(11/2019 SOTTOTITOLI, traduzione revisionata) S H R I M A T A J I N I R M A L A D E V I Discorso precedente il Ganesha Puja “Siate saggi pescatori” YMCA – Camp Marston, San Diego, California (USA), 6 Settembre 1986 Sedetevi, prego. È bellissimo essere con tutti voi in un ambiente così naturale. Nella confusione della città non si trova questa pace, e ciò è perfetto per tutti quanti cercano la propria ascesa. Tutti voi mi avete invitato a venire per questo Ganesha puja. Ho pensato fosse essenziale che Shri Ganesha fosse stabilizzato, e sono molto felice che adesso ci siano tanti sahaja yogi americani. Certo, in confronto alla popolazione dell’America sono pochissimi e dobbiamo averne molti di più. Ma hanno problemi basilari, uno dei quali ritengo sia quello di Shri Ganesha; e per questo motivo era necessario celebrare questo puja a Shri Ganesha a Los Angeles – o comunque si chiami questo posto, San Diego, o su questa montagna – e spero che questo potrà stabilizzare l’essenza dell’innocenza che è tanto addormentata. Oggi volevo soltanto dirvi alcune cose riguardo a come dovremmo trattare le persone che vengono. L’idea (comunemente diffusa) di come dovremmo trattare con i ricercatori che vengono ad incontrarci è che dovremmo cercare di avere un certo atteggiamento di scusa e parlare loro di tutti i chakra, dare informazioni, come si dice, a livello mentale. Ma non ritengo che questo sia uno stile molto valido. Per prima cosa dovete dare l’esperienza della realizzazione e spiegare che qui non c’è nessun apparato che circonda certi guru, né nessuna assurda, falsa pratica magica, diciamo, ma che si tratta del processo evolutivo che rappresenta una manifestazione progressiva e naturale del potere che abbiamo dentro di noi. E dovete parlare di me! Abbiamo provato a non parlare di me e ad evitare l’argomento. Forse perché pensate che ci sono stati guru e altro che hanno procurato una brutta fama. Non è così! Anche adesso un grandissimo numero di persone va da questi guru e sostiene che sono semidei, mezzi dei, dei o qualsiasi cosa. Quindi, questa sorta di atteggiamento giustificativo non convincerà la gente. Dovete dare l’esperienza e dire che è la grazia di questa Persona (Shri Mataji) che ha agito su di loro. A livello psicologico vi sorprenderà come funzioni sempre al contrario. Supponiamo che domani organizziate il mio programma a San Diego: possiamo attrarre facilmente trecento persone. Ma quando si vuole organizzare un incontro successivo, non vogliono venire. Oppure, quando avete un seminario se io sono presente sono numerosi, ma poi non sono interessati a incontrare voi. La ragione di tale comportamento è una sola: non vogliono sobbarcarsi tutto quell’impegno mentale e tutte le acrobazie mentali che volete trasmettere loro. Come vogliono sentire me in un incontro, vogliono sentirmi attraverso di voi. Ed io ritengo che dobbiate cambiare tattica. Dite loro in modo semplice e naturale: “Eravamo ricercatori, siamo andati da tanti guru ma non l’avevamo mai trovata (la verità). Siamo stati ingannati. Qui invece c’è Qualcuno che non prende denaro, non vuole nulla, non vi rende anormali – conducete una vita del tutto normale – e vi concede ogni tipo di benedizione: provate. Se non volete sperimentare, non dovete farlo”. Vedete, è come chi non sia un’anima realizzata e dica di dover sconfiggere il proprio ego. Ma con chi combatterà? È il vostro stesso ego. In questo modo l’ego aumenterà. Analogamente, quando continuate a lusingare queste persone (a livello mentale, ndt), accrescete il loro ego. E loro diventano proprio (come) uova sode: impossibile penetrarci. Quindi saranno la vostra devozione e dedizione verso di me a mostrare i risultati, non esiste altro modo. Se si parla direttamente non ascolteranno. È la natura umana. Non ci si può fare nulla. Come si spiega che quando io vengo in qualsiasi luogo a tenere un discorso ci sono così tante persone? È perché mi ritengono sincera. Io parlo con autorevolezza, non con aggressività, ma con convinzione e con carattere. Si deve esprimere questa convinzione. Quando invece vi mettete a parlare di un chakra, di questo e quello, diranno: “Va bene, possiamo leggere un libro. Perché dobbiamo avere queste seccature?”