Sahasrara Puja

Campus, Cabella Ligure (Italia)

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(07/2020 SOTTOTITOLI, traduzione verificata)

S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

 Sahasrara Puja

“Raggiungete lo stato perfetto”

 Cabella Ligure (Italia), 9 Maggio 1993


Oggi siamo qui per celebrare il giorno del Sahasrara.

Non è stato molto difficile per me aprire il Sahasrara. Questo perché c’erano tanti ricercatori in questo mondo; perché ovviamente avevo studiato anche le permutazioni e combinazioni a causa delle quali, in un certo modo, state soffrendo tutti; inoltre, il tempo era venuto.

Sentivo che orribili guru, che sono dei veri demoni, stavano cercando di catturare tutti i ricercatori, e pensai che fosse arrivato il momento di aprire il Sahasrara.

Non è stato in alcun modo come la crocifissione di Cristo. A quei tempi si dovevano fare tante penitenze (tapasya), e questo è ciò che Egli affrontò. Ma, in questi tempi moderni, ciò che si sa è molto più importante di ciò che si fa.

Adesso c’è una tale consapevolezza universale, grazie forse ai media, alle comunicazioni, ai viaggi, che una mente umana conosce un’infinità di cose. A volte ne conosce così tante che il suo cervello neppure riesce a sopportarle, tanto è sovraccarico di idee.

Inoltre la mente umana è sempre ansiosa di afferrare, di assorbire e trattenere qualunque cosa consideri conoscenza. Manca però di discernimento. Pertanto, in questi tempi moderni, nel cervello si sono accumulate cose di ogni genere.

Specialmente con l’avvento di tutti questi media, come la televisione e il computer. (Quest’ultimo) non è un mezzo di comunicazione ma è, a sua volta, un cervello piuttosto complicato (Shri Mataji ride).

L’essere umano doveva assolutamente conoscere la tecnica di tutte queste cose, (poiché) se l’avesse compresa, avrebbe potuto fare molte cose, molte più cose dei suoi antenati.

Così, il materialismo ha cominciato a svilupparsi nella mente delle persone.

Dunque, a quel tempo, era il materialismo la disgrazia dell’umanità, quando sentii che il Sahasrara doveva essere aperto.

Prima la gente era semplice, innocente, credevano tutti in Dio, non ne avevano mai dubitato e neppure ricercavano la verità.

Questo materialismo ha creato una tale competizione tra gli esseri umani, una tale ipocrisia che la gente ha cominciato a rendersi conto che non è vero che il materialismo dia gioia; non si può ottenere pace dal materialismo.

Ha cominciato a svilupparsi nella consapevolezza l’idea che non è questa la meta ultima della nostra conquista, non è questo che dobbiamo conoscere, non è questo che ci procurerà gioia e pace.

In particolare dopo la guerra, questa consapevolezza ha cominciato a crescere moltissimo tra i giovani. Anche perché ormai la consapevolezza umana aveva raggiunto il livello del cervello.

Per questo motivo essi hanno cominciato ad apprendere meglio, assorbire meglio e trattenere meglio.

Se prendete un bambino piccolo di oggi, egli sa molto più di quanto sapevate voi anche a venticinque anni: questo perché oggi ci si aspetta che lui sappia tutte quelle cose (vale a dire che esiste una tendenza dell’umanità che ci influenza automaticamente fin dall’infanzia, ndt).

Di conseguenza mancava l’impulso a ricercare la verità.

Però, man mano che questa consapevolezza è cresciuta sempre più, numerosi ricercatori sono stati creati su questa terra.

Tantissimi individui che neppure sapevano di essere ricercatori, improvvisamente lo sono diventati. È un effetto dell’atmosfera, direi. E così è nata una nuova categoria di persone divenute consapevoli di dover trovare la verità.

Pertanto il Sahasrara doveva essere aperto del tutto simultaneamente, in concomitanza con quel periodo. E così è accaduto.

Per noi sahaja yogi, ovviamente, il Sahasrara è l’avvenimento più importante. O meglio, dovremmo dire che, qualunque lavoro abbiano svolto tutte le incarnazioni, tutti i veggenti, i santi e i profeti, questo rappresenta il punto culminante.

Loro lo hanno fatto per dei singoli individui; ma farlo a livello di massa, affinché possa raggiungere ogni più remoto angolo di questo mondo, è la meta ultima di ogni crescita spirituale ovunque, in ogni religione, mediante qualunque grande incarnazione o profeta.

