Shri Mahalakshmi Puja, L’Amore universale (Marathi/Inglese)

(India)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

Shri Mahalakshmi Puja

 L’Amore universale

 Kalwe (India), 30 Dicembre 1992


All’arrivo Shri Mataji parla con uno yogi, Rajesh[1], il quale poi riferisce agli altri: “Shri Mataji ha appena detto molto chiaramente che dovremmo smetterla di preoccuparci degli aerei. È tutto organizzato, tutto predisposto, non c’è da preoccuparsi né per i biglietti, né per i voli”.

Shri Mataji: È assurdo.

Yogi: Per favore, smettete di preoccuparvi, se ne occupa Dio – questo ferisce veramente Shri Mataji.

Shri Mataji: Moltissimo.

Yogi: Shri Mataji ha appena detto che la ferisce quando pensiamo e continuiamo a preoccuparci dei nostri aerei.

Shri Mataji: Forse non siete sahaja yogi o cosa?

Yogi: Ogni cosa è predisposta, non c’è niente di cui preoccuparsi.

Shri Mataji: I sahaja yogi non dovrebbero scadere a quel livello.

I sahaja yogi non dovrebbero scadere a questo livello della gente comune: in fin dei conti che cosa vi accadrà?

Direi che coloro che si sono preoccupati dovrebbero entrare in meditazione profonda, e capire che stanno insultando se stessi.

Voi siete santi. Perché dovreste preoccuparvi di quale aereo prenderete o non prenderete? Questo dimostra che il vostro livello, quello di tutti coloro che si sono preoccupati, è decisamente molto basso. Siete venuti qui sotto la mia protezione, e tornerete indietro sotto la mia protezione (applausi).

Sono stata così male questa mattina che pensavo che non avremmo celebrato nessun puja. Dovete capire che siete parte integrante del mio essere; io vi ho messi nel mio corpo e dovete comportarvi correttamente.

In un giorno così propizio ci siamo riuniti tutti qui per celebrare questo puja speciale. Direi che si dovrebbe definire un Mahalakshmi Puja, poiché ha a che vedere con l’industria di questo paese e del mondo intero.

Tutte le imprese umane, se non sono connesse con Dio, non possono raggiungere un livello e una condizione di perfezione.

Ecco perché adesso ci sono problemi in Occidente: nonostante (lì) la gente sia considerata molto intelligente, molto brillante, molto dotata e ben istruita, abbiamo la recessione e altro poiché mancano di equilibrio.

Non si rendono conto che esiste il potere di Dio che fa funzionare tutto e che, quando lo si trascura, questo è quel che vi accade.

Ora, per ogni impresa di questo tipo che intraprendiamo, per prima cosa dobbiamo prelevare una grande quantità di materia (prima) dalla Madre Terra.

Ma se è estratta per uno scopo corretto, per finalità costruttive e per aiutare gli altri, con equilibrio, allora Madre Terra, la quale è in grado di pensare, può produrre molto, molto più di quanto abbia prodotto fino ad ora.

Essa può produrre per persone di buon senso, che siano in sintonia con Dio; non per chi fa soldi soltanto per se stesso, per i propri fini personali, ma per chi pensa alla totalità, per chi pensa a ciò che possiamo raggiungere facendo questo. Ed è così che può svilupparsi un’industria.

Ora avete visto come in Giappone si sia sviluppata moltissimo l’industria, ma non la spiritualità. Non sono per niente felici, i bambini soffrono, le famiglie soffrono. Il denaro non può procurare il totale benessere ad un essere umano, quindi occorre creare un equilibrio.

Soprattutto nel nostro paese (India), grazie a Dio, non abbiamo avuto uno sviluppo industriale così veloce, per questo motivo ci siamo risparmiati tanti problemi di cui soffrono gli occidentali e di cui gli indiani non sono consapevoli. Loro pensano che lì conduciate tutti una vita molto agiata.

L’industria deve procedere di pari passo con l’artigianato. E gli industriali devono anche sostenere gli artisti perché, altrimenti, chi li proteggerà? Come potranno portare l’equilibrio fra arte e industria?

E l’arte è una cosa tanto rasserenante per chi lavora duramente. Si lavora tutto il giorno e poi c’è qualche forma di musica, di arte per ritemprare, dare pace, rilassare e dare equilibrio.

