Diwali Puja

(Italia)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

 Diwali Puja

Tivoli, 17 Novembre 1985


Oggi ci siamo riuniti qui per celebrare il Diwali, il Dipawali[1]. In realtà, il vero Diwali sta prendendo forma solo dopo l’inizio di Sahaja Yoga. Prima avevamo molte belle lampade e anche molto olio da bruciare, ma non c’era la scintilla per accendere le dipa. E lo stoppino, come voi lo chiamate – in hindi si chiama bati – è come la vostra Kundalini. La Kundalini, dunque, doveva far scoccare la scintilla. Le bellissime lampade erano tutte sprecate, senza scopo, inutili. Ed è questa la grande benedizione dei tempi moderni, ossia che tantissime luci sono accese e stiamo celebrando un Dipawali di cuori umani. Quando diventate la luce non vi preoccupate della lampada, di come appare, di come si deve fare. È tutto fatto. Dovete preoccuparvi solo della fiamma, dell’olio, perché è l’olio che brucia e dà luce.

In sanscrito, che è la lingua degli Dei, l’olio è chiamato snigdha. È qualcosa di morbido, ma è snigdha. E sneha significa amicizia d’amore. I poeti hanno usato questa parola anche in altre lingue e in modi diversi, chiamandola neha. Hanno cantato le lodi di questo amore.

Tutti i poeti, tutti i santi hanno usato questa parola nelle loro bellissime poesie, sia che fossero separati, sia che fossero nello Yoga, in unione. Questo amore è l’elemento che dà la luce. Se l’olio non è pulito, se è contaminato, produce fumo; ma se è puro, allora dà una luce brillante, senza fumo. Quando poi è fragrante, allora anche la luce genera fragranza.

L’olio può avere varie origini. Quello estratto dalla Madre Terra non può essere usato, perché è molto grossolano e genera carbonio. Come il petrolio, il cherosene, inquina l’atmosfera.

C’è poi quello di origine animale; alcuni di questi animali sono oggetto di grande venerazione in India, dove hanno un tipo molto particolare di snigdha, o possiamo chiamarlo ghee, oppure olio, che dà una luce che infonde molta serenità e pace.

Quando la materia evolve allo stadio animale, anche l’olio evolve. Ma quando questo olio viene massaggiato sui piedi dei santi, acquista la fragranza. Allo stesso modo, se questo olio viene messo in contatto con i fiori, genera fragranza. I piedi di un santo sono come i fiori sull’albero. E il fiore, quando cade per terra, sulla Madre Terra, è così delicato, così assennato che non le fa male, bensì cade con grande riverenza in un gesto di profondo omaggio alla Madre Terra.

Allo stesso modo un santo deve essere gentile, gentile, come la luce della luna che cade su questa terra. È una luce che non brucia, che non scotta. Occorre sviluppare questa gentilezza dall’olio che è l’amore nei vostri cuori, il quale lubrifica tutto, rimuove le frizioni e calma.

Avete visto il modo in cui lavora la natura. Noi non vediamo mai il fiore aprirsi, non vediamo mai il frutto scaturire dal fiore. Il movimento è così gentile e così lento che non viene percepito dagli occhi umani, perché la natura non vuole che siate disturbati da questi movimenti. Se ne occupa la natura, così voi non vi accorgete della crescita, del movimento e delle esplosioni dell’evoluzione o, possiamo dire, del movimento, del comportamento della natura.

Analogamente un santo, un sahaja yogi, deve muoversi con grande delicatezza nella società dei sahaja yogi. Ho detto con i sahaja yogi, non con quelli che non lo sono. La natura reagisce a tutto ciò che è estraneo ed estromette tutto ciò che non è Sahaj. Ugualmente, un santo non dovrebbe accettare niente e nessuno che sia estraneo al comportamento Sahaj. Quando ha a che fare con la materia, con persone materialiste, agisce con la massima saggezza, come l’apice di una radice che si muove con maestosità, si insinua nella Madre Terra aggirando tutte le dure rocce e, tenendole insieme, fa sì che l’albero si mantenga eretto.

Il segno della vita è che essa si contrappone alla materia che sia jada (materia inanimata), come l’albero che sfida la gravità, come i grandi esseri umani che hanno sollevato il loro corpo contro la gravità, in posizione eretta. Allo stesso modo, se ci fate caso, la fiamma va contro la gravità.

