Guru Puja

(Switzerland)

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Guru Puja, Leysin (Svizzera), 14 Luglio 1984.

Mi inchino a tutti i sahaja yogi del mondo.

È molto incoraggiante vedervi riuniti qui così numerosi per celebrare il Guru puja. Adorare il vostro Guru in persona è considerato la più alta benedizione. Ma nel mio caso è una combinazione molto diversa, perché io sono vostra Madre ed il vostro Guru. Quindi potete capire perché Shri Ganesha abbia venerato sua Madre. Voi siete stati creati tutti ad immagine di Shri Ganesha, che adorava sua Madre e divenne quindi l’Adi Guru, il primo guru. Egli è l’essenza primordiale del principio del maestro.

Soltanto la Madre può fare del figlio un maestro.

E soltanto il sentimento materno in un Guru, maschio o femmina, può rendere guru il discepolo. Perciò, per prima cosa dovete diventare profeti e sviluppare questo senso materno dentro di voi; poi potrete rendere profeti anche gli altri.

Ora, per diventare guru, che cosa dobbiamo fare dopo la realizzazione? La parola Guru significa gravità. Gravità indica una persona che è solenne, profonda, magnetica. In Sahaja Yoga, avete appreso che la realizzazione avviene assolutamente senza sforzo. Generalmente, dunque, un guru cerca di rendere spontanei i propri discepoli; questo è detto Prayatna Shaithilya, che significa: riducete i vostri sforzi. Voi avete ottenuto il vostro Prayatna Shaithilya senza fare nulla; diversamente, la Kundalini non si sarebbe alzata.

Il secondo stadio è Vichara Shaithilya, la consapevolezza senza pensieri. Anche questo lo avete ottenuto senza fare nulla.

Ed il terzo (stadio) è la completa negazione del pensiero, Abhava, e la beatitudine della pace. Si deve capire che occorre dunque attraversare tre stadi. All’inizio, quando ottenete la realizzazione, in quel momento, tutte queste cose avvengono spontaneamente. Quando alzate la Kundalini degli altri, queste cose avvengono spontaneamente. Anche voi avete ora il potere di risvegliare e stabilizzare la Kundalini delle persone. Ma dobbiamo comprendere per quale motivo si deve fare così, perché dobbiamo avere Vichara Shaithilya (consapevolezza senza pensieri). Perché, quando proiettate qualche pensiero, esso è artificiale, non è realtà. Il pensiero si frappone sempre tra voi e la realtà. Quando ci mettete uno sforzo, andate contro il divenire.

Per esempio, se io devo curarvi, appoggio semplicemente la mia mano ed è fatto. Senza sforzo. Perché io sono così! Voi ottenete la realizzazione perché io sono così. Non ci metto nessuno sforzo, non ci penso, io sono così.

È possibile farlo semplicemente guardando qualcuno. Si può fare semplicemente ponendo l’attenzione su qualcuno. Si può fare con un semplice, piccolo desiderio. Perché voi siete così. Potete plasmare tutto come preferite.

Potete prendere l’esempio dell’oro. L’oro è inossidabile; non deve pensare di essere inossidabile, non deve sforzarsi di essere inossidabile, lo è! Per essere, dunque, per essere, non dovete compiere alcuno sforzo. Se dovete fare uno sforzo, significa che non siete ancora così.

Se guardate il sole, esso splende, non deve sforzarsi di splendere: splende. Se, per essere così, dovete fare uno sforzo, significa che non lo siete, che ci state provando, che siete artificiali. I fiori sono già bellissimi, non hanno bisogno di abbellirsi.

Ed è questo che occorre capire: che se siete così in modo innato, se siete già divenuti, che bisogno c’è di compiere ulteriori sforzi?

Ma quando si dicono queste cose, vedete, la gente pensa che si debba essere letargici, che non si debba fare nulla, che si diventi guru senza fare nulla. Ecco perché proprio all’inizio ho detto che il processo si sviluppa attraverso (tre) stadi.

Il primo stadio è quello di Shri Ganesha, con il suo modo di arrendersi alla Shakti, alla Madre. Quello è l’inizio. Se non riuscite ad arrendervi… (arrendersi) non significa che non fate nulla: resa significa l’adorazione, il rispetto per il superiore, l’obbedienza al superiore, senza discutere, senza reagire. È accettazione, assorbimento. Così come un bambino assorbe il latte della madre senza discutere, senza ragionarci.

