La Cultura Sahaja

Bergenfield Ashram, New Jersey (Stati Uniti d'America)

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(05/2020 SOTTOTITOLI, traduzione inedita)

S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

La Cultura Sahaja

Bergenfield Ashram, New Jersey (USA), 26 Ottobre 1985


[Bene. Allora. Fa piuttosto caldo. Va bene, come volete. Questo bel fiore dove lo metto? (Conversazione a lato) Che fiori, eh? (Yogi: “Sì”) Bellissimi! Ora. Se poteste prendermi dalla borsa il fazzoletto e gli occhiali sarebbe ottimo.]

Oggi pensavo di parlarvi della cultura Sahaja.

Adesso noi abbiamo costituito un Dharma (religione), Vishwa Dharma. Ma esso deve avere una cultura. Finora in nessuna delle religioni esiste una combinazione tra religione e cultura. Nessuna religione ce l’ha. Ecco perché si trovano ovunque culture diverse.

Ad esempio, in India, i seguaci della religione indù hanno culture diverse a seconda dei luoghi. Se vivono a Lucknow, o meglio, nell’Uttar Pradesh, hanno una cultura musulmana, di stile più islamico.

Mangeranno da uno stesso piatto, faranno tutte quelle cose che di norma un indiano del sud non farebbe, e quelli del sud dell’India hanno una cultura diversa rispetto a quelli del Maharashtra. Persino in una religione come l’induismo, dove la cultura è importante, molto importante, esistono delle diversità.

Le culture sono dunque influenzate dalle culture limitrofe o circostanti ed è così che la gente si perde.

Quando si fonda una religione come questa, Vishwa Dharma, non è come una qualsiasi altra religione. È la vera religione dentro di noi, e questa realtà ci arriva perché adesso siamo un tutt’uno con lo Spirito. Quindi, quando parliamo di cultura Sahaj, si tratta della cultura dello Spirito.

Ora, che cos’è la cultura? Per prima cosa vediamo che cos’è la cultura. La cultura è lo schema di comportamento che abbiamo con gli altri.

È uno schema comune di comportamento che si suppone di dover tenere con gli altri.

In inglese, ad esempio, si dirà (sempre) “grazie”.

Persino prima che qualcuno vi uccida potreste dirgli “grazie” (risate). Oppure la persona che vi uccide può dire “scusa” (risate).

Anche al telefono, se ad esempio dite qualcosa che non riescono a sentire, diranno: “Scusa”. Sempre “scusa”. Come se “scusa” fosse una parola da usare così facilmente.

Voglio dire che se vi dispiace, perché vi dispiace? “Scusi?”: al telefono un tempo dicevano “Prego?”. Così aveva senso, mentre ora noto che tutti, dal primo all’ultimo, dicono “Scusi?”. Insomma, non ha nessun significato: infatti di cosa vi dispiacete? (Ma) voi vi scusate. Si dispiacciono per tutto.

Oppure in inglese, nel parlare, si dice: “Temo”. È molto comune (dire): “Temo”. Che cosa temete? Tutto il mondo teme voi[1] (risate).

Questa cultura di cui parliamo, ogni cultura di questo genere diventa artificiale, non è spontanea, non proviene dalla realtà. Non ha alcun significato. A volte è privo di senso, assolutamente insensato il modo in cui ci si attacca a certe culture.

Ma la cultura dello Spirito non cambia. È universale ed è superiore a qualunque altra cultura. Inoltre, integra tutte le essenze di ogni cultura.

Essa dunque emana dallo Spirito. E lo Spirito ha due aspetti: uno visibile e un altro non visibile, come la luna. L’aspetto visibile con gli altri, con gli altri sahaja yogi, con le altre persone, con le altre società è quello esteriore, e non siete voi, assolutamente.

L’altro lato, quello non visibile, è la relazione con Dio Onnipotente, la relazione con vostra Madre. Se questo secondo aspetto non è a posto, il comportamento esteriore potrebbe diventare artificiale, potrebbe diventare contorto e non Sahaj. Quindi è l’opposto di qualunque altra cultura.

Per conoscere un’altra cultura cosa facciamo? Osserviamo come parlano, come si esprimono, la loro lingua, il comportamento: vediamo tutte le cose esterne. Se volete conoscere la lingua inglese dovete sapere come si dice grazie; dovete sapere come si dice grazie, per favore e così via.

Ma se volete conoscere la cultura Sahaja, dovete conoscere vostra Madre e dovete conoscere Dio Onnipotente.

E la relazione con vostra Madre e Dio Onnipotente deve essere assolutamente perfetta. Allora non ci sono problemi. Se però la relazione non è corretta, non è possibile avere una cultura Sahaj artificiale. Questo è certo. Una cultura Sahaj artificiale non va bene.

Direi che l’India ha nelle sue basi la cultura dello Spirito. L’India ce l’ha per tradizione e perché da secoli gli indiani ricercano la verità. Sono spiritualmente dotati grazie ai santi (vissuti in India). Sono specialmente benedetti perché sono stati ricercatori, non di cose materiali, ma dello Spirito.

Soprattutto in Maharashtra, direi, perché lì la Kundalini è sempre presente come un magnete. Ed essendo Shri Ganesha il magnete, le persone sono attratte verso Dio e lo Spirito.

E così creano un modello, ma anche in questo si è sviluppata molta artificiosità.

Dobbiamo ammettere che si è sviluppata moltissima artificiosità, falsità, insensatezza perché la religione, la religione spirituale è caduta nelle mani di cosiddetti bramini, orribili e grossolani, che non erano anime realizzate. Pertanto, tutta la cultura è diventata a volte così insensata che non si sa dove rivolgersi.

Ma per avere la cultura (dello Spirito, Sahaja), essa si sviluppa innanzitutto attraverso la meditazione, affrontando se stessi. Per prima cosa dovreste affrontare voi stessi, come vi sentite nei confronti di vostra Madre e di Dio Onnipotente.

Per prima cosa, quante libertà vi prendete con vostra Madre? Quanto date per scontata vostra Madre? Lei è Mahamaya. Persino la prima “M” è difficile da capire.

Quindi un aspetto è quando cominciate a prendervi delle libertà, facendole sempre pressioni, cercando sempre di attrarre la sua attenzione, di impegnare il suo tempo o scrivendole lettere di undici pagine.

L’altro aspetto è la completa indifferenza nei confronti di vostra Madre. Quindi occorre conoscerla con il vostro cuore. Non è necessario che mi parliate. Io so chi ha il cuore che palpita. Forse sono l’unica persona che sa realmente ciò che siete.

Persino voi potreste non conoscere voi stessi. Io magari non dico nulla, ma vi conosco in ogni dettaglio, e di questo potrei svelarvi solo una piccola parte perché sono troppo gentile per dire le cose (risate, Shri Mataji ride). Questo ancora grazie alla cultura Sahaj. A causa della cultura Sahaj non posso dirvi tutto in faccia.

Correggo, cerco di correggere e correggere; se poi non è possibile, ve lo dico. In questo dovete vedere anche quanto siete devoti.

Anche se alcune persone trascorrono più tempo con me, stanno con me, desiderano stare con me, accade soltanto quando si sentono anche arrese.

Quindi non dovreste confondervi: se qualcuno trascorre più tempo con me non dovreste condannarvi per questo. Va bene così. Ma il punto è quanto siete arresi.

Ora, se siete arresi, come si vede la resa in una persona? Ci sono diversi aspetti, uno dei quali è un certo modo di comportarsi.