Nessuno ha mai sentito dire di un incendio svilupparsi dall’ultimo piano verso il piano terra. Esso si propaga sempre dai piani bassi verso quelli più alti. Ma anche il fuoco deriva dalla materia, dalla combustione della materia. Dunque, se si vuole ascendere, occorre bruciare la materia. Se la vostra attenzione è rivolta continuamente a cose meschine, a cose materiali, ai piaceri fisici, non potete ascendere. Potete meditare quanto volete, usare le mie fotografie, venire ai miei Puja, ma se la vostra attenzione è persa in queste cose, è come cercare di salire su una barca stando in piedi su un coccodrillo.

Questo non significa che la fiamma, quando brucia, rinunci alla materia, bensì che se ne distacca e la consuma. Perciò, affinché la fiamma sia tenuta sempre viva, questo corpo, questa mente, questo ego e questo superego devono essere tutti bruciati. Non dovete rinunciare a niente, ma usare le stesse cose per una vita più elevata; e questo dovrebbe essere lo scopo di ogni sahaja yogi.

In effetti, dopo avere ricevuto la realizzazione, cominciate spontaneamente a dare, perché siete la luce. Ma rispettate la vostra luce e la luce degli altri. L’oscurità è troppa e ci occorrono moltissime luci per rimuoverla. Queste luci devono essere mantenute vive, devono essere accudite, devono essere amate.

Come sapete molto bene, io non posso fare questo da sola. Per esempio, se si usa una fonte di energia elettrica per bruciare, si può avere una grossa esplosione. Per poter dare una bella luce diffusa, l’elettricità deve arrivare a diverse lampadine. E voi siete i canali, voi siete coloro che dovranno manifestarmi. Io sono soltanto l’energia potenziale, come l’energia che arriva da qualche parte in cui è immagazzinata e, se ve lo chiedo, non sapete neppure dove.

È attraverso il vostro comportamento, attraverso la purezza della vostra luce, attraverso la vostra fragranza che la gente arriverà a conoscere Dio Onnipotente. Ma vi sono alcuni che possono annerire il Suo volto; sono luci, senza dubbio, ma, se contengono impurità, possono annerire il Suo volto, annerire il volto del Divino, annerire il volto del vostro Creatore. Ed è a questo che occorre stare attenti: a non annerire il nome di Dio con la nostra cattiva condotta.

Ora ascoltatemi con grande attenzione. Se non c’è luce nella lampada, essa non può né annerire né illuminare. Ma se c’è una luce, essa può annerire come anche illuminare. Sono soltanto i sahaja yogi che possono annerire o illuminare il nome di Dio Onnipotente. Se, ad esempio, c’è un imbroglione, egli non potrà annerire il nome di Dio in quanto è egli stesso nero, perciò nessuno gli presterà attenzione. Se qualcuno parla di Dio o dà insegnamenti su Dio o sulla religione ricavandone denaro, annerisce il proprio nome, ma non annerirà il nome di Dio Onnipotente. Il nome di Dio non può essere annerito, è sempre splendente.

Ma è soltanto un sahaja yogi a poter produrre la nuvola in grado di oscurarlo. Soltanto i sahaja yogi possono uccidere la speranza di questo mondo. Soltanto loro possono provocare la vera distruzione di questo mondo. Ne saranno ritenuti responsabili. E dovranno essere puniti in tempo, affinché il nome di Dio non venga rovinato; perché a loro è stato concesso il diritto di entrare nel Regno di Dio, mentre gli altri ne sono fuori. Essi sono i soli che possono abusare di questo diritto. Chi è fuori da questo edificio non può danneggiarlo. Voi avete il privilegio speciale di entrare in questo bellissimo edificio. Avete ottenuto questo diritto in virtù delle grandi azioni compiute nelle vostre vite precedenti. E se ora volete deturparlo, è meglio che capiate che sarete puniti molto severamente. La luce che può illuminare può anche bruciare. Ma questa luce brucerà tutti quelli che provano a distruggere il Regno di Dio.

Nel giorno del Diwali, cerchiamo dunque di capire che dovremmo far ardere le lampade in modo che esprimano l’amore più puro. Non un amore soltanto a parole, ma che dovrebbe sgorgare dal cuore, così come la natura riversa su di voi tutte le sue benedizioni. Allora, ovunque si poseranno i fiori dei vostri piedi, la natura fiorirà con gioia e ci sarà un Dipawali. Mi è stato detto, ad esempio, che prima del mio arrivo a Roma, in Italia non era piovuto e la Madre Terra era riarsa. Ma non appena tutti voi sahaja yogi siete venuti su questa parte della Madre Terra, è cominciato a piovere a dirotto.