Ciò che essi hanno predetto sul futuro, ciò di cui hanno parlato, è che occorre conoscere se stessi, che occorre trovare il proprio Sé, che si deve diventare anime realizzate, che si dovrebbe avere Atma Sakshatkar (realizzazione del Sé), che si dovrebbe essere un wali (santo, anima realizzata). (Hanno dato) tutte queste indicazioni.

Anche i buddisti sanno che deve arrivare Matreya. Ma-treya: “Ma” significa Madre. (Treya:) tre volte, Trigunatmika (dai tre guna, aspetti). Anche i Greci avevano Atena che ha in sé tre poteri.

Dunque tutti hanno predetto questo periodo. E questo momento è giunto, per questo l’ho chiamato il tempo della fioritura; e i frutti siete voi.

Si può dire che tutto questo, questa epoca bellissima si sia inserita nel ciclo cosmico delle diverse stagioni e, come la ruota del tempo deve girare e andare avanti, Sahaja Yoga ha avuto inizio. In misura molto limitata, certo, ma ormai è cresciuto tantissimo in tutto il mondo.

Ed ora è accaduta un’altra cosa piuttosto significativa: finora la gente meditava da sola e magari una persona riusciva ad ottenere la realizzazione, ma a quei tempi non esisteva alcun fenomeno di realizzazione di massa, né di meditazione di massa. Scomparivano tutti in qualche angolo tranquillo dove mettersi a meditare.

Ma io non avevo nemmeno immaginato questa realizzazione di massa, questa meditazione di massa, questa capacità a livello di massa di comprendere e apprendere il proprio essere; e nemmeno che avrebbe avuto una tale estensione, una tale dimensione, a passi da gigante.

Penso che, quest’anno specialmente, tutto abbia assunto una dimensione del tutto nuova, ovunque, e tutto ciò che è negativo viene smascherato nella maggior parte dei Paesi.

È così che, una volta aperto il Sahasrara, la Kundalini ha cominciato a muoversi verso questo Potere divino connettendosi ad Esso, e a scorrere continuamente in voi, quando è arrivato lo stato di Nirvikalpa.

Ora, quando essa passa attraverso il Sahasrara, occorre sapere che il Sahasrara deve essere puro affinché il flusso del Potere divino scorra, penetri senza alcun ostacolo, senza diventare impuro, senza incappare in nessun tipo di problema.

Per arrivare a questo livello, a questo stato, sono felice di sapere che tutti i sahaja yogi stanno cercando di impegnarsi, anche nella meditazione individuale, affinché avvenga questa crescita. In questo modo raggiungete l’illuminazione pienamente.

Ma poi occorre chiedersi il perché, il motivo, quale sia il fine, lo scopo. Lo scopo è che non esiste più alcuno scopo; non ricercate più alcuno scopo, assolutamente.

Questo padiglione è stato eretto con grandissima abilità e non abbiamo pagato nulla. Hanno lavorato tutti qui giorno e notte, nella stagione delle piogge, ed io ero piuttosto preoccupata per loro.

Ho chiesto: “Come va?”. E loro: “Siamo in gioia, Madre, siamo in gioia!”.

“E di che cosa gioite?” “Gioiamo della pioggia”. Bene. “Ci godiamo il freddo”. Bene. “Gioiamo di tutto, anche nel sollevare queste strutture pesanti, siamo in gioia per tutto”.

(Shri Mataji ride) Ero molto sorpresa di loro. Nessuno si lamentava, ma erano tutti mobilitati per costruire questo padiglione per voi.

Allora che succede? Quando il Sahasrara è puro, questo flusso di gioia non vi permette nemmeno di pensare che state compiendo sforzi o che state lavorando. Di solito, se si dice a qualcuno che si deve montare una cosa del genere (sospirerà): “Aaaaah!” (Risate). Qualcuno sverrà e qualcun altro dirà: “Ci vorrà almeno un anno” (risate).

Poi si metteranno ad accampare scuse: “Questo palo non va bene; questo non va bene; non starà in piedi; non c’è niente; manca tutto”. Alla fine si scoprirà che non è stato fatto nulla, e (il tendone) rimarrà steso per terra per anni. “Meglio incaricare qualcun altro. Meglio comprarne un altro”. Si rimanda tutto continuamente e non si conclude nulla.