Diciamo che una persona arresa non parla molto con me, non parla, ascolta senza parlare. Ha il buon senso di ascoltare. Ho notato che anche persone molto brave, mentre parlo, mi interromperanno per dire la loro.

Persone molto brave, direi. Quindi la resa non è completa.

E poi il tempo: hanno la fissazione del tempo. Chi ha creato il tempo? Ma la persona così non verrà a dirlo direttamente a me, lo dirà a qualcun altro: “Vai a dire a Madre che deve partire a quest’ora”. Io so tutto, so chi lo dice a chi, chi va da chi, chi lo riferisce a qualcuno, chi è fissato col tempo. Allora gli gioco degli scherzi. Io so a che ora arrivare, qual è il momento propizio, come funzioneranno le cose.

La resa deve essere tale che non dovreste preoccuparvi. Direi che Dhumal è una persona molto arresa.

Quando sono arrivata ero molto stanca e lui mi ha detto: “Madre, se desidera riposare, faccia pure”.

Ho detto, “Sì, voglio riposare”.

Allora mi ha lasciata sola. Ero davvero stanchissima perché avevo fatto un lungo viaggio, inoltre c’erano state diverse cose e poi ero arrivata fin lì. Ho pensato: “Mi metterò a dormire”.

Naturalmente, dato che so che tutto deve essere fatto al momento giusto, dopo ci andai. Era stato organizzato un programma per il mio arrivo in un villaggio e tutti mi stavano aspettando.

E io dormivo; lui non mi ha svegliato.

Non ha voluto svegliarmi.

Ha detto: “Andrà tutto bene. Avvisateli quando Madre arriverà”. C’era il sole, erano tutti seduti sotto gli alberi, il sole era cocente.

Si misero a fare un bel pisolino sotto l’albero. Arrivò tutta la gente del villaggio, arrivarono tutti, tutto funzionò.

Quando mi svegliai erano circa le cinque e mezza e lui mi disse: “Madre, non le ho detto del programma”. Lui non me lo dice mai. Se ricevo qualcosa di scritto va bene, ma: “Lei stava riposando, non volevo disturbarla”.

“Quando è il programma?”.

“Era alle tre”.

Dissi: “Alle tre? Perché non me lo hai detto? Perché non mi hai svegliato?”.

E lui rispose: “Lei era sveglia, io sapevo che era sveglia, Madre. È tutto a posto”.

Così iniziammo alle sei. Il sole era tramontato. Per quell’ora avevano preparato luci e fuochi d’artificio bellissimi e tutto il trambusto era finito. Tutti si erano ben sistemati. Inoltre era arrivata anche gente da villaggi lontani e si erano organizzati bene, avevano avuto tutto il tempo; ed erano molto felici che io fossi arrivata tardi perché il sole era tramontato e non era più così ardente.

Arrivammo lì che erano circa le sette. Era notte, così accesero le luci e allestirono tutto un diwali (fila di luci) ovunque. E si procurarono tutto, ci fu tempo a sufficienza per fare tutto. Allora Dhumal disse: “Madre, io sapevo che Lei era sveglia e stava organizzando tutto”.

Se si riesce a capire questo, allora non cercherete di organizzarmi. Potete semplicemente dirmi: “Dobbiamo partire a quest’ora”. Ma se non devo partire, non partirò, qualunque cosa possiate fare. Nel modo dolce che mi è proprio; non mi troverete mai ostinata, ma lo sono (risate, Shri Mataji ride). Infatti so che ciò che è giusto è giusto e deve essere fatto in quel modo. In ogni caso sono molto calma, non mi preoccupo. Io non vi organizzo mai, non vi metto mai fretta. Non faccio mai niente che vi disturbi.

Lo Spirito non è mai turbato, mai agitato, non ha mai fretta, e non ha mai questa frenesia di andare, andare (risate). Adesso, ad esempio, siamo dovuti andare all’aeroporto. Vedrete che tutti sono come aeroplani, tutto un andirivieni. Cosa è successo?

“Oh, dovevamo partire, dovevamo…”.

“Dobbiamo andare, va bene. E allora?”.

Tutto questo, tutta questa agitazione e il resto subentrano in noi perché siamo proiettati all’esterno.

Ma se siete un tutt’uno con il vostro Spirito siete del tutto calmi, assolutamente calmi: “Va bene, dobbiamo andare, d’accordo. Arriveremo. Non ci sono problemi”.

L’altro giorno dovevamo uscire per fare acquisti, volevo comprare dei sari per le signore indiane. Ci siamo persi, ma io non li ho mai assillati. Continuavano a girare in tondo, poi Danny ha capito e ha detto: “Penso che forse dovevamo lasciare vibrazioni in tutti questi posti”. “Esattamente”, ho risposto.

E abbiamo vagato per almeno due ore, mi pare (risate). Chiunque altro avrebbe detto: “Che succede? Non riuscite a trovare il posto, che cosa vi succede?”. (Io ero) calma.

Siamo arrivati al negozio al momento giusto, abbiamo trovato tutto al momento giusto, abbiamo fatto tutto e siamo tornati al momento giusto. Tutto è andato benissimo, nulla è andato per il verso sbagliato. Ma vi assicuro che chiunque al mio posto avrebbe detto: “Oh, mio Dio, questo, quello”. Per quale ragione risparmiate tempo? Per cosa risparmiate tempo?

In questo modo ci perdiamo il presente, ed è una cosa che lo Spirito non perde mai. Egli è sempre nel presente. È questa la realtà.

In Occidente le persone sono molto futuristiche, estremamente futuristiche, e questa tensione verso il futuro a volte li conduce agli estremi. Se, ad esempio, devono prendere il treno, invece di arrivare alla stazione giusta andranno alla stazione successiva. E poi arriveranno a quella ancora successiva. Il treno non li raggiungerà mai. Questo è il loro temperamento. Pertanto non si dovrebbe assolutamente pianificare in questo modo niente che diventi una fissazione.

Ma se in questo momento mi si deve dire che occorre partire a una certa ora, va bene, poi basta. Nel momento in cui mi è stato detto, l’ho registrato, basta. Intesi? È entrato nella memoria. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ora, nel momento presente, cosa stiamo facendo? Osservatelo con grande calma. Osservate voi stessi, adesso, osservate voi stessi: “Dove si dirige la mia mente?”.

Qualcuno che deve cucinare penserà: “Devo prendere questo, devo procurarmi quello”, di tutto.

Ma quando vi mettete a dire di dover fare una certa cosa, non riuscirete mai a farla in quel modo. Se invece dite: “Va bene, ora sono in meditazione”, se dite in ogni momento: “Io sono in meditazione”, tutto vi verrà incontro, persino la materia, e troverete le cose giuste nel posto giusto. Incontrerete le persone giuste nel posto giusto.

L’altro giorno eravamo in giro a passeggio. E chi abbiamo incontrato? Carolyn. Era appena uscita (risate) ed eccola, l’abbiamo incontrata.

Ha detto: “Christine è proprio alla porta accanto”. Ed io: “Andiamo”. E avreste dovuto vedere la gioia sul suo volto quando è scesa e mi ha visto. Una bellissima esperienza per me e per lei. Era così felice. Poi siamo andate via insieme.

Insomma, quando siete troppo legati all’orologio, significa che non siete legati al vostro Spirito. Un sahaja yogi che guardi l’orologio, non è un sahaja yogi.