Per questo Cristo disse: “Dovete diventare come bambini”. Ma se dubitate, non siete più bambini.

Perciò, il primo stadio che dovete sviluppare è lo stato del fanciullo; ma di un bambino che sia un bambino realizzato, che deve avere gravità. Se riuscite a sviluppare per prima cosa lo stato fanciullesco, ogni cosa prenderà la giusta direzione. Perché la maturità non può subentrare, a meno che non si parta proprio dall’inizio. E gravità significa maturità, non frivolezza. La qualità di Ganesha, come sapete, è che egli è dotato di Viveka, di discernimento. Egli ha, anzi è la discriminazione. Cercate perciò di sviluppare il vostro potere di discernimento affinché Shri Ganesha vi conceda la saggezza, subuddhi. Ecco perché dovete dipendere da Shri Ganesha. A questo punto dovete attuare una negazione di sforzi.

Qualsiasi sforzo contrario a Ganesha, o all’innocenza, deve essere negato. La negazione dello sforzo deve essere acquisita negando qualunque sforzo; ossia, attuando lo sforzo della negazione (sforzandosi di evitare comportamenti contro l’innocenza, ndt). All’inizio non sarete spontanei, dovrete fare uno sforzo. Cristo disse: “Non avrai occhi adulteri”. Come fate a rendere innocenti i vostri occhi? In Sahaja Yoga, abbiamo un metodo mediante il quale cerchiamo di distrarre i nostri occhi dallo sforzo che li rende adulteri. Cerchiamo, ad esempio, di rivolgere la nostra attenzione, i nostri occhi, sulla Madre Terra, sull’erba, sugli alberi.

Anche evitare lo sforzo è di per sé uno sforzo. Chi è arrivato da poco, deve capire che occorre anche fare qualsiasi sforzo (di volontà, ndt) per far cessare gli sforzi (raggiungendo quindi lo stato di spontaneità, ndt).

Per esempio, alcuni sono abituati ad una vita molto comoda. Possono parlare di qualsiasi rinuncia, ma quando si tratta di comodità, vogliono averle. Queste persone dovrebbero cercare di eliminare l’abitudine alle comodità. Dormite per terra! Dormite sulla Madre Terra!

Altri hanno l’attenzione che vaga continuamente di qua e di là; non riesce a fermarsi su un solo punto. Rendete stabile la vostra attenzione! Così, gradualmente, vi accorgerete di disciplinare voi stessi. Lo sforzo che ci mettete è molto importante all’inizio di Sahaja Yoga. Un’altra cosa molto comune, in Occidente, è la lingua tagliente, il sarcasmo, e il fatto di offendere gli altri. È un tipo di violenza molto sottile.

Oppure, se sono davvero diretti, possono anche venir fuori con espressioni di ego: “io, io, io”. Queste persone dovrebbero smettere del tutto di parlare, sforzarsi di smettere. Non parlate! Osservate la vostra mente: sta cercando di dire qualcosa di sarcastico? Di insensato?

Anche questo tipo di osservazione richiede uno sforzo. Far germogliare il seme è facile, ma poi occorre fare uno sforzo per prendersi cura della piantina. E quando poi matura, diventa autonoma. Quindi, per prima cosa lo sforzo dovrebbe essere fatto per proteggere voi stessi dalla mente che vi siete costruiti con il vostro ego e il superego, e che va nella direzione sbagliata dello sforzo. Ma a volte – state molto attenti – dovete avere discriminazione. Ed il modo migliore per proteggersi con il discernimento è mantenersi al centro. Non andate mai all’estremo di nulla!

Alcune persone, ad esempio, sono molto appassionate di musica, così si occupano continuamente di musica. Altre amano la poesia, e allora si interesseranno solo di poesia. Non vi è niente di sbagliato in questo, ma tutto ciò che conseguite in tutte queste cose, dovrebbe essere riportato alla collettività affinché tutti possano gioirne; e si dovrebbe anche essere felici di ciò che gli altri hanno ottenuto.

