Shri Krishna Puja, Compleanno di Shri Krishna

Birmingham (Inghilterra)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

 Shri Krishna Puja

 Compleanno di Shri Krishna

 Casa del sahaja yogi Bala, Tamworth, Birmingham (G.B.), 15 Agosto 1981


… dettano le informazioni sui loro attacchi, sul modo in cui attaccano. Adesso dobbiamo sapere che è in atto una guerra fra le forze sataniche e le forze divine. Ora, voi siete le persone che hanno scelto di essere divine.

Tuttavia, anche se avete scelto questo, e Dio vi ha accettati e vi ha dato i vostri stessi poteri, dovete rendervi conto che siete ancora fortemente vulnerabili all’attacco della negatività.

Ora, si deve sempre ricordare che il Divino vincerà in ogni caso: non v’è dubbio al riguardo. Supponiamo che voi manchiate nei confronti del Divino: sarete voi i perdenti, non il Divino.

Se tutti voi mancherete nei confronti del Divino, verrete distrutti in quanto negativi. Quindi, nella distruzione finale il Divino eliminerà tutto ciò che è satanico; non c’è dubbio in proposito.

Ma il punto è quante persone verranno distrutte. Quindi dovete stare tutti molto all’erta per essere salvati e non essere tra coloro che verranno distrutti.

Più ne salveremo, maggiore sarà la nostra gioia; più gente salveremo, maggiore sarà l’energia che fluirà. E l’effetto di questo impatto sarà tale da permetterci di sbarazzarci da soli di tutto ciò che è satanico; e che rimarrà pochissimo (di ciò che è satanico) da distruggere.

La responsabilità dei sahaja yogi è dunque quella di comprendere che è in atto una guerra.

Ora, questa guerra è interna ed esterna: innanzitutto, è fondamentalmente interiore ed esteriore. Per prima cosa dobbiamo vedere la guerra interiore. La guerra interiore consiste nel capire se siamo lo Spirito oppure no. È (una questione) davvero fondamentale (capire) se siamo lo Spirito o non lo siamo.

Se siamo lo Spirito, significa che non siamo l’ego, non siamo il superego e non siamo questo corpo, questa mente o altro, ma siamo lo Spirito, ed esso è perfetto.

Di conseguenza, tutte le imperfezioni che abbiamo dentro di noi sono nostre e ne siamo noi i responsabili, poiché qualsiasi cosa Dio faccia è perfetta.

E quando vediamo che ci sono queste imperfezioni… voglio dire che è anche d’obbligo un “se”: “se” le vediamo. Infatti, per molte persone non è neanche possibile vederle: sono talmente accecate dal proprio ego che non riescono a vederle, non ne sono consapevoli.

Oppure, alcuni sono così accecati dalle proprie possessioni e dal proprio superego da non riuscire a vederle. Se dite loro che hanno il superego svilupperanno un doppio ego; se dite loro che hanno l’ego svilupperanno il superego, perché sono ancora identificati con essi.

Quindi, essere innanzitutto in grado di vedere è il primo passo. Ma se vedete – se, il “se” è assolutamente d’obbligo – se vedete che non siete perfetti, non dovete giustificare le vostre imperfezioni, perché voi non siete le vostre imperfezioni ma siete il vostro essere perfetto. In realtà lo siete, ma per ora non lo siete.

Pertanto, all’inizio il movimento è molto, molto scivoloso. Dovete dunque piantare i vostri piedi saldamente, uno dopo l’altro, come fa uno scalatore su una montagna innevata. Il primo passo dovrebbe essere: “Riusciamo a vedere le nostre imperfezioni?”. Non quelle degli altri. Innanzitutto, non guardare le (imperfezioni) degli altri è il primo principio di Sahaja Yoga.

Il primo principio di Sahaja Yoga è non guardare alle imperfezioni degli altri. Qual è il vantaggio? Voglio dire, non riesco proprio a capire, sapete, poiché io sono fatta in modo molto diverso; non riesco a capire l’utilità di vedere le imperfezioni degli altri. Insomma, non potete correggerle, non potete farci niente; guardandole non migliorate, guardando le loro… non potete migliorare la collettività.

Quindi non ha senso vedere le imperfezioni degli altri. Prima di tutto, guardate ai vostri problemi, alle vostre spigolosità, alle vostre false identificazioni ed imperfezioni.

Quando inizierete a vederle, la prima cosa che farete sarà trovare il modo migliore per evitare ogni cosa. Insomma, la fuga è una caratteristica molto forte negli esseri umani; ma a livello sottile è mancanza di sincerità verso se stessi, verso la propria ascesa e verso Dio. Quindi affrontatele.

Ora, guardate le vostre imperfezioni nel modo corretto, nel senso che osservate: “Sì, sono posseduto, indubbiamente. Se sono posseduto, perché dovrei esserlo? Devo fare qualsiasi cosa in mio potere per sbarazzarmene”.

Ora, una persona posseduta è sempre una persona anormale: o non parlerà, oppure, se parla, lo fa a voce troppo alta. Rimane sempre in questa dualità: è irascibile oppure eccessivamente dolce.

Chiunque sia estremamente dolce, sempre molto dolce, che non si irriti mai, è anormale. Qualche volta dovrebbe essere capace di mostrare la propria collera. Se, ad esempio, qualcuno colpisce vostra Madre, non andrete in collera? Dovreste arrabbiarvi. Dovete farlo. Intendo dire che se avete una personalità, una personalità giudiziosa e saggia, dovreste adirarvi se qualcuno fa qualcosa a vostra Madre, dovreste essere in collera. Questa ira è procurata per la giusta correzione di chi sta tentando di danneggiare la fonte della saggezza, la sorgente di tutto. In questo caso la collera va bene, è giustificata.

Ma non ci si dovrebbe nuovamente ingannare (pensando) che, se Madre dice che in quel caso la collera va bene, allora la collera sia giustificata.

Questo è il problema con gli esseri umani: generalizzano tutto. Quindi occorre rendersi conto di una cosa, ossia che voi eravate esseri umani; adesso, oggi siete yogi, ma eravate esseri umani. E quella essenza umana è ancora dentro di voi, persiste ancora  in voi e tutti questi aspetti somigliano a bruchi, alcune parti vi stanno ancora attaccate (come nella metamorfosi da bruco a farfalla, ndt) per cui vi comportate ancora da esseri umani, mentre non dovreste: dovreste comportarvi da yogi. E uno yogi è giudizioso per natura, sa quando arrabbiarsi e quando no.

Ma per un sahaja yogi occorre impararlo eliminando tutte quelle caratteristiche umane che vi stanno ancora attaccate.

Perciò si deve sviluppare il discernimento, un saggio discernimento. Ad esempio, Krishna ha detto: “Dovete andare a combattere. Impugnate le spade e combattete i nemici”.

Ora, qualcuno potrebbe dire: “Krishna ha incitato ad impugnare una spada, (quindi) ora andate ad uccidere tutti!”. In questo modo, persino l’hitlerismo può essere giustificato. Ma Egli disse: “i vostri nemici”- questo è importante – “i vostri nemici”.

Ebbene, chi sono i vostri nemici? Sono quelli che contrastano la vostra ascesa. Essi sono sei: uno è la lussuria.

La lussuria. Ovviamente, le perversioni sono inammissibili; però (lo è) anche un desiderio eccessivo come nel caso di un esagerato attaccamento al marito oppure alla moglie.

Ma c’è anche l’altro aspetto: rifuggire il sesso è un altro nonsenso, sapete. Questo è un altro segno che siete posseduti, assolutamente, non ci sono dubbi in proposito. Se siete marito e moglie dovete avere una vita sessuale, ma che sia assennata. E la relazione dovrebbe essere tale da culminare in esso alla fine, e non come le persone che pensano sempre al sesso. Se pensate sempre al sesso, c’è qualcosa che non va.

Soltanto quando arrivate ad un certo punto dovreste averne il desiderio; insomma, questo è il modo normale.

Ad esempio, noi non pensiamo sempre all’acqua, no? Solo quando siamo assetati ci pensiamo, giusto? Ma coloro che pensano continuamente all’acqua, significa che devono avere dentro di sé molte entità assetate che chiedono: “Acqua, acqua, acqua….”.

(La si desidera quando) si arriva ad un certo momento in cui ci si sente assetati; esiste dunque un criterio, esiste un modo di prendere l’acqua.

Quanto siamo esigenti riguardo al prendere una cosa normale come l’acqua? Dovrebbe venire da una fonte pura; ci accerteremo innanzitutto se viene dalla cucina o no. Dovrebbe essere in un bicchiere pulito, provenire da una persona pulita; qualsiasi cosa, siamo estremamente esigenti su questo punto.