L’altra faccia della medaglia però potrebbe essere che i sahaja yogi non siano mai puntuali dove devono essere. Ciò è molto comune in Inghilterra. Io arrivo sempre per prima, per aprire la porta (risate). E a volte anche per pulire. Ora, dare le cose per scontate, come dite voi, dare tutto per scontato, non è il modo in cui funziona Sahaja Yoga.

Dovete essere vigili, attenti, assolutamente vigili. Se sarete vigili saprete immediatamente: “Devo andare ora, in questo momento. Devo farlo. Devo prendere questa cosa adesso”. Se perderete qualcosa, vuol dire che dovevate perderlo. È così.

È stata scritta una frase bellissima che dice: “Jai sei rakhahu tase hi rahun” – “Comunque Tu mi faccia stare, in qualunque condizione mi trovi, io sarò felice”.

Dunque, la soddisfazione nei confronti del vostro Sé, del vostro Spirito è importante.

Infatti l’ego pianifica: “Andremo lì, dobbiamo prendere delle margherite per Madre”. Si decide di dover prendere delle margherite, e se non si trovano le margherite si è delusi. Perché? Sono tutti fiori miei, che siano margherite o no sono bellissimi. Qualunque cosa troviate, prendetela. È quella desiderata. Sapete che il Divino sta facendo ogni cosa per voi.

Quando dovete trovare qualcosa di diverso, è meglio prendere quello. Se, anche per errore, appoggio la mia mano su qualcosa come un libro, ad esempio, lo aprirò subito per capire perché questo libro sia entrato nella mia attenzione; perché una certa persona sia entrata nella mia attenzione; perché stia accadendo qualcosa. E immediatamente scopro qualche connessione, qualcosa che deve essere fatto, che deve essere detto, che deve essere elaborato.

Ebbene, una persona imbevuta di cultura dello Spirito, della cultura Sahaj, colpisce gli altri per la sua calma e per i modi rilassati.

Essere rilassati non significa mai letargia, in nessun caso. Non significa letargia. La letargia è contraria all’essere rilassati. Una persona rilassata non può diventare letargica. Una persona rilassata è vigile e calma. Queste due cose per gli esseri umani sono impossibili (risate) perché, se sono vigili, se sono all’erta, non sono calmi. E se sono infelici, tristi, in quel caso pensano di essere molto, molto calmi.

Questa è una delle cose da ricordare, ovvero che dovete essere sempre testimoni di voi stessi. Non condannarvi, ma testimoniare.

Ho detto che la parola testimone significa “distaccato”. Quel che succede quando iniziate a condannare voi stessi è che tralasciate tutti gli aspetti positivi.

Ad esempio, avete qualche esperienza in cui toccate un improvviso livello elevato, d’accordo? A quel punto dovreste aggrapparvi ad esso, tenerlo stretto, continuare a farlo; ma non dimenticate che potreste anche regredire, no.

Allora aspettate che arrivi un altro momento ancora più elevato, e aggrappatevi ad esso. È così che si scala l’Himalaya. Ma non dicendo: “Oh, Madre! Ora va tutto bene, ma cosa accadrà dopo?”. In questo caso sarete regrediti, in quanto dovete affrontare voi stessi rendendovi conto di quali siano i vostri poteri.

Voi adesso siete lo Spirito, non siete più esseri umani ordinari; pertanto non avete diritto di condannare voi stessi, di degradarvi né di sentirvi in alcun modo infelici. In nessun modo! Il passato è passato. Quello che è accaduto poco prima è finito. (Dovete invece dirvi:) “Adesso mi eleverò. Ora ascenderò”.

Dunque, chi possieda una cultura Sahaj non è soltanto spontaneo, ma è ispirato, è una personalità ispirata. Una persona di questo tipo è un visionario ispirato, e gli altri ne rimangono impressionati: “Guardate, c’è una persona ispirata, che parla in modo ispirato, in un modo molto diverso dagli altri”. Dice qualcosa di nuovo, di nuovo, che dà nutrimento.

Una personalità di questo genere. L’altro giorno, ad esempio, abbiamo ascoltato le conferenze di molti personaggi e, quando stava arrivando il primo ministro della Nuova Zelanda, C.P. ha detto: “Ora rientriamo, andiamo a prendere un tè o qualcosa”.

Ho detto: “No, ascolta quest’uomo. È un’anima realizzata”.

E lui: “Davvero?”.

Ho risposto: “Sì, ascoltalo”.

All’inizio tutti lo snobbavano: “Costui vive in Nuova Zelanda, un Paese così piccolo (risate), di cosa parlerà?”. E tutti continuavano a muoversi, facendo un… Ma nel giro di due minuti lui ha catturato l’attenzione di tutti, sprizzando energia da tutti i pori, in modo bellissimo; ed ha affrontato tutti gli argomenti in modo molto diverso, del tutto nuovo e decisamente migliore. C.P. era sorpreso. Mi ha detto: “Come facevi a saperlo?”.

Ho risposto: “Lo so, infatti quando sono stata in Nuova Zelanda ho detto che è un’anima realizzata”.

E anche il nostro Primo Ministro è un’anima realizzata. Sarete sorpresi: dopo che il nostro Primo Ministro ebbe concluso il suo discorso, dopo due o tre altri interventi doveva andarsene. Allora si voltò e si avvicinò a questo Primo Ministro australiano (Shri Mataji intendeva forse neozelandese), solo a lui, e si congratulò con lui. Si congratulò e gli disse qualcosa in modo molto riservato. E il neozelandese di nuovo si riempì di gioia.

È così che succede. Poi andò via.

Perché? Perché un’anima realizzata comprende un’altra anima realizzata. Tutti erano sorpresi: perché si era rivolto soltanto a quest’uomo e gli si era avvicinato per congratularsi con lui? Un Paese grande come l’India, rappresentato dal nostro Primo Ministro, si avvicina ad un Paese piccolo come la Nuova Zelanda, che non è niente in confronto all’India, per congratularsi. E quella è una nazione sviluppata, mentre questa è una nazione in via di sviluppo. Questo è qualcosa che la gente non capiva. E quando si strinsero la mano si creò tutta un’atmosfera gioiosa. Questa è la cultura Sahaj, in cui riconoscete un’anima realizzata, la dignità di un’anima realizzata.

Quindi, quando si tratta di relazionarsi con gli altri, prima di tutto vengono i sahaja yogi. Invece ho visto che la maggior parte delle persone sono più affabili con gli altri che con i sahaja yogi. Cercano sempre di criticare i sahaja yogi ed io li metto alla prova. A volte dico: “Va bene. Non penso che questa persona sia molto brava”, e cose simili. Ma quando l’altro cambia atteggiamento e mostra compassione dicendo: “No, Madre, penso che funzionerà”, allora mi fa piacere. Questo mi piace. Oppure a volte dico: “Va bene, lasciateli andare. Probabilmente non è rimasto più cibo per loro, ma pazienza”. “No, Madre, abbiamo preparato del cibo per loro”.

La cultura Sahaj consiste dunque nel dare. Dare, dare e ancora dare, senza chiedere mai una ricompensa. Non si pensa mai a ciò che si deve ottenere (in cambio). Dopotutto avete ottenuto il massimo che si possa ottenere.

Si parla di tre stadi elevati che un essere umano può raggiungere nella spiritualità, e voi li avete raggiunti tutti in un colpo solo: si chiamano salokya, samipya, sanidya.

Salokya è la capacità di vedere Dio. Voi l’avete.