. Dovreste dunque essere persone (colme) di convinzione, non riguardo alla falsità, ma riguardo alla realtà. Oggi, dato che siete tutti qui, devo dire che abbiamo fatto venire per voi alcuni ottimi sahaja yogi dall’India. Ma non so quanto diate loro ascolto. Abbiamo ad esempio il signor Kharde. Lui è il fondatore (del centro) di Sangamner[1], e chi è stato a Sangamner ha visto che una palestra grande come un enorme campo di calcio, era completamente gremita di gente venuta a Sangamner. E lui ha veramente trasformato questa città di Sangamner in un bellissimo centro. Ma dovete dargli ascolto; diversamente (tutti questi sahaja yogi indiani) sono inutili. Seconda cosa, Cheryl Worker è un’ottima sahaja yogini. A parte tutto, lei è di ottimo auspicio, ha una grande conoscenza. La conoscenza di Sahaja Yoga non è quella che pensate voi. Non è la conoscenza dei chakra. È la conoscenza degli atteggiamenti. Non è la conoscenza di nessun sistema. Noi non vogliamo sistemi, perché ogni sistema crea un vincolo, una specie di schiavitù. Noi dobbiamo sviluppare atteggiamenti dentro di noi i quali sono provati e testati con l’esperienza. Quindi non è importante quanto sappiate parlare in modo elaborato dei chakra e altro, ma il modo in cui esprimete la vostra personalità nei vostri atteggiamenti verso le cose. Si creano sistemi di ogni genere e, specialmente in Occidente, è una abitudine comune creare un sistema. Si devono creare delle norme. Si creerà ad esempio l’usanza di mangiare in un certo modo. Bene, allora tutti si metteranno a mangiare allo stesso modo. Oppure, molto tempo fa hanno introdotto l’usanza di indossare il frac per la cena. Per la cena ci si deve cambiare. Per la mattina un abito diverso. Allora la gente si è stufata e ha detto che non andava bene. E così si è dato inizio all’anti-cultura. È iniziata l’anti-cultura e con essa gli hippy. Ebbene, anche gli hippy avevano un loro sistema. Per essere hippy occorreva vestirsi in un certo modo, essere sporchi, avere i capelli in un certo modo, muoversi in un certo modo. E così è stato creato nuovamente un altro sistema. Ne è stato infranto uno per crearne un altro. Ora è arrivato il sistema dei punk. Secondo i punk ci si deve vestire in un certo modo, si devono avere i capelli acconciati in un certo modo, e per questa pettinatura occorre spendere una sacco di denaro. Diversamente non siete punk. Insomma, quando la gente cerca di infrangere un sistema, finisce in un altro; e continua a seguire sistemi e sistemi, da una cosa senza vita ad un’altra cosa senza vita. Però l’atteggiamento è lo stesso. L’atteggiamento non cambia. Ho visto che gli hippy, quando diventarono anti-cultura, iniziarono a comportarsi in modo così assurdo che non denotava alcun cambiamento. Divennero molto arroganti, senza alcuna dignità. Poi arrivarono i punk. Sono proprio la stessa cosa. Quindi il cambiamento del vostro atteggiamento è la trasformazione più importante che avviene. Le vostre priorità cambiano completamente. Pertanto, non dovremmo creare un sistema. Come vi ho detto l’altra sera, non dovreste suggerire otto ore di meditazione, niente del genere. Otto minuti sono sufficienti. È l’atteggiamento che aiuterà la vostra crescita, non lo stare seduti per otto ore su una gamba o roba simile. Ci sono alcuni sadhu che stanno in piedi, mettono una gamba in un certo modo e dicono di essere seduti su una gamba. Questo non sarà di aiuto! Qui si tratta di un processo vivente, e un processo vivente deve essere fatto funzionare in un modo vivo. Permettetegli di funzionare. Permettetegli di crescere. L’atteggiamento complessivo dovrebbe quindi cambiare. E quando comincerete ad accorgervi che il vostro atteggiamento nei confronti della vita