La purezza dell’amore deve dunque essere compresa con pieno discernimento, perché questa purezza agisce. Agisce nella natura, agisce negli esseri umani, agisce in ogni cosa. La sua azione è la stessa azione gentile della Madre Terra.

Chi entra in contatto con una personalità del genere inizia subito ad avvertire un senso di conforto e di calma in tutto l’essere, uno stato di beatitudine.

[Il traduttore dal vivo a questo punto esita, allora Shri Mataji gli ripete: “Into a blissful state”, ossia “Uno stato di beatitudine”. Il traduttore però traduce erroneamente l’espressione con “stato di benedizione”.

Shri Mataji si rende conto dell’errore e ripete in italiano: “Benedizione”. Poi Lei stessa ritraduce a sua volta l’espressione italiana errata, “stato di benedizione”, nell’inglese “state of benediction”:]

Shri Mataji: Uno stato di benedizione. Ma non so, in seguito a questa parola, quante cose siano andate storte, perché le nostre parole sono corrotte. Le nostre parole sono corrotte, non esprimono il loro significato. Anche loro non sono pure, non riflettono ciò che deve essere riflesso.

Quindi, sta a noi creare nuovi significati delle parole, dare una visione chiara. Quando si vuole avere una visione chiara, si mette una luce potente davanti allo specchio. Una visione chiara del modo di esprimersi nel linguaggio, nei gesti, nel comportamento; e una visione chiara del Divino. Fate sì che la gente veda, nella vostra luce, l’avverarsi del bellissimo sogno.

Nella mia infanzia pensavo che i miei sogni fossero troppo fantastici: si sarebbero mai avverati? Raccoglievo piccoli sassolini e mi dicevo: “Ci saranno delle persone che non siano pietre ma cuori?”. Per grazia di Dio vi ho incontrati. Vi ringrazio molto per aver accettato Sahaja Yoga. Ma questo invito che vi è stato rivolto non dovrebbe trasformarsi in un’accusa nei miei confronti di averlo esteso a persone che non se lo sarebbero mai meritato. Per favore, non deludetemi.

C’è ancora una piccola cosa. Io vengo da un Paese che non è così sofisticato dal punto di vista del mondo moderno, ma che è molto radicato nella Verità; e sono contenta che voi rispettiate questo Paese malgrado la sua esistenza naturale e non modernizzata, e che siate orgogliosi di una Madre che proviene da un Paese così. Il Dipawali viene celebrato in quel Paese da migliaia e migliaia di anni. E questa è la prima volta che viene celebrato a Roma, che è il centro dell’Europa, poiché qui vi sono i sette colli che esprimono la totalità dei sette chakra. È per questo che si è dovuta portare in aereo, dall’Inghilterra, una Grande Torcia per illuminare questi sette chakra dell’Europa.

La Kundalini si alza dal Muladhara e arriva al settimo chakra a toccare la dimora di Sadashiva.

Ma, in questo caso, la luce è discesa dalla dimora di Sadashiva per illuminare e rispettare tutti i chakra dal loro cuore. All’inizio del risveglio della Kundalini faccio esattamente questo: attraverso la punta delle vostre dita viene rivolto l’Avahana, l’invito alla Kundalini. E finché (la luce, ndt) non abbia attraversato questi centri, essi non possono aprirsi sufficientemente per permettere il passaggio della Kundalini. E poi, la Kundalini si alza. Perciò, per prima cosa, dal chakra del cuore deve venire questo invito.

Per prima cosa, quindi, dal cuore deve arrivare il desiderio, il potere del desiderio, per far sì che la Kundalini si sollevi. Allora la Kundalini agisce, il potere dell’azione agisce.

Perciò le responsabilità dell’Inghilterra e dell’Europa è enorme. Finché tutti questi chakra non siano purificati, il Vishuddhi non può essere aperto. Perciò dobbiamo, per prima cosa, consolidarci in Europa ed anche in Inghilterra. Io ho iniziato in Inghilterra e poi in Europa. Una volta che lo avremo ben consolidato qui, sono sicura che Sahaja Yoga si stabilizzerà molto facilmente anche in America. In India non ci sono problemi, come sapete. Là tutto funzionerà molto facilmente e, una volta risvegliata l’India, la Kundalini comincerà a muoversi con grande rapidità, con grande dinamismo. Ma, prima di tutto, dobbiamo sistemare questi chakra superiori, altrimenti la Kundalini come potrà uscire?