Samipya è la vicinanza a Dio.

Sanidya è…

Yogi: Unione.

Shri Mataji: Come?

Yogi: Unione.

Shri Mataji: L’unione, l’unione (con Dio).

Voi avete ottenuto tutte e tre le cose. Con un’unica incarnazione le avete ottenute tutte.

Quando delle Deità si sono incarnate in passato, nessuno sapeva che fossero divinità. Quindi, anche se le avevano, non se ne sono resi conto. Pochissime persone sapevano chi fossero. Ma anche quando Cristo disse di essere il figlio di Dio, quanti gli hanno creduto? L’hanno crocifisso, perché non erano anime realizzate.

Ma dandovi la realizzazione, io vi ho concesso la capacità di ottenere tutte e tre queste benedizioni in un colpo solo. Io parlo la vostra lingua, parlo come voi, vivo secondo il vostro stile e voi mi comprendete. Non ci sono problemi.

Ma con altre Deità… immaginate che cosa vi sarebbe successo se oggi io fossi Mahakali. Sareste tutti appesi a testa in giù e mi vedreste al contrario (risate).

Yogi: Saremmo appesi intorno al Suo collo, Madre.

Shri Mataji: Non so che cosa sarebbe successo – o se fossi una qualsiasi di loro (Deità).

Insomma, le tre benedizioni promesse ai santi, voi le avete ottenute tutte.

Ma poiché le avete ottenute, non capite.

Date tutto per scontato. Non c’è shraddha (fede).

Con questa esperienza dovrebbe esserci una fede straordinaria. La fede è qualcosa che risiede tra me e voi, in mezzo. Possiamo dire che è l’oceano di gioia che è in mezzo.

Qualunque cosa io emani verso di voi è quella shraddha e, quando ne siete imbevuti, la gioia di quella shraddha rende tutto molto Sahaj.

Ma per questo dovete aprire i vostri cuori. Un sahaja yogi che sia riservato, chiuso, geloso, che si separi dagli altri non va bene.

Aprite il vostro cuore! Regalate le vostre cose, non ha importanza! La materia ha un unico valore, ovvero la capacità di comunicare la vostra cultura Sahaj. Piccole cose: quando vedo che avete qualcosa di bello, con la mia Mahamaya che agisce su me stessa, dico: “Oh, è bellissimo”. E allora mi rispondete: “Madre, ce l’ha dato Lei”. “Ah, scusate”. (Risate)

Allora mi vergogno molto di me stessa, poiché questo non fa parte della cultura Sahaj. Ma la gioia è tanta che a volte non riesco a fare a meno di dire: “Oh, questo è davvero bellissimo”. “Madre, ce l’ha regalato Lei”.

E l’intero rapporto e tutto il sentimento, il fatto che io mi senta un po’ timida per questo, è tutto così bello, così spettacolare; è così spettacolare, così poetico.

Solo in quel caso mi vergogno di me stessa. Certo, per essere umani a volte ci si dovrebbe vergognare di se stessi (risate).

Diversamente la rappresentazione non è completa. Insomma, tutto è così bello e gioioso, ma dovrebbe esserci questa gentilezza verso gli altri e voi stessi.

Ora, se diventate infelici e seri, siete molto scortesi con voi stessi e con gli altri.

Chiunque sia una persona seria, abbia un aspetto serioso, sappiate che non è affatto un sahaja yogi. (I sahaja yogi) dovrebbero traboccare di risate, sempre in gioia. Io non riesco a rimanere seria per forse più di cinque secondi, credo (risate). Non so (risate, Shri Mataji ride). Ci provo, perché le conferenze dovrebbero essere serie per penetrare nel cuore delle persone. Ma non è così, e voi potete notare che, anche quando mi arrabbio, i miei occhi mi tradiscono (risate, Shri Mataji ride) e c’è un guizzo di risa nei miei occhi.

È così che dovrebbe essere una persona e non preoccupatevi di quello che hanno da dire gli altri. Sapete, una cultura in cui si sia così cupi, è analoga ad una in cui si sia frivoli.

Ora possiamo dire che la cultura americana sia frivola, stupida: non mi sorprenderebbe se domani ad esempio il vostro Primo Ministro indossasse il sari, solo per divertirvi (risate). Tutto è possibile per loro, solo per farvi divertire, per una popolarità di basso livello. Qualunque cosa sia frivola, stupida, la faranno. Se invece si trattasse di una antiquata conservatrice inglese, una donna potrebbe indossare un abito molto ufficiale a righe e diventare molto seria, proprio come un uomo, così (Shri Mataji mima una espressione seria, risate), e sviluppare un’espressione molto seria.

Ma entrambe le cose sono insensate, non hanno significato. Voi dovete essere naturali e tutto ciò che è naturale trabocca sempre di gioia. E (dovreste dare) un messaggio, un messaggio. Questi fiori sono il messaggio del mio arrivo, scritto su di essi a chiare lettere.

Quindi, una persona di cultura Sahaj dovrebbe trasmettere questo messaggio agli altri, e la gente dovrebbe pensare: “Oh, questa è una persona Sahaj”. Potete vederlo chiaramente. Non c’è seriosità, non c’è infelicità, niente. Supponiamo che io abbia detto qualcosa che possa turbarvi: dimenticatela. Se non riuscite a dimenticarla allora non mi avete ascoltato.

Ma dimenticare non significa non lavorarci. “Lavorarci” significa affrontare voi stessi e capire da soli quanto siete ascesi e fin dove dovete arrivare; non come cadrete.

Quindi agisce sempre su entrambi i lati. Come vi dicevo nel mio discorso, da un lato vedete voi stessi in relazione con me, e in relazione con gli altri. Ad un sahaja yogi non dovrebbe importare se si trova in un palazzo o per la strada.

Del primo incontro con i primi sahaja yogi ne è rimasto uno solo, ora è qui seduto: gli altri non ce l’hanno fatta, per loro è stato difficile trovarsi nella bellissima atmosfera dell’India. La ragione è che analizzavano: “Non ci sono bagni adatti, non ci sono docce”. Ma avete tutto il cielo! Avete tutte le montagne.

Avete tutti gli alberi. Avete tutte le acque che scorrono. Invece quello che volete è una piccola doccia, in cui non potete neppure muovervi (risate). Solo un’idea, soltanto un’idea di comodità!

Se me lo chiedete, (vi dirò che nel vostro Paese) non avete nessuna comodità a paragone di quella che abbiamo noi in India. Proprio nessun comfort. Insomma, chiedete a qualunque ragazza indiana di venire a vivere qui e si metterà a piangere.

Qui credo probabile che persino il Presidente debba lavarsi i piatti. [Yogi: “È vero”.]

Quale comodità? Non c’è divisione dei compiti.

Ora, nel nostro Paese abbiamo dei servitori, ma (avere) servitori non significa ingannarli o altro. Essi mangiano lo stesso cibo che mangiamo noi. Vivono come noi.

Però fanno un lavoro di tipo diverso, in quanto non hanno la stessa capacità mentale (necessaria) per essere il Presidente. Il Presidente svolge un lavoro diverso. Ma voi non avete comodità di alcun tipo, credetemi.

Per quanto riguarda il cibo, voi mangiate tutto cibo lavorato. Pensate, in qualsiasi momento potreste sviluppare il cancro a causa del cibo lavorato. Qual è la vostra specialità allora?