Se, ad esempio, qualcuno è molto colto e arido, deve fare uno sforzo per diventare dolce. Cercate di neutralizzare la vostra natura estrema andando al centro. E il modo migliore è dire: “Mi piace tutto. Comunque tu mi faccia stare io sono felice”. E suggestionate voi stessi (dicendo): “Io sono la pace”. Suggestionatevi! Autosuggestione: “Io sono la soddisfazione; io sono la dignità”. Cercate di imporvi queste virtù e questa rettitudine con questo artificio. E poi chiedetevi: “Se sono dignitoso, come posso comportarmi così?” Chiedetevelo! Giudicate voi stessi su queste basi.

Se, ad esempio, un avaro dice a qualcuno: “Oh, devi essere generoso!”, allora potete definirlo ipocrita. Ma se l’avaro mette in discussione se stesso, non è un ipocrita.

Perciò quando vi imponete tutti questi cosiddetti valori con questa sorta di artificio, e poi cercate di conseguire quel traguardo attraverso i vostri sforzi personali, allora diventate così.

A quel punto, automaticamente, criticherete voi stessi e non gli altri, e saprete cos’è che non va in voi. Perché, a che serve sapere ciò che non va negli altri? È come se l’Inghilterra cercasse di migliorare le condizioni dell’India e l’India cercasse di migliorare le condizioni dell’Inghilterra.

Ma, anche in questo caso, il cervello umano ha una scappatoia: quando vogliono criticare se stessi, trovano una tasca chiamata Vishuddhi sinistro e si adagiano lì.

Più siete furbi, più siete astuti, peggiore è il vostro Vishuddhi sinistro. Allora mettete tutto lì, lo depositate a ristagnare per bene, raccogliendo lì ogni tipo di sporcizia e convivendoci piacevolmente. È come una sudicia donna di casa che raccoglie tutta la sporcizia della casa, l’ammucchia in una stanza e la chiude a chiave, pensando di essere stata molto efficiente.

Dovete affrontarlo (tutto ciò che è depositato nel Vishuddhi sinistro, ndt), correggerlo e prendere i provvedimenti necessari. Ed è così che diverrete potenti. Perché se il vostro meccanismo non è in piena attività, a che serve migliorare il meccanismo di qualcun altro?

E quando il vostro ingranaggio è fuori uso, lo mettete sotto chiave e lo chiudete bene dicendo: “Ora è a posto”. Oppure incolpate qualcun altro di questo e di quello, tranne voi. Grazie a Dio, (grazie) a Sahaja Yoga, oggi avete ottenuto tutti la realizzazione, così non devo fare io tutta questa pulizia, potete farla da soli.

In breve, come prima cosa, diventate i maestri di voi stessi. Cercate di parlare a voi stessi, di separarvi da voi stessi e ditevi: “Salve signore, come sta adesso? Si muova!”. Ma in Sahaja Yoga, sapete, alcuni assumono all’improvviso un grande ego assurdo pensando di essere diventati grandi guru, grandi personalità, avadhutas, cose simili. E se li interrogate diranno: “Madre, Madre, ti amo moltissimo”.

Così pensano che se mi amano sia mio dovere tenerli puliti. Questo non è l’atteggiamento di un Guru. Ciò che fa un guru è purificare se stesso e gli altri ed offrire questi fiori alla deità. Finché voi tutti non diventate guru, sono io il vostro guru. Ma una volta diventati guru, allora io divento la vostra deità.

[Il traduttore chiede a Madre di spiegare] Finché essi non sono ancora guru, io sono il loro Guru. Fintantoché non raggiungono quello stato. Quando diventano guru, allora io sono la loro Deità.

Come tutti i guru, Maometto, ad esempio, parlò di Allah-hu-Akbar, parlò dello Spirito Santo, parlò della resurrezione, poiché egli era un Guru e, qualsiasi cosa dovette dire, la disse con totale sicurezza indicando il suo punto di riferimento, il punto dal quale aveva tratto la sua guida.

Come Mosè. Come anche Cristo, il quale mostrò due dita[i], che indicavano Suo padre.

Quindi, finché non diventate guru di voi stessi, all’inizio dovete fare uno sforzo. Poi, gradualmente, potrete diventarlo spontaneamente. La spontaneità non deve essere certificata, ma potete verificarla. In presenza di una persona dotata di discernimento, gli altri acquistano discernimento. Se una persona è onesta, gli altri, in sua presenza, diventano onesti. In sanscrito si dice: ”Yatha Raja Tatha Praja”, come è il re, così sono i sudditi.