Vorrei che poteste essere altrettanto esigenti riguardo alle nostre vite matrimoniali, tanto da impegnarci con tutto il cuore e la nostra mente per capire: siamo abbastanza puri? Siamo abbastanza dolci? Siamo a posto?

Questo è quindi uno dei fortissimi attacchi che ho visto: in questo Paese, si sposa una persona ed è finita. In India è diverso.

Qui, se si sposa una persona, improvvisamente si scopre che – Dio solo sa cosa accade – finiscono tutti in manicomio.

Insomma, per loro quello è un sentiero che porta ad abbandonare. In Occidente, uno dei grandi setacci è il matrimonio. Vi sono questi setacci, quindi state attenti a non cadere fuori dai setacci. E mantenete la vostra mente su voi stessi, giudicando da soli come ci comportiamo.

Quindi, il primo (nemico) è kama, la lussuria.

Il secondo, molto importante, è Krodha jog (collera). Krishna ha posto krodha sopra kama. Vedete, è la collera: una personalità focosa, irascibile. Egli ritiene che krodha venga anche prima di kama. Egli era fortemente contrario alla collera, all’ira. Se siete una persona collerica, sfogate la vostra ira su voi stessi, picchiatevi a dovere: la cosa migliore è schiaffeggiarsi il viso, così vi farete un po’ male e ve lo ricorderete, tanto per cominciare. Poi battetevi con la scarpa sul terreno, ogni mattina: “Sei arrabbiato? Bene, prendi questo, e questo, e questo!”.

Infatti questo temperamento focoso è una grande maledizione, è il vostro nemico, vi rende molto deboli nei confronti della collettività.

Vedete, un uomo focoso non si rende mai conto di essere irascibile e questa è la base delle forze sataniche; esse infatti agiscono su di voi perché sono irritate con voi, sono gelose, può essere qualunque ragione, sono in collera con Dio. Tutta la base è l’ira e l’odio. Il secondo punto che dovremmo vedere è se abbiamo della collera in noi.

Se siete adirati non potete gioire dello splendore del sole, non potete gioire di un fiore, non potete gioire di niente. Infine, non potete tollerare neppure voi stessi. Il modo migliore per punire una persona di questo tipo è metterla in una prigione, da sola, allora affronterà se stessa e se ne libererà.

Quello è il modo migliore, penso, non riesco a pensare ad un altro modo che separarla. Mettetela in isolamento: quando affronterà questa reclusione, dovrà affrontare se stessa e allora si guarderà in faccia, si arrabbierà (e dirà) “Hi hi hi hi”. E allora quella rabbia scomparirà.

Vedete, se invece la tenete insieme agli altri avrà la possibilità di arrabbiarsi di più, potrebbe accrescere ulteriormente la sua collera.

Quindi, kama, krodha, madha: madha è la terza cosa. Kama, krodha, madha.

Madha è ciò che chiamate orgoglio o meglio – orgoglio è una parola accettabile – vanità. Essa viene dall’ignoranza: se siete considerati di bell’aspetto… non so, è definita… Anche il concetto di bell’aspetto e bellezza è molto diverso; infatti, un uomo che io consideravo bruttissimo, secondo i canoni occidentali pare sia considerato di bell’aspetto.

Ho detto: “Oh Dio, come può essere bello?”. “Sì, Madre, è molto bello”. Ed ero sorpresa poiché, sapete, secondo i canoni indiani nessuna sposerebbe un uomo del genere. Ma qui un uomo così è considerato molto bello. È veramente sorprendente come cambino anche le nostre idee di bellezza.

Ma direi che, fondamentalmente, si dovrebbe comprendere che chi massifica tutto con le proprie idee… Vedete, (quando dicono:) “La bellezza dovrebbe essere….”, significa che il viso dovrebbe essere in un certo modo, il naso in un certo modo e via dicendo. Diventa tutto una questione di misure, sapete, per cui una certa cosa è bella. Inoltre, tutte queste idee sulla bellezza frutto di elucubrazioni non sono spontanee, ripeto, non sono spontanee, non sono la bellezza.

Le persone che sono orgogliose di cose come: “Oh, ho una casa bellissima”… potrebbe essere la casa più brutta che possiate immaginare, la più brutta; vi dico che in alcune case io non sono riuscita ad entrare, mi è venuto da vomitare.

Ma per alcune persone pare sia la casa che si dovrebbe andare a visitare, con tutti i bhut seduti dappertutto qua e là. Se fosse una bella casa, nessun bhut ci entrerebbe. È suchita, è… la bellezza risiede nella purezza. La purezza è l’espressione della bellezza: se non avete purezza, non può esserci bellezza.

[Dice a qualcuno a lato: “Ora per favore ascoltami, e solo dopo scatta le foto. Ci abbiamo provato per un’ora e tu ci proverai per tre ore ma non riuscirai a scattare una (bella foto, ndt), quindi farai meglio ad ascoltarmi].

Ebbene, la purezza di una persona è molto importante e inoltre, quando avete purezza, non avete orgoglio: diventate senza orgoglio, assolutamente privi di orgoglio. Anche questo infatti è una sorta di marchio di infamia. Quando c’è purezza, ogni cosa scompare. Quindi, essere orgogliosi di qualcosa o vanitosi… intendo dire che tutto il cosiddetto orgoglio è vanità. Nessuno è giustamente orgoglioso di qualcosa.

Dovete essere fieri delle vostre virtù perché ne gioite. Dovete essere fieri delle cose delle quali gioite; di cui gioite, non che vi rendono felici, ma delle quali gioite. Ancora una volta, occorre discernimento.

Quando iniziate a giudicare voi stessi in questo modo sarete stupiti: la cosa migliore è giudicare attraverso la reazione dei bambini, ma non di un bambino pieno di bhut, bensì di un bravo bambino che sia una anima realizzata.

Sapete, ho visto alcune donne agghindate con tutte quelle cose e tutto il resto, e quando un bambino le vede si mette a ridere. Vedete, non può sopportare questo tipo di donne; e non si riescono a capire gli uomini che corrono loro dietro, un bambino non può proprio sopportarlo.

Ho conosciuto molti di questi casi in cui i bambini non volevano guardarle, si mettevano a ridere in questo modo. Ma la miglior esperienza l’ho avuta quando stavo andando…

Una volta andai in Giappone e c’era con noi una signora, una signora americana molto piena di sé, tutta agghindata e, non so, si era messa una enorme cosa in testa, Dio solo sa cosa fosse. Impiegò circa tre ore per prepararsi, andò in un salone di bellezza e via dicendo perché dovevamo incontrare un uomo molto potente di lì.

E questo tipo aveva una casa alla quale si accedeva mediante una lunga strada dove si doveva salire su qualcosa: era un uomo strano. Così andammo lì. Ebbene, lungo il percorso, sul lato sinistro della strada, c’erano delle piccole case dalle quali arrivarono, per guardarci, dei bambini giapponesi molto piccoli e dolci. E si precipitarono proprio verso di me e io mi misi a giocare con loro. All’improvviso uno di loro alzò lo sguardo dove era quella signora e iniziò a fare: “Ah, ah, eh, eh!” e tutti gli altri: “Aah, eeh!” – e fuggirono via tutti! Ne acchiappammo uno ed io gli chiesi: “Perché scappate?”. Il bambino disse qualcosa in giapponese, così chiesi all’interprete e lei mi disse: “Glielo dirò dopo, ma lasci andare il bambino”. Dopo (averlo lasciato) le chiesi: “Cosa diceva quel bambino?”. “Diceva che (quella signora) era una strega”. E quella signora aveva speso tutto quel denaro, tre ore per vestirsi – non so a cosa somigliasse – ma il bambino: “È una strega!”. E tutti scapparono via. Ed il bambino si sforzava di dirlo, ma io non riuscivo a capire cosa intendesse!

Perciò è così: la cosiddetta bellezza di uomini e donne è vanità. Le loro case, le loro posizioni, i loro beni: tutto questo orgoglio è assurdo. Chi possiede qualcosa non ha orgoglio perché la possiede veramente, sapete.

Quando possedete realmente… voglio dire, se avete davvero qualcosa, perché dovreste esserne fieri? Ma il modo in cui siamo orgogliosi dei nostri nasi, occhi …. a volte sento che non vi appartengono. Insomma, se sono parte integrante del vostro essere, che cosa c’è da sentirsi fieri? Dunque, questo è madha. Madha.

Adesso arriviamo al quarto, matsara[1], è il modo in cui siamo impressionati dalle cose degli altri e ne diventiamo gelosi.

Vedete, la gelosia può anche essere più sottile: se io presto più attenzione a qualcuno, o se, supponiamo, per qualche motivo a qualcuno è concesso di venire a trovarmi più spesso, gli altri saranno gelosi anche di questo.

Al contrario, dovreste sapere che io mi occupo soprattutto delle persone più danneggiate, quindi forse c’è qualcosa che non va in loro, niente di cui essere gelosi.