Cercate di capire. Il cibo che avete non è fresco, Dio solo sa come sia lavorato, come sia conservato, da dove arrivi.

All’improvviso a Londra hanno detto di non mangiare un certo tipo di cibo perché contiene qualcosa di contaminato.

Così tutti si precipitano nella dispensa – perché si devono fare provviste di tutte queste cose, non potete procurarvele al momento (giusto) – “Oh, eccolo (il prodotto contaminato)” – e allora iniziate a buttarlo.

È una corsa folle, infatti la gente si domanda: “Dio solo sa se ciò che mangiamo oggi va bene o no”. Quindi, per quanto riguarda il cibo, siete zero. È meglio vivere nei villaggi o nelle foreste, raccogliere la frutta fresca, lavarla nell’acqua corrente e pulita di un fiume e mangiarla tranquillamente stando seduti a godersi il sole.

Quello che abbiamo perso è il conforto dello Spirito. E coloro che cercano il conforto dello Spirito sono sahaja yogi, altrimenti non lo sono.

Il conforto dello Spirito consiste nel dare. Se ad esempio ho preso in prestito del denaro da voi, non mi sentirò a posto fino a quando non ve lo avrò restituito.

Proseguendo, supponiamo che abbiate dei blocchi, che abbiate dei problemi: io farò in modo che vi avviciniate a me e lavorerò su di voi, vi purificherò, fine. Fino a quel momento io non mi sentirò bene; soffrirò, avrò dei dolori, avrò di tutto. Non appena sono arrivata qui, il mio Nabhi sinistro ha cominciato a contrarsi.

Io l’ho corretto, l’ho preso su di me, l’ho assorbito. Loro invece si agitano: “Oh, non toccherò questa persona, prenderò un blocco, lui ha un blocco” Così è finita. Ma ora la compassione può funzionare solo se avete quel genere di Spirito, altrimenti non può. Diventa simpatia (con la negatività, ndt).

Prendiamo ad esempio qualcuno, il signor A, o la signorina A o la signora A, chiunque sia – intendo una persona qualsiasi – e (immaginiamo che) abbia un blocco. Direi che in un ashram quella persona dovrebbe purificarsi. Invece, tutti i residenti dell’ashram prenderanno blocchi da quella persona e lei non sarà mai a posto.

C’è una storiella molto carina su questo: c’era una signora che voleva dimagrire. Ebbene, esisteva un attrezzo simile ad un mattarello e le dissero: “Se lo usi per massaggiarti, dimagrirai”.

Allora lei, poverina, si procurò l’attrezzo e iniziò a farlo girare. Ma alla fine si rese conto che il mattarello era ingrassato, mentre lei non era dimagrita (risate generali). La stessa cosa accade in Sahaja Yoga. Anziché correggere gli altri, i sahaja yogi vengono contaminati. Ecco perché ho detto di non accogliere nessuno in ashram: perché voi simpatizzate (con la persona che ha blocchi, ndt).

Cercate di correggere quella persona come se lo faceste dentro di voi, assorbitela in voi, come fa vostra Madre, e purificatela.

Io lo faccio per migliaia, migliaia e migliaia; voi dovete farlo per uno o due, così non avrete mai problemi. Ed è così che vi rafforzate. Non evitandoli, non rifuggendo da loro o condannando voi stessi o dicendo: “Dobbiamo salvarci noi sulla barca”. No. Ma avventurandovi: “Vediamo cosa succede”. Dhumal mi ha detto: “Non prendo mai un blocco, Madre, come mai?”.

Ho detto: “E chi potrebbe darti un blocco? Chi ci prova, si farà del male” (Shri Mataji ride, risate).

Quindi Bhairava deve essere stabilizzato. Siddha Kela Baje Bhairav. Come dovete stabilizzare Shri Ganesha dovete stabilizzare anche Bhairava, e Hanumana sul lato destro.

Se stabilizzate queste tre Deità dentro di voi, allora niente, niente su questa terra potrà procurarvi dei blocchi. Li avrete (solo) per un po’ (Shri Mataji schiocca le dita e fa un gesto ad indicare che poi il problema se ne va, ndt).

Ma quello che noto, ora che sono arrivata in questo ashram, è che tutti hanno un blocco al Nabhi sinistro. Tutti hanno un blocco all’Agnya sinistro. Allora sento dolore.

Tutti. Insomma, vi ho messi nel mio corpo, lo sapete questo? Voi siete parte integrante del mio corpo, siete le cellule del mio corpo. E quando voi avete un blocco, lo prendo anche io. Non proprio un blocco, ma sento davvero dolore; però lo pulisco.

Allo stesso modo vi ho dato i poteri, vi ho dato tutti i poteri che ho.

Ma voi dovete svilupparli ed essere avventurosi. Invece, quando abbiamo gli ashram, tutti si sistemano: “Oh, molto confortevole, molto economico”. (Risate)

Molto economico, è questa la prima comodità (risate). È sorprendente, per un occidentale è molto importante che sia economico: è sorprendente che le persone abbienti pensino a risparmiare denaro più di quanto non facciano quelle povere. E gli inglesi sono il massimo, risparmiano denaro a spese degli altri (risate).

Al contrario, se andate in India, saranno molto felici, vi inviteranno a casa loro, qualunque cosa abbiano ve la daranno e vi forzeranno a mangiare. Saranno felicissimi di dare.

Ma in Inghilterra è molto pericoloso, vedete. A volte in ashram potrebbero non avere cibo nemmeno per me [Qualcuno a lato: “Santo cielo”]. Davvero. E se glielo fate notare, risponderanno: “Lo so, lo so”. [Qualcuno a lato: “Santo cielo”]. Lo sapete. E finisce lì. Che dire dunque? Lo sanno già, che fare quindi? Lo sanno!

Insomma, con la ricchezza cresce l’avarizia e l’orientamento al denaro. Anche in India ho visto che le persone che guadagnano un po’ di più degli altri diventano molto orientate al denaro. Il denaro diventa tutto, il denaro diventa il loro potere, il denaro diventa la loro vita. Ai sahaja yogi non importa del denaro. È soltanto la polvere dei piedi di nostra Madre. Che cos’è il denaro, che cos’è la ricchezza? E quando pensano così, i loro problemi di denaro si risolvono.

Se avete un problema di denaro, sappiate che c’è un problema; se siete molto meticolosi con il denaro. Io in un certo senso lo sono, poiché se devo darlo a qualcuno, me ne ricordo.

Ma ho visto persone molto ansiose di dirmi: “Deve pagare a questa persona questa cifra, e all’altra quest’altra cifra”. È sbagliato. Non vi riguarda. È molto, molto sbagliato dirmi che devo pagare questa o quest’altra persona. Non è importante. Anche se non la pago, io la pago.

Quindi, nella relazione con me, non dovete dirmi che devo dare una certa somma a qualcuno, che si dovrebbe pagare una certa cifra oppure che qualcuno debba una somma a me. Niente di tutto ciò. Che venga a dirmelo l’interessato. Perché lo dite voi? Se mi date un messaggio come questo siete persi.

Oppure se venite a dirmi al posto di qualcun altro: “Madre, il tempo a disposizione è terminato, dobbiamo andare. Qualcuno la sta sollecitando”; se qualcuno mi mette fretta, ditegli: “Non mettere fretta a Madre”.

Dovete sapere che le vostre Kundalini non sono state risvegliate soltanto grazie alla vostra Kundalini, ma in virtù di qualcosa che lo sta realizzando.

