Puja del 71° Compleanno, Il potere dell’attenzione

Kolkata (India)

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(03/2021 SOTTOTITOLI, traduzione verificata)

S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

Puja del 71° Compleanno

Il potere dell’attenzione

Kolkata (India), 21 Marzo 1994


Ogni anno si celebra il compleanno di diverse persone, ed ogni anno si fa il voto che, in quell’anno, non si farà questa o quell’altra cosa. È un ottimo sistema per capire a che punto siamo arrivati nella vita. Molte persone che hanno realmente conseguito un altissimo livello nella loro vita spirituale, non hanno bisogno del compleanno, ma per loro ogni giorno è un compleanno per iniziare, per andare avanti, per comprendere, per imparare. Ogni giorno è un nuovo anno, per loro.

Nella nostra vita personale vediamo che l’ambiente circostante si trasforma molto lentamente. Talvolta è sconcertante; a volte ci si sorprende che l’ambiente circostante non muti. A livello sottile, però, sta avvenendo una straordinaria trasformazione dentro e fuori di noi. L’intera atmosfera, oggi, è influenzata dagli esseri umani. Io non so fino a che punto stia operando il Paramchaitanya, ma ciò avviene affinché noi ci apriamo a nuove dimensioni della nostra vita.

Se scopriamo, ad esempio, di avere ancora… se attraverso l’introspezione ci accorgiamo di avere ancora attaccate queste vecchie, sottili assurdità, non occorre pronunciare una promessa solenne per questo, ma osservare da testimoni tutto ciò ed il sentiero distruttivo al quale vi conduce, e vi rinuncerete all’istante.

Non dovete preoccuparvi di pronunciare un voto, poiché ora siete Samarth, siete dotati di pieni poteri.

Qualsiasi cosa riteniate sbagliata, la vostra stessa attenzione su quella cosa rimuoverà lentamente, poco alla volta, i dubbi circa quei problemi, quelle connessioni, i condizionamenti e l’ego ancora esistenti. Li abbandonerete sicuramente. Con la vostra attenzione scompariranno.

Allora vi accorgerete che ogni giorno la vostra attenzione si purifica, diventa potente, compassionevole. Normalmente, qualsiasi tendenza alla reazione esista nella vostra attenzione scompare, e voi iniziate ad essere testimoni di tutto quanto. Ed il vostro potere di attenzione agisce e funziona attraverso questa forza di testimonianza. E non agisce soltanto su di voi, ma su qualsiasi cosa vi circondi.

Per prima cosa, mediante la meditazione, nello stato di meditazione, vi espandete interiormente, rimanete nel presente.

L’altro giorno qualcuno mi ha chiesto: “Dove è stato celebrato il Suo ultimo compleanno?”. Io ho proprio dimenticato dove sia stato. Per altri versi la mia memoria è ottima, come quella di un elefante, ma questo l’ho dimenticato. Forse, se in ogni momento, ogni giorno si vive nel presente e si cresce, si dimentica quando e dove questa crescita è avvenuta.

La mia crescita personale è stata così. Ogni volta che mi reco in qualche luogo, scopro che arrivano molte bellissime persone nuove, mentre alcune di quelle terribili del vecchio gruppo scompaiono. È qualcosa di simile a quando cresce un albero: le foglie cadono in continuazione e spuntano nuove foglie. Ma in Sahaja Yoga trovo sia qualcosa di differente: dall’albero di Sahaja Yoga cadono pochissime foglie, proprio pochissime e, a volte, ci si trova davanti un giardino lussureggiante di gente bellissima.

Per me è come un miracoloso fuoco d’artificio: inizia come una piccola linea e poi si dischiude in numerose e bellissime forme. È impossibile prevedere o visualizzare ciò che accadrà a noi, a Sahaja Yoga e a tutti voi.

Non ho mai imparato ad immaginare le cose, ma la visione che si ha è davvero notevole, molto significativa: io vedo tutti i sahaja yogi, immersi nell’amore divino, esprimersi con grande bellezza e profondità. Quando ciò avviene, rapisce davvero completamente l’attenzione in una tale beatitudine divina che si dimentica quel momento.

Uno di quei momenti è quando celebrate il mio compleanno. Io dimentico persino quanti anni ho vissuto su questa terra. A volte dico che ho settantatre anni, altre volte che ne ho settanta. Non lo so proprio, perché, come vi ho detto, in quello stato di beatitudine non rimane traccia di tempo, di data, di anni.

Come se si andasse a visitare qualcosa di magnifico come il Taj Mahal, senza sapere cosa sia e, all’improvviso, inaspettatamente, ci si trovi davanti questa splendida costruzione.