Qui, invece, voi non avete la sensazione di fare qualcosa. Quando non si ha la percezione di fare qualcosa, come si può dire: “Perché?”. Infatti, se non sto facendo niente in nessun modo, non chiedo perché, non è forse così?

E, comunque, non sto facendo niente.

Questo è lo stato in cui agite secondo il Piano divino: lavorate moltissimo, ma nessuno ha la sensazione di fare alcunché. Tutti pensano: “Gioiamo completamente di noi stessi e non facciamo niente”.

Questo stato è la benedizione del Sahasrara. Infatti è soltanto nel vostro cervello che si escogitano tutte queste cose, questi espedienti per evitare di lavorare.

Voglio dire che se chiedete a qualcuno: “Vai a telefonare a una certa persona”, se è un tipo moderno, ribatterà subito: “Magari non c’è. Dio solo lo sa. A che serve? Magari il telefono non funziona”.

“Ma prova! Perché non controlli se il telefono funziona o no?”. Ancor prima di farlo darà centouno spiegazioni, magari il telefono non funziona, forse qualcosa è guasto; e tutto principalmente per risparmiare lavoro.

Questo è uno dei trucchi del cervello.

Inoltre questa intelligenza vi inganna in continuazione, vi fornisce una spiegazione razionale per qualunque cosa.

Come chi uccida il padre. Se gli chiedete: “Perché lo hai ucciso?”, (risponderà:) “Perché no? Era così vecchio, soffriva, e io volevo ereditare tutta la proprietà, così ho pensato che fosse meglio ucciderlo” (risate). Come la regina Vittoria che era diventata molto vecchia e suo figlio pensava: “Non diverrò mai re se questa signora continua così!” (Risate).

Insomma, il cervello si mette a dare un sacco di spiegazioni e vi imbroglia, a causa della razionalità.

Fornisce spiegazioni razionali, e la razionalità non è altro che l’ego o i vostri condizionamenti.

L’ego vi suggerisce: “No, questo non va bene”, e così restate attaccati a quell’idea: “Questo non va bene”. Un altro allora potrà chiedervi perché non vada bene, (e voi risponderete): “Io penso che non vada bene, e allora? Io la penso così”. Oppure qualcuno dice: “Io credo”: ma perché?

In Sahaja Yoga, invece, la risposta è semplice: “Perché lo fai?”. “Mi dà gioia”. E la risposta successiva sarà: “Perché ti preoccupi? A me dà gioia”.

Ora, chi dice così lo fa anche a causa dei condizionamenti: “Oh, che gioia!”.

Qualcuno dirà: “Provo gioia nel bere”, qualcun altro può dire: “Provo gioia nell’andare in chiesa” o qualcos’altro di questo tipo. Gioiscono di qualcosa che, secondo Sahaja Yoga, non potrà mai darci gioia.

Ma quella non è una gioia collettiva, non è approvata da nessuno.

Come qualcuno che dica: “Mi dà gioia bere”: nessuno ha eretto templi o statue a qualcuno che beve. Ne avete visti da qualche parte nel mondo intero? (Risate)

Quindi, anche se qualcuno può affermare che una certa cosa gli dà gioia, non riceve nessuna approvazione dalla società. Qualcuno può dire: “Mi dà gioia rubare”, un altro può sostenere: “Mi dà gioia uccidere”; ma è del tutto arbitrario, individualistico e mai approvato dalla società, neppure dalla società moderna, e suscita sempre reazioni.

Ma in Sahaja Yoga non è così: quando dite di gioire di qualcosa, lo affermate perché non avete ego né condizionamenti. È una situazione diversa, perché adesso il Sahasrara è aperto: quindi, da un lato il vostro ego si è abbassato, dall’altro i vostri condizionamenti sono finiti. Non siete più condizionati.

Se, ad esempio, si parla con un cattolico… Mi ero messa a parlare di Cristo, quando immediatamente uno ha detto: “Madre, la prego”. Ed io: “Mi riferisco a Cristo, non al cattolicesimo. Se parliamo di Cristo, di cosa hai paura?”. “Madre, non dovremmo tornare cattolici, sa, ecco perché ci preoccupiamo”.

Ma Cristo non ha mai fondato il cattolicesimo.