Direi quindi che tutte le imprese industriali debbano puntare anche su qualche attività artistica oppure dovrebbero anche produrre oggetti. Dopo aver detto molte volte a Rajesh che sarebbe una bella idea provare a produrre qualcosa di artistico con gli scarti dell’acciaio, hanno provato a fare qualcosa.

Ma l’industria non dovrebbe essere considerata con disprezzo come accade nel nostro paese. Insomma, come se in questo paese gli industriali fossero i più grandi ladri e tutti i politici fossero dei santi; penso sia proprio il contrario. Dovrebbe essere trattata con rispetto e compresa in tutta la sua importanza. E se anche gli industriali diventano illuminati, possono fare moltissimo, non solo per il proprio paese ma anche per chi è alle loro dipendenze.

Nel principio di Mahalakshmi, Mahalakshmi ha diversi mudra (posizioni delle mani).

Un mudra è quello con la mano destra messa così (alzata con il palmo rivolto verso chi guarda, ndt). Ora, la mano destra è per proteggere chi sia sotto la tutela o al servizio di un ricco o, diciamo, di un industriale.

In India definire qualcuno ricco equivale ad un’offesa, intendo dire che non piace a nessuno perché i ricchi sono sempre raffigurati come le persone peggiori. Mentre non è così. Nella mia esperienza non è così: anche un povero può essere terribile.

Abbiamo avuto adesso pessime esperienze a Ganapatipule, dove gente poverissima – considerata povera – si è comportata in modo molto strano.

Dovrebbe dunque esserci un giusto equilibrio.

Si dovrebbe creare un giusto equilibrio nella comprensione tra poveri e ricchi, e tra ricchi e poveri.

Dopo un po’ si vedrà che la gente non considererà più la ricchezza e la povertà così importanti, ma sarà la ricchezza dello Spirito a diventare importante.

Così saranno le nazioni sahaj, dove la ricchezza del cuore, la spiritualità, l’unione con il Divino diverranno la più grande benedizione per tutti.

Ma stiamo ancora lottando per arrivare a questo stato – per molti è così – e ancora cadiamo in capricci materialistici o in qualche stupida preoccupazione (rif. alle preoccupazioni sui voli, ndt).

Occorre fare attenzione a tutte queste cose. Se riuscirete a far avanzare più rapidamente questo carro di un nuovo progresso, e a mantenerlo così, creeremo un nuovo mondo di armonia, pace, gioia, amore totali.

Ma siete solo voi che dovete farlo.

Io non posso; se avessi potuto farlo io, non vi avrei chiesto di unirvi a Sahaja Yoga.

È come per i cavalli e l’auriga: i cavalli devono essere guidati, non è l’auriga a tirare il carro.

Allo stesso modo voi dovete comprendere la vostra responsabilità: quello che stiamo facendo noi è il lavoro più importante.

Non sto parlando solo di industria o di lavoro e capitale, ma del benessere complessivo.

Certo, tutte queste cose ne sono parte integrante, non c’è dubbio; ma l’equilibrio dovrebbe essere con la totalità, quindi dobbiamo pensare ad un benessere totale.

Quando si inizia a pensare al benessere globale, la prima cosa che dovrebbe venirci in mente è: “Siamo capaci di realizzarlo? Lo siamo? Abbiamo noi il totale benessere interiore oppure no? Lo abbiamo?”.

Noi ci preoccupiamo ancora se l’aereo arriva o meno. Insomma, siamo ancora così terra terra, così piccoli, così limitati.

Con un bandhan potete controllare qualunque aereo, qualunque atmosfera; (mentre), insomma, eccovi ancora qui a preoccuparvi di cose che sono completamente sotto il vostro controllo.

Questa totalità è dunque qualcosa su cui riflettere: “Cos’è questa totalità di cui parla Madre?”. In questa totalità deve essere creato un mondo fatto di gente, (e) creato da gente, che sia senza paura. Questa paura deve scomparire.

Dietro tanto assurdo nervosismo c’è la paura. Per questo ciò che Lei fa è concederci abhayadan (sicurezza, ndt).

Sotto la Sua protezione siete al di là della paura, siete protetti. Ma se non volete credere in voi stessi e non volete credere nella Sua protezione, nessuno può aiutarvi perché per voi è tutto illusorio.

Qualunque impresa si intraprenda non si dovrebbe avere paura, perché Dio è con voi. È un fatto, è la verità. Provateci. Quando però ci provate attraverso il vostro ego, cadete nella trappola della paura. Ho constatato che le persone egoiste sono le più impaurite e allarmate perché creano panico negli altri e quindi pensano che un giorno possa accadere anche a loro.