È qualcosa di davvero straordinario, una grande organizzazione. Voi non potete vederla, è microscopica. Dovete rendervi conto che nessuno ha ottenuto la realizzazione così facilmente, non è forse così? A migliaia adesso ottengono la realizzazione: cosa sta succedendo? Deve esserci qualcosa al riguardo…

Ora, come si può dire qualcosa ad un’organizzazione simile? A loro (Deità) non piace. Loro sanno. In realtà sono loro che sanno, non gli inglesi. Loro sanno ciò che va fatto.

Dunque la vostra relazione con me agisce come vostra cultura. È il culto della Madre, potete chiamarlo così, è la cultura della Madre. Il modo in cui siamo connessi con nostra Madre. Ho visto persone che si irritano molto se qualcuno è scortese con loro, ma se qualcuno è scortese con me non si scompongono.

Dovrebbe essere il contrario. Ora vi farò un esempio. Questo Merv Griffin[2] si è comportato in modo strano, ed entrambi i nostri PRO (presumibilmente “public relations officers”, addetti alle pubbliche relazioni, ndt) si sono molto irritati. È stato naturale e molto… insomma, mi ha fatto piacere, ma li ho calmati.

E Worlikar naturalmente era in prima linea (Shri Mataji ride). Ma l’altro non voleva, discuteva. Io osservavo. Insomma, se qualcuno avesse detto una cosa come questa a sua madre…

Ce n’è un altro che non è mai venuto a ricevermi all’aeroporto. Allora Worlikar gli ha chiesto: “Se fosse venuta tua madre, non saresti andato?”.

Qualcuno potrebbe dare spiegazioni del tipo: “Oh, ma nostra Madre è l’Adi Shakti. Mia madre non lo è, lei è indifesa”. Non è così. Per dimostrare il vostro rispetto, per mostrare il vostro amore, dovete andare; è per il vostro vantaggio, non per il Suo. È nel vostro interesse. Questa relazione è nel vostro interesse.

Se scoprite un giacimento di petrolio, ci guadagnate voi o il petrolio?

Se raggiungete la Fonte, è la Fonte a guadagnarci, oppure voi? Insomma, è logica, semplice logica. Dunque, in questa cultura voi prosperate davvero e diventate persone estremamente felici, gioiose.

E l’espressione di una persona così è molto diversa, perché, come vi ho detto, si eleva e vede i problemi degli altri, la decadenza della società, vede tutti i problemi del mondo.

E non solo, ma conosce le soluzioni. Noi non siamo come questi individui qualsiasi che soffrono di razzismo ed altre malattie. Non so che genere di malattie abbiano, me ne dimentico anche.

Il razzismo è un’altra stupida assurdità, sapete. Che cos’è il razzismo? Dio ha fatto il colore di qualcuno in un modo e il colore di qualcun altro in un altro. E quegli stessi razzisti cercano di abbronzarsi il viso.

Pertanto, in questa nostra cultura, noi non ci preoccupiamo di cose superficiali. Quello che ci preme è la nostra purezza interiore, la nostra bellezza interiore; questo però non significa che dovreste andare in giro come dei primitivi, no. Ma se c’è la bellezza interiore, allora emerge anche la bellezza esteriore.

Voi non mi vedrete mai indossare abiti sporchi, non mi vedrete mai senza il sari. Anche quando dormo indosso il sari, perché anche di notte devo lavorare. Come potrei andare nell’altro mondo in vestaglia da notte? (Risate, Shri Mataji ride).

Quindi, una persona che sia un sahaja yogi deve essere estremamente pulita e ordinata, senza però intimarlo agli altri, ma dovrebbe esserlo lei stessa. È una delle cose fondamentali, perché se gli altri vi vedranno come dei matti, chi vi darà credito?

Pertanto un effetto proviene dalla Madre, attingete alla Fonte. Per quale motivo? Per avere in voi quella qualità illuminata per cui gli altri vi vedano come qualcosa di grande e vi onorino, vi rispettino.

Fin qui siamo arrivati a come dovrebbe essere la vostra personalità. Ma ora, quando trattate con gli altri, sappiate che sono esseri umani creati da Dio, non dai sahaja yogi, in nessun modo.

Ed essi saranno i sahaja yogi di domani, potrebbero diventare sahaja yogi migliori di voi.

Quindi, quando trattate con gli altri, parlate loro in modo gentile. Siate gentili con loro. Naturalmente noi siamo contro i guru, contro i culti, contro tutta questa gente. Ma se appena arrivano dite loro: “Oh, sei un bhut”, quella persona girerà i tacchi e se ne andrà.

Dunque questo potere non vi viene accordato per essere bruschi o arroganti con gli altri, no. Adesso tutte le persone così stanno arrivando, si stanno calmando perché si rendono conto che ciò che aiuta è la vostra attitudine gentile, dolce e ferma.

Solo dopo Sahaja Yoga potete combinare tutte queste qualità. Sarete fermi, sarete vigili, sarete gentili e compassionevoli, sorridenti, ma senza prendere in giro gli altri. Allora diventerete una personalità vigile: vedere la reazione sugli altri è qualcosa di molto importante da osservare.

Così ora iniziate ad osservare da testimoni gli altri. Qual è la vostra reazione con gli altri?

Ho visto spesso che quando arriva un nuovo sahaja yogi e prova a dire qualcosa, qualcuno comincia a ridacchiare o sghignazzare. Non si dovrebbe fare in quel momento, perché lui potrebbe pensare: “Si stanno facendo beffe di me, oppure pensano che io sia stupido o che qualcosa non vada in me”. Allora si sentirà a disagio ed io non riuscirò a dargli la realizzazione. Mentre se qualcuno è seduto davanti a me ed io sto cercando di aiutarlo, sappiate che quello è un momento molto importante nella vita di quella persona.

Noi l’abbiamo ottenuta, e allora? Quando salviamo qualcuno, quando aiutiamo qualcuno, ridiamo forse? Quello è il momento in cui occorre essere molto attenti e molto seri, per fare il lavoro.

Ogni qualità e ogni stato d’animo ha il proprio spazio, così come il naso ha un suo posto, gli occhi un loro posto. Allo stesso modo, tutti questi nostri stati d’animo hanno il loro spazio. Questo è ciò che si è perso nella società moderna.

Quando io cerco di aiutare qualcuno, dovreste tutti occuparvi di quella persona. In che modo ci arriva tutto questo dalla Fonte? Quanto vi preoccupate di me? Supponiamo che io abbia sete: avrete sete anche voi. Direte immediatamente: “Madre, Le porto dell’acqua”. Ma potreste anche non chiedermelo, la portate e la mettete lì. Oppure mi preparerete del tè o vi occuperete di me. Farete una cosa o un’altra. Dovreste fare attenzione alle piccole cose. La sollecitudine non sta nel dire qualcosa, nel chiedere qualcosa. Non chiedete. Non chiedete a Madre, fate.

È così che, quando inizierete a farlo, capirete quello che state facendo agli altri.

Così anche il riflesso sugli altri, la reazione degli altri a voi è molto importante e voi dovete essere vigili. Improvvisamente dite qualcosa e tutti scompaiono. Dovete sapere che non sono ancora sahaja yogi, devono essere introdotti, quindi dovete convincerli con molta cautela.

Poi è molto importante che gli altri vedano il modo in cui vi comportate tra voi sahaja yogi. Dobbiamo amare la compagnia gli uni degli altri, dobbiamo averla cara.

Se incontriamo dei sahaja yogi da qualche parte, che gioia vedere qualcuno, parlare con qualcuno al telefono. Ma dato che siamo così chiusi, così egoisti, così avidi e a volte molto confinati, direi, o totalmente imprigionati nel nostro passato, non riusciamo a farlo, non sentiamo quella gioia, non riusciamo ad amare un altro sahaja yogi, non riusciamo a gioire di lui né a godere della sua compagnia.

Ciò significa che questo dito non riesce a sentire quest’altro dito.

È come sviluppare una malattia chiamata lebbra. I nervi sono distrutti. Le terminazioni nervose non esistono più. Non riuscite a sentire la gioia di altri sahaja yogi.

Ciò sarà possibile solamente se superate i vostri interessi personali. All’inizio, quando si arriva in Sahaja Yoga, si hanno interessi personali. Qualcuno, ad esempio, cerca di vendere qualcosa e vorrebbe venderlo ai sahaja yogi. Oppure organizza qualcosa e vorrebbe che i sahaja yogi lo facessero. Vedete, è per interesse personale, significa usare i sahaja yogi per i propri scopi. Come conseguenza di questo ho visto delle persone diventare talmente chiuse che non aiutano nessuno, non fanno nessun lavoro. Se c’è una telefonata nessuno di loro dirà: “Rispondo io”.

Dire: “Rispondo io” è lo stile americano. È considerato corretto. In Inghilterra no, staranno tutti seduti zitti (risate).

Persino quando, dopo aver mangiato, devono pagare, guarderanno da un’altra parte e qualche povero studente indiano pagherà per tutti. “Non guarderò”, si diranno. Una volta pagato il conto tornano normali. Questa è una cosa di infimo livello! È un comportamento davvero di infimo livello.

E questo è ciò che si deve imparare, che si devono avere a cuore gli altri, far loro dei regali. Andate da qualche parte e: “Oh, guarda…”. Ad esempio l’altro giorno ho incontrato una signora che aveva ammirato un mio anello di smeraldo. È un anello della mia famiglia, quindi non posso regalarlo. Sapete, dovrei chiedere a C.P. e lui potrebbe non gradire perché, dopo tutto, non ho alcun diritto su di esso, dovrò passarlo alle mie figlie, giusto? Ma ho trovato da qualche parte uno smeraldo bellissimo e l’ho conservato. L’altro giorno, quando gliel’ho dato, lei ne è rimasta incantata. Le ho detto: “Ti piaceva il mio anello ma non potevo regalartelo, e quindi…”. E lei: “Intende dire che mi avrebbe dato il suo anello?”.

Io ho risposto: “Ti avrei obbligata a prenderlo, ma non potevo dartelo, quindi ho pensato a questo. L’ho visto da qualche parte e l’ho preso per te”. Allora lei ha detto: “Che pensiero gentile”.

Ma io ricordo tutto. Ogni volta che ne ho l’occasione, se qualcuno dice: “Oh, questa cosa mi piace”, la volta successiva me ne ricordo, persino se si tratta di un fiore.

Dovete aver cara la loro compagnia (dei sahaja yogi, ndt), perché è una cosa davvero grande avere qualcuno che vi capisca, che capisca il vostro Spirito e che abbia lo Spirito. È una cosa davvero grandiosa. Come potete essere scortesi tra voi? Questo mi fa male sopra ogni cosa. E la cosa principale che dovete offrirmi è un gruppo congeniale, bello, amorevole, dove ci si ama.

Se riuscite ad amare veramente, al di là delle vostre considerazioni personali… Insomma, naturalmente in Sahaja Yoga adesso non ci sono molte persone che cercano di guadagnare denaro, però pensano alle proprie comodità. Devono avere la stanza migliore, devono avere il posto migliore, devono avere… “Non ho avuto questo; avrei dovuto avere questo e quello”. Cercate di fare più degli altri. So che a volte certe persone vi sfruttano, ma usciranno da Sahaja Yoga molto presto. Quindi assicuratevi di diventare generosi, molto generosi. E la generosità dovrebbe iniziare dai vostri fratelli e sorelle in Sahaja Yoga.

Nella cultura di Sahaja Yoga dobbiamo assimilare completamente un senso di castità che trabocchi dai nostri nervi. Questo è un dovere, che vi piaccia o no. Non dovrebbero esserci intenzioni malsane nei confronti di un’altra persona, relazioni che non siano pure; ma relazioni assolutamente pure, occhi puri privi di adulterio, corruzione la chiamerei. (Avere) occhi puri è la base di Sahaja Yoga. Occhi fermi e puri, perché i vostri occhi sono molto potenti. Voi non vi rendete conto di quanto siano potenti. Quindi, per renderli così, per fare pratica, spostate l’attenzione all’interno e verso il Sahasrara. Potete farlo.

Con i vostri occhi assorbite. Anche guardando me con shraddha, con gioia, assorbite interiormente la mia immagine. Mettetela nel vostro Sahasrara, mettetela nel vostro cuore, potete farlo. Dà molta gioia. Quando la mettete nel Sahasrara, ottenete la conoscenza.

Quando la mettete nel vostro cuore ottenete la gioia. E quando la mettete nel vostro fegato, ottenete il potere dell’azione.

Potete farlo anche con la fotografia: assorbitela, interiorizzatela. Il risultato si vedrà nel vostro comportamento con gli altri, del tutto sicuro, gentile, privo di arroganza.

Senza alzare il collo in questo modo (altezzoso) né (abbassando la testa) in questo modo, ma tenendolo al centro, in un modo molto dignitoso.

Quindi, nella cultura Sahaj, poiché lo Spirito è la dignità, la maestà, la gloria di Dio, dovete giudicare voi stessi: “Ho detto qualcosa che non rispetta il mio Spirito? Ho fatto qualcosa che non è glorioso?”.

Ad esempio ho visto persone che quando ci sono io continuano a farmi cento domande: “L’asciugamano dovrebbe essere bianco o verde? Dovrei fare questo o quello?”. Ma perché?

Infatti non si vive di scelte. Si vive di quello che si ha, e in questo c’è dignità. Mettersi a fare delle scelte è stupido.

In un gruppo di sahaja yogi, alla domanda: “Che cosa mangi?”, al ristorante impiegheranno quarantacinque minuti per decidere, perché il primo pensiero sarà: “Dovremo pagare”. Inoltre qualcuno sceglierà un piatto, qualcun altro ne sceglierà un altro. Il povero cameriere se la darà a gambe (risate). Ma perché dovremmo prendere cose diverse? Fa lo stesso! Prenderemo anche noi il piatto che prende Madre, fine. E se non quello, almeno quello che prendono tutti gli altri. Perché fare scelte individuali?

In Sahaja Yoga non esistono le scelte, tenete bene a mente questa frase. Scelta di questo, scelta di quello; non mi piace questo, mi piace quello; questo non va bene, quello non va bene. Infatti (in Sahaja Yoga) abbiamo bisogno di tutto ciò che abbia vibrazioni, allora si sceglie.

Se, ad esempio, le vibrazioni di qualcosa non sono buone non lo diremo, ma non lo prenderemo. Non importa se è verde, rosso, giallo o bianco.

Ed ecco come vi stanno prendendo in giro. Metteranno un nome, Cartier, fine. La gente pagherà qualsiasi cifra per quel Cartier. È qualcosa di ordinario, niente di speciale. Ma guardate l’ego: “Ho il Cartier. Ho pagato di più per far vedere che ho pagato di più, che sono stato uno stupido!” (Risate). Pagare di più per qualcosa di così scadente! Loro (gli imprenditori) giocano su questo, ricordatelo.

Dovete quindi capire che, quando siete una personalità Sahaj, avete una vostra dignità.

Queste cose non vi danno dignità. Siete voi che conferite ad esse dignità. Questo però non significa che domani veniate vestiti come dei clown, o con un naso posticcio (nel senso che non si deve diventare eccentrici nel vestire per dimostrare che non seguiamo le mode, ndt).

Naturalmente devo anche considerare sempre l’altra faccia della medaglia, perché si scivola lì. Quando diventate dignitosi, indosserete sempre qualcosa di dignitoso. Farete tutte cose dignitose. Diventate dignitosi automaticamente. Non è niente di artificiale.

Una dignità che subentra, come vedete vostra Madre. Qualunque cosa mi offriate durante il puja io la accetto, va bene, diversamente non potete darmi niente. Se me la offrite, in qualche modo io ve la restituisco. In qualche modo ve la restituirò.

Una persona orientata al denaro non può avere dignità, perché è considerata alla stregua di un mendicante.

Vedete, se c’è un orientamento troppo forte al denaro, si scende a quel livello, potete vederlo, non può esserci dignità in questo.

Un uomo orientato al denaro è un idiota, sembra un idiota. Noi non possiamo diventare degli idioti. Bene. Noi non possiamo essere orientati al potere. Chi è un tipo romantico o che pensa sempre all’amore, è stupido, si comporta da stupido. Per strada continuano a baciarsi (e se qualcuno chiede loro:) “Dove state andando?”, (risponderanno:) “A divorziare, ma pensavamo di sfruttare gli ultimi attimi per baciarci”.

Il punto è il rispetto di sé. Il Sé è il vostro Spirito. Il rispetto dello Spirito dovrebbe darvi quella dignità. Ma nel privato siate gentili con vostro marito e siate gentili con vostra moglie. Dovete imparare ad essere gentili con lei in privato, non in pubblico. È orribile.

Specialmente in India. Mi è stato detto che la gente va in giro ostentando questi atteggiamenti romantici e cose del genere. Per favore, non fate tutte queste cose romantiche in India, è molto imbarazzante per me, molto imbarazzante.

Insomma, non possiamo fare cose che mettano in imbarazzo nostra Madre. Una volta che inizierete a rendervi conto che: “Questo metterà in imbarazzo Madre, non possiamo farlo”, automaticamente vi comporterete con dignità. Quando è una cosa in relazione con me, subito: “Cosa penserà Madre di me? È questo il modo di comportarsi nei confronti di Madre?”.

Allora avrete subito la ricompensa, come se quella cosa stesse agendo attraverso di voi, come se diventaste quella natura. La cultura Sahaj è una natura Sahaj. Lo farete automaticamente.

Parlerete in quel modo, vi esprimerete in quel modo, vivrete in quel modo. Ho visto persone che non mi hanno mai conosciuto, riconoscermi da una interurbana al telefono. Si rendono conto che io sono qualcosa di speciale, se sono abbastanza sensibili.

Dalla mia fotografia, dal modo in cui mi siedo, dal modo in cui parlo, subito tutti fanno domande. Alcuni giorni fa sono andata ad un convegno con mio marito, e tutti chiedevano: “Chi è questa signora? Chi è questa signora? Chi è questa signora?”. C’è qualcosa nella personalità. Io parlo a tutti con gentilezza, sono molto dolce.

Non possiamo essere servili, né possiamo schiavizzare nessuno. Dobbiamo amare, dobbiamo anche amare gli esseri umani perché loro sono noi. Non dovete disprezzare nessuno, non dovete ridere di nessuno.

Nella cultura Sahaj, dovete diventare degli esperti. Competenza. La competenza deriva dalla dedizione a vostra Madre.

Competenza: tutti voi dovreste essere degli esperti, e chi vi darà il certificato è solamente vostra Madre, chi altri? Io potrei non dirlo, ma lo dirà il vostro Spirito e non il vostro ego.

In questo breve tempo (vi ho detto) tutto ciò che era possibile; quello della cultura è un argomento molto vasto, non si può… Ma vi ho parlato non direi in modo molto analitico, ma in modo molto sintetico.

Vi ho fatto proprio una sintesi dell’intero argomento.

“Analitico” significa: punto uno, due, tre, quattro, cinque – fine – due, tre, quattro, cinque. Non così. Non è questo il modo in cui dovete parlare alle persone.

Punto uno: questo è così; due: questo è così; tre: quello è così; allora è finita, non siete sahaja yogi. Se nei vostri discorsi parlate in questo modo, è finita.

Invece, prima di dire o fare qualcosa, date una minima idea di dove state guidando le persone, in modo che non si distraggano, che l’attenzione non vada sprecata.

Date una piccola idea, come dico io; oppure, mentre parlate, portateli ad un punto importante, di modo che loro aspettino che il discorso arrivi a quel punto.

Ma fate in modo che tutto il discorso dimostri di condurre a determinati punti. Pertanto, quando un sahaja yogi parla, deve dire qualcosa di importante, non limitarsi a chiacchierare, disquisire. Qual è l’argomento importante di cui parlerete?

Loro devono sapere cosa ricaveranno da tutto ciò che faranno.

Ora, riguardo al matrimonio: “Che cosa otterremo dal matrimonio?”. Una famiglia, una casa, ce l’hanno tutti, persino un asino ce l’ha (risate). Che cosa c’è di così straordinario?

Ma noi realizzeremo una struttura familiare dove dovranno nascere anime realizzate delle quali ci occuperemo nel modo giusto, per poi diffondere nel mondo questa struttura che, come un diamante sfavillante incastonato nel bellissimo nucleo di una famiglia, illumini tutto il mondo.

Quindi la vita non dovrebbe essere senza scopo, la conversazione non dovrebbe essere inutile; ed ogni momento dovrebbe riempirsi del compimento delle vostre visioni e dei vostri sogni, in modo lento e costante, il che non è affatto difficile.

Se riuscite a liberarvi dell’ego e del super-ego è fatta, tutto qui, semplice (risate, Shri Mataji ride).

Che Dio vi benedica tutti.

Bello, bene, siete rilassati, vero? Rilassati. Testimoni. Tutti si sono purificati, penso.

E niente più… Devo dire un’altra cosa, l’ultima, l’ho già detta ma non qui: nessuno dica che è stato un bhut a fare qualcosa, perché sarà inviato al clan dei bhut (risate), non a Sahaja Yoga.

Non scaricate le vostre responsabilità sui bhut (Shri Mataji ride). O siete bhut o siete sahaja yogi, uno dei due, non potete essere entrambi.

[Fine della registrazione video]


[1] Un concetto espresso in numerosi altri discorsi: nel mondo occidentale si sentono comunemente queste espressioni nella lingua parlata che denotano timore ecc. Ma ciò non è spiegabile poiché in realtà sono stati proprio molti Paesi occidentali nel corso della storia ad andare ad invadere e conquistare altri Paesi, per questo il commento: “Tutto il mondo vi teme”.

[2] Il Merv Griffin show era uno spettacolo televisivo americano. Shri Mataji ne parla nel discorso di Shri Ekadasha Rudra Puja del 1988: “Sapete che io sono andata al Merv Griffin Show e lui si è comportato male. La settimana dopo lo spettacolo è stato chiuso”.