Hanno sviluppato un tale decondizionamento della mente, che cominciano a rendersi conto che tutto ciò che questa gente ha fatto finora era sbagliato, e che tutto ciò che hanno fatto finora anche loro è stato assolutamente sbagliato e non hanno intenzione di rifarlo.

È molto comune. Ho notato che chi ha adorato Cristo preferisce adorare Ganesha, e chi ha venerato Ganesha preferisce venerare Cristo.

Essi sono la stessa cosa, il nome è diverso, ma sono proprio la stessa cosa. Però a loro piace così perché (per loro) Cristo è sinonimo di preti, confessioni, rosari ed anche di cimiteri. Perciò non vogliono saperne.

Questi stessi condizionamenti cominciano a mostrare il loro vero aspetto di demoni e i sahaja yogi vogliono evitarli, non vogliono averci nulla a che fare.

Mi ricordo che all’inizio c’erano sei o sette hippy inglesi che erano venuti a Rahuri. Era in corso un programma ed erano arrivati cinque o sei autentici hippy – quelli inglesi erano hippy diventati poi sahaja yogi – vennero al programma dei veri hippy.

Io stavo seduta così quando, all’improvviso (gli ex hippy) esclamarono: “Oh, noooo!”. Chiesi: “Che cosa è successo?”. Mi misi a guardare: era come se fosse entrato un serpente, o chissà cosa era accaduto (risate). Loro erano stati hippy, ma dopo questo decondizionamento non riuscivano a sopportare che quegli hippy – come erano loro una volta – entrassero.

Questo perché si comincia a vedere chiaramente, molto chiaramente che tutti questi condizionamenti ci avevano resi completamente ciechi e sviato in una landa desolata.

Certo, per quanto riguarda l’ego gli occidentali sono estremamente zelanti. C’era la moglie di un leader alla quale ho chiesto: “Perché non aiuti tuo marito?”. Mi ha risposto: “Madre, sono preoccupata del mio ego”. Ho chiesto il perché, e lei: “Se mi metto a fare qualche lavoro, questo ego potrebbe tornare, quindi sono piuttosto preoccupata”. Sono molto presi dal fatto che questo ego non debba tornare.

Stavo parlando con qualcuno che era venuto da me quando, d’improvviso, è corso via. Ho chiesto cosa fosse accaduto, e lui: “È che chi sta vicino a Madre sviluppa sempre un ego tremendo, perciò non voglio starle vicino” (Shri Mataji ride, risate).

Quindi è una mente che vede la follia, che vede la stoltezza, che vede l’immaturità, che vede la volgarità, che vede l’inganno, l’ipocrisia, ogni cosa con grande chiarezza; e in quello stato, sentendosi confusa e turbata (Shri Mataji ride), vuole sfuggire tutti.

Abbiamo poi dei sahaja yogi che hanno problemi, vengono in Sahaja Yoga con dei problemi. Allora gli altri (sahaja yogi) li vedono persistere con gli stessi problemi (che avevano loro) e il Sahasrara non vuole accettarlo: “È terribile, io ero come lui. No, no, no, mai più, non voglio essere così”. Insomma, hanno orrore delle persone che sono proprio come erano loro, non possono sopportarle, non riescono a tollerarle.

In quel caso direi che dovete ancora crescere. Dovete crescere: il vostro Sahasrara deve purificarsi ad una tale velocità, ad un tale livello e ad un tale stadio che, come il sapone pulisce tutto, esso dovrebbe purificare qualunque altra cosa; non dovrebbe temere nulla, non dovrebbe preoccuparsi affatto dei condizionamenti degli altri o dell’ego degli altri. Questo è lo stato che ora occorre conseguire.

Oggi è il giorno del Sahasrara, è la ventitreesima ricorrenza del Sahasrara; e non dovrei aspettarmi molto, non voglio parlarne molto, ma mi auguro e spero che tutti i mille petali dei vostri Sahasrara si purifichino al punto che non assorbirete mai blocchi da nessuno, non avrete mai paura di nessuno.

Sarete maestri di ogni aspetto curativo e, inoltre, sarete in grado di dare conforto, pace agli altri, organizzerete programmi all’esterno, sarete voi responsabili di Sahaja Yoga.

E, quando questo accadrà, potremo vedere che questi mille petali del Sahasrara si saranno aperti.