Essere gelosi di tali persone è… chi viene da me prova madha, orgoglio, per il fatto di venire da me e gli altri si sentono gelosi; ma lui, poveretto, va giù giorno dopo giorno, e gli altri ne sono gelosi. Questo dunque è matsara.

E così abbiamo … ora, quanti ve ne ho detti? [Gli yogi: “Quattro”] Quattro. Allora, un altro è l’attaccamento e l’attrazione per le persone; questo è il peggiore di tutti perché i bhut si associano sempre ad altri bhut. All’interno di un gruppo troverete che vanno insieme, tutti i bhut di un posto si associano: potete vederlo.

In India, quando ci sono persone di posti diversi – Australia, Inghilterra, Svizzera …. ed anche Cambridge, Brighton – possiamo dire anche in India, dovete entrare in un piccolo, piccolo gruppo di Tambart, Tambart, bene.

Tutti questi potete vederli riuniti immediatamente insieme, immediatamente; si siederanno tutti in gruppo. Potete riconoscerli all’istante e dire: “Il gruppo di Tambart è da una parte e l’altro gruppo è dall’altra”.

Vedete, creare gruppi, fare gruppi è il modo in cui la gente mostra moha. E poi si può restringere ulteriormente: “Mia figlia, mio figlio, questa mia cosa…”. Insomma, vedete, il nostro Paese è il peggiore in questo: “Mia moglie, mio marito; mia moglie deve avere questo”. Perché? Perché dovrebbe, vostra moglie? “Mia moglie deve avere un letto. Mia moglie deve avere…”. Perché? Perché? Perché vostra moglie è così speciale? Voglio dire, è una moglie come chiunque altra. “Mio figlio deve avere questo”. Perché? Oppure: “Io devo avere questo”. Perché? È moha, moha, dire: “Devo avere questo per me. Mio, il mio”. Prima di tutto: io, mio, il mio. Potete mettere tutti e tre: io, mio, il mio. Queste parole non dovrebbero essere pronunciate, si dovrebbe dire “nostro”. Dovete aver notato che molte volte io dico “Io” che indica un “Io assoluto”: io sono assolutamente sola, sola.

Ma molte volte dico “nostro”; dico “i nostri discepoli, i nostri discepoli”. Ora, a chi si riferisce questo “nostri”? Sono soltanto io. Chi altro c’è? Però dico spesso: “Ci sono i nostri discepoli, questa nostra cosa, il nostro…”. Quando Gregoire scrisse il suo libro, gli dissi di non dire “io”, ma di usare “noi”, “nostro”.

Dunque non dovreste mai parlare in prima persona ma con il “noi” o, al massimo, se dovete parlare di voi stessi, dovreste dire: “Questo Bala[2]”, “Questo Bala vuole andare”. In questo modo siete separati da Bala, (parlate) in terza persona. Quindi questo “io” deve essere abbandonato perché adesso avete chiuso con lui, è finito. Non siete più questo “io” che era chiuso. Non esiste più “io”; provate ad aprirvi, ad essere un tutt’uno con la collettività.

Questo è moha e può diventare sempre più sottile: “Il mio Paese”. Essere fieri dell’India, ad esempio. Ora, si suppone che io sia nata in India ma a volte mi vergogno tantissimo di essere indiana, me ne vergogno così tanto che non potete immaginare. Insomma, allora penso che se avessi i capelli biondi sarei una persona più felice.

Talvolta mi vergogno di essere inglese, quando penso al modo in cui si comportano verso altri Paesi.

A volte mi vergogno di appartenere ad un Paese in via di sviluppo e altre di appartenere ad un Paese sviluppato; infatti io posso entrare in qualsiasi personalità.

Ma farei meglio a provare a non appartenere a nessuno di questi dove mi vergogno. [Shri Mataji ride] Ci sono aspetti positivi e negativi in ogni cosa, quindi perché attaccarsi a qualcuno?

Infatti ognuno ha il 50 e il 50 per cento (di aspetti positivi e negativi), quindi non ha senso attaccarsi, sapete. (La distinzione fra) chi è indiano e chi è inglese è stata creata soltanto dagli esseri umani. Dio non vi ha creati così. Egli ha creato un unico mondo, e sono i pazzi esseri umani ad aver creato questo nonsenso, sapete.

Perché dunque attaccarsi a qualcuno? O distaccarsi? Ognuno ha aspetti positivi e negativi, quindi come potete dire: “Non mi piace quest’uomo, non piace quell’uomo”? Che c’è da dire? Insomma, se fossi stata io a dover dire così, come ho detto tante volte sarei stata abbandonata da tutti [Shri Mataji ride]. Credo che forse non avrei nessuno al mio fianco. Quindi, chi scartare e a chi attaccarsi? Questo dunque è moha.

E un altro poi è il desiderio di possedere qualcosa, di possesso: lobha. Diciamo che se vedo Bala con un bellissimo… come si chiama questo apparecchio? Televisore? No.

Yogi: Stereo.

Shri Mataji: Come?

Yogi: Stereo.

Shri Mataji: Stereo, stereo, (supponiamo che io veda) Bala con un bellissimo stereo: allora devo averlo!

[Bala dice: “È Tuo, Madre, è Tuo!”. Tutti ridono.].

Non so neanche come farlo funzionare ma voglio usarlo a tutti i costi (Shri Mataji e gli yogi ridono). Vedete, è così. Si deve cercare di avere qualcosa che hanno gli altri.

Quando andai a Tambar guardavo in giro cosa avrei potuto comprare a Tambar. Perché? Qual è lo scopo? Comprai due cose con… Philip, te lo ricordi? Forse lui lo ha scordato. Entrammo in quel negozio, perché in quel posto questo oggetto è stato guardato da molte persone che lo hanno visto. È un bellissimo oggetto con buone vibrazioni.

Attraverso questi oggetti posso mettere la mia attenzione sulle persone che vivono lì. Pertanto vado sempre ad acquistare qualcosa in un negozio, da qualche parte, un oggetto esposto  all’esterno dove la gente lo ha visto, sapete: vanno e vengono e lo guardano e la loro attenzione è stata lì. Attraverso questo, posso dunque far agire la mia attenzione sulle persone che hanno messo l’attenzione su un oggetto.

Quella è materia ed è così che la materia è utile; senza la materia, Dio non può manifestarsi. Egli ha dovuto anche materializzarsi in una forma per parlarvi. Deve esserci una forma attraverso la quale Egli debba agire, ed è per questo motivo che io devo prendere qualcosa del genere.

Però, quando vedo che va bene, l’ho usato (questo oggetto), poi non mi ci attacco, io regalo tutto. Ti piace? Va bene, prendilo, prendilo!

Quando lo tengo per me, lo uso per uno scopo e, quando voglio usarlo per qualcuno, allora sono generosa e dico: “Va bene, prendilo”. In entrambi i modi lo uso per la mia generosità.

Quindi, se volete possedere qualcosa, se siete attratti da qualcosa che desiderate avere, non dovrebbe essere per la vostra auto-indulgenza, ma ad uso della vostra generosità. La cosa migliore è acquistare qualcosa per qualcuno. Tanto per cominciare, il principio dovrebbe essere di non comprare mai niente per voi stessi. E non fate..… Adesso, supponiamo che voi diciate: “Certo, questo è molto bello, devo comprarlo per X, Y, Z”, per qualcun altro, per un altro sahaja yogi: quanti si farebbero avanti per comprare? È per voi o per chi?

Osserviamo dunque quanto spendiamo, del nostro bilancio, per comprare cose per gli altri, a parte Madre; per Madre lo fareste, ma a parte Madre.

Va bene? Questo è il modo in cui dovremmo liberarci del nostro moha. Gioite [interruzione nella registrazione], esiste (questo) aspetto neutralizzante. Gioite, gioite di quello che donate e non di ciò che possedete: è la cosa migliore gioire della vostra generosità, e allora vi stupirete della vostra crescita.

Ora, tutto questo è per la vostra ascesa; vi sto insegnando le cose più egoistiche. Queste sono le cose più egoistiche, potete definirle swartha. Tradotto letteralmente, swartha significa egoismo – ma “swa-arth”, swa-arth significa… il significato di swa è il vostro Sé. Il sanscrito è una lingua molto ingegnosa. La parola egoismo (egoista in inglese si dice “selfish”) È composta da self-fish (letteralmente: Self = Sé, fish = pesce), notate?

Anche se c’è il Sé (Self), non so perché ci sia “pesce” (fish) (risate). In inglese non lo so, ma in India pesce è shubha, è di buon auspicio. Di conseguenza selfish deve significare che dovrebbe essere di buon auspicio per il vostro Sé: self-fish. Ma se il Sé è a posto e il pesce (fish) è maleodorante o in putrefazione, allora diventa self-fish (forse nel significato originario di egoista, ndt), qualcosa di sporco, vero?