Si rimane storditi. In hindi si dice avak (senza parole): non si sa che dire, si ammutolisce. E, invariabilmente, in quel momento, vi accorgerete di dimenticare il tempo; dimenticherete come siete arrivati lì. Tutta la storia che c’è dietro, tutto finisce appena ammirate la realtà della visione.

La realtà di questa visione è qualcosa che trascende persino il mio pensiero e la mia immaginazione. A volte, neppure adesso riesco a credere che vi siano così tanti sahaja yogi dotati di questa conoscenza sottile. In primo luogo, non avevo mai saputo che vi fossero così tanti ricercatori. Non avevo mai saputo che vi fossero persone tanto sottili su questa terra. In tutto il mondo, ovunque sia andata, in Nepal o in Brasile, improvvisamente mi sono trovata davanti molti bellissimi ricercatori.

Se mi chiedete quando sono andata in Brasile, non so dirvi le date. Ho una pessima memoria per le date per lo stesso motivo, credo, perché ogni volta ho una visione e, in quell’istante, si ferma anche il tempo. Non si esprime, non si registra nulla all’infuori dell’esperienza.

E questa esperienza è in forma astratta. È impossibile descriverla. È oltre le parole e oltre qualsiasi descrizione. In quel momento si diventa realmente senza pensieri, e quello è il momento in cui dobbiamo gioire veramente.

La peggiore maledizione dei tempi moderni è l’orologio. Lo teniamo sempre con noi e stiamo sempre a guardare l’ora, che ore sono, e dopo due secondi volete guardare nuovamente che ore sono. Noi abbiamo oltrepassato i limiti del tempo, kalatit. Cercate di capire perché li abbiamo oltrepassati: perché il tempo si muove in sintonia con noi. Potete farne l’esperienza.

L’altro giorno stavo arrivando da Delhi, e nella mia famiglia sembrano tutti molto precisi riguardo agli orari, così mi assillavano: “Avanti, sbrigati, facciamo tardi, siamo in ritardo, non riuscirai a prendere l’aereo”, e così via.

Bene. E quando arrivai, dissero che l’aereo era ancora in attesa, che non era necessario affrettarsi; ci sarebbero voluti almeno quindici, venti minuti prima della partenza.

Anche questo termine ‘aeroporto’ rende la gente davvero nervosa, direi. Si deve prendere l’aereo come se ci fosse qualche guerra o non so cosa. Finora, fortunatamente, non ho mai perso un aereo; non ho mai perso un treno in vita mia, nonostante viaggi parecchio, mi pare. Ogni volta, invariabilmente, ho trovato che l’aereo mi stava aspettando, non era partito.

Oggi vi farò un esempio molto interessante, se siete rilassati. Eravamo a Praga e dovevamo andare in Polonia – mi ricapita la stessa cosa, con l’esperienza che ho avuto – passando per Vienna. E c’era con noi un bravissimo sahaja yogi che mi disse che l’aeroplano sarebbe partito alle undici. Poi, invece, mi telefonò dall’aeroporto dicendo che l’aereo sarebbe partito alle 9:30.

Se voglio, posso essere pronta in cinque minuti, oppure metterci due ore. Dipende. Insomma, ero pronta e saltai in macchina. Arrivammo all’aeroporto, ma eravamo in ritardo di quindici minuti e la hostess di terra si mise a gridare contro di me a voce spiegata: “Voi, voi VIP, siete questo, siete quello”. Mi disse di tutto. E questo sahaja yogi non riuscì a sopportarlo e sentì che era a causa di un suo errore, in quanto mi aveva detto l’orario sbagliato, se quella signora gridava contro sua Madre. Non poté sopportarlo. Era molto infelice.

[A lato a qualcuno: “Puoi girarlo. Giralo” (il ventilatore).]

Insomma, salimmo a bordo dell’aereo con questa signora che ci strillava dietro e vedemmo il pilota e i tecnici impegnati in qualche intervento all’apparecchio. Dissero che c’era un piccolo guasto e che sarebbe stato riparato. Così ci sedemmo.

Questo sahaja yogi non riuscì a sopportarlo e iniziarono a scorrergli le lacrime dagli occhi. Allora un’altra sahaja yogini gli disse: “Fratello, va tutto bene, non piangere”. Erano seduti dietro di me, io mi girai semplicemente e dissi: “Va tutto bene, non preoccuparti”. E lui: “No, Madre, a causa mia quella donna ha detto tutte quelle cose. Non posso sopportarlo”. E non riusciva a smettere di piangere.

Nel giro di un minuto il cielo, che era completamente aperto, si coprì di ampie, grandissime nuvole simili ad enormi, giganteschi elefanti che camminavano in lungo e in largo. Anche tutti i sahaja yogi che erano sull’altro lato, al piano superiore dell’aeroporto videro l’accaduto. Divenne tutto completamente nero.