Perciò rendetevi conto della vostra responsabilità. In India abbiamo indubbiamente una forza, ma come potrà innalzarsi se vi sono ostruzioni? Voi siete parte integrante di questo universo, non siete sospesi in una dimensione diversa da quella dell’India. L’India quindi deve dipendere da voi.

Per il vostro Sahasrara ho già organizzato tutto, nel senso che io sono qui in persona. Sono scesa dal Kailasha su questa terra. È così che ho organizzato l’intera rappresentazione. Ma anche gli attori intermedi sono molto importanti. Non dovrebbero agire da pagliacci o da stupidi idioti. Devo dire che l’atmosfera generale sta diventando piuttosto idiota, si ha l’impressione di trovarsi tra idioti o folli.

Le cose ridicole che accadono intorno a noi non dovrebbero impressionarci, ma dovremmo anzi usarle per il nostro divertimento. E voi avete raggiunto un livello di crescita per cui potete rendervi conto che queste cose avvengono a causa della decadenza; e la decadenza è anche la rovina, la distruzione dei chakra. Pertanto, nonostante la stupidità, l’idiozia, dobbiamo estrarre dalla massa altre persone per dare sostegno ai chakra. E dobbiamo stare molto attenti alle persone che, pur non essendo Sahaj, si trattengono in Sahaja Yoga. È ormai giunto il tempo di espellerle per sempre, e non devono tornare.

Solo i vira (i guerrieri), i coraggiosi, possono venerare la Madre. Spero che voi siate tutti così, ed oggi è il grande giorno nel quale io sono venerata da tutti i vira e le virangana (regine guerriere).

Che Dio vi benedica tutti.

(Applausi)

 Che Dio vi benedica.

Il Puja di oggi non sarà molto lungo, ma dopo ci sarà un’altra cerimonia. Oggi è il giorno in cui ha luogo un altro tipo di rakshabandhan. Lo chiamiamo bhaiya dwij in hindi, e bhaubij in Marathi; indica che oggi è il secondo giorno della luna. E questo è il giorno in cui un fratello va a casa della sorella e lei gli fa il bagno, se è un bambino piccolo o un uomo adulto fa lo stesso perché da noi non si fa il bagno come da voi. Gli viene fatto dunque un bel bagno, un massaggio, viene unto e poi, quando è finito, lei fa l’aarti al fratello e gli prepara del buon cibo da mangiare. Dopo tutto questo, il fratello le regala qualcosa, giusto in segno di gratitudine. È una cosa bellissima che facciamo come  bhaiya dwij.

Oggi, quindi, nella seconda parte viene stabilizzata e venerata la purezza della relazione tra tutti voi. Ed è molto importante, specialmente in Maharashtra, perché non celebrano il rakshabandhan tanto quanto questo bhaubij.

Dopo potete avere tutti un bel samelana, cioè un incontro sacro, insieme, e parlare tra voi, con i vostri fratelli e sorelle rakhi, e potete farlo per un po’. E oggi la sorella che ha allacciato un rakhi può mettere un pezzetto di cibo nella bocca del fratello. Sarebbe una bella idea.

Dio vi benedica.

(Viene portato del tè a Shri Mataji, che ringrazia ed osserva la tazza e gli oggetti sul vassoio su cui le è stato servito.)

Gli italiani sono molto artistici, non è vero?

Per il puja a Ganesha potete – se avete portato il kum-kum, mettetelo nel recipiente e io ci immergerò i piedi e ce li strofinerò sopra; tutti voi potete recitare i centootto nomi di Ganesha, se volete, oppure di Lakshmi, come volete, perché è questo che occorre usare.

Mescolate anche queste monete con il kum-kum e io le strofinerò con i piedi. Per prima cosa potete recitare il (Ganesha) Atharva Shirsha e poi i nomi della Devi.

Per prima cosa reciterete l’Atharva Shirsha, tutti quelli che lo sanno possono farlo; con questo lo saprete. Lo direte una volta, quando avrò il kumkum sui piedi. Dopo si potranno versare sui miei piedi queste monete che poi dovrò strofinare con i piedi, ed esse potranno essere distribuite a voi come prasad.

(Poi, Shri Mataji dice al pujari di versarle dell’olio sui piedi, possibilmente di sandalo, ma probabilmente non è disponibile, perché Lei dice: “Non importa”. Le viene versato dell’olio sui piedi e li strofina insieme, mentre i sahaja yogi recitano una preghiera a Mahalakshmi. Dopo vengono versate le monete sui Piedi di Shri Mataji.)