È così, ma il significato deve essere quello di buon auspicio per il vostro Sé.

È questo il vero egoismo, se vi piace il termine. È per il vostro bene, nel senso che dobbiamo stare attenti poiché subiamo sempre attacchi ai nostri punti deboli e non ai nostri punti di forza.

Noi non dovremmo mai identificarci con le nostre debolezze, mai giustificarle. Mai giustificarle, altrimenti diventeranno sempre più profonde, sempre più profonde.

Diversamente, una persona dirà: “Oh, io sono così…. ci rinuncio”.

Va bene, è ciò che Sahaja Yoga fa in continuazione; voi non vi rendete conto che è un cerchio che gira e venite espulsi dal cerchio di Sahaja Yoga. E sarete espulsi proprio così, schizzerete fuori come una tangente e non tornerete mai più. E dove finirete, solo Dio lo sa.

Di fatto, chi siete senza Sahaja Yoga? Pensateci. Qual è la vostra identità?

Non siete niente. Quindi, occorre ricordare di non vantarsi delle proprie debolezze, di non appoggiarle, bensì di occuparsene.

Ora, una persona che abbia una particolare debolezza – possiamo dirne una molto leggera come conservare per sé le fotografie di Mataji, vedete, una cosa semplice – (penserà): “Dopotutto, le fotografie di Mataji ci sono, perché non tenermele?”. Anche questa cosa così sottile è una debolezza: tutti debbono gioire delle fotografie di Mataji. Di ciò che possedete devono beneficiare tutti.

In Sahaja Yoga non esiste niente di privato di cui gioire solo voi: persino di vostra moglie devono beneficiare tutti come una madre. Anche di vostro marito devono beneficiare tutti come un padre.

La relazione può cambiare, ma noi dovremmo permettere a tutti di godere delle nostre case, abitazioni e di ogni cosa. Se tutti e due (i coniugi) sono sahaja yogi non dovrebbero esserci problemi. Se solo uno è un sahaja yogi, allora posso capire. Se uno è un sahaja yogi e l’altro non lo è, allora sì, è un grosso problema, perché se i beni appartengono ad una persona e l’altra persona non è un sahaja yogi, allora è molto difficile. Ma quando entrambi sono sahaja yogi non dovrebbero esserci problemi: devono beneficiarne tutti, non vi sono obiezioni su questo punto.

Una volta che abbiate compreso questo punto, e cioè che subirete attacchi sulle vostre debolezze, sarete molto cauti e attenti ai vostri punti deboli. State attenti alle vostre debolezze perché le forze sataniche vi porteranno giù. Tutte le possessioni vi arrivano (attaccandovi) sui vostri punti deboli. Adesso vediamo il rovescio della medaglia.

Esiste un altro aspetto. [Loro non sono ancora arrivati. Chi? Sono arrivati? Dove sono? Sono seduti fuori, mi stanno ascoltando? Bene, buona idea…].

C’è un’altra cosa, un altro aspetto di cui devo parlarvi. Ebbene, tutti i bhut che penetrano in noi arrivano dall’esterno, questa è un’altra cosa.

Nonostante il nostro… sono all’esterno. Come salvarvi dai bhut che vengono dall’esterno? Se anche vi sono arrivati da (falsi) guru, vi ho già spiegato come sbarazzarvene. Dovete continuare a ripetere: “Madre, Tu sei il mio guru, Tu sei il mio guru, io sono il guru di me stesso, non ho niente a che fare con questo”. Tutto questo lo sapete, quindi provate a farlo funzionare. Alcuni guru hanno i loro nomi di rakshasa, dovreste sapere come sbarazzarvene e cacciarli, e questo è il modo in cui potete riuscirci.

Essi agiscono anche sulle vostre debolezze: se, diciamo, qualcuno vuole diventare un grande leader in Sahaja Yoga, essi si manifesteranno.

Se qualcuno vuole essere ostinato, loro arriveranno; se qualcuno vuole mettersi in mostra, loro arriveranno. Possono diventare molto più sottili, vedete. Se c’è qualcuno che parla male di Sahaja Yoga o che ha il minimo dubbio, non ascoltatelo mai, non parlate mai con quella persona: è posseduta. Cosa c’è da dubitare di Sahaja Yoga? Cosa c’è da dubitare? È più (chiaro) della luce del sole, non c’è niente di cui dubitare in Sahaja Yoga.

A chiunque dubiti, dite semplicemente: “Non voglio avere niente a che fare, non voglio parlare con te”, perché è posseduto. Chiunque non sia arreso a Sahaja Yoga o a me, non dovreste guardarlo. Non abbiate a che fare con quella persona, evitatela: “Niente da fare, non vogliamo questa sporcizia”. Quella persona migliorerà e migliorerete anche voi.

Ma, vedete, se le permettete di venire a parlarvi, di essere dolce con voi, allora non parlate male dei sahaja yogi: “Noi abbiamo visto la luce, tu non l’hai vista, quindi stai zitto. Non vogliamo ascoltare una sola parola”.

È come la luce del sole: noi l’abbiamo vista, con noi ha funzionato. State alla larga da queste persone che dubitano, e vi stupirete di come verrete salvati.

A chiunque dica: “Bene, non frequenterò Sahaja Yoga”, rispondete: “Vattene! Faresti meglio ad andartene subito!”, è la cosa migliore. “Lasciaci, risparmiaci, vattene”.

Chiunque cerchi di far vedere che: “Oh, ho bisogno di tutta la solidarietà del mondo”, e cose simili… Alcune persone sono così: “Oh, stavo per suicidarmi…”. Dite loro di suicidarsi subito. Inoltre, non fate il loro gioco simpatizzando con queste persone, è così che i bhut penetrano: “Oh, sono molto malato, sai, mi merito questo, quello…”. “Va bene, vai da Madre, usa la foto, fai questo, ma noi non ti cureremo, niente da fare”. Infatti, se iniziate a curare persone del genere, vi ammalerete anche voi e diventerete un problema per vostra Madre; è successo con tantissime persone.

Di recente c’è stato un caso di una signora che cercava di suicidarsi e io ho detto: “Fareste bene a dirle di farlo”, e lei ne rimase esterrefatta.

Perché, vedete, è molto sottile il fatto di voler essere compassionevoli. Siete forse voi più compassionevoli di Dio? Lo siete? No. Lasciate che avvenga attraverso Dio, non cercate di aiutare una persona a guarire: nessuno di voi dovrebbe provarci. Vi dirò io quando dovete farlo, ma non ora.

Per ora non cercate di curare le persone. Se qualcuno vuole essere curato, va bene, potete vibrare i limoni e darglieli: questo è quanto potete fare, questo è il potere che avete. Potete vibrare l’acqua e dargliela perché siete yogi, non ci sono dubbi. Ma non toccatele personalmente. Per favore, non fatelo, ne sarete danneggiati, ne sarete gravemente danneggiati. Alcuni di loro soffrono di terribili malattie e se queste malattie si sviluppano in voi non saprete come controllarle.

Quindi, per favore, non cercate di esaminarli o cose simili. Se volete, date loro la fotografia, possono usare la fotografia, dite loro di sedersi (con i piedi) nell’acqua. Dopo aver usato la foto, dite loro di tenerla, non riprendetela.

Fate attenzione a questo punto affinché non vi attacchino; questo è un modo in cui vi attaccano.

Inoltre, nel caso di una persona molto irascibile, meglio allontanarsene perché, se provate a discuterci, vi attirerete tutti i bhut.

Se qualcuno è arrabbiato, ditegli: “Sei alterato”. Fine, non parlate, non parlategli proprio, non abbiateci niente a che fare perché attirerete i bhut su di voi.

Non dovete neutralizzare questo tipo di persone, dovete solo allontanarvene.

Cercate di ricordarvi quanto vi ho detto, che non dovete continuare a combattere o a discutere assolutamente con nessuno; se qualcuno è polemico, lasciatelo fare. Non andate a discutere, potete parlarne a me, metterò io a posto quella persona. Non dovreste prendere voi il controllo: è Dio che fa funzionare le Sue Leggi, non dovreste prendere voi il controllo delle Sue leggi ed iniziare ad operare.

Prima di tutto, si dovrebbe capire se si è attaccati da sinistra o da destra. Le persone di lato destro sono quelle che vi attaccano con le loro azioni, con questa gente rimanete semplicemente in silenzio e andranno a posto. Se vengono lasciate sole, capiranno ciò che sono. Parlano ad alta voce, in modo impositivo; voi statene semplicemente alla larga, non abbiate rapporti con loro.

