voi stessi, ed anche gli altri, in personalità meravigliose e gioiose.

Spero che la pioggia smetta e adesso celebreremo il nostro puja.

Che Dio vi benedica. Gioite di ogni cosa, gioite di ogni momento.


[1] Betel: nome comune di Piper (Chavica) betle, arbusto rampicante dell’India e della Malesia, e della palma Areca catechu. Le foglie di betel contengono un olio essenziale di odore aromatico, usato contro il catarro e le infiammazioni delle vie respiratorie.

[2] Luogo di Londra dove si trovava un ashram di Sahaja Yoga.

[3] Meriti spirituali.

[4] Piatto.

[5] Cattive azioni, peccati.

[6] Rete televisiva inglese esistita fra il 1968 e il 1992.