Quando gli inglesi erano qui in India, noi tutti eravamo intimoriti da loro; ora vedo che in Inghilterra ogni famiglia inglese ha paura degli altri. Apriranno appena uno spiraglio della porta per vedere chi c’è e richiudono.

Hanno una tale paura! Sono sorpresa che siano gli stessi inglesi che ci hanno governato qui, e noi eravamo così intimiditi di fronte a loro; e adesso sono loro ad aver paura di noi. Infatti, quando una persona egoista cerca di dominare gli altri, vede se stessa allo specchio e pensa che sarà l’altro a dominarla.

Ecco come la paura si insinua nella nostra mente e ci mettiamo a fare tutte queste stupide scenate a causa di questa paura immaginaria.

La paura è creata soltanto dal nostro ego. Chi non ha ego non avrà paura: infatti non ha fatto del male a nessuno, perché quindi dovrebbe avere qualche paura? Un uomo o una donna così saranno protetti da Dio perché ci pensa Dio. Quando arrendete il vostro ego a Dio, assume Lui il controllo. Ma a chi ha ego, Lui dice: “Va bene, fai pure, usa il tuo ego, prova a proteggerti da solo, sbattici la testa!”. Così stanno le cose.

Pertanto, quando parlo di benessere totale, parlo del vostro proprio benessere totale.

Quindi, per prima cosa, la paura dovrebbe uscire completamente dalle vostre menti, se credete in Dio Onnipotente.

Si dirà: “Tu sei Dio Onnipotente, Tu sei Onnipotente…”, ma sono soltanto parole. Se credete che Dio è onnipotente e siete connessi con Lui, perché dovreste aver paura di qualcosa?

Ma quando si dice di non aver paura, viene fuori un altro estremo: “Noi non abbiamo paura, possiamo fare quel che vogliamo, possiamo far tutto da soli, non dobbiamo informarne nessuno”.

Dovete dire a Dio tutto ciò che fate, dovete chiedere il Suo permesso, dovete informarlo nel Suo darbar, alla Sua corte, dicendo: “Signore, noi stiamo pensando di fare questo e questo…”. Invece pensate di essere voi Dio. Non lo siete. Ecco perché l’altra faccia dell’assenza di paura è questa sorta di comportamento arbitrario che è molto pericoloso per Sahaja Yoga, per voi stessi e per chiunque altro.

La seconda paura, insomma, che ho io (Shri Mataji ride) è che, se vi dico qualcosa, il novantanove per cento di voi capisce che è per il vostro bene, a vostro vantaggio; però c’è l’uno per cento di gente che può reagire perché ha troppo ego e non lo accetterà, perché non pensa al proprio bene.

Non capiscono che se io dico loro qualcosa è solo per dare completezza e totalità. Al contrario assumono un atteggiamento molto sbagliato e questa è un’altra cosa senza senso.

Quindi ormai si deve sviluppare una specie di indifferenza verso questo tipo di persone che, senza motivo, vanno all’altro limite dell’autodistruzione e non vogliono vedere il punto essenziale di tutto ciò che vi dico.

Soltanto io posso dirvelo; chi altri? Io devo dirvi ciò che non va in voi, ciò che avete fatto di sbagliato, e allora dovete correggerlo.

Questo è un altro tipo di reazione che si ha.

Significa che costoro non sono interessati al proprio bene, non sono interessati al bene dei loro figli, non sono interessati al bene del loro paese o del mondo intero.

Perché allora siete venuti in Sahaja Yoga? Ponetevi questa domanda. Certo, per ascendere. Ma ascendere per cosa?

Supponiamo di prendere una lampadina: a quale scopo? Dobbiamo prendere la lampadina, ma a quale scopo? Dobbiamo accendere la luce. Se però questa lampadina non dà luce di nessun tipo, a che serve averla?

Allo stesso modo, a che serve venire in Sahaja Yoga se non riuscite a diventare la luce del Divino?

Nessuno di voi, proprio nessuno è una persona limitata. Nessuno. Ma voi non vi rendete conto di ciò che siete. Avete ancora quegli strani condizionamenti a causa dei quali pensate di non valere niente.

Ognuno di voi può crescere ed incontrare tanta gente. Se si svilupperà interiormente un bene totale, esso si manifesterà all’esterno. Non c’è dubbio, è un fatto.

Poi, l’attenzione è molto importante. L’attenzione dovrebbe essere sul proprio perfezionamento e sul proprio bene totale.