Ostinazione: alcune persone sono veramente ostinate. Lasciatele perdere, lasciatele stare. Non dovete curarle, non dovete salvarle, non dovete ottenere nulla. Se costoro sono ostinati, va bene, siete ostinati, basta. Non abbiate niente a che fare con loro. Andate avanti: che utilità c’è nel fissarsi con un uomo o una donna ostinati? Questo è ciò che occorre comprendere e si deve andare oltre.

Adesso pensateci e avrete l’ispirazione per sapere come riuscire a tenere alla larga queste forze negative.

Evitate tutti gli attaccamenti esterni che avete: come chi guardi troppa TV, meglio non guardarla. Qualcuno andava al cinema spesso, meglio di no; qualcun altro aveva l’abitudine di qualcosa, meglio smettere.

Gradualmente vi accorgerete di avere acquisito una grande discriminazione.

Per esempio, di solito non amo molto i soprani, per il modo in cui continuano a fare: “Ooh, ooh, ooh…”. Non tutti i soprani sono bravi, però ce ne sono molti, come Elisabeth Schwarzkopf[3]: ne avete sentito parlare? Oh, lei è un genio, è un genio, vi dico. Oh, che bellezza è!

Inoltre, non tutti i sahaja yogi sono bravi e non occorre che vi preoccupiate di ogni sahaja yogi. State in compagnia di quelle persone che sono bravi sahaja yogi, che sono arresi, umili, collettivi.

Iniziate a formare un gruppo di Madre. È questo il mio gruppo: quello completamente arreso a me e che non si preoccupa di nient’altro.

Dovrebbe formarsi un gruppo del genere e, gradualmente, questo gruppo si riunirà; questo gruppo arreso si unirà e, ne sarete meravigliati, creeremo un mondo bellissimo.

È questo che dovrebbe accadere: cercate di unirvi a chi parli bene di Sahaja Yoga, parli di Sahaja Yoga, pensi a Sahaja Yoga, faccia funzionare Sahaja Yoga; in questo modo si può formare un gruppo. E scordatevi degli altri, dimenticateli proprio. Non avete nessun dovere verso di loro, nessuna relazione: siete qui per Sahaja Yoga e non lo sacrificherete per nient’altro.

Perché, vedete, una persona del genere avrà qualcosa… se, per esempio, un uomo così possiede un’auto e a voi conviene viaggiare in auto, vi incollerete a quest’uomo. Magari ha una casa e ve la darà per viverci; allora vi attaccherete a questa persona.

Questa persona avrà qualche altro vantaggio materiale e voi vi appiccicherete a lei per avere questo vantaggio materiale.

Quindi state in guardia. Anche se parla male di Sahaja Yoga, per voi non ha importanza perché: “Sa, è abbastanza carino, è generoso”. Se vi presta del denaro, oh, allora è carino.

No! Vi dico che in questo genere di cose c’è qualche intoppo, per cui stateci attenti. Anche se ci saranno dei vantaggi materiali essi non hanno importanza, potete camminare, prendere l’autobus, non ha importanza.

A causa di questo vantaggio materiale potreste lasciarvi incantare, quindi state all’erta su questo punto: tutti questi bhut sono materiali e vi attaccano sui vostri attaccamenti materiali. Quindi fate in modo di liberarvi di questi attaccamenti materiali.

In una parola, osservate i vostri attaccamenti materiali e le cose che, per così dire, vi danno benessere. Voi dovreste unicamente ricercare il benessere del vostro Sé. E credetemi, solamente le lodi a vostra Madre daranno benessere al vostro Sé, come narrato da Adi Shankaracharya molto tempo fa. E mi auguro che lo capiate, che nessun’altra cosa darà conforto alla vostra anima. Scordate tutte le altre cose: anche se dovete camminare, continuate a cantare le lodi, fine. Non sentirete niente, è così che funzionerà.

Per me, oggi è il giorno in cui dichiarare alcune cose. Come disse Krishna: “Arrendetevi”. “Sarva-dharmān parityajya mām ekam śaranam vraja[4]: abbandonate tutti gli altri attaccamenti e le religioni” – per religioni si intendono i temperamenti, svabhava, quelli che avete sviluppato – “e arrendetevi a me”.

Arrendetevi a me, arrendetevi a me. Questo è ciò che dovete comprendere, altrimenti non funzionerà. Non funzionerà in modo casuale, parziale. Se imparate questo, avrete risolto il problema.

Non dovremmo scattare fotografie durante il puja: le faremo dopo il puja, quindi adesso, concentratevi sul puja, va bene?

Ora, visto che oggi è Krishna Jayanti (il compleanno di Krishna), ho pensato che dovremmo avere una (Bhagavad) Gita per voi e ho detto a lui di leggerla; così, quando si faranno tutte queste cose, la vostra attenzione dovrebbe essere sulla Gita, su ciò che legge lui. Deve leggerla ad alta voce e ….

Dov’è l’acqua? No, non quella, quella per lavare i piedi. Ora metti le tre foglie. Vedi, metti le tre foglie. Grandi foglie, sotto a quello, sotto, sotto la kumbha. No, no. Sotto la noce di cocco.

Dall’altra parte, sotto la noce di cocco. Credo che vadano bene quelle molto grandi, queste vanno bene. Tre, sì, queste scure, quelle scure vanno bene, tre. Sì, adesso mettilo qui sopra.

Ora, prima che lui legga la Gita, vi spiegherò gli elementi di base di questi due capitoli, che andrebbero compresi.

Il primo è Sankhya yoga, Sankhya.

Potremmo dire che Sankhya sia Sahaja Yoga, però Sahaja Yoga è una combinazione di Karma Yoga e Sankhya Yoga, è entrambi. La prima parte di Sankhya Yoga… anzi, la prima parte di Sahaja Yoga consiste nel prendere la vostra realizzazione, il che significa che la vostra consapevolezza deve essere illuminata, che per cominciare dovreste avere la conoscenza: questo è Sankhya Yoga. Meditare e ottenere la realizzazione è la prima parte, è Sankhya Yoga.

Questa è la prima cosa che Krishna ha detto di ottenere; poi in effetti il Karma Yoga dovrebbe iniziare dopo.

Quello è Karma Yoga. E qualsiasi cosa Egli abbia detto sul Karma Yoga, in verità deve venire dopo Sankhya Yoga, prima deve esserci quello. Sankhya Yoga è la prima cosa che Egli predicò e poi parlò del Karma Yoga, dicendo che non potete praticare Karma Yoga prima di Sankhya Yoga.

Ma questo è un trucco di Shri Krishna. Quindi, chi prova a praticare Karma Yoga prima di Sankhya Yoga, sbaglia.

Inoltre, Egli ha cercato di dimostrare che non sono due cose separate: sono una sola cosa.

Ma diventano due se anteponete Karma Yoga a Sankhya Yoga: è come un telefono non collegato, voi continuate a telefonare (senza successo, ndt) – questo modo di telefonare è Karma Yoga – e vi connetterete dopo, quindi questo è sprecato ad anche l’altro.

Quindi, la prima cosa da fare è connettersi e poi praticare Karma Yoga, così le due cose diventano una. Va bene?

Quando comprenderete che senza connessione non potete vedere il vostro ego, non potete vedere il vostro super-ego… (senza connessione) andrete sempre avanti con il vostro ego senza rendervene assolutamente conto.

Voglio dire che lo fate anche con Sahaja Yoga, però con Sahaja Yoga almeno diventate consapevoli del vostro ego e del vostro superego.

Quindi, fate prima Sankhya Yoga e dopo Karma Yoga: è questa la cosa che Egli cercava di dire. E qualsiasi cosa abbia detto su Karma Yoga è dopo la realizzazione, dopo Sankhya Yoga. Per prima cosa parlò di Sankhya Yoga, e poi… (forse di Karma Yoga, ndt).

Egli dice che chi ne parla distintamente non è saggio, ed è così che li neutralizza. Ma ha creato questo mistero seimila anni fa, perché voleva che le persone facessero il giro del mondo (nel senso di fare esperienze di ogni genere prima di giungere al vero significato, ndt), capite? Dato che non comprenderebbero, che telefonino, continuino pure a telefonare, telefonare e telefonare.

Se si dice di non farlo la gente si irriterà, salterà fuori l’ego, e così Lui disse: “D’accordo, continuate a telefonare, telefonare, telefonare. Quando poi sarete stanchi di non avere nessuna connessione, tornerete indietro e direte: “Madre, non ha funzionato”. Allora la Madre sarà lì e vi parlerà della Verità.

Questo è il motivo per cui per questi ultimi seimila anni siete andati avanti a telefonare, telefonare e telefonare; e questo telefonare è il Bhakti Yoga, ma questo è il terzo stadio.

Per prima cosa prendete la realizzazione, in secondo luogo fatela funzionare, perfezionatela e poi abbandonatevi alla Bhakti, alla gioia.