Shri Mataji: Queste provengono da ogni Paese? Lo sapete?

Le rispondono che sono per lo più monete italiane.

Shri Mataji: Solo dall’Italia?

Guido:Anche dalla Germania, dall’Inghilterra….

Shri Mataji:Spero che le abbiate date tutti. Meglio offrirle. Svizzeri, tedeschi, portate delle monete. Mettetele dentro. Ora continuate la recitazione.

 Allora arrivano in molti a portare monete, finché Shri Mataji dice: “Basta, basta!”.

Mentre si offrono ancora monete, Shri Mataji chiede che venga offerto ancora dell’olio, che le viene versato fra i piedi sopra le monete. Lei continua a strofinare tutto con i piedi.

Shri Mataji: Si può versare ancora dell’olio. Basta così. Olio per Kubera.

Successivamente, gli elementi sacri le vengono versati sulle mani mentre un sahaja yogi recita la traduzione inglese dell’aarti.

Per eseguire il Puja alla Devi, Shri Mataji chiama sul palco sette giovani ragazze non sposate ma che “vorrebbero sposarsi”.

Shri Mataji: Quante sono? Una, due, tre, quattro, cinque, sei…Ancora una. Non c’è nessuno?

A quel punto si alza una yogini di nome Alison fra l’esultanza generale e le risate di Shri Mataji e degli yogi; le ragazze eseguono il Puja. Dopo vengono chiamate sette yogini sposate di Roma per continuare. Alla fine viene fatto un regalo a Shri Mataji.

Shri Mataji: Che cos’è?

Guido risponde che è un mangala sutra dono delle yogini romane. Shri Mataji lo indossa subito fra gli applausi.

Shri Mataji: È bellissimo.

 Successivamente, i bambini salgono sul palco per offrire fiori ai piedi di Shri Mataji.

Shri Mataji: Molte grazie. (…) Dio vi benedica, grazie. (Un bambino le regala un disegno). Dio ti benedica. Ora mettiamo i fiori. Tu l’hai offerto? No? E tu? Hai offerto un fiore? Forza. Tu hai offerto un fiore? Forza, prendine uno. Prendi questo. (Poi, rivolta agli adulti:) Ai bambini si dovrebbe insegnare almeno l’inglese, sapete, è importante. Diversamente sarà difficile. Dovete insegnare loro la lingua inglese.

 Di seguito Lei vibra il prasad, poi viene fatto l’aarti e namaskar. A quel punto Shri Mataji dice: “Per favore, non state in piedi (…) Chinatevi”. Gregoire lo ripete ad alta voce a tutti spiegando che, se non c’è spazio per fare namaskar, occorre almeno stare seduti o chinati in avanti, con la testa in direzione di Shri Mataji, ma non si deve stare in piedi.

Shri Mataji medita nella posizione di Lakshmi, con la mano sinistra in basso, aperta, nell’atto di donare, e la destra alzata nell’atto di impartire benedizioni.

Shri Mataji: Che Dio vi benedica. Che Dio vi benedica. Che Dio vi benedica.

 Poi, i regali.[2] Guido mostra a Shri Mataji i volantini decorati che costituiscono il souvenir del puja.

Shri Mataji: Che Dio vi benedica, bellissimi, bellissimi, bellissimi. Queste monete (vibrate durante il Puja) adesso dovrebbero essere distribuite a tutti, una per ciascuno; accettate quella che ricevete, anche se non è una moneta del vostro Paese. (A Guido): Che ore sono? (Risposta non udibile). Vedi, siamo in orario.

Guido: Gli inglesi hanno portato cinquecento Sue fotografie.

Shri Mataji: Per cosa?

Guido ripete.

Shri Mataji: Meraviglioso.

Guido: Shri Mataji, con il Suo permesso vorremmo mostrarle i regali collettivi.

Shri Mataji: Collettivi.

Guido: Sì, collettivi, assolutamente.

Shri Mataji (toccando la collana, il mangala sutra ricevuto in dono dalle yogini romane): Ma questo cos’è, oro?

Guido: È argento placcato in oro.

Shri Mataji. Bene. Argento placcato oro oppure oro placcato argento?

Guido: No, no, argento placcato in oro.

Shri Mataji: Oh, capisco. OK, non ha importanza.

Gregoire traduce al pubblico che Shri Mataji ha invitato tutti a prendere una moneta vibrata.

Shri Mataji: Sì, anche i bambini possono averne una.