Questi mille petali non sono ancora risvegliati. Essi rappresentano, come minimo assoluto, i mille diversi poteri della Dea. Questi mille (petali) potete aprirli voi stessi mediante l’introspezione, osservandovi, prendendovi in giro.

“Conosci te stesso” significa conoscere voi stessi con tutti i difetti e anche le potenzialità e tutte le qualità che avete.

Per quanto vi riguarda, quando osservate voi stessi, dovreste esaminare soltanto i vostri difetti: “Perché mi comporto così? Perché mi impongo così tanto? Qual è il problema? Perché non riesco a vedere me stesso con chiarezza?”.

Grazie a questa trasparenza del vostro Sahasrara potete vedere il vostro cuore, potete vedere la vostra mente, potete vedere completamente voi stessi, ciò che non va in voi, con chiarezza.

Questa trasparenza può nascere soltanto se avete davvero il puro desiderio, Shuddha Iccha, di essere a quel livello.

Ormai non c’è competizione tra A e B.

Noi non diciamo: “Tu hai ottenuto il primo premio per l’apertura del Sahasrara” (Shri Mataji ride, risate) e neppure: “Tu hai vinto il secondo premio”. Non esiste un primo o un secondo in Sahaja Yoga, perché non stiamo disputando una gara. Non esiste alcuna competizione tra noi. Tutto ciò che facciamo è per la nostra personale soddisfazione.

Ora pensate: se ci sono cinque persone che corrono, si deve vedere chi, tra queste cinque persone, arriva prima. Qui è l’opposto: le cinque persone stanno meditando e ciascuna deve vedere individualmente, per conto proprio, se è soddisfatta di se stessa oppure no.

Nessun altro vi rilascerà un certificato. Siete voi che dovete rilasciarvi onestamente il certificato. È una posizione molto diversa.

Ci siete voi, il vostro Sahasrara e la vostra attenzione, e dovete vedere in voi stessi: “Fino a che punto ho realizzato i miei poteri, la mia compassione, la mia personalità?”.

Dovete verificarlo voi. Siete voi a deciderlo. Quando siete voi a correre, quando siete voi a decidere di non correre, che senso ha la competizione?

Tutto scompare nel nulla.

Come vi ho detto l’altro giorno con una metafora, se vi guardate allo specchio, voi siete colui che osserva, il vostro riflesso è ciò che vedete, e c’è l’azione di osservare.

Quindi siete in tre dimensioni.

Ma se voi diventate lo specchio, l’intero processo è rovesciato. Vedete voi stessi. Non dovete guardare perché vi vedete continuamente, è spontaneo.

Analogamente, quando si arriva al Sahasrara, è il vostro stesso Sahasrara a darvi un’idea completa di come siete.

La diagnosi proviene dal vostro Sahasrara.

È il vostro Sahasrara ad indicarvi quali sono i centri bloccati, poiché tutti i pitha (seggi) di questi sette centri sono nel Sahasrara.

È come se adesso il Sahasrara vi stesse guardando e vi riferisse: “Vedi, questo non va in te, quest’altro non va in te, quello non va in te”.

Così, essendo il Sahasrara il miglior sostenitore che avete, vi dà le informazioni esatte su di voi, quindi la cosa migliore è correggervi. E conseguire così lo stato perfetto. Questo è ciò che dovete fare.

E, una volta raggiunto lo stato perfetto, avete raggiunto il vostro fine ultimo, non vi rimane nessun altro scopo. Come con le luci: finché si deve preparare l’illuminazione occorre lavorare molto, preparare le luci, metterle a posto, fare tutto quel che è necessario. Ma una volta che sia tutto predisposto e la luce scorra, il compito di una lampadina è di dare luce.

Dunque la prima funzione è assolta; adesso la seconda è diffondere la luce. Raggiungete il vostro obiettivo, la vostra destinazione.

Per esempio, io dovevo venire qui, giusto? Così sono arrivata fin dalla mia abitazione in auto; poi, a piedi, sono venuta a sedermi qui. Ormai quella parte è finita, conclusa. Adesso non devo camminare, altrimenti starei sempre in movimento.

Tutta questa folle corsa del cervello dunque si ferma. Per cosa dovrebbe essere usato adesso?

Per gioire della pace, per godersi la gioia, per gioire della collettività. Allora la fatica o il duro lavoro o, diciamo, anche i piani per il futuro finiscono. Ormai l’unica cosa è che avete ottenuto tutto questo, quindi meglio gioirne.