Anche questo è un altro punto che non si afferra: ci si mette a cercare i difetti degli altri invece di cercare i propri.

Se guardate (quello che non va) negli altri, cosa ne ricaverete? Non capisco proprio. Se qualcuno sbaglia, se fa qualcosa di male o è cattivo, anche se mettete la vostra attenzione su di lui, che cosa risolverete?

Ma se c’è qualcosa che non va in voi, ne avete ogni diritto, ogni controllo e potete correggervi.

Ho detto che quella di trovare i difetti degli altri è una specialità soprattutto degli indiani. Non vedranno mai ciò che non va in loro. La loro attenzione è continuamente impegnata a trovare i difetti degli altri.

Allora come possiamo migliorare? Anzi, se vi mettete a guardare ai difetti (degli altri), diventate molto più imperfetti.

È la tendenza all’emulazione degli esseri umani. Vedono qualcuno comportarsi in un certo modo (e diranno): “Oh, Madre, quello è un sahaja yogi e fa così, allora che male c’è se lo faccio anch’io?”.

Ma chi dice che quello è un sahaja yogi?

Quella di sahaja yogi non è un’etichetta, non è un certificato, non è un’organizzazione, ma è la vostra stessa posizione, che avete conseguito. Chiunque può affermare di essere un sahaja yogi; dopotutto io non posso impedirgli di dirlo, non sono un’indiana di questo tipo.

Ho visto anche dei matti che sono sahaja yogi. Da anni sono matti ma sono sahaja yogi. Ma sta a voi valutare se siete o no sahaja yogi. Prima di attribuirvene il certificato, perché non ve ne accertate?

Nonostante questo, però, devo dire che è una grande soddisfazione: per cominciare non mi sarei mai aspettata che tanta gente avrebbe ricevuto la propria realizzazione, mai!

Voglio dire, sapevo di aver sviluppato una modalità operativa di massa, ma non me lo sarei mai aspettato. Invece è successo, ed ora devo aspettarmi anche che raggiungiate tutti le posizioni più alte, le più elevate, il Paramapada (dimora suprema), come l’hanno definito; come il Polo Nord o il Meru, assolutamente atala (saldo), imperturbabile. Questa è la mia speranza, e sono sicura che la soddisferete tutti.

[Shri Mataji continua per circa undici minuti in marathi, poi riprende in inglese]

Ve lo ripeterò in inglese.

Vi ho raccontato molte volte di Namadeva e Gorakumbhar, e di come Namadeva, vedendo Gorakumbhar che stava lavorando l’argilla per le sue ceramiche, si avvicinò e restò lì di fronte a lui, sbalordito. E ciò che disse fu: “Sono venuto per vedere qui il Senza Forma – ossia le vibrazioni – ma il Senza Forma ha preso forma”.

Questo è l’apprezzamento che i sahaja yogi dovrebbero avere gli uni per gli altri. Ogni sahaja yogi è una gemma. Anche il solo pensiero di una gemma dovrebbe darvi gioia. In ogni ambito della vita, in ogni stile, in ogni area, in ogni dimensione si dovrebbe avere questo tipo di sentimento.

Musulmani, indù, cristiani: noi non accettiamo (queste differenze). Per noi, siamo tutti sahaja yogi e abbiamo fede in tutte le religioni. Non è un samabhava[2]: noi abbiamo fede in ogni (religione, incarnazione, ndt). Così come adoriamo Rama adoriamo anche Maometto, nello stesso modo, non meno. Come veneriamo Brahmadeva o, diciamo, Dattatreya, così veneriamo Zarathustra; non c’è assolutamente alcuna differenza, nello stesso modo.

È molto diverso dall’avere lo stesso – come si dice – lo stesso rispetto. Non è questo, bensì li veneriamo proprio nello stesso modo.

Quindi non ci sono problemi di differenze tra noi, neppure di nazionalità, niente.

E qualunque difetto abbiamo, capiamo che ha avuto origine dal nostro paese. Vedo molti sahaja yogi dirmi che una certa cosa è tipicamente inglese, un’altra è tipicamente francese, o tipicamente italiana; me lo dicono loro stessi.

Ma la cosa più importante da capire è che in Sahaja Yoga abbiamo perso tutti questi limiti, non ci sono più. Abbiamo raggiunto quello stato in cui siamo tutti un’unica cosa.