“Oh mio Dio! – mi dissi – guarda che potere hanno avuto le lacrime di questo signore”. E poi il personale dell’aeroporto ci disse che l’aeroplano aveva un guasto e quindi dovevamo scendere. Così scendemmo e tornammo indietro.

Allora lui andò da quella hostess di terra e le disse: “Con chi dovremmo gridare noi, ora? L’aereo non parte. Dovremmo prendercela con lei? Come ha osato gridare contro mia Madre e dire tutte quelle cose?”. E tutte le persone dell’aeroporto, che erano ancora sotto l’influsso della stessa linea da regime, si spaventarono molto.

Il direttore in persona mi venne incontro. Disse: “Per il vostro aeroplano ci vogliono ancora cinque ore: se volete uscire possiamo autorizzarvi, potete uscire tutti”. E mi trattò in modo speciale. Non riuscivo a capire questa reazione. Così uscii a fare qualche acquisto, e quando tornammo restammo sorpresi.

Tutto l’aeroporto era piuttosto sbalordito da noi e, quando mi avviai, il nostro era l’unico aereo in partenza.

Tutto il traffico era stato bloccato ad eccezione di questo aereo. E quando ci avviammo a salire a bordo, il signore che era lì disse: “Madre, può aiutarmi?”. Chiesi: “Come?”. “Ho un terribile mal di schiena”. Dissi: “Come posso fare?”.

Poi entrò una signora dicendo: “Madre, La prego, mi fa male la spalla, può appoggiarci la Sua mano?”. Io le appoggiai la mano sulla spalla e lei disse: “Mi sento bene”. E cominciò ad alzare il braccio. Allora andai. Pensavo: “Adesso è meglio prendere l’aereo”.

Mentre camminavo, lo stesso signore di prima venne a dirmi: “Perché non mette la Sua mano sulla mia schiena?”. Risposi: “Devo imbarcarmi”. Egli disse: “L’accompagnerò io, Lei metta la Sua mano sulla mia schiena, sono sicuro che andrò a posto”. E camminammo insieme per due minuti circa e lui disse: “Sto bene”.

L’intera atmosfera mutò. Ebbe un effetto davvero straordinario su queste persone che erano sottostate ad un regime, erano veramente simili a militari ed erano [state] trattate in modo davvero strano. Tutta la situazione si era capovolta in brevissimo tempo. Ed ero stupefatta di come le lacrime di quel sahaja yogi avessero operato questo miracolo.

Ora, immaginate il momento in cui iniziarono a scorrergli le lacrime dagli occhi. Quel momento ha proprio manifestato una grande rappresentazione e, alla fine, ciò che si scopre è che la gente all’aeroporto era diventata estremamente umile e rispettosa.

Pertanto, quando ci mettiamo a pensare al tempo, al tempo e ancora al tempo, dobbiamo renderci conto che il tempo è nostro schiavo; non siamo noi schiavi del tempo. Vi sono mille e un episodio che posso raccontarvi su come, in ritardo in un luogo, arrivando tardi in un luogo senza preoccuparmi del tempo, io abbia assistito a manifestazioni davvero meravigliose, a rappresentazioni talmente belle – l’arte del potere divino – che mi sono stupita di come la gente si preoccupi tanto del tempo.

Se il tempo è davvero necessario, se ogni anno stiamo tutti attenti al nostro tempo, al nostro compleanno e si considera il tempo tanto importante, in un certo senso lo è. Al giorno d’oggi, ciò di cui abbiamo veramente bisogno è il tempo per la meditazione, per gli incontri collettivi e per Sahaja Yoga.

So che durante la guerra per l’indipendenza, in questo paese, i miei genitori hanno lottato con tutto il loro tana (corpo), mana (mente), dhana (ricchezza). A quel tempo ricordo che non si preoccuparono mai di altro. Fecero di tutto, poiché era molto importante liberare questo paese dalle strette dell’Impero. Questo era davvero importante.

Magari dovevano incontrare qualcuno che stava fuggendo di prigione oppure stava succedendo qualcosa, perciò non potevano permettersi di mancare quel momento. Non potevano permettersi di perdere quell’occasione importante, incontri importanti, discussioni importanti, perché ogni cosa era diventata un’emergenza. Era così per loro, non perché glielo avesse detto qualcuno, nessuno aveva fatto loro dei discorsi, ma era così per loro, veniva da dentro. Sono state tutte persone leggendarie, devo dire, per il modo in cui hanno lottato per la loro libertà.

Oggi la situazione è la stessa. Vi è un’emergenza, un’emergenza molto sottile in quanto niente è più importante della diffusione di Sahaja Yoga. Se alcuni lo perderanno, se non lo conosceranno, ne saremo responsabili noi.

