Puja del 59° Compleanno

Chelsham Road Ashram, London (Inghilterra)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

 Puja del 59° Compleanno

 Chelsham Road Ashram, Londra (UK), 21 Marzo 1982


È bello vedere oggi così tanti sahaja yogi simili a meravigliosi fiori di loto, poiché il tempo della fioritura è pervaso dalla fragranza della vostra bellezza. È un tale piacere per me essere vostra Madre e potervi comunicare il Divino, i poteri del Divino, la bellezza del Divino. Non era mai stato possibile prima, come sapete. Tutti hanno fatto del loro meglio ma nessuno è riuscito a comunicare quella bellezza.

Come sapete, Sahaja Yoga, o meglio, questo Maha Yoga, è un sistema davvero unico, mai esistito prima. Ovviamente è nato perché il Parabrahma ha deciso di assumere una forma, direi; ma anche tutti voi avete deciso di incarnarvi su questa terra per ricevere le benedizioni. Con una sola mano non può essere possibile fare alcunché. La bellezza di Sahaja Yoga è straordinaria, senza dubbio, e sono certa che molto presto la gente si renderà conto che questa è l’unica via. Tutte le persone smarrite torneranno in Sahaja Yoga, ne sono certa, e otterranno ciò che è loro dovuto.

Voi non dovete fare nulla riguardo a Sahaja Yoga, entrate semplicemente e potete ricevere la realizzazione. In India c’era un signore che venne a trovarmi e mi raccontò tutta la storia dei suoi guai, mi disse che era sommerso di debiti, che aveva un sacco di problemi, sua moglie era così, i suoi figli erano così, e aveva problemi politici e di ogni sorta. E poi ricevette la realizzazione.

A quel punto chiese: “Madre, che cosa mi ha fatto?”. Ed io: “Perché?”. Ribatté: “Ho dimenticato tutto e sono in gioia, sono in gioia”, sapete. Io risposi: “Potrebbe trattarsi di una fuga (dai pensieri)”. E lui: “No, io mi ricordo di tutto, eppure sono in gioia lo stesso”. La volta successiva che mi incontrò disse: “Ho risolto tutti i miei problemi perché ero in gioia, e ho potuto condividerla con gli altri. Le cose sono migliorate molto”.

È così che Sahaja Yoga funziona: istantaneamente, spontaneamente, senza alcuno sforzo. È vero. Ma dobbiamo affrontare certe cose: il fatto che non eravamo così preparati per Sahaja Yoga, nel senso che siamo persone che vivono immerse in questa vita di tumulto, confusione, di idee strane di ogni genere. Inoltre, anche l’idea di dharma è assente; soltanto nei libri, o nelle chiese, forse da qualche altra parte, se ne parla, se ne parla soltanto. Non esiste veramente.

Per di più, non ci sono nemmeno rimaste le tradizioni, che sono necessarie per essere persone che adorano il Divino. Abbiamo perso la maggior parte delle nostre tradizioni, innanzitutto perché abbiamo scoperto che esiste molta ipocrisia e mancanza di sincerità per quanto riguarda la religione. Chi parla di religione si comporta in modo tale che non si riesce a credere che esista Dio. Allora la gente ha negato Dio, ha rinnegato tutte le tradizioni, dicendo: “È tutto inutile, privo di significato: è meglio abbandonare tutte le religioni, è fanatismo, è un’assurdità”. Questo perché, secondo loro, ciò non dava loro frutti; non potevano aspettare l’avvento di Sahaja Yoga per dimostrare che tutte le religioni sono assolutamente corrette e le loro tradizioni sono assolutamente necessarie, se si vuole davvero ottenere il massimo della gioia e della bellezza del Divino. Ma è andata così, abbiamo perso quelle tradizioni, le abbiamo perse, la maggior parte delle tradizioni sono andate perdute. È sorprendente quante tradizioni abbiamo perso senza rendercene conto. Pertanto è necessaria per noi una nuova istruzione per capire le tradizioni della venerazione.

È facile celebrare un puja, perché vostra Madre è sempre disponibile. Se soltanto le dite che c’è un puja, Lei si vestirà e verrà qui. Ma, secondo la tradizione, le si dovrebbe almeno rivolgere un invito a partecipare, chiederle di venire e riceverla; perché ora voi vedete lo scherzo in tutto ciò. Ma va bene, poiché non lo sapete va bene.

Non è soltanto questo, sto parlando in generale: un’adorazione è una tradizione che ci è derivata da grandi veggenti e antichi saggi. Chiunque, persino Mosè, diciamo, Socrate o Dattatreya o Markandeya o uno qualsiasi di questi personaggi hanno scoperto i modi e i metodi per accordare i nostri strumenti con il Divino al fine di ottenere la massima gioia. Come compiacere le Deità; è questo il punto principale: come compiacere le Deità.

“Compiacere” però è un termine grossolano, ma come… non so come dire… si dice ‘innovazione’? Oppure, come si definisce il modo di attivarle? Invocazione, invocarle, le invocate affinché vi diano complete benedizioni. Ed occorre imparare il trucco del mestiere, occorre istruirsi. Non c’è niente di male nel ricevere una istruzione.

Sappiamo dunque che dobbiamo istruirci, come primo punto; e, secondo punto, dobbiamo renderci conto che per questo dobbiamo essere umili. L’umiltà dovrebbe essere tale da indurci a pensare: “Devo imparare. Devo imparare. Devo istruirmi. Non c’è niente di male in questo”.

E vi ho già detto che, nei tempi antichi, i guru erano così severi con i loro discepoli che usavano appenderli sopra un pozzo per tre giorni, addirittura prima che potessero accedere all’università. E se riuscivano a sopportare tutti quegli insulti, solo allora ammettevano gli studenti ed iniziavano a parlare di qualche istruzione. Infatti, sapete, se quando si viene istruiti non si ha umiltà e comprensione di non sapere e di dover conoscere… È un dato di fatto, perché questo è un nuovo viaggio verso le radici, come ho detto.

Voi siete le radici, i sahaja yogi sono le radici dell’intero universo, lo sapete? Voi siete le radici e, in quanto radici, dovete sapere come viaggiare attraverso queste parti più profonde della vita spirituale per crescere. Quando crescete in profondità, l’albero cresce.

È soltanto attraverso di voi che sarà assicurato il nutrimento a questo universo troppo cresciuto. E più esso cresce, più voi dovete andare in profondità. Ma per questo dovete avere un’istruzione, è importante. Osservate la piccola cellula all’estremità di una radice, come si muove con completa intelligenza, comprensione e saggezza. Se essa viene colpita da una pietra, non ci resta male, torna indietro. Sa dove tornare indietro, dove avanzare, dove aggirare l’ostacolo e come utilizzare la stessa pietra per rendere molto robusto l’albero. Tutta questa istruzione dovete ottenerla mediante le vostre esperienze e dicendo sempre con umiltà: “Io devo imparare”. Questo è molto importante, dobbiamo avere questa umiltà per istruire noi stessi. Infatti, grazie a questa istruzione, inculcherete questo compito straordinario nella mente delle persone, il che è molto difficile.

Il movimento, in questo germoglio, in questo albero esterno, è esteriore. È facile far colpo su una persona se si è falsi, è facilissimo: se sapete vestirvi in qualche modo particolare, sorridere in modo particolare, se avete un aspetto diverso, se sapete recitare molto bene, potete impressionare chiunque, per quanto riguarda la gente superficiale, diciamo. Ma la maschera che abbiamo avuto finora non è più necessaria. Non è necessario avere una maschera perché interiormente abbiamo trovato il nostro Sé, il nostro Spirito, la nostra bellezza che sta per sbocciare, che sta per emergere.

Pertanto non c’è assolutamente nessuna necessità di avere una maschera artificiale, perché io vi conosco e le Deità vi conoscono.

Non è necessario avere alcuna artificiosità esteriore. Noi ci mettiamo una sorta di maschera artificiale. A che cosa ci serve? A niente, non impressioneremo la gente con l’esteriorità. Dobbiamo impressionarli interiormente.

Pertanto, per la crescita interiore, tutta questa maschera deve scomparire. Questa maschera è nata dall’accettazione di così tante regole che riguardano le formalità della vita, diciamo. Questa maschera è dentro di noi: se dite ‘grazie’ dieci volte è finita, se dite ‘scusa’ due volte va bene. Ma il nostro lavoro è sentire qualcosa interiormente, sentire qualcosa in modo genuino, essere genuini.

Ciò, tuttavia, non significa che non dovremmo avere tradizioni. La tradizione ci conferisce quella bellezza per crescere in un modo corretto. Ad esempio, noterete, troveremo che il modo in cui parla la gente qui talvolta è scioccante, intendo il modo in cui dice, ad esempio: “Oggi ti pagherò il pranzo”. È orribile dire una cosa del genere: “Oggi ti pagherò il pranzo”, sapete. È un modo di parlare molto scortese e rozzo, non è così? Al contrario, è meglio dire: “Mi concedi il piacere di invitarti a pranzo?”. Non è artificiosità, è così che dovreste sentirvi. Non è artificiosità perché viene dal vostro cuore, lo dite dal cuore.

Ma se non lo dite col cuore, persino se non lo dite col cuore, è meglio dire: “Sarebbe un piacere”. Infatti, dire: “Oggi ti pagherò io il pranzo” (è come dire) “e tu domani lo pagherai a me”. (Risate)

È possibile esprimersi anche in altro modo. La gente però considera questo comportamento molto aperto e sincero. (Ma parlate così) perché voi non siete sinceri! È perché non siete sinceri che volete evitare la falsità. Perché non essere sinceri?

Parlare con quella che vi pare grande sincerità, in realtà è volgare. Non va bene parlare in quel modo. Ma un sahaja yogi, se segue le tradizioni e se il suo Sé interiore risplende, è come un bellissimo diamante incastonato in uno splendido anello.

Ritengo dunque che debba subentrare un’educazione nel nostro comportamento. Il nostro linguaggio deve cambiare. Il nostro stile deve cambiare. Dobbiamo vivere in modo tale che la gente senta che siete persone decorose, molto normali. Non dovete fare niente di anormale per essere sahaja yogi. Dovete essere persone estremamente normali, decorose, che sanno esprimersi con un linguaggio decoroso.

Non è necessario offrire uno spettacolo, sfoggiare, ad esempio, un sorriso artificiale o un’espressione artificiale; non è assolutamente necessario. Per un sahaja yogi non è ipocrisia diventare come tutti gli altri. Sapete, un sahaja yogi potrebbe pensare: “Madre, questa è ipocrisia perché io sono un sahaja yogi, sono un’anima realizzata: perché dovrei vestirmi come gli altri? È ipocrisia”. No. È ipocrisia per un re travestirsi da mendicante? La definireste ipocrisia? Non lo è.

Ora, io sono, supponiamo che io sia una Dea: non ci si aspetta che io mi vesta come le persone normali; dovrei essere sempre ricoperta di ornamenti, dovrei avere questa e quella cosa. Invece devo vestirmi come una persona comune. Questa è forse ipocrisia? In questo vi è ipocrisia? No.

Ipocrisia è affermare di essere qualcosa che non si è. È un livello più elevato. Sapete, supponiamo che una persona che non è nemmeno un’anima realizzata affermi: “Io sono un guru”. Allora costui è un ipocrita. Ma non è così per un vero guru che si comporta come una persona normale. È una questione di discriminazione. Si dovrebbe comprendere che è una questione di discriminazione. Pertanto, quando ci si veste come persone normali, in modo normale, l’ipocrisia è fuori questione. Invece, magari lo fate per non avere un aspetto tale da urtare l’ego altrui.

In realtà, in tutta franchezza, io lo faccio soltanto per non urtare l’ego di nessuno. Vado in giro così perché non voglio ferire l’ego di nessuno, in quanto urtare il loro ego significherebbe farli cadere ancora più in basso; quindi, forse è questo il motivo di questo comportamento: se per il loro bene si deve adottare un abbigliamento così, allora non ha importanza. Ma l’ipocrisia subentra quando, pur non essendo così, si afferma di esserlo.

Ora, per un sahaja yogi è importante rendersi conto di dover migliorare. Deve avanzare, deve crescere. E ogni cosa necessaria alla crescita deve essere accettata nel modo giusto, corretto.

Oggi è un giorno di ottimo auspicio poiché state celebrando il mio compleanno. Sono sicura che quando compirò sessant’anni sarete cresciuti così rapidamente. Desidero che quest’anno cresciate tanto velocemente che, quando la gente vi vede, senta di avere davanti personalità grandiose, meravigliose. Ciascuno di voi deve essere straordinario, ognuno di voi. Per me è l’unica cosa da vedere. E ciò può essere molto accelerato se capirete di dover imparare in ogni momento; è necessaria l’umiltà. Se vi renderete conto di dover crescere in ogni momento, vi stupirete di quanto rapidamente potete crescere.

In ogni momento dovete trasformarvi. Ad esempio il vostro modo di parlare: alcuni hanno un linguaggio tale che, se vi guardate allo specchio, vi piacerebbe forse un sahaja yogi che parla a quel modo? Alcuni hanno un modo di ridere bizzarro, ridono in continuazione, ridacchiano, continuano anche mentre parlano; non è così che dovrebbe essere un sahaja yogi. Egli dovrebbe essere sereno, dovrebbe ridere quando è necessario, sorridere quando è necessario.

È così in sintonia con lo Spirito che tutto ciò che fate dovrebbe creare bellezza. Anche quando piangete, al momento opportuno, è bellissimo. Sapete, a volte vi vengono le lacrime agli occhi, accade; ma le lacrime dovrebbero scaturire quando vedete qualcuno molto malato, che sta molto male, molto infelice; non quando va male qualcosa a voi. Questo è un sahaja yogi.

Il sahaja yogi deve provare sentimenti per gli altri, non per sé. Allo stesso modo, quando ridete non dovreste farlo per abitudine.

Alcuni hanno l’abitudine, ogni volta che parlano, di iniziare con una risata, oppure di intercalare ripetutamente il discorso con delle risatine: ciò è privo di significato. Chi ride in continuazione può essere anche idiota, quindi non si dovrebbe apparire a quel modo. Oppure non si dovrebbe essere così seri che un attimo dopo chi vi sta vicino voglia fuggire da voi, tanto siete seri. Intendo dire che vi sono anche persone silenziose che sono noiose, vi annoiano con il loro silenzio.

Ma tutto ciò che dovete dire dovrebbe venire dal cuore. Se davvero viene dal cuore, vi dico che avrà un grande effetto, perché il cuore vi conferisce quella bellezza. È il vostro Spirito. La connessione è con lo Spirito. Quando parlate con il cuore, con sentimento, qualsiasi cosa diciate lascia trasparire molto i vostri sentimenti sul vostro viso e nel vostro comportamento, in ogni cosa, e ciò tocca il cuore dell’altra persona, nel senso che toccate le radici di quella persona. Toccate assolutamente la sua parte più profonda, quella che chiamate antahkarana, l’aspetto più profondo della sua vita, e da lì proviene la luce.

Ora dobbiamo capire questa differenza: adesso la nostra educazione consisterà nella sincerità, nel parlare con il cuore e non in modo esteriore. Attualmente abbiamo tutte le formalità per come parlare, come mangiare: queste cose sono molto, molto superficiali per Sahaja Yoga.

Non sono tanto importanti. Per Sahaja Yoga queste cose non contano. Si devono invece osservare le cose accettate secondo la tradizione e usarle con discernimento, e ci si dovrebbe comportare in modo tale che, qualsiasi cosa si dica con il cuore, abbia lo splendido rivestimento della tradizione. Tutto qui. Ma non è affatto necessario essere artificiosi, non vi è alcun bisogno di essere artificiosi.

Per le persone è molto difficile tracciare una linea di demarcazione fra artificiosità e realtà. Infatti, sapete, se lo concettualizzate, potete concettualizzare tutto. Ad esempio, se io dico che avete qualcosa che non va, voi potreste avere la sensazione che io vi abbia criticato o altro, potreste restarci male. Ma questo è in base alla realtà di questa persona, non è vero. Non è reale.

Poiché siete venuti qui per istruirvi, giusto? Ed io devo dirvi qualcosa. Quando io ve lo dico e voi vi sentite feriti, allora non è la realtà. Allora che cos’è? È il vostro ego, state giocando con il vostro ego, non con il vostro Spirito. Al contrario, chi ha lo Spirito, si sentirà felice: “Sono nell’attenzione di Madre, così Lei può correggermi”.

La seconda cosa riguarda dunque il fatto di essere nell’attenzione di vostra Madre. Che Lei dica che siete buoni, cattivi od altro è molto importante, è molto importante. Non essere lontani dall’attenzione di Madre è molto importante. Infatti, supponiamo che oggi possiate restare male per qualcosa e cerchiate di allontanarvi dalla sua attenzione: chi si occuperà di voi? Lei si prende cura di voi, deve correggervi e deve dirvi che questo non è corretto, che questo va bene e quello non va bene. Dovete aver fede che, in questo modo, crescerete sicuramente, dovrete crescere, che ve lo dico in quanto mi interesso di voi.

È dunque molto importante essere nell’attenzione di Madre e l’attenzione di Madre è sempre con voi, finché non cercate proprio di uscirne.

Infatti io non posso impormi a voi, questo è il punto principale. Io non posso impormi a voi. Ma se voi volete la mia attenzione, allora io devo dirvi, se toccate qualcosa… se un bambino tocca il fuoco, non gli direte forse di non farlo? Così in ogni momento la Madre deve sorvegliare. E lei, lei vi ama, e non solo, ma per lei siete così importanti. Insomma, nessuno vorrebbe dire niente a nessuno di questi tempi, perché la gente vuole la popolarità, popolarità a buon mercato. Io non sono una persona in cerca di popolarità.

Ciò che voglio è che i miei figli siano persone meravigliose. Allora entrano nel Regno di Dio. Essi dovrebbero essere rispettati come grandi santi, saggi, più di chiunque altro. Sono persone speciali ed è così che devono essere istruiti. Potreste dire che forse sono molto ambiziosa, ma le mie ambizioni sono basate sulla realtà. Sono sicura di potercela fare. Ma voi dovete sviluppare questa umiltà dentro di voi, e capire che dobbiamo tutti migliorare, dobbiamo essere nell’attenzione di Madre, e se lei deve dirci qualcosa non dobbiamo rimanere feriti. Se vi sentite urtati, sappiate che è il vostro ego: shoebittatevi, eliminatelo, perché non va bene. Io non posso continuare a lusingare sempre il vostro ego finché non sarete completamente distrutti e allora verrete a chiedermi: “Madre, perché non me lo ha detto?”.

Ad esempio qualcuno mi disse di essere innamorato di una persona e di volerla sposare. Io sapevo che era una persona orribile e non avrebbe dovuto sposarla, e lo dissi, in un certo senso. Risposi: “Bene”. Anzi, all’inizio fu uno choc e non dissi nulla. Pensai: “Ora come posso dirlo anche per non far reagire il suo ego? Come posso dire di no? O di sì? Sarà molto difficile”.

Allora gli dissi: “Va bene; se lei ti rende felice, va bene”. Ora, il termine ‘felice’ ha un doppio significato. ‘Felice’ significa che soltanto il vostro ego può essere felice, non lo Spirito che è gioia. Io non ho usato la parola gioia. Ho detto ‘felice’. Vedete, devo essere abile in questo. Ora, se ci aveste pensato: “Perché Madre avrebbe detto felice? Avrebbe dovuto dire, ‘Se ti dà gioia’…”. Se dico gioia va bene, ma io ho detto ‘felice’.

E glielo ripetei per tre o quattro volte: “Ti rende felice?”. E lui: “Sì”. “Se ti rende felice, puoi sposarla”.

Ora, se osservate, lui è molto intelligente e avrebbe dovuto pensarci; invece non pensò mai che intendevo dire che non gli avrebbe dato gioia: “Se ti dà felicità, sposati”. Felicità significa lusinga dell’ego, è semplice.

Dovete quindi anche educarvi a comprendere vostra Madre. La terza cosa che dovete saper fare è capire vostra Madre. Sapete, io devo essere abile, perché se non lo sono, se sono molto schietta, voi venite distrutti. Se non lo sono, siete perduti. Quindi devo essere abile, e quando lo sono mi chiamano Mahamaya. Quindi lasciate che almeno mi attenga ad uno stile, lasciatemi essere Mahamaya, bene, accettato.

Ma poi cercate di capire che, se vi dico qualcosa, vi infastidite assolutamente e vi arrabbiate. E la gente si perde, sapete, si perde: se si dice “Non farlo” si perde. E se si dice “Fai pure” si perde comunque, perché fa qualcosa di sbagliato. Quindi è un grosso problema, e voi dovreste capire che cosa va bene per voi, swartha. Swartha significa anche ‘egoismo’, ma nel senso del vostro Sé. Sw-arth è ciò che voi dovete scoprire per il vostro Sé, ciò che va bene per voi; e se Madre dice qualcosa, allora qual è il significato di ciò che Madre sta dicendo.

Io sono troppo semplice, ma sono anche molto complessa, perché quando vi dico qualcosa direttamente voi non capite, quindi devo farlo in modo indiretto; sapete, è la diplomazia di Shri Krishna.

Vedete, infatti le intenzioni di Madre sono molto semplici e sincere, ossia che i miei figli crescano diventando il vero Potere divino. Dovrebbero diventare veramente, realmente la Divinità. Non dovrebbero essere altro che la personificazione dell’amore di Dio. Io sono molto ambiziosa, ho totale fiducia in me stessa ed anche in voi; e sono certa che capirete che io non lusingo il vostro ego. Vi incoraggio e, a volte, vi scoraggio anche. Entrambe le forze sono importanti se dovete progredire correttamente. Così, quando vi incoraggio vi sentite felici, il che significa che il vostro ego è presente. Quando vi scoraggio vi sentite scoraggiati, il che significa che è presente il vostro superego. Pertanto non dovete essere nessuna delle due cose. Dovete essere in gioia, perché, a meno che non educhiate voi stessi completamente, il sentimento della gioia, il sentimento dello Spirito, l’unione con lo Spirito non vi apparterrà.

È come la mia macchina, vedete, che non voleva partire: è un mezzo irrecuperabile, non riesce a portarmi fino a questa Chelsham Road dove devo arrivare per una cosa così importante. A che serve dunque avere una macchina simile? È così. Occorre comprendere che se l’abitudine del sig. X, Y, Z è così, se non lo porta a destinazione, è meglio non averla. È meglio non avere una personalità di questo genere, è meglio non avere questa mentalità, è meglio non avere questo tipo di atteggiamento, è meglio lasciar perdere, è tutta un’assurdità: “Io devo gioire, sono venuto qui su questa terra per gioire dei doni dell’amore di Dio”.

Oggi è quindi un gran giorno, poiché stiamo tutti celebrando a livello internazionale il mio compleanno. Ieri, verso le dieci, ho iniziato a sentire le vibrazioni fluire e mio marito mi ha detto che in Australia doveva essere iniziato il Puja, e dopo, verso le dodici, è accaduto lo stesso in India, penso, ininterrottamente; quindi ora sento che quando si celebra il mio compleanno in tutto il mondo – anche quando qui sarà finito inizierà in America – in tutto il mondo emetterò vibrazioni per ventiquattro ore, forse perché ovunque mi stanno venerando ed il sole si sta muovendo, alle dodici tutti mi festeggeranno. È qualcosa di grandioso che sia giunto un giorno così in cui la gente lo sente in tutto il mondo.

Questo è il giorno grandioso in cui il Divino ha deciso di dare inizio a questo Maha Yoga.

Ora, per la vostra istruzione pensavo di scrivere un libro, un articolo su come educare voi stessi. Ma il problema è che, quando lo scriverò, non voglio che pensiate: “Questo è diretto a me”, sapete, perché troverete qualcosa con cui vi identificherete. Non è diretto a nessuno in particolare, è in generale. Oggi potreste avere voi quel problema, domani potrebbe averlo un altro, chiunque, è qualcosa di generale. Con il permesso di tutti voi, se lo date, penso che dovrei scriverlo, vi sarà di aiuto; e voi dovreste leggerlo in modo impersonale, in modo impersonale, e sono sicura che vi aiuterà.

Questo dovrebbe essere davvero l’inizio di un altro mio libro, al quale sto pensando, per i sahaja yogi, poiché dovrei dedicarmi ad un libro soltanto per i sahaja yogi.

Quello che ho scritto è per tutti, ma questo sarebbe soltanto per i sahaja yogi. Il primo capitolo sarebbe su come istruirvi per stare in Sahaja Yoga e crescere in esso senza lasciarvi ingannare da ego e superego. Spero di avere il vostro permesso, oggi, ed inizierò questa cosa per voi. Ora, se ci sono domande dovremmo farle, poiché adesso siamo arrivati al momento in cui poter iniziare il puja.

Dovreste rendervi conto che un’altra abilità che ha vostra Madre è, sapete, che forse l’automobile ha smesso di funzionare a causa mia, forse, non potete dirlo. Io sono molto abile in certe cose come organizzare i tempi. Sapete, il fatto è che siamo andati ad un puja… dov’era? A Khandala o da qualche altra parte. In quale posto siamo stati? Siamo stati a Lonawala, abbiamo celebrato lì un puja. E per quel puja, sapete, come orario avevano fissato le nove. Come al solito l’hanno stabilito loro poiché non me le chiedono mai. “Il puja è fissato per le nove, Madre, venga alla nove!”. Madre dovrebbe arrivare, sedersi e: “Bene, celebrate il mio puja”. Alle nove, pensate.

Io ho risposto: “Bene, ci sarò”. E non sono andata a farmi il bagno fino alle undici. Dicevano: “Madre, vada a farsi il bagno”. Ed io: “Solo un minuto, lo farò…”. E senza fare il bagno io non verrei al puja. Allora dissero: “Perché Mataji non va?”. Erano tutti molto turbati. Aspettavano ed aspettavano seduti: “Perché Madre non è ancora arrivata?”.

(Ad un certo punto) dissi: “Va bene, andrò a farmi il bagno”. Alle undici andai a fare il bagno. E avrebbero dovuto iniziare il puja alle nove, vedete. Poi tornai verso le undici e mezza, arrivai e iniziarono il puja.

Prima di iniziare il puja dissi: “Bene, ora per favore consultate il panchanga (calendario)”, dove scrivono le date, sapete. Lì c’era scritto che fino alle undici era amavasya, il giorno in cui non vi è la luna. E niente, nessuna attività positiva può essere svolta durante quel periodo, è di cattivo auspicio, sapete. Dissi: “Come avrei potuto fare il bagno prima di allora?”. E rimasero tutti stupiti.

Aggiunsi: “Io non leggo mai panchanga, ma so che cosa si deve fare e qual è il momento più propizio; quello è il momento in cui si deve fare ogni altra cosa. Voi, oggi, non avete alcun panchanga, ma potete scoprirlo”.

Queste cose, gli orari, sono molto importanti, poiché devo consultare tutte le Deità, devo consultare tutte le stelle; inoltre, sapete, le stelle sono governate da tutte le Deità, devono essere tutte consultate, devono essere sistemate, tutto deve essere predisposto per il puja affinché voi ne traiate il massimo vantaggio. Io devo lavorare molto duramente per tutte queste cose ed è una grandissima operazione, un’operazione così immane e complicata che voi non ne avete idea.

Vedete, quando voi iniziate a celebrare il mio puja ricevete le vibrazioni, pensate: “Oh, Madre ci ha dato vibrazioni”. Non è così semplice. È un’operazione gigantesca. Pensate quanto è difficile far costruire un’automobile: ed ora, qui ci sono così tanti aspetti complicati e l’intero universo è coinvolto, perciò occorre elaborare tutto con molta attenzione. L’unica cosa è che si dovrebbe avere umiltà (e chiedervi) perché non capite così tanto Madre; bene, dobbiamo capire sempre di più nostra Madre, e anche per questo l’istruzione è importante.

Finora avete avuto fede in me, molte grazie per questo, e spero che avrete ancora più fede in me, mi capirete meglio (e comprenderete) perché faccio certe cose e perché è necessario. Esse non possono essere razionalizzate a meno che non raggiungiate davvero quel livello di razionalità nel quale lo Spirito vi dà la luce per comprendere. Allora vedrete che a quel punto Madre lascerà passare un po’ di tempo e accadrà questa e quell’altra cosa. A volte Lei potrà arrivare prima o dopo, è po’ bizzarro per una persona normale, però non lo è, non lo è. È il funzionamento del Divino, che deve essere compreso dal punto di vista divino. Vedete, da un punto di vista umano potrebbe anche apparire tortuoso, talvolta potrebbe sembrare scorretto, potrebbe sembrare strano, ma non è così. Si deve fare in questo modo e io uso veramente le tradizioni per dissimulare tutto ciò che vi pare strano. È così che ci riesco, diversamente sareste sorpresi per ciò che faccio, come uccidere i rakshasa e tutto il resto; è una cosa orribile ma faccio questo e tutte queste cose.

Sapete che faccio molte cose; ad esempio ho dato un bandhan a questo Narakasura[1] e costoro non hanno avuto incontri, non è intervenuto nessuno ai loro incontri. Quindi gioco tutti questi trucchi, potete chiamarli “spionaggio” o come vi pare. Potete definirli con termini molto seri, che cosa posso farci? Ma è così, occorre agire in questo mondo tortuoso, occorre neutralizzarli e fare davvero qualcosa al riguardo. Quindi è in atto una grande operazione, mentre voi siete i veri attori sul palco; intendo dire che l’intera opera, ogni cosa è per voi, tutti i costumisti e gli altri sono seduti dietro le quinte a farlo funzionare, mentre voi siete sul palco e dovete riuscirci. Voi siete gli attori e i veri protagonisti che rappresenteranno lo spettacolo. È vero. Quindi, se avete domande, per favore fatele e poi proseguiremo con questo puja.

Ah, ora devo dirvelo. I sahaja yogi indiani hanno comprato per me degli anelli per i piedi; e tutte queste cose, naturalmente, saranno nei miei archivi personali, devo dire. E li ho inviati qui per essere indossati durante il programma (del puja). Loro pensavano che il programma si sarebbe svolto in India e avevano preparato laggiù tutte queste cose, gli ornamenti, per me, poverini, mentre io ho deciso di venire qui a celebrare il programma. E loro pensano che voi siate persone particolarmente privilegiate per il fatto che sarei venuta in Inghilterra.

Ma allora ho detto loro: “Quanti compleanni ho celebrato con voi? Quanti?”.

Allora sono stati zitti, sapete. Si chiedevano il perché di questo privilegio agli europei e agli inglesi. Così ho detto: “Quanti compleanni ho celebrato con voi?”. Essi avevano fatto tutti questi preparativi, avevano preparato tutti questi anelli per i piedi e tutto il resto per me e vi stupirebbe il modo meraviglioso in cui avevano fatto queste cose.

Quindi è giusto, dobbiamo pensare a loro, ed oggi, il ventidue, avranno un grande programma con alcune conferenze e programmi musicali aperti a tutti, spero che avrà successo.

Ormai deve essere iniziato, sono circa le cinque e mezzo e inizieranno alle sei; quindi è quasi quell’ora ed è per questo che vostra Madre sta rimandando un po’, se non vi spiace.

Bene. Qualche domanda?

[Shri Mataji parla con i bambini e dice altre cose] Ciao! Sì! Come stai? Tutti nati realizzati, persone importanti, sì, venute su questa terra. Lui è un po’ scioccato. Non dovreste ridere.

(Al bambino) Loro sono tutti…non vi capiscono, vero? Scusa, scusa, scusa. Così voi venite su questa terra per aiutarmi, vero? Vero? Tu sei venuto ad aiutarmi? Bene. E tu? Sì, vero? Tutti voi. Molto bene. Adesso crescete in fretta!

Ciao, sì, sei venuta anche tu? Anche lei (una bambina), anche lei, oh Dio, indossa un salwar[2]! Chi ha trovato questo salwar? Dove lo avete preso? Da dove viene? Questo salwar e il kurta, dove li avete comprati? (Alla bimba) Eh, channa (ceci). Channa. Cos’è questo? Che cosa? (Vuoi) l’acqua? No, no, no, le vostre risate fanno piangere la bambina. Va tutto bene. Oh-oh, va bene, va tutto bene, è tutto a posto, no, no, no, no, no, no (Madre cerca di calmare il pianto della bambina) va bene, va bene, guarda. No, no, no, non importa, non importa, va tutto bene. Va tutto bene, loro ridono rumorosamente, sai. Adesso che cosa vuoi? Che cosa? I ceci? Che c’è?

Qualche domanda? È arrivato Rajesh? Mi ha telefonato, non sapevo, ho detto (il numero civico) quarantotto. Spero non sia fuori a cercare. C’è scritto qualcosa fuori? Ha telefonato?

C’è qualche modo per trovare la strada? C’è un cartello?

Hm. Nessuna domanda?

Bene, bene, bene (bacia la bimba che piange per calmarla). È stato avvertito? Bene, bene. (Alla bimba) Che cosa è successo? Non importa, loro ridono troppo. Che cosa? Prendi il bebè, vai a prendere il bebè. Hai preso il bebè? Vai a occuparti del bebè. Un piccolo piange, oh, è questo bebè, vieni qui, occupati del bebè. Che cosa? Guarda, mettiti il bebè sulle gambe, avanti. Piccolino….

Nessuna domanda? Ci sono domande?

(Domanda non udibile). Che cosa dice? Che cos’è…? (Un sahaja yogi ripete che la donna ha chiesto perché venga venerata la fotografia). Venerata? (Un altro yogi dice: “Il motivo è che la fotografia emette vibrazioni”). E? Ha avuto la realizzazione di recente? È realizzata? Hai sentito la brezza fresca?

Allora la senti (rivolgendo le mani) verso la fotografia, va bene? Sai, la cosa proviene da… l’origine di questa domanda deriva dal fatto che sei nata in una famiglia cristiana, sai, ed è per questo che si accetta il Cristianesimo, così come i nati indù dicono di essere indù. Vedete, non si pensa che abbiamo accettato una certa situazione perché ci siamo nati.

Ora, nella Bibbia è scritto che qualsiasi cosa creata dalla Madre Terra e dal Cielo, o firmamento, come lo chiamano, non dovrebbe essere riprodotta e venerata, capisci?

È uno scritto molto chiaro, molto netto, se ci pensate. Prima di tutto dovremmo chiederci che cosa è creato dalla Madre Terra. Che cosa è creato dalla Madre Terra? Non pensiamo mai in questi termini. Vedete, infatti la Bibbia è un’altra cosa molto diplomatica, in un certo senso, direi, poiché fu scritta in un’epoca in cui tutti li dominavano, perciò dovettero scrivere in quel modo.

Le cose create da Madre Terra sono quelle scaturite dalla Madre Terra, che possiedono vibrazioni, come ho detto di Stonehenge. Voi non potete riprodurle e venerarle (le riproduzioni create dall’uomo, poiché in quel caso si creano gli idoli, ndt).

In India abbiamo molti luoghi come questo in cui potete sentire le vibrazioni. Ricordate? Chi è venuto in India, ha sentito come la brezza fresca provenisse da quel luogo vicino a Musalwadi, vero?

Ciò dunque non può essere riprodotto – infatti gli esseri umani hanno la tendenza a riprodurli – ogni vostra riproduzione è artificiale.

Ora, supponiamo che facciate una mia statua: sarà artificiale. Ma non la fotografia. La fotografia è una cosa reale. Anche Cristo venne onorato; sapete che quando Egli arrivò, la gente gli si inchinò nella Domenica delle Palme, stese le proprie vesti affinché Egli ci camminasse sopra. Cristo però è diverso. Se esistesse una riproduzione di Cristo esatta come la fotografia, emetterebbe vibrazioni. Ora, sapete che Mosè fu seppellito in Kashmir? Nessuno lo sa, ma io so che fu seppellito in Kashmir. E gli Ebrei che sfuggirono alle grinfie dei romani si recarono in India stabilendosi in Kashmir e sono chiamati “Joo”, in realtà sono chiamati (incomprensibile), lei potrebbe essere una dei “Joo”, potrebbe. Si chiamano “Joo”, in effetti si chiamano “Lakshman Joo”, si chiamano così.

Ma questo chi lo sa? Se non avete le vibrazioni, come farete a sapere che Mosè è stato seppellito laggiù?

Quindi, quando si legge la Bibbia senza avere gli occhi aperti, illuminati, la si interpreta in modo errato.

Che cosa potete dire, voi, di Maometto? Vedete, Maometto era un profeta, su questo non vi è dubbio. E non era altri che lo stesso Mosè. Lasciamo che ebrei e musulmani combattano. Io so per certo che (Mosè e Maometto) sono la medesima personalità.

Sì, si romperanno il collo reciprocamente, lasciate che se lo rompano. Non arriveranno da nessuna parte con questa assurdità; essi (Mosè e Maometto) erano infatti incarnazioni della stessa personalità. Mosè era nato per insegnare agli ebrei che siamo tutti esseri umani. Non si tratta di alcuni di voi e alcuni di loro. Sono tutti uno agli occhi di Dio. È così. Ora, se dite a qualcuno che Mosè morì in India, mi uccideranno. Ma è un dato di fatto. E posso dirvi esattamente dove morì. È descritto. Tutte le parole usate nella Bibbia, come (il monte) Nebo e tutti questi luoghi in cui è sepolto, sono lì in Kashmir.

Quindi, quando leggiamo la Bibbia da Cristiani, vedete, per noi venerare una fotografia è come venerare una specie di statua. Non è così. Se vi fosse una copia esatta della fotografia di Cristo, non sarebbe così, poiché non è riprodotta con le vostre mani. Le statue sono create dalle mani degli esseri umani; ma mi sono sorpresa che vi siano anche alcune statue che emettono vibrazioni. Vi sono alcune statue che emettono vibrazioni. Sorprendentemente, alcune anime realizzate possono farle. Ecco perché ciò è stato scritto in generale e, fin dalla nostra infanzia, portiamo questa specie di marchio per cui siamo nati cristiani, indù, musulmani, ebrei o altro; e portiamo questo marchio fino ad oggi mentre non abbiamo sperimentato niente. Ma siamo educati in quel modo da sempre, vedete, e quindi ce lo trasciniamo, continuiamo anche quando arriva la realizzazione. È sorprendente come gli esseri umani accettino ciò che è artificiale. È del tutto artificiale essere nati in una religione: i vostri genitori vi hanno detto che siete musulmani o indù o cristiani, comunque sia, e continuate con questo. Ma non volete pensare che dovete rinascere. Perché hanno detto tutti che dovete rinascere? Perché senza rinascere non conoscerete la realtà. E tutto ciò che hanno detto a proposito di non venerare nessuno, è per il vostro bene.

Direi che non si dovrebbe venerare neppure me. A meno che non siate realizzati, non vi permetto di toccarmi i piedi. Se non siete realizzati non avete il diritto di toccare i miei piedi, mi vengono forti dolori. Se una persona non realizzata venera la mia fotografia non so cosa mi accadrà. Ma è meglio risparmiare Dio, non venerarlo se non siete realizzati, è meglio risparmiarlo. Se qualcuno che non è un’anima realizzata in modo corretto viene ai miei piedi, mi vengono le vesciche. Lo sapete questo? Non è facile, sapete, avere a che fare con persone che non sono realizzate correttamente. Vedete, noi pensiamo di fare un favore a Dio, ma qui è Dio che sta facendo un favore a voi, in tutta franchezza.

Questa è la situazione. Vedete, una persona che venga a toccarmi i piedi pensa: “Oh, mi sto arrendendo”. Invece è il Divino ad arrendersi, vi dico. Non è facile. L’altro giorno ero in India, se dite loro: “Non toccare i miei piedi”… qui è l’opposto, a causa del Cristianesimo, ma lì c’è l’Induismo e gli indù pensano di dover toccare i piedi di chiunque; così quando dico di non toccarmi i piedi, quello è il peggiore anatema che possiate lanciare loro.

Hanno detto: “Madre, che cosa abbiamo fatto di sbagliato?”

Insomma, tutta la filosofia è crollata. Ho detto: “Va bene, toccatemi i piedi”. I miei piedi sono diventati così gonfi da non credere, non potevo neppure alzare le gambe.

Vedete, è così, qualsiasi marchio vi sia stato impresso, continuate e continuate e continuate con quello. Ma perché non vi mantenete aperti? Nessuno vi ha dato la realizzazione finora. Qualcuno di questi preti o chiunque altro vi ha forse dato la realizzazione? Nessuno. Accettate il fatto e basta. Qualcuno allora vi ha dato la realizzazione. Chi vi ha dato la realizzazione deve essere qualcuno (di speciale), deve esserlo per forza. Io non voglio parlarvi come Cristo, per essere crocifissa da voi. Ma è così, lo si dovrebbe scoprire da soli. In realtà noi non diamo neppure le fotografie alla gente non realizzata, detto molto francamente.

Infatti non serve a niente, è assolutamente offensivo per Dio dare le fotografie a qualcuno che non è realizzato, che non è un sahaja yogi. Non permettiamo loro neppure di venire ai puja. Lo sapete per certo, non permettiamo a molte persone di venire, insomma, lo sapete per certo. Perché non capiscono.

A che serve dunque invitarli al puja? Questo è uno dei motivi per cui non vogliamo che partecipino al puja persone che non siano ancora pienamente sahaja yogi. E abbiamo scoperto che la definizione di sahaja yogi si addice a chi abbia dato la realizzazione ad almeno dieci persone. Chi non abbia dato la realizzazione ad almeno dieci persone non sarà più chiamato sahaja yogi.

Quindi un criterio è che dovreste essere in grado di dare la realizzazione a dieci persone: soltanto allora siete un sahaja yogi, soltanto allora potete venerare la fotografia, soltanto allora potete partecipare al puja, diversamente non potete.

Se non avete ottenuto almeno questo, non potete venire al puja. Questo accade in India, ma funziona, infatti là lo hanno fatto. E dovete farlo anche tutti voi.

Bene.

[Shri Mataji parla con la signora che ha fatto la domanda:] Così sei venuta ora per la prima volta? Hai avuto la realizzazione? Chi te l’ha data? Chi ti ha dato la realizzazione? Chi le ha dato la realizzazione? Dove hai ricevuto la realizzazione? All’incontro ad Hampstead? È così? Bene. Adesso per te è importante osservare, va bene? E osserva per conto tuo, infatti non l’hai ottenuta (la realizzazione) attraverso la razionalità e ogni tua nozione al riguardo, non è vero? È qualcosa di unico ciò che è accaduto, quindi devi osservare ed essere testimone della cosa, diversamente ti suggerirei di non rimanere per il puja. Prendi la realizzazione! Chi è che parla? No? Infatti non sarai a tuo agio, sai, avrai reazioni strane, perché sei ancora identificata con l’altra cosa (religione, ndt).

Prima occorre che ti identifichi con il tuo Spirito e poi fare il puja; infatti, dal nostro punto di vista non ne hai il diritto, vedi.

Quindi è meglio anche dal tuo punto di vista; non restarci male. Ma hai ricevuto la brezza fresca nelle mani? L’hai sentita? Allora va bene. Ora osserva e non permettere alla tua mente di pensare troppo, diversamente ciò potrebbe rovinare le tue possibilità, d’accordo? Per ora prendila così.

C’è qualcuno seduto qui che non ha avuto le vibrazioni? Per favore si faccia avanti sinceramente.

[Ad un bambino: ] Sta facendo una fotografia. C’è qualcuno qui così? Nessuno, bene, allora va bene; perché questo rovina le possibilità di una persona, lo so.

Qualche altra domanda adesso? I sahaja yogi non fanno domande. Molto furbi!

[Shri Mataji impartisce istruzioni per il puja] Bene, adesso.. questi sono … è meglio tu legga in inglese. Ora, Gauri lo daresti a tutti adesso? Vai a darlo a tutti.

(I sahaja yogi recitano tutti insieme una preghiera ed invocazione a Shri Mataji dedicata al Suo compleanno).


[1] Nella lista dei nomi di Shri Durga, Narakasura corrisponde a Maharishi Mahesh Yogi (falso guru).

[2] Punjabi con pantaloni stretti e casacca corta.