E l’idea di qualunque sahaja yogi, di un solo sahaja yogi o di un gruppo di sahaja yogi dovrebbe colmarvi di gioia, e di una ondata di gioia continua perché loro sono nella forma di gioia, di pace.

Solo se si giunge a questo apprezzamento (degli altri sahaja yogi, ndt) si può dire di essere dei sahaja yogi. E questo, ho visto, è uno dei test.

Voi mi amate tutti moltissimo, lo so. Ma se non vi amate tra voi, come potrò essere felice?

Oggi, dunque, in particolare, quando questo principio di Mahalakshmi è risvegliato in voi, emergete dal principio di Lakshmi che vi rende un po’ egoisti, magari egocentrici, ed entrate in una nuova dimensione di ricerca: la ricerca di un più alto sistema di valori, qualcosa che sia oltre, senza limitazioni.

E se osservate, effettivamente il principio di Mahalakshmi, in sostanza, non è altro che la vostra ricerca dell’Amore Universale. In sostanza è questo.

Noi non amiamo qualcuno perché appartiene a un dato paese, perché ha questo o quell’aspetto o altro: niente del genere. Lo amiamo perché è parte integrante di noi, siamo un tutt’uno con lui.

Quindi, coloro che oggi stanno venerando Mahalakshmi, dovrebbero rendersi conto di quanti adoratori di Mahalakshmi ci sono, e che ci appartengono tutti. È un sentimento davvero sublime.

Altrimenti – specialmente in Maharashtra, devo dire – è stato orribile: un sahaja yogi va a parlare in un altro distretto e il leader di quel distretto (il microfono emette un rumore stridulo, ndt) si mette a litigare, proprio come questo rumore: “Chi sei tu per venire qui? Il leader sono io”. (Risate)

Invece di rispettarlo, di farlo sentire un ospite gradito, invece di chiedergli in che cosa potergli essere utile, c’è un grosso scontro. Insomma, è davvero incredibile come possa accadere.

Quando Namadeva si recò in Punjab, Guru Nanaka gli espresse rispetto, e non solo, ma gli disse: “Adesso scrivi anche nella lingua del Punjab”. Ho visto un libro alto così scritto da Namadeva, ci pensate?

(Guru Nanak) ha incluso tutti i grandi santi del Maharashtra nel suo “Granth Sahib[3]”. Infatti sapeva che erano anime realizzate, anime superiori. Ma i sikh lo leggono e basta; non entra loro niente in testa, che ci si può fare?

Quindi, se a quel tempo i santi hanno potuto amarsi l’un l’altro, hanno potuto esprimersi in tal modo, perché non noi, i sahaja yogi di tutto il mondo?

Ebbene, adesso direi di guardare… C’è un bellissimo spettacolo di raas (danza) che avremo in cui i sahaja yogi indiani e stranieri saranno tutti insieme e danzeranno insieme. Ci sono tutte queste cose. Quindi non sedetevi in gruppi ma mischiatevi con gli altri, fate conoscenza con loro ed è così che conosceremo ogni sahaja yogi di tutto il mondo.

Per me è molto importante che vi amiate l’un l’altro. È ciò che mi rasserenerà maggiormente, che mi darà la gioia più grande, la più grande conquista ed il compimento della mia vita.

Se qualcuno ha veramente, sicuramente qualcosa che non va scrivetemi ed io lo saprò, infatti lo saprò subito dalle vibrazioni.

Nessuno può ingannarmi, questo è sicuro. Alcuni dicono: “Qualcuno ha detto questo a Madre”.

Non c’è niente che possa essere detto a Madre, voi non lo sapete; io sono troppo scaltra per tutte queste cose. Nessuno può dirmi nulla, io conosco tutti. Però gioco un po’; ma conosco ogni singola persona. Per un po’ concedo loro una possibilità (prima che) si impicchino, ma non crediate mai che qualcuno possa ingannarmi e raccontarmi qualsiasi cosa. Io ascolto tutti e anche voi potete provarci.

Se amate un altro sahaja yogi, questo stesso processo di amore dà tanta gioia.

Quando questa volta mi avete vista sul palco all’inizio, avete provato questa sensazione, infatti questo processo di amore è la cosa che dà maggiore gioia.

Quindi siate felici, siate gioiosi. E se qualcuno perde l’aereo, benissimo, starete qui con altri sahaja yogi. Dopotutto siete in qualche parte del mondo, non siete dispersi! Ed anche se siete in mezzo al mare, voi siete lì; sull’aereo voi siete lì. Che importanza ha? Perché è così importante dover prenotare l’aereo e doversi preoccupare dell’aereo, di andar via ad un orario prestabilito? Non è necessario. Ovunque siate, siete insieme a sahaja yogi: perché dunque preoccuparsi? Voi siete, questo è il punto.