Quando siete guru, siete l’esempio. Dovete essere l’esempio. Ora, io ho visto persone che sono guru, che possono definirsi guru sotto vari aspetti, in diversi ambiti della vita. Ad esempio i professori, gli insegnanti, non i Guru spirituali. Anch’essi (insegnanti, professori ecc.), se cercano di condurre una vita di tipo mondano, non di livello elevato, i discepoli perdono fiducia in loro.

Anche i leader politici: se un leader politico è licenzioso, se ha delle debolezze, la gente che prova a seguirlo non lo rispetta. Anch’essi, perciò, devono avere uno stile personale, un sistema di valori personale. Che dire quindi dei guru spirituali? Essi devono essere persone eccellenti. Non dovrebbero condurre una doppia vita: una esteriore ed una interiore. Quando l’interno e l’esterno diventano una cosa sola, allora tutto è spontaneo. Ed è questo che si deve fare: l’interiorità e l’esteriorità (fuse in un’unica cosa, ndt), occorre farle funzionare da dentro. Per questo non si può portare l’esterno all’interno, ma è l’interno che deve manifestarsi all’esterno. Questo è il principio di Antar Yoga, lo yoga interiore.

Al secondo stadio, dovete diventare senza pensieri. Questo è importantissimo in Occidente, poiché vivono immersi nei pensieri, non hanno altri problemi di natura grossolana. Per esempio, sono educati ad avere timore della legge. Sono educati a tenere puliti i tappeti, qualsiasi cosa, sapete, sono molto meticolosi nel tenere pulito ogni posto.

Tengono pulita ogni cosa materiale. E con questo si sentono a posto. Esteriormente sono dei signori, ma dentro, nei pensieri, non sono puri; nel comportamento non sono puri. I loro occhi non sono puri. Sono pieni di veleno, e godono nel diffondere quel veleno. A volte questo si manifesta sotto forma di sarcasmo. Si manifesta come atti di sciagurata aggressione ad altre nazioni.

Possono pianificare dettagliatamente la totale distruzione del mondo. E non ci trovano niente di male, poiché è un’ideologia, è un pensiero, ciò per cui lottano. Purché vi sia un’ideologia, un pensiero, qualche discorso sublime, possono fare ciò che vogliono.

Questa sporcizia è molto sofisticata. Chi non fa il bagno, ad esempio, può usare qualcosa di artificiale per profumarsi. È interiormente che occorre essere puri. Ecco perché, prima di tutto, gli sforzi devono essere fatti per avere buoni pensieri. Osservate la vostra mente: che cosa pensa degli altri? Voglio dire, il razzismo è una malattia dello stesso genere. Ho visto persone molto altolocate, sofisticate, dagli abiti immacolati che, quando si tratta di qualcuno proveniente da un paese in via di sviluppo, o con un diverso colore della pelle, se ne escono con una critica. Ho visto che fanno questo, anche se sono sahaja yogi.

Io parlo per i sahaja yogi, non per gli altri. Improvvisamente, quel materiale senza vita, che definiamo come morto, diventa vivo (probabilmente i condizionamenti, tutto ciò che è dentro il superego, ndt). La mente è dunque impura, piena di lussuria, avidità, collera e gelosia. Ecco perché dobbiamo essere molto, molto cauti.

Anche le debolezze delle persone divenute sofisticate sono diventate sofisticate. Per questo la gelosia è una malattia diffusa. L’altro giorno ho chiesto a qualcuno: “Perché quel padre è in collera con il figlio ed il fratello?”. La risposta è stata: “Perché il fratello bada a suo figlio a Londra”. Insomma, dovrebbe essere… generalmente, chiunque sarebbe riconoscente a chi badi al proprio figlio in sua assenza.

Ma quel tipo è geloso a causa del proprio sentimento di possesso. E il sentimento di possesso deriva dall’insicurezza. E l’insicurezza penetra in noi perché rendiamo insicuri gli altri. Esistono molti motivi per l’insicurezza, ma uno di essi è che siamo sgradevoli e vediamo questa sgradevolezza negli altri.