È come quando, rientrando da fuori, correte, avete molta fame e volete arrivare a casa. Una volta a casa, allora il cibo vi viene servito.

Qual è ormai il vostro scopo? Nient’altro che godervi il cibo per il quale vi stavate affrettando. Ma se anche dopo ricominciate a correre, allora si dovrebbe parlare di assoluta stupidità.

La capacità di gioire viene però soltanto quando il vostro Sahasrara è completamente aperto. Diversamente, la capacità di gioire è molto inferiore e si diventa (Shri Mataji ride) come quelli che rincorrono sempre qualcosa di irraggiungibile.

Ce ne sono molti così. Per tutta la vita sono come matti, sapete: lavorano dalla mattina alla sera, ogni giorno, senza ottenere nulla; il giorno dopo di nuovo si alzano e ricominciano a correre. Corrono così per tutta la vita finché non hanno un piede nella fossa, e ancora corrono.

Ma voi, dopo essere arrivati in Sahaja Yoga, smettete con tutte queste attività e lasciate che sia il vostro Sahaja Yoga ad agire (sembra correggersi, ndt), il vostro Sahasrara ad agire.

E funziona. Voi non dovete correre, non dovete essere così competitivi, non dovete prendere nota di tutto, non dovete pensare a pianificare ogni cosa: tutto funziona, e funziona perfettamente.

L’unica cosa da fare è accettare che tutto ciò che accade è per il nostro bene. Anche nei piccoli, piccoli dettagli.

Il ritardo del puja di oggi è dovuto al desiderio di alcune persone che volevano offrirvi una specie di… Non dovrei dirlo, ma doveva esserci uno spettacolo a sorpresa e non volevano che ci fosse la luce. E pensavano: “Che succederà? Il puja terminerà verso le cinque, poi alle sei ci sarà la cena ma fino alle nove ci sarà (la luce del) sole: come possiamo fare lo spettacolo?”.

Bene, allora facciamolo di notte! (Risate, Shri Mataji ride).

Vi accorgerete di questo in ogni piccola cosa.

Alcuni stavano arrivando dall’India e dovevano portare da lì due miei bauli ma (alla dogana) non volevano farli passare, dicevano che erano sovrappeso, in eccedenza. E loro non sapevano che fare. Pensavano di doverle rispedire indietro e farle arrivare in seguito per il Guru Puja, o qualcosa del genere. Ma poi hanno intuito che dovesse esserci sotto qualche piano, qualche commedia.

L’aereo aveva un ritardo di diciannove ore, così realizzarono che doveva esserci qualche regia. Furono alloggiati per la notte in una specie di hotel per turisti. Il mattino seguente incontrarono altri due sahaja yogi indiani, due ragazzi di Puna. Questo sistemò tutto.

Riuscirono a mettere il mio bagaglio a loro nome, e così è arrivato.

Ma non si sono mai annoiati. Diciannove ore! “Siamo stati benissimo insieme, Madre, siamo stati in gioia e abbiamo parlato”. Tutto qui. Nessuno ha la percezione del tempo. Diversamente, chiunque altro avrebbe sbranato tutto il personale dell’aeroporto e avrebbe distrutto tutti i telefoni (risate): “Aspettare diciannove ore, Dio mio, che roba!”. Lo avrebbe pubblicato su tutti i giornali, (denunciato a) chiunque come il più grave dei delitti. Loro invece si sono goduti la vita.

Ormai, dunque, abbiamo perso il senso dello scopo; non ci prefiggiamo scopi, vogliamo soltanto gioire.

È davvero straordinario ciò che è accaduto perché, come sapete, la gioia del Sahasrara è nira-ananda, nira-ananda.

Certamente, Nira è anche il mio nome, ma significa gioia pura, assoluta. Nira-ananda. E questa nirananda, questa gioia, non ha nessun’altra sfumatura, è soltanto gioia pura, pura.

Senza pensare, si riversa all’interno. In fondo, qualunque attività, a che serve? A ricavarne qualche piacere, qualche sensazione e, qualcuno crede, anche gioia. Non è così.

Soltanto dopo l’apertura del Sahasrara e la sua purificazione si saprà cos’è la gioia.

Non si può spiegare come si possano trascorrere ore così, la gente non lo capisce.