Al tempo di Cristo, di Buddha, di Mahavira, o chiunque altro di loro, non esistevano aeroplani per viaggiare, non vi erano questi altoparlanti o altri mezzi di comunicazione, le televisioni e tutto questo. Tutti questi mezzi sono arrivati adesso, si sono manifestati ora. È opera del Paramachaitanya.

Tutte queste manifestazioni hanno avuto luogo grazie agli scienziati, attraverso altre conoscenze. Quelle personalità (Incarnazioni), inoltre, non hanno dovuto affrontare così tanta gente, e neppure dovevano dare la realizzazione in così gran numero. Tutte queste invenzioni, tutto ciò che vedete oggi, come le moderne imprese che abbiamo, sono tutte finalizzate a Sahaja Yoga. Senza Sahaja Yoga, non potete immaginare che cosa accadrebbe a questo mondo.

La cosa fondamentale è che non abbiamo pace nei nostri cuori. Si parla di pace. So di gente che ha ricevuto riconoscimenti per la pace ma che non ha pace nel cuore, assolutamente. Finché noi esseri umani non avremo pace, non potrà esservi pace nel mondo.

Siamo noi che provochiamo le guerre. Siamo noi che commettiamo ogni sorta di violenza. Siamo noi, noi che roviniamo le possibilità delle persone di entrare nel regno di Dio. La pace, quindi, può essere acquisita soltanto instaurando la pace nel cuore degli esseri umani.

E ciò è possibile esclusivamente raggiungendo lo stato di consapevolezza senza pensieri, rimanendo nel presente. E vi sorprenderà di essere saldi come rocce poiché avrete la realtà nelle vostre mani. Potete agire come volete. In effetti, io non faccio assolutamente nulla, davvero. Voi potete dirmi: “Tu fai questo e fai quello”, ma non sono io a farlo. È il Paramachaitanya che lo fa.

Funzionerà allo stesso modo anche per voi. Ma dovete avere fede in voi stessi e fede assoluta in Sahaja Yoga. Assoluta. Questo è l’unico modo in cui poter ottenere che molte, molte persone, la maggior parte delle persone al mondo – non direi tutte, è piuttosto difficile dirlo, ma potrebbe essere – entrino nel regno di Dio con noi. Questa è la cosa più importante. Più di tutte queste cose terrene e più di tutte queste cose senza senso.

L’attenzione dovrebbe essere, dunque, su quante persone porteremo in Sahaja Yoga, quante ne salveremo, che cosa abbiamo intenzione di fare per questo. Se dovete pensarci ogni mattina, come potete ricordarvi dell’ora e della data?

Se adesso vi trovate in un’emergenza e sapete che questa emergenza deve essere fronteggiata, come potete prestare attenzione soltanto a tutte le cose terrene, a tutte le conquiste terrene? Tutto ciò seguirà il suo corso. Non dovete preoccuparvi. Funziona in maniera automatica. La sola cosa sulla quale dovete davvero indirizzarvi, focalizzarvi completamente, è Sahaja Yoga.

Se desideriamo davvero la pace sulla terra, se vogliamo davvero il nostro progresso, se vogliamo che ogni problema fisico, mentale ed emotivo si risolva per il nostro bene, perché non entriamo in Sahaja Yoga dove non dobbiamo fare nulla salvo alzarci la Kundalini, meditare per pochissimo tempo e acquisire questo stato di gioia?

Oggi le mie emozioni sono davvero colme di gioia, colme di gioia, poiché ora posso vedere come stanno accadendo le cose; come una sola persona riesca a creare migliaia e migliaia di sahaja yogi.

Ho assistito ad un miracolo. Una volta ho detto che un solo seme contiene e può produrre mille alberi, e quando ho scoperto una nuova tecnica di coltura dei tessuti[1], mi sono stupita che da un unico, piccolo seme fossero scaturiti tantissimi piccoli, minuscoli germogli.

Analogamente, voi tutti ne siete capaci e potete farlo tutti. Ma ciò che occorre è la fede in voi stessi ed anche una sincerità assoluta riguardo a Sahaja Yoga. Se oggi avverrà, avrete davvero celebrato il mio compleanno. Se pensate che il mio compleanno sia importante, per me è molto importante che ciascuno ottenga il proprio compleanno spirituale.

Che Dio vi benedica.

[Applausi]


[1] La coltura di tessuti permette di osservare e studiare in condizioni favorevoli cellule viventi. La coltura dei tessuti in vitro consiste nel mantenere in vita cellule singole o frammenti di tessuti o di organi al di fuori dell’organismo al quale appartengono.