sta cambiando, dovete rendervi conto che siete diventati yogi. Se la vostra attitudine non cambia…. (interruzione)… Occorre dunque valutare l’atteggiamento di un ricercatore. Se un ricercatore è molto arrogante e ci mette troppo tempo, meglio non preoccuparsi di lui. Ma se l’atteggiamento è quello di un ricercatore che vuole avere la realizzazione, meglio che lo facciate. Penso che non abbiamo ancora toccato quei lidi in cui esistono veri ricercatori. Ecco perché abbiamo davvero pochissime persone. I pescatori, ad esempio, quando portano i pescherecci sulle onde del mare, sanno dove ci sono banchi di pesci e dirigono lì le loro barche per catturare i pesci. Allo stesso modo, anche noi dobbiamo, prima di tutto, scoprire dove sono i ricercatori, dove possiamo dirigere la nostra attenzione e i nostri sforzi. (Interruzione nell’audio)… è tale che occorre sviluppare una attitudine positiva nel prendersi cura dei ricercatori. Molto positiva. Nel senso che sono loro a venire a chiedervi qualcosa, non siete voi ad andare da loro. Non dovreste dare l’impressione di essere voi ad avere bisogno di qualcosa, sono loro che ne hanno bisogno. Infatti gli esseri umani sono così: a volte sono come asini. Se qualcuno è davanti a loro, rivolgono la testa verso quella persona e si fanno tirare le orecchie. Se invece qualcuno è dietro, si mettono a scalciare. Ed io penso che in Occidente abbiamo fallito su questo punto con tutto il nostro atteggiamento. Noi non abbiamo bisogno (di loro): se vogliono venire, che vengano. Se vogliono la pace della mente, dovrebbero venire da noi. Noi non vogliamo una pace mentale. Va bene, abbiamo compassione per loro, abbiamo amore per loro; ma se non lo vogliono, Cristo ha detto di non gettare le perle (ai porci, ndt). E allora, quando inizierete a comportarvi in quel modo, vedrete che arriveranno le persone giuste. Quando sono andata a Calcutta, c’era un certo signor Jalan, un uomo di affari molto saggio. Venne in Sahaja Yoga. Inviò lettere a tutte le persone importanti che riteneva fossero ricercatori, e disse che avrebbe avuto piacere di andare ad incontrarli oppure che loro potevano andare a trovarlo. Di tutti i destinatari di queste lettere, ci furono poche persone, ovviamente, che risposero e vollero incontrarlo. Fu così che conobbe alcuni personaggi molto influenti. Poi spiegò loro che cos’è Sahaja Yoga, parlò con loro. E quando arrivai me li fece incontrare. Uno di loro era un editore di una importante testata giornalistica che venne a vedermi. E quando vide come trattavo la gente e come me ne prendevo cura, scrisse un bellissimo articolo e disse: “Madre, domani verrò al programma”. Venne, fece una splendida introduzione e tutto prese una piega diversa. Posso parlarvi dell’Italia. C’è una signora che si chiama Alganesh. Andò ad incontrare qualcuno che lei riteneva essere un ricercatore e che è un direttore dell’Ente Radiofonico Italiano, l’Ente Radiofonico di Stato. Ed è un uomo della televisione. Lei gli disse che avrebbe potuto ricevere la realizzazione. Quando andai ad incontrarlo, lui disse: “Prima mi dia la realizzazione, poi la intervisterò” (Romano Battaglia[2], ndt). Io pensai: “Lui è la persona giusta!”. E gli prestai tutta la mia attenzione e gli diedi la realizzazione. Lui aveva avuto anche alcune esperienze. Ed è diventato un grande e sincero sahaja yogi e adesso, in Italia, Sahaja Yoga si sta diffondendo molto rapidamente. Quindi non dovreste andare in giro a raccogliere qualche mendicante per la strada: “Per favore, vieni in Sahaja Yoga; per favore, vieni in Sahaja Yoga”. Che cosa faranno persone così? Sono solo dei pesi. Che aiuto ci daranno? Non dico che dovremmo rincorrere personaggi ricchi o importanti, ma gente che sia già riconosciuta pubblicamente come assennata, saggia, di cui pensiate che abbia buone vibrazioni e sia capace di fare qualcosa in Sahaja Yoga. Penso che dovreste avvicinare questa gente con coraggio e parlarle di ciò che voi avete trovato. Se