Per esempio anche il nostro sindaco (di Cabella) mi diceva: “Noi non riusciamo a restare seduti in chiesa per più di quindici minuti (risate), come fa la gente a stare seduta qui per tante ore? Noi non riusciamo a stare seduti per un quarto d’ora, come fa questa gente a rimanere seduta tanto a lungo? Che cosa fanno? Qual è il loro divertimento? Come fanno a stare seduti per ore? Stanno lì tutto il tempo senza parlare, senza che si senta neppure volare una mosca. Che cosa ha dato loro? Che cosa accade?”.

È davvero sorprendente e notevole che queste persone, che non sono nemmeno sahaja yogi, riescano a vedere con chiarezza che voi non vi preoccupate minimamente, che gioite completamente della vita.

Non è importante ciò che fate, l’importante è che siete pieni di gioia, gioite di tutto, sia che lavoriate in ufficio o fuori.

Questa è la cosa più importante della vita e potete ottenerla soltanto grazie a Sahaja Yoga, in quanto i vostri Sahasrara sono aperti, si sono aperti.

C’è ora un’altra cosa che devo dirvi, ed è molto importante che la ricordiate tutti: mentre noi viviamo in questo oceano di gioia, dobbiamo ricordarci che molti non ci si sono ancora tuffati, quindi dobbiamo condurceli noi. Ed è un tale piacere, una tale gioia dare la realizzazione a qualcuno, una grandissima gioia.

Ci occorrono dunque persone che vengano a dire: “Verremo a farlo sicuramente”.

Voglio dire che dovrebbero proprio farsi avanti e, quando lo faranno, sarete stupiti di come tutto funzionerà.

Ce ne sono molti, lo so, che vanno ovunque, dappertutto a diffondere Sahaja Yoga.

Pertanto è molto importante che vi rendiate tutti conto che avete ricevuto la luce per darla agli altri: fatevi avanti. Non abbiate paura del vostro ego, dei condizionamenti, di nulla. Fatevi avanti.

Ne avete tutta la forza, avete ogni cosa dentro di voi, e farete tutto con grande felicità e gioia.

Lo stanno facendo ovunque, in ogni Paese; però alcuni si impegnano, altri no.

Siete tutti assolutamente in grado di realizzarlo, per cui, per favore, fatevi avanti e osservate per conto vostro di cosa siete capaci.

Prima di tutto dovreste avere fiducia in voi stessi. Se non avete fiducia in voi stessi non potete fare nulla. Abbiate fiducia. Non dovreste avere timori di nessun genere. E dovete inoltre fare introspezione, osservare dentro di voi che cosa succede.

Ad essere molto sincera, sento il mio cervello completamente vuoto. Che cosa io dica da questo vuoto, non lo so.

E sentirete anche voi il vostro cervello completamente vuoto eppure, con quel cervello vuoto, otterrete moltissimo.

È davvero straordinario, così come avete sentito che da una candela ricevete una brezza fresca.

Com’è possibile ricevere una brezza fresca da una candela? Eppure la ricevete. È importante, quindi, che vi riconosciate come sahaja yogi e che vi domandiate che cosa avete fatto per Sahaja Yoga. Se non si lavora per Sahaja Yoga, non si può gioire della vita. Questa era la vostra meta e, questa meta, voi l’avete raggiunta.

Ora, se voi non… supponiamo che io debba venire a sedermi su questa poltrona ma non mi ci sieda: qual è lo scopo di essere venuta? Io sono arrivata qui per parlarvi del Sahasrara: ma se non lo faccio, a che serve che io sia venuta qui a celebrare il giorno del Sahasrara?

Allo stesso modo, dato che ormai avete raggiunto questo stato, quel che dovete fare non è usarlo per i vostri scopi personali.

L’avete già utilizzato parecchio, per la vostra salute, per la vostra prosperità, per tutto.

Ora, che cosa stiamo facendo noi per Sahaja Yoga? Che cosa abbiamo realizzato noi per Sahaja Yoga? Dopo un po’ farete molte cose, senza mai rendervi conto di aver fatto qualcosa per Sahaja Yoga.

È molto sorprendente ma accade a così tanti di voi, e dovrebbe accadere a tutti.

Spero che vi renderete tutti conto che i vostri Sahasrara sono completamente purificati; siete perfettamente a posto, non dovete preoccuparvi di questo e potete davvero procedere nella diffusione di Sahaja Yoga.

Che Dio vi benedica tutti.