Vi sono dunque tre stadi: nel primo ottenete la vostra conoscenza – ossia la vostra intelligenza nel vostro cervello ed in quella parte, il Virata (…). Significa che conseguite Sat, la parte di Sat, la Verità.

Nel secondo realizzate l’attenzione – Chitta – l’azione: questo è Karma Yoga. E nel terzo  giungete alla Bhakti, ossia la gioia. Gioite, cantate e glorificate, è tutto. È combinato in questo modo. Egli ha esposto tre punti graduali che, in verità, sono uno solo.

Ma per prendere in giro la gente disse che potete fare tutto prima (della realizzazione, ndt). Non so se lo abbia detto, ma potrebbe averlo fatto: è molto ingegnoso.

Che fare allora? Vedete, le persone non vogliono fare le cose gradualmente, vogliono farle subito. Ho visto tante persone che vorrebbero “fare” Sahaja Yoga piuttosto che conseguirlo.

Bene, questo è ciò che troverete in questi due capitoli. Inoltre, quando Egli dice “yogi”, intende il sahaja yogi, capito?

Adesso qualcuno può… chi laverà i miei piedi oggi? Qualcuno di qui. Ora non dovete, l’avete già fatto proprio ora alla mia presenza. Ora, per favore, non pensate a voi stessi (frase non udibile a causa di un rumore), ma arrendetevi. Va bene?

Ora, chi è di qui? Venite. Chi altri?

Venite avanti, venite, venite. Rachel e tutte queste persone, venite. Dov’è tuo marito? Venite, dovreste sedervi davanti. Venite, venite, venite avanti. Voi dovreste sedervi tutti davanti.

Venite avanti, venite avanti tutti, venite avanti tutti. Specialmente chi non ha ancora lavato i miei piedi dovrebbe stare davanti.

Venite. Suggerirei di farlo leggere a qualcun altro, che lo legga Warren. Bene, e tu ti occuperai del lavaggio e tutto il resto. Venite avanti. Usa questo. Vieni avanti Warren, vieni. Deve essere… è in inglese, va bene.

Leggilo ad alta voce. Avete perso tempo qui o da qualche parte?

Warren: Capitolo quattro e cinque, va bene? Quarto e quinto capitolo.

Shri Mataji: Puoi stare in piedi lì, lì sopra. Non voglio… sì, su quello verde. (…) Adesso ascoltatelo, è molto importante.

Ora le persone che sono qui … Chaya? È qui. Bene. No, dove la verserai (l’acqua usata per il lavaggio dei piedi)?

Yogi: La verseremo sull’albero.

Shri Mataji: Bene, vieni. Ancora un po’.

Ora leggi il quarto e il quinto capitolo.

[Warren inizia a leggere e Shri Mataji ogni tanto commenta alcune parti durante il lavaggio dei Suoi piedi]

Capitolo 4 (La via della conoscenza)

Warren: “Shri Bhagavan (Krishna) disse: Io insegnai questo Yoga immortale a Vivasvan, il dio del sole”.

Shri Mataji: “Dio del Sole”. Ora, chi è il Dio del Sole? Lo sapete: Cristo.

Warren: “Vivasvan lo trasmise a Manu, suo figlio, e Manu lo rivelò al proprio figlio Isvaku. Così trasmesso di padre in figlio, Arjuna, questo yoga rimase una conoscenza dei Raja Rishi (re che erano profeti e saggi realizzati, ndt).

Da lungo tempo, tuttavia, esso è quasi scomparso. Questo stesso antico yoga ti è stato rivelato da me perché tu sei mio devoto e amico e inoltre perché questo è un segreto supremo”.

Shri Mataji: Ora, vedete, Egli lo disse soltanto ad Arjuna e a nessun altro: non era una cosa a livello di massa ma soltanto individuale.

Warren: “Arjuna disse: “Tu hai origini recenti, mentre la nascita di Vivasvan…”.

Shri Mataji: Questo è un pensiero abbastanza comune: “Tu hai origini recenti”. La gente pensa così anche di me.

Warren: “… mentre si ritiene che la nascita di Vivasvan risalga a tempi remoti. Come posso dunque capire il fatto che tu abbia insegnato queste cose al principio della creazione?”.

Shri Bhagavan rispose: “Arjuna, molte sono le mie vite passate ed anche le tue. Io le conosco tutte, ma tu non le conosci, o distruttore dei nemici. Sebbene io sia non nato ed immortale, sebbene io sia anche il Signore di tutte le creature, io mi manifesto attraverso la maya del mio yoga, ovvero la potenza divina, mantenendo la mia natura …”.

Shri Mataji:  Dove c’è “io” dovreste sapere che si tratta di me, va bene? Allora capirete.

Warren: “… mantenendo la mia natura completamente sotto controllo. Arjuna, ogni qual volta si acuisca il declino della virtù e si diffonda l’ingiustizia, io mi incarno. Per la protezione dei virtuosi, per la distruzione dei malvagi e per dare stabile fondamento al dharma io rinasco di era in era.

Arjuna, la mia nascita e il mio operare sono divini. Colui che sa questo, in realtà non avrà altra nascita dopo aver abbandonato il suo corpo, ma a me verrà.

Completamente liberi da passioni, paura ed ira, interamente assorbiti in me, affidati a me e purificati dalla penitenza della saggezza, molti si sono fusi con me…”.

Shri Mataji: “Penitenza di saggezza”, vedete, notate queste parole; questo è lo stile di Krishna, sono parole davvero molto, molto ambigue. “Penitenza di saggezza”: il discernimento.

Warren: “… purificati dalla penitenza di saggezza, molti si sono fusi con me anche in passato. Arjuna, in qualsiasi modo gli uomini vengano a me io li accolgo poiché da ogni parte tutti gli uomini seguono il mio percorso.

In questo mondo mortale gli uomini che ricercano il frutto delle loro opere venerano gli dei, pertanto il successo scaturito dall’azione segue rapido.

I quattro ordini (le caste) della società denominati Brahmana, Kshatriya, Vaishya e Shudra furono creati classificandoli in base alle loro qualità prenatali…”.

Shri Mataji: Sono le loro attitudini, le inclinazioni.

Warren: “…e assegnando loro compiti corrispondenti”.

Shri Mataji: I brahmana (bramani o bramini, ndt) sono coloro che ricercano Dio.

Warren: “Sebbene sia l’autore di questa creazione, sappi che io, il Signore immortale, sono colui che non agisce. Poiché non ho desideri dei frutti delle azioni, le azioni non mi contaminano. Anche colui che mi conosce, in realtà non è vincolato dalle azioni.

È con questa consapevolezza che venivano compiute azioni anche da parte degli antichi ricercatori della salvezza. Per questo, adempi anche tu queste azioni come sono state compiute dagli antichi dei tempi andati. Nemmeno i saggi sanno distinguere tra azione e inazione.

Ti esporrò dunque la verità sull’azione, e ciò conoscendo sarai liberato dai suoi effetti nefasti”.

Shri Mataji: Ora, questo è successivo alla Realizzazione, cercate di comprendere.

Warren: “Si deve conoscere la verità sull’azione ed anche la verità di un’azione proibita. Anche così la verità riguardo all’inazione deve essere conosciuta. Misteriose sono dunque le vie dell’azione. Colui che vede l’inazione nell’azione e l’azione nell’inazione è saggio fra gli uomini. Egli è uno yogi che ha portato a termine ogni azione. Colui le cui imprese sono del tutto esenti da desiderio e pensieri terreni, e le cui azioni sono bruciate dal fuoco della saggezza, costui anche i sapienti chiamano saggio. Colui che ha rinunciato interamente agli attaccamenti alle azioni ed ai loro frutti…”.

Shri Mataji: Questo è per voi.

Warren: “… ha superato la dipendenza dal mondo ed è sempre soddisfatto, non agisce neppure se impegnato nell’azione. Colui che ha domato la propria mente e il corpo, che ha rinunciato ad ogni oggetto di godimento e non ha desideri, adempiendo le azioni limitate alla sfera corporea, non incorre nel peccato. Colui che è soddisfatto di qualsiasi cosa abbia ottenuto e cercato, è libero da gelosia ed ha trasceso tutte le coppie di opposti quali gioia e afflizione, ed è equilibrato nel successo come nell’insuccesso. Questo karma yogi, pur agendo, non è soggetto a vincoli. Colui i cui attaccamenti sono scomparsi, la cui mente è saldamente fondata nella conoscenza e che agisce per sacrificio, tutto l’operato di questo uomo liberato si dissolve”.

Shri Mataji: “L’uomo liberato”: vedete, i pazzi che non capiscono questo, si mettono a compiere tutte quelle azioni senza (aver ottenuto) la liberazione; è impossibile.