Ebbene, questa sporcizia interiore deve essere eliminata con maggiore sforzo della sporcizia esteriore. E questo sudiciume interiore potete osservarlo e vederlo in voi. Alcuni cercano di dominare gli altri, di dire loro qualcosa, solo per spadroneggiare. Ebbene, state all’erta. Prima di tutto, avete padroneggiato abbastanza voi stessi? Avete dominato abbastanza voi stessi? Siete padroni di voi stessi, o siete ancora carenti in questo? Chi non è riuscito ancora a dominare se stesso, vuole dominare gli altri. Ma chi è maestro di se stesso, non ha bisogno di dominare nessuno: diventa il maestro. Non deve compiere alcuno sforzo: è il maestro!

E vi sono moltissimi espedienti con i quali può dominare, molti modi con i quali può correggere. Può anche non parlare, può anche non fare nulla, ma ci riesce. Tutti apprendono la lezione senza che egli faccia nulla, ma (gli altri, ndt) sanno che è un maestro tra i maestri. Magari sarà una persona molto modesta, semplice, dall’aspetto innocente, ma è tutta Mahamaya, è illusione.

Chi detiene questo potere non desidera esibirlo all’esterno. Al contrario, esso (il potere, la maestria, ndt) si manifesta in modo tale che la gente se ne rende conto. Voglio dire che, da come avvengono le cose nella vita, iniziamo a comprendere che non occorre dare nessuno spettacolo. C’è qualcuno che sa tutto. Quando abbiamo qualcuno così, cerchiamo di seguirlo.

Al terzo stadio, lo sforzo dovrebbe essere quello di seguire il vostro Guru che è un Sat Guru (Vero Guru, ndt). Allora egli diventa per voi il modello che dovete imitare. Ma anche in questo, i sahaja yogi possono essere molto superficiali. Un sahaja yogi aveva l’abitudine di indossare lo scialle in un certo modo. Io mandai da lui alcuni altri sahaja yogi affinché egli li aiutasse, facesse loro da maestro. E loro iniziarono tutti ad indossare lo scialle allo stesso modo.

Voi non dovete seguire ciò che è esteriore, ma ciò che è interiore. Quando diventate guru, diventate guru, lo diventate. È un metodo talmente rapido, divenire. Ora, se affrontate voi stessi, vi renderete conto che ci sono ancora alcuni passi che dovete compiere per divenire. Anche adesso, mentre io vi parlo, voi state pensando agli altri – “Oh, Madre sta parlando di lui” – non a voi stessi. È così che occorre assorbire interiormente dal proprio guru: guardando voi stessi. Questo è molto importante se dobbiamo diventare i profeti che renderanno profeti gli altri.

Lo stato più elevato è che il vostro Guru diventa una deità. Quando dite: “Guru Brahma, Guru Vishnu, Guru Devo Maheshwara”, loro arrivano a quel punto, ma nessuno dice che il Guru è la Devi. Esiste una posizione più elevata di Brahma, Vishnu, Mahesha (Shiva, ndt). Perché lo stato di guru è quello in cui si ha l’innocenza di tutti loro – Brahma, Mahesha e Vishnu – il loro potere dell’innocenza. Poi però, alla fine (del Guru mantra, ndt) si dice: “Guru Sakshat Parabrahma”. E Parabrahma è il potere della Madre che fluisce attraverso voi. Così divenite lo strumento di questo Parabrahma. Ma come? Non solo diventando (dei Guru, ndt) ma diventando, a quel punto, riflettori della vostra Deità; sviluppandovi ulteriormente, da riflettori del Guru, fino a quello stadio (di riflettori della Deità, che è la Devi-Parabrahma, ndt).

A questo stadio iniziate a controllare tutti gli elementi. Ecco perché tutte le incarnazioni dell’Adi Guru avevano controllo sugli elementi. Brahmadeva si manifesta interamente per mezzo loro. Egli nasce da Ganesha che è l’Adi Guru, e si manifesta per mezzo di questi tre: Brahma, Vishnu, Mahesha. E poi si manifesta come Brahmadeva dalle quattro teste: tre di Brahma, Vishnu e Mahesha, e la quarta di Shri Ganesha. Brahmadeva diventa così il simbolo del Guru e, come sapete, Shri Ganesha è chatvari, è sempre quadruplice. Egli diventa questi quattro, nelle espressioni, nelle manifestazioni. E quando voi diventate Brahmadeva, a quel punto controllate tutti gli elementi.