Molti, ad esempio, mi chiedono: “Madre, Lei viaggia tanto, come fa a non stancarsi?”.

Perché io non penso mai che sono in viaggio, penso semplicemente: “Io sono”.

Tutto qui. Che io sia su un aeroplano, o qui o là, io sono semplicemente lì. Devo ripetermi che sto viaggiando, poi di nuovo me ne dimentico.

Quindi, voi siete; che siate qui o in Inghilterra o in qualsiasi luogo, voi siete, o qui o lì. Perché dunque preoccuparsi?

Specialmente con l’aereo, ritengo ci sia qualcosa che non va nella genetica occidentale: penso che l’aeroplano entri nella loro Kundalini e loro diventano così bizzarri con gli aerei. È qualcosa che non sono mai riuscita a capire.

Ho dato tante lezioni per indicare di non fare tutte queste sciocchezze, ma continuano a farle.

E se glielo dico si sentono in colpa, però poi lo rifanno.

La prossima volta, se il vostro aereo è alle otto andate (all’aeroporto) alle nove: l’aereo vi aspetterà fino alle dieci, credetemi. È accaduto, possono confermarvelo in tanti.

Ci sono tante esperienze. Insomma, non le abbiamo scritte, ma la gente sa come gli aeroplani siano partiti in ritardo per noi (per aspettare i sahaja yogi, ndt).

Io non ho mai perso un aereo in tutta la mia vita, e quando l’ho perso è stato per qualche motivo, è accaduto qualcosa di importante. Quindi è importante, è una commedia.

La preoccupazione dovrebbe essere una sola: “Perché non riesco ad amare tutti come amo me stesso?”.

Vi assicuro che solo questo amore universale vi darà quella sicurezza e quella posizione più elevata.

Perché i santi hanno sofferto per voi? Perché Cristo ha sofferto per voi? Perché Maometto ha sofferto per voi? Perché vi hanno parlato tutti del Dharma? Perché Gyaneshwara scrisse il “Gyaneshwari”? Perché? Che cosa hanno ottenuto? La soddisfazione di esprimere l’amore universale.

Tutti i grandi poeti, William Blake o chiunque altro, qualunque cosa abbiano fatto l’hanno fatta proprio perché avevano questo amore universale e volevano esprimerlo. Perché non farlo voi?

Quindi, se volete che il vostro principio di Mahalakshmi sia continuamente acceso, per favore, fate in modo di amare ogni sahaja yogi.

Questo è il messaggio di oggi, spero lo capirete.

Che Dio vi benedica.

Bene. Dato che come saprete i bambini stranieri e gli stranieri (in genere) hanno tanti puja, mentre gli indiani ne hanno appena uno qua e là ed anche i bambini non hanno nessuna possibilità, chiederei questa volta di far venire avanti i bambini indiani – va bene? – e le signore indiane.

Grazie.

[Molti bambini salgono sul palco per eseguire il Puja a Shri Ganesha. Durante il Ganesha puja e il Ganesha Atharva Shirsha Shri Mataji dice: “Non toccate i miei piedi”.

Vengono cantati Ganesha Sthuti e Binati Suniye. I leader salgono sul palco per offrire gli elementi sui Piedi. Bhajan: Jago Savera.

Poi le donne sposate eseguono il puja alla Devi. Bhajan: Vishwa Vandita. Infine Aarti e Mahamantra].

Gli yogi: Jai! Jai! Jai!


[1] Nome di un sahaja yogi indiano proprietario di una grande impresa industriale nel settore dell’acciaio a Kalwe, nei pressi di Mumbai, che è anche la sede dove si svolge questo puja di Mahalakshmi e dove per diversi anni è stato celebrato il puja di Capodanno durante i tour in India.

[2] Uno dei princìpi dell’induismo è: “Sarva Dharma Sambhava”, che significa letteralmente che tutti i Dharma (religioni) sono pari o in armonia reciproca. Recentemente questa affermazione ha assunto l’interpretazione secondo la quale “tutte le religioni sono uguali” – ossia che le religioni non sono altro che diversi percorsi verso Dio o hanno lo stesso obiettivo spirituale.

[3] Il Guru Granth Sahib, o Adi Granth, è il libro sacro del Sikhismo.