Warren: “I sacrifici che loro eseguono, in cui si offre l’oblazione, è Brahma; l’oblazione stessa è Brahma; e così anche l’atto di offrirla al fuoco, che è sempre Brahma, da parte del celebrante che è anch’egli Brahma; e sicuramente anche l’obiettivo da raggiungere da chi è assorbito in tali sacrifici a Brahma è lo stesso Brahma…”.

Shri Mataji: Brahma è il potere onnipervadente, diciamo.

Warren: È l’assoluto.

Shri Mataji: L’amore divino è Brahma.

Warren: “Altri yogi offrono sacrifici nella forma di venerazione degli dei, altri offrono il sacrificio al fuoco di Brahma, altri sacrificano nella forma del Sé per mezzo del sacrificio conosciuto come percezione di identità. Altri offrono in sacrificio…”

Shri Mataji: Adesso capite?

Warren: “… altri offrono in sacrificio il senso dell’udito al fuoco del controllo di sé. Altri yogi ancora offrono il suono ed altri oggetti della percezione al fuoco dei sensi. Altri sacrificano tutte le funzioni dei sensi e le funzioni dei soffi vitali al fuoco dello Yoga, nella forma di autocontrollo, acceso dalla saggezza. Alcuni offrono sacrifici materiali, alcuni offrono sacrifici sotto forma di penitenze, altri sacrificano attraverso la pratica dello Yoga, mentre le anime agognanti e dedite all’osservanza di voti austeri offrono il sacrificio della saggezza attraverso lo studio dei testi sacri”.

Shri Mataji: Voi potete fare tutte queste cose.

Warren: “Altri yogi offrono il prana, il respiro, nell’aprana, altri l’aprana nel prana.

Ve ne sono anche altri dediti alla pratica del pranayama o controllo del respiro, che hanno regolato la propria dieta e controllano il flusso dei soffi di prana e aprana, riversando i loro respiri vitali nei respiri vitali. Tutti costoro ottengono la distruzione dei propri peccati per mezzo del sacrificio e conoscono la verità sul sacrificio.

Arjuna, gli yogi che condividono il nettare nella forma dei resti del sacrificio conseguono l’eterno Brahma. Per colui che non offre sacrifici neppure questo mondo è felice. Come può dunque essere felice l’altro mondo?

Molte di queste forme di sacrificio sono state esposte in dettaglio attraverso la bocca dei Veda.

Sappi che tutte hanno suscitato le reazioni del corpo, della mente e dei sensi. Quindi conoscendo la verità su di esse e attraverso la loro pratica sarai libero dai vincoli del karma.

Arjuna, il sacrificio nella forma di conoscenza è superiore al sacrificio materiale poiché ogni azione, senza eccezione, culmina nella conoscenza, o figlio di Kunthi.

Consegui questa conoscenza con ogni mezzo; se ti prostrerai ai piedi dei sapienti, rendendo loro ogni forma di servizio e formulando ripetutamente domande con cuore innocente, questi sapienti conoscitori della verità ti sveleranno questa conoscenza. Arjuna, acquisendo questa conoscenza non sarai più soggetto a questa illusione.

E in virtù di questo vedrai tutti gli esseri prima nel tuo Sé e poi in Me. Anche se sei il peggiore fra tutti i peccatori, supererai tutti i peccati mediante la zattera della conoscenza.

Come il fuoco che arde riduce in cenere ciò che lo alimenta, Arjuna, così anche il fuoco della conoscenza riduce in cenere ogni azione.

In questo mondo non esiste mezzo di purificazione quale la conoscenza. Colui che ha raggiunto la purezza di cuore attraverso la pratica del Karma Yoga, con l’andar del tempo la realizza automaticamente nel Sé.

Colui che ha acquisito il pieno controllo dei propri sensi, che è dedito esclusivamente alla pratica spirituale ed è colmo di fede, consegue la conoscenza. Avendo conseguito la conoscenza, ottiene immediatamente la pace suprema nella forma della Realizzazione di Dio. Ma colui che è privo di discernimento, che manca di fede ed è posseduto dal dubbio, è perduto per quanto attiene l’aspetto spirituale”.

Shri Mataji: Qui Egli intende ‘posseduto da ciò che è nel sopraconscio’.

Warren: “Per l’anima dubbiosa in particolare, non esiste né questo mondo, né il mondo che è oltre, e neppure felicità.

Arjuna, colui che ha dedicato tutte le sue azioni a Dio secondo lo spirito del Karma Yoga, i cui dubbi sono stati dispersi dalla saggezza e che ha il dominio di Sé, non è vincolato dalle azioni”.

 Shri Mataji: Dominio di Sé: posseduto dal Sé.

 Warren: “Quindi, Arjuna, dopo aver spezzato con la spada della conoscenza questo dubbio nel tuo cuore, che è nato dall’ignoranza, consolidati nel Karma Yoga nella forma di consapevolezza eterna e sorgi alla lotta”.

 Capitolo 5 (Lo Yoga della conoscenza)

Warren: “Arjuna disse: Krishna, tu lodi Sankhya Yoga, lo yoga della conoscenza, e poi lo yoga dell’azione (Karma Yoga, ndt). Dimmi, di grazia, quale dei due sia il migliore.

Shri Bhagavan disse: lo yoga della conoscenza e lo yoga dell’azione conducono entrambi alla beatitudine suprema. Tuttavia, dei due, essendo lo yoga dell’azione più facile da praticare, è superiore allo yoga della conoscenza. Il karma yogi che né odia né desidera dovrebbe essere sempre considerato un sannyasi in quanto, Arjuna, egli, avendo trasceso la dualità degli opposti, è facilmente libero da vincoli. È l’ignorante, non il sapiente a dire che Sankhya Yoga e Karma Yoga producono risultati diversi. Colui che si sia consolidato in entrambi con fermezza, di entrambi ottiene il frutto, ossia la Realizzazione di Dio”.

Shri Mataji: Questo significa che, nel caso siate un po’ realizzati, non molto, nel senso che non siete arrivati subito al più alto livello – il che accade: alla maggior parte di voi accade che ciò che conseguite con la Kundalini non è il livello supremo – ebbene, quando praticate Karma Yoga, che è più facile, attraverso di esso lo ottenete.

Sankhya Yoga può comportare che otteniate la realizzazione, poi andiate a meditare nella giungla, andiate a stabilirvi lì tenendovi lontani da tutte le cose terrene; che meditiate, meditiate e meditiate, cercando di ascendere. Ma ho visto che persone del genere sono assolutamente inutili.

La mia esperienza personale è che queste persone sono inutili per quanto riguarda tutte le cose terrene: non sanno essere compassionevoli, non riescono a scendere dai loro livelli. E quando scendono, vengono nuovamente contaminati.

Quindi, la seconda cosa è molto semplice: prendete la realizzazione e poi iniziate Karma Yoga, purificandovi.

Una volta eseguita la purificazione l’ottenete, perché è immune, immune da ogni cosa.

Warren: “Lo stato supremo raggiunto dal sankhya yogi è attinto anche dal karma yogi; quindi, colui che vede Sankhya Yoga e Karma Yoga come un’unica cosa per quanto attiene ai loro risultati, è colui che vede realmente.

Tuttavia, senza Karma Yoga, Sankhya Yoga o la rinuncia al compimento dell’azione in relazione a tutte le attività della mente, dei sensi e del corpo, è difficile da conseguire. Mentre il karma yogi che tiene la propria mente fissa su Dio raggiunge Brahma …”.

Shri Mataji: Ossia, non diventate sannyasi: questo è per Bala! Non diventate sannyasi, lavorate qui: è più semplice, certo, sicuro.

 Warren: “… raggiunge Brahma in un attimo, Arjuna. Il karma yogi che ha domato del tutto la propria mente e dominato i sensi, il cui cuore è puro ed ha identificato il suo Sé con il Sé di tutti gli esseri, rimane inattaccabile pur compiendo azioni.

Il sankhya yogi, che conosce la realtà delle cose, pur vedendo, udendo, toccando, percependo odori, mangiando, camminando, dormendo, respirando, parlando, espellendo urina e feci, afferrando, aprendo o chiudendo gli occhi, deve rendersi conto di non fare niente e ritenere che sono i sensi ad agire sugli oggetti dei sensi.

Colui che opera offrendo tutte le azioni a Dio e liberandosi degli attaccamenti, non è toccato dal peccato come la foglia del loto dall’acqua.

I karma yogi compiono le azioni soltanto con i sensi, con la mente, con l’intelletto ed anche con il corpo, ritirando il sentimento egoistico nei loro confronti e rinunciando all’attaccamento semplicemente per la propria purificazione.

Offrendo i frutti dell’azione a Dio il karma yogi raggiunge la pace nella forma di Realizzazione di Dio…”.

Shri Mataji: Questo è possibile solo dopo la realizzazione: (prima) come potete offrire un’azione? Il frutto dell’azione? Non potete.

