Shri Raja Lakshmi Puja (Inglese/Hindi)

New Delhi (India)

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S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

Shri Raja Lakshmi Puja

Nuova Delhi (India), 4 Dicembre 1994


[Shri Mataji dice in hindi che parlerà prima in inglese e poi in hindi.]

Oggi venereremo Raja Lakshmi, ossia la Dea che guida i re. È molto importante oggi comprendere che, sostanzialmente, qualcosa nel funzionamento dei nostri sistemi politici si è inceppato, e c’è da chiedersi perché si sia smarrito il senso di giustizia, di correttezza e di ciò che è bene per la popolazione. Dove abbiamo sbagliato, visto che tutto questo è andato perduto?

Non avviene solo in India, non avviene solo in Giappone o in Inghilterra o in qualsiasi altro luogo in cui riteniamo esista la democrazia. La cosa principale è che tutti i Paesi, anche quelli che hanno ottenuto la libertà, hanno iniziato a seguire quelle nazioni considerate elevate, autorevoli e molto potenti, come l’America, la Russia, la Cina, l’Inghilterra, senza capire fino a che punto esse abbiano realizzato gli obiettivi prefissi. In ogni caso, in una nazione come l’Inghilterra, se guardate il modo in cui si è comportata la monarchia, è scioccante, assolutamente scioccante: per come hanno agito contro loro ministri come Cromwell, si ha la sensazione che siano individui primitivi che cercano di gestire qualcosa. E vi sono stati re così crudeli, regine così crudeli, così privi di carattere, così irresponsabili! Non avevano nessuna qualità per essere re e regine. Non vi era alcuna sottomissione al principio di Raja Lakshmi del proprio essere.

Poi, certamente, è giunta l’indipendenza. Ed ancora oggi trovo che fanno cose davvero stupide. Anche in Francia il Presidente ha un’amante, rincorrono il denaro, un po’ di denaro qua e là. In ogni Paese, sono persone di livello veramente infimo a cercare di occuparsi del benessere della popolazione. Anche se leggete la storia dei samurai e di tutti questi giapponesi, rimanete scioccati: si consideravano chissà chi, non avevano alcun legame con la gente, ed il loro comportamento…

Se poi si passa ai Paesi comunisti, si nota la stessa cosa. Anche lì, chi è giunto al potere è divenuto veramente simile ad un despota. Dall’altra parte, poi, abbiamo il signor Hitler che venne fuori con un’altissima opinione di sé. Come sapete, la Spagna fu rovinata da Franco. Non si riesce a capire come questa gente, assolutamente priva di carattere e priva di qualità superiori agli altri, possa occuparsi del benessere della gente. È impossibile!

Direi che nel nostro Paese (India) abbiamo avuto grandi, grandissimi re poiché il nostro patrimonio culturale è grandioso ed abbiamo avuto veri santi a guidare i re. Shivaji, ad esempio, ebbe un guru che era un grande santo. Janaka ebbe un guru, tutti ebbero un guru. Persino Shri Rama ebbe un guru. Ma costoro erano veri guru, erano persone che conducevano davvero una vita da santi, erano santi veri, all’interno e all’esterno. Inoltre, la gente accettava i re che avessero una formazione spirituale, che rispettassero le persone spirituali. Fino ad un certo momento, tutta la tendenza in questo Paese è stata davvero molto diversa.

Non so cosa sia accaduto quando arrivarono gli inglesi. La maggior parte delle persone non apprezzava lo stile di vita degli inglesi, la loro linea, i loro metodi. Non li approvava. Ma re e regine di diversi stati (dell’India, ndt) cominciarono a considerarli molto sofisticati e a pensare di dover adottare la loro cultura. Quindi, molte di queste regine, quelle moderne che fumano e bevono, mi dicono che ad insegnare loro queste cose sono state le istitutrici venute dalla Svezia, dall’Inghilterra o dall’Australia, e loro le hanno assimilate.

Certo, anche gli uomini pensavano che noi fossimo molto arretrati, sapete, e questa è l’idea che inculcavano nella gente: “Siete davvero retrogradi, non sapete fumare, non sapete bere, non avete sale da ballo”, e così via. Persino il nostro esercito ne fu corrotto. All’interno dell’esercito tutte le procedure seguono ancora lo stile inglese. Non so quando smetteranno. Non sanno nulla del nostro Paese, ma sanno tutto sull’Inghilterra, e se chiedete loro qualcosa a proposito dell’Inghilterra lo sapranno. L’intero metodo di istruzione è venuto dagli inglesi, ma riguarda interamente l’Inghilterra e la vita occidentale e non la vita in India. Nessuno si è mai interessato alle cose indiane, sapete. È accaduto anche in medicina: nessuno ha voluto dare ascolto a nessun Vaidya[i] o altri. Pensavano: “Oh, questa è gente primitiva, inutile, retrograda”. In questo modo, anche un Paese in cui la spiritualità aveva davvero, direi, il controllo sulla politica, è decaduto.

Prima che questo Paese ottenesse l’indipendenza, ricordo che dovemmo combattere gli inglesi; e che patriottismo aveva la gente a quell’epoca! Ricordo che una volta eravamo andati a vedere una partita di hockey, e mio padre aveva sempre una bandiera nazionale sulla macchina, ma quella volta non era una bandiera nazionale bensì del Congresso[ii]. Così arrivarono i soldati intimando di abbassare la bandiera. Allora il mio autista scese e rispose: “Prima tagliatemi la gola, poi abbasserete voi la bandiera”. Noi bambini ci unimmo tutti a lui e loro, scioccati, se ne andarono.

Vi era un tale