Guido traduce in italiano, traducendo ‘children’ con l’equivalente italiano ‘bambini’.

Shri Mataji: Anche bambini (lo dice in italiano, ndt), sì. Bambini è un nome (….), bambini. (Dice ad una yogini:) Questo mangala sutra dovete tenerlo con voi per la prossima volta che verrò per un Puja, per ogni volta che verrò a fare un Puja. Per favore, mandate Caroline per questo, dovrete verificarne il (…).

Viene consegnato un altro regalo degli italiani: dei grandi poster raffiguranti dipinti di William Blake.

Shri Mataji: Mostrateli a tutti. Questo è William Blake, per i sahaja yogi italiani. (…).

Ancora un regalo italiano, una collana di perle.

Shri Mataji: Ogni volta così. È troppo cara. Guardate. Come potete regalarmi gioielli tutte le volte, non potete farlo…è troppo costoso farmi un regalo di questo valore. Perché un oggetto così caro? È troppo. Che bellezza! È molto costoso, è troppo. Ormai mi avete regalato tutto. È troppo, voglio dire, perché spendere soldi in questo modo?

 Shri Mataji (mostra a tutti la collana sorridendo e scuotendo la testa): Molte grazie. È buffo che ogni volta debba ripetere questo invece di ringraziarvi. Devo sempre dire: perché questi doni costosi?

In quel momento tutti scoppiano a ridere e con grande esultanza accolgono sul palco due yogini romane che portano due cani.

Shri Mataji: Questa è la cosa migliore! Moltissime grazie, grazie!

Guido: Volevamo qualcosa che simboleggiasse l’offerta del cuore di tutti i sahaja yogi!

Shri Mataji: Grazie, bellissimo, alquanto costoso però, va bene. Che Dio vi benedica.

 Guido racconta che l’ultima volta che Shri Mataji era stata in Alsazia, aveva detto che lì si trovavano splendidi cani e sarebbe stato bello averli in India.

Shri Mataji: Dovreste portarli in India, mi occuperò io che ci arrivino.

Le yogini, fra gli applausi generali, mettono uno dei due cani in braccio a Shri Mataji.

Shri Mataji: Che cani sono? Alsaziani? Sono alsaziani. Questo sta proprio bene qui, non vuole più scendere! (…) È un alsaziano, bellissimo.

Guido: Era l’unica coppia disponibile a Roma!

 Shri Mataji dice di organizzarne l’invio in India, Guido suggerisce di mandarli con i sahaja yogi indiani, e Shri Mataji dice: “Quando vengono”. Guido: “Con il certificato…” Shri Mataji: “Sì, sì”.

(…)

Shri Mataji mette giù il cane, che non vuole staccarsi, e prende l’altro.

Gregoire: Alcuni cani sono davvero fortunati!

Shri Mataji: Sono i cani migliori, penso (…). Daremo loro gli stessi nomi?

Gregoire: (…) Che cosa suggerisce? Uno è maschio e l’altro è femmina?

Shri Mataji: Non ha importanza!

Gregoire: Non ha importanza.

Shri Mataji: Grazie. Ora, questo cos’è? Dovremo prendere un altro aereo, vi dico!

Gregoire: Un regalo collettivo da Milano, Shri Mataji.

Shri Mataji: Ancora collettivo! Collettivo. (…) collettivo, eh? Grazie, grazie, grazie, grazie. Meglio che vi ringrazi prima di aprirlo. Sono due tazze ed un bellissimo vassoio. Molte grazie. Bellissimo. Molte grazie.

 Regalo dei sahaja yogi dell’ashram di Adelaide, in Australia.

Shri Mataji (aprendo il grosso pacco, ha un moto di meraviglia e apprezzamento): Avete sviluppato voi questa foto? Davvero bellissima, sotto ogni aspetto. È una splendida fotografia.

Gira la foto verso il pubblico e tocca la cornice. Gregoire dice che uno yogi di nome Antonio ha realizzato la cornice riprendendo i colori della foto.

 Shri Mataji: Meglio scrivere tutte le cose, chi ha fatto quale regalo, e da dove… Dov’è andata? Danielle (?), scrivi tutti i regali che hanno fatto e da dove (…). Ora è molto importante (…). Dany? Prendi carta e penna e scrivilo. Questo è dall’Inghilterra.

(La registrazione termina qui)


[1] Dipa: luce. Wali: fila.

[2] Lo scambio di battute fra Shri Mataji e i sahaja yogi durante la consegna dei regali è incompleto, poiché non completamente udibile.