Warren: “… soltanto allora egli ottiene la pace nella forma di Realizzazione di Dio. Mentre colui che opera per fini egoistici, essendo attaccato al frutto dell’azione mediante il desiderio, subisce i vincoli.

Il sankhya yogi dotato di autocontrollo, senza operare e senza far operare gli altri, dimora felicemente in Dio relegando mentalmente tutte le azioni alla città delle nove porte, il corpo con i suoi nove orifizi.

Il Signore non determina il compimento dell’azione, né gli atti delle creature e neppure la loro connessione con i frutti delle azioni.

È la natura che agisce traendo la propria forza motrice da Dio.

Il Signore onnipresente non partecipa né della virtù né del peccato di nessuno. La conoscenza è avvolta nell’ignoranza, per questo le creature cadono costantemente preda dell’illusione”.

 Shri Mataji: Vedete: “preda dell’illusione”… ma se voi stessi siete identificati con l’illusione, che Dio vi salvi! Si tratta nuovamente di me, ma che fare? Anche ‘Dio vi salvi’ significa che devo farlo io! (Shri Mataji ride, risate).

Warren: “Nel caso però di coloro la cui suddetta ignoranza sia stata distrutta dalla conoscenza di Dio, quella saggezza risplendente come il sole rivela il Supremo.

Coloro la cui mente e intelletto siano interamente fusi in Lui, che sono costantemente e saldamente identificati con Lui ed esclusivamente devoti a Lui, essendo i loro peccati annientati dalla saggezza, pervengono ad uno stato dal quale non c’è ritorno.

Il sapiente osserva con lo stesso occhio un bramino dotato di sapere e cultura, una mucca, un elefante, un cane e un paria (senza casta).

Anche qui il livello mortale è vinto da coloro la cui mente è salda nell’imperturbabilità, poiché l’Assoluto è esente da macchia e imperturbabile, di conseguenza essi sono saldamente fondati nell’Eterno.

Colui che con ragione è fermo e libero da dubbi, non si rallegra nell’ottenere ciò che è gradito né si rattrista nell’incontrare ciò che è sgradito. Quel conoscitore di Brahma vive eternamente identificato con Lui.

Colui la cui mente non è attaccata ai piaceri esteriori, trae dalla meditazione la gioia pura che è intrinseca dell’anima.

Allora, lo yogi che si è completamente identificato con Brahma mediante la meditazione, gioisce di una beatitudine eterna.

I piaceri nati dai contatti dei sensi in realtà sono fonte di dolore, sebbene appaiano godibili alle persone inclini ai piaceri terreni. Essi hanno un principio ed una fine, vengono e vanno.

Arjuna, è questa la ragione per cui l’uomo saggio non li asseconda.

Colui che, prima di liberarsi del proprio corpo, è in grado di resistere qui sulla terra agli impulsi della lussuria e della collera, è uno yogi, un’anima in armonia, è l’uomo felice.

Colui che gioisce interiormente, che possiede interiormente la letizia dell’anima ed è parimenti illuminato dalla luce interiore, o dalla luce dell’anima, tale yogi, o sankhya yogi, identificato con Brahma raggiunge il Brahma che è pace assoluta.

I veggenti i cui peccati siano stati eliminati, i cui dubbi sono stati fugati dalla conoscenza, la cui mente è fermamente fondata in Dio e che sono attivamente impegnati nel favorire il bene di tutti gli esseri, conseguono Brahma che è pace assoluta.

Per quegli uomini saggi che sono liberi da concupiscenza e ira, che hanno sottomesso la propria mente e che hanno realizzato Dio, Brahma, la dimora della pace eterna, è presente ovunque.

Spegnendo i pensieri dei piaceri esteriori dei sensi, con lo sguardo concentrato nello spazio tra le sopracciglia, avendo reso uguali i respiri prana e aprana – esteriormente ed interiormente – che fluiscono all’interno delle narici, colui che ha acquisito il dominio dei sensi, della mente e della ragione, questa anima contemplativa, tesa alla liberazione e liberata da desiderio, paura e collera, è per sempre libera.

In realtà, avendo conosciuto me come colui che gioisce dei sacrifici e delle penitenze…”.

Shri Mataji: Ora, questa parte di Hatha Yoga non l’abbiamo ancora iniziata in Sahaja Yoga, ma inizierò gradualmente. Infatti la tendenza soprattutto in Occidente è di andare agli estremi, per questo non voglio farlo, sapete.

Warren: “… in realtà, avendo conosciuto me come colui che gioisce dei sacrifici e delle penitenze, il Signore supremo di tutti i mondi, e l’amico disinteressato di tutte le creature, il mio devoto raggiunge la pace”.

Shri Mataji: Spero che adesso abbiate seguito.

Quindi, Sankhya e queste cose dovreste capirle in modo chiaro ed è un ottimo modo per comprendere ciò che ci si aspetta da voi: che otteniate la beatitudine.

E la prima cosa da fare è ricevere la realizzazione e poi diventare dei karma yogi. Fatelo funzionare con Karma Yoga: ciò non significa diventare sannyasi, non significa fuggire da questo mondo per stabilirvi da qualche altra parte. Infatti sarebbe davvero difficile: lasciate questo mondo, state da qualche parte e quando tornate ridiventate dei bhut. A cosa serve? Invece fatelo funzionare qui e perfezionatelo: questo è Karma Yoga.

È per questo che qui non amiamo i sannyasi: perché hanno uno stile differente, sono dei cosiddetti asceti. Ma non sono dei veri asceti, sono degli asceti posseduti. Quindi per prima cosa occorre portarli al centro e far capire che sono al centro dove hanno abbandonato la dualità, gli estremi.

Devono controllarlo sempre e, quando io sono qui, dovreste controllarlo voi.

Per esempio, in questo momento, alcuni stanno celebrando il Puja in Scozia; così hanno detto. Voglio dire, a chi state facendo il Puja: alla mia fotografia? [Invece che a Shri Mataji in persona, ndt].

Non potete celebrare qui il Puja per la Scozia? Ma io traggo in inganno. Non dovevano essere qui per un Puja così importante. Io traggo in inganno, lo faccio. Vi ho detto che sono Mahamaya. Per questo si sono lasciati trarre in inganno dall’idea di celebrare in Scozia un mio Puja per la Scozia.

Che bisogno c’è di andare in Scozia? Non potete celebrarlo qui? Insomma, io sono qui, perché voi non dovreste essere qui?

Ma quando me lo hanno chiesto, ho risposto: “Va bene, se volete potete farlo”. Talvolta, per alcune persone, la mia fotografia è più importante di me. Immaginate che illusioni!

Sì, molte persone sono così. E poi mi diranno: “Madre, abbiamo fatto il Puja e poi è successo questo”. Le illusioni devono evidenziarsi.

Ora, chi altro viene dopo questo? [Gli yogi continuano a venire a lavare i Piedi di  Shri Mataji]

Adesso qualcuno può leggere i nomi della Devi? Undici nomi, anzi, centootto. Chi può leggerli? Adesso legga qualcuno del vostro gruppo.

Puoi farlo tu. Centootto nomi, sì.

Leggili mentre loro procedono con il lavaggio. Chi lo farà? Tu lo hai fatto? Vieni. Strofina, strofina forte, massaggia forte, si deve versare l’acqua. Benissimo. Strofina forte, versa altra acqua, prendete altra acqua da lì.

[Rivolgendosi a qualcuno: Il sari è bello, Phyllis. Ma devi imparare come indossarlo, va bene? Chiedi a Chaya come fare].

Basta così, bene. Dio ti benedica.

Dov’è andato lui? Bene. Ora, chi altro? Strofina forte, forte. Massaggia forte, fortissimo. I miei piedi sono molto forti. Ieri ci sono state due persone (…) due signore: si sono esaurite mentre… (ride). Strofina forte! Guarda quali sono i ventuno nomi della Dea?

Yogi: Centootto nomi?

Shri Mataji: Però è meglio leggerli in inglese. Qualcuno può dirli in sanscrito e un altro può … ma è molto difficile. Hai due libri, vero?

 Yogi: Questo è il Devi Mahatmyam e questo è il Lalita Sahasranama… (Mille nomi della Dea, ndt)

Shri Mataji: I centootto nomi li leggiamo da qui.

[Fine della registrazione audio]


[1] Gelosia.

[2] Nome del sahaja yogi a casa del quale si celebra il puja.

[3] Olga Maria Elisabeth Friederike Schwarzkopf (19152006), soprano tedesco naturalizzata inglese. È stata uno dei più celebri e ammirati soprani del XX secolo grazie alla sua bellezza, ma soprattutto grazie agli splendidi mezzi vocali e alla grande musicalità.

[4] Bhagavad Gita, 18.66.