contatterete dieci persone, troverete che almeno tre di loro saranno felici di fare qualcosa. Fare così è molto meglio che contattare una persona qua, una lì e un’altra là. Saranno loro a venire da voi. Fui sorpresa quando mi dissero che erano venute molte persone (ma) che una ad una fossero tutte scomparse. Ad un tale era stato insegnato tutto lo Yoga della Kundalini (ride) per otto mesi e anche lui è sparito. Non aveva mai fatto l’esperienza! Se li stabilizzate fino ad un punto in cui inizino a sentire le vibrazioni e la gioia, non rinunceranno mai a Sahaja Yoga. Ma dovete anche soppesare la profondità delle persone. Insomma, l’intero atteggiamento nel diffondere Sahaja Yoga dovrebbe essere che non è qualcosa da sprecare con gente che non capisce. So che voi avete molta compassione per gli americani. Anche io ho lo stesso sentimento e vorremmo che venissero sempre più americani in Sahaja Yoga, indubbiamente. Ma sta soltanto a noi lavorare sodo (per questo). Non si può dire cosa otterremo. Dobbiamo anche capire quali siano i problemi degli americani, che cosa li trattenga dal venire in Sahaja Yoga. Forse domani sarò in grado di dirvi cosa ho capito di loro. Allora tenetelo a mente. Con questo, se li avvicinerete con un giusto atteggiamento di fiducia in voi stessi, sono sicura che potrete riuscire molto bene. Ma dovrebbe esserci sicurezza in voi. Ciò non significa che dovreste essere aggressivi, ma dovrebbe esserci sicurezza di sé. Se dovete fare qualcosa di giusto, dovete voi per primi averne piena fiducia. Diversamente nessuno vi crederà. Vogliamo far venire qualche altro sahaja yogi dall’India per aiutarvi. Ma, prima di tutto, penso che dobbiate cercare di ascoltare quelli che già sono qui. Invece, (…) mi ha detto che insegnate voi a loro. Io non dico che gli indiani siano tutti molto bravi, che siano molto capaci. Ma una cosa è che sono stati con me per molto tempo. A parte questo, non tutti gli indiani sono migliori di tutti gli americani, ma alcuni (indiani) sono davvero bravi. E quelli molto bravi devono essere rispettati. E voi cercate di comprendere l’atteggiamento di queste persone, ciò che hanno da dirvi. Il vostro modo di concepire la vita non è corretto. Se fosse stato corretto, l’America sarebbe stata diversa. Sono stati commessi moltissimi errori. E per avere una vita e stili nuovi, una nuova comprensione della nuova era, dobbiamo capire che questa è una conoscenza nuova per noi e dobbiamo impararla e comprenderla. Finora non abbiamo avuto nessuna conoscenza dei processi viventi. Qualsiasi conoscenza abbiamo avuto è di cose morte. Ad esempio, possiamo costruire una casa con un albero morto: da una cosa inanimata ad un’altra cosa inanimata. Ma i processi viventi non li avete mai compresi. Pertanto, l’intera azione della santità consiste soltanto nel vostro atteggiamento verso la conoscenza di come agisce il processo vivente della nostra evoluzione, e nella completa sicurezza della vostra conoscenza. Sono sicura che presterete piena attenzione a ciò che ho detto. Inoltre domani potrete rivolgermi delle domande in merito. In così poco tempo a disposizione non posso spiegarvi tutto in modo elaborato; spero però che comprendiate che si deve adottare un nuovo tipo di atteggiamento, se dovete portare a compimento questa visione. Che Dio vi benedica. Ora, qualsiasi cosa diciate, mi siederò qui, possiamo guardare il filmato. Qualunque sia il programma… (Marathi) [Inizia il programma musicale, durante il quale Shri Mataji suona l’harmonium] [1] Sangamner (o Sangamnor) è una città dell’India situata nel distretto di Ahmednagar, nello stato federato del Maharashtra. [2] “Ora, io ho rilasciato un’intervista, in Italia, e il signore che mi ha intervistato è una persona molto famosa che mi ha detto: “Madre, prima mi dia la realizzazione e dopo Le farò l’intervista”. Il suo nome è Romano Battaglia.” (“Discorso alle donne tunisine”, 13/11/1994) |
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