Bene, oggi ho cercato di spiegarvi i differenti stadi del guru-pada, dello stato di guru. E si dovrebbe capire che, qualsiasi cosa siamo oggi, siamo estremamente benedetti e fortunati, poiché in così breve tempo, iniziando da uno sgorbio nel fango, siete diventati dei loti. Il loto inviterà molti insetti e li trasformerà in loti. Madhukar, li chiamano madhukar (insetti, ndt): quelli che selezionano il madhu, il nettare – come lo chiamate? – il miele.

Quando ricevono il nettare diventano anch’essi dei loti. Lo stagno sporco e lurido è ricoperto interamente di fiori di loto ed un loto, che è il guru, cresce più alto; a quel punto è offerto alla Dea ed Ella vi risiede sopra. Lei risiede nel cuore della piattaforma, della bellissima piattaforma creata da questo loto. Ma per sostenere la Dea nel vostro cuore, dovete avere un cuore. Molte sono le qualità di un guru di cui vi ho parlato. Tutte le migliori qualità, tutte e dodici le qualità provenienti dai vari lati[ii] dovrebbero manifestarsi completamente in un guru. E il detentore di queste qualità è Shiva. Così, l’essenza di Shiva… Fra Brahma, Vishnu e Mahesha, sono le qualità di Mahesha (Shiva, ndt) che dovrebbero risplendere attraverso voi.

In quanto alle qualità del dharma di Vishnu, inizialmente dovete fare uno sforzo per essere dharmici, per essere equilibrati. A quel punto ascendete. Allora diventate uno con il Virata e, di conseguenza, potete donare il Dharma agli altri. Quindi occorre capire che ciò vi accade in varie tappe, e non diventate ipocriti, ma diventate reali. E la realtà è mostrata dalla sua stessa essenza. È così che voi divenite. Rendetevi conto dunque della realtà in voi, affrontatela, risolvetela. Ma generalmente ho visto che quando dico qualcosa a qualcuno, (mi risponde): “No, Madre, io non sono così. No Madre, non ho detto così, non è vero”.

Alcune di queste persone desiderano sedersi in prima fila o cercano di mettersi in mostra. Ma questo non è importante. Ciò che è importante è quanto conoscete voi stessi; è la realizzazione del Sé. Una volta che sviluppate questo, conoscerete gli altri in modo reale e non artificiale e allora la gioia sarà completa. Un’ape non andrà mai da un fiore artificiale. Ma gli esseri umani devono diventare api. Il Guru non ha bisogno di dire che è un guru.

Oggi vi benedico. Io ho completato i dodici anni da guru e voi dovreste veramente assumere i poteri di Shiva dentro di voi. Io, ossia il mio corpo, la mia mente, il mio cuore, ogni cosa, non hanno risparmiato sforzi per dedicarsi completamente a questa vostra pulizia, a questo vostro sviluppo, a questo vostro divenire. Ora vi chiedo, per favore, di non vanificare i miei sforzi. Esaminate voi stessi, aiutate voi stessi e cercate di salire sempre più in alto, per diventare il vostro Sé.

Quando diventate il vostro Sé, a quel punto diventate il Guru. E, quando diventate il Guru, diventate Brahmadeva, Mahesha e Vishnu. Voi siete fatti, innanzi tutto, ad immagine di Ganesha, poi di Brahma, Vishnu e Mahesha. Ma moltissimo dipende dalla vostra buona volontà a farlo e, soprattutto, dalla vostra onestà e sincerità. Spero che Shri Ganesha vi darà la saggezza per comprendere, che la Shakti vi darà la forza di mettercela tutta, e Shiva la gioia. Sadashiva vi darà la gioia affinché procediate nella vostra affermazione.

Che Dio vi benedica.

Che Dio vi benedica.

Tutti coloro che verranno ad adorarmi possono venire qui e sedersi. Nel modo che oggi abbiamo descritto, celebreremo tre puja. Uno a Shri Ganesha, poi il puja al Guru e il terzo alla Devi. Penso che tutti e due i leader che avete scelto per ciascun paese possono venire qui. Sarebbe meglio.

NOTE

[i] Infatti, in alcune immagini Gesù è raffigurato nell’atto di mostrare l’indice e il medio, dita che corrispondono a Vishuddhi e Nabhi, ossia Shri Krishna e Shri Vishnu.

[ii] Shri Mataji stessa non specifica, ma probabilmente si riferisce al fatto che il cuore, attraverso le sue sette aure, riassume tutte le qualità più importanti. Il numero dodici è, con ogni probabilità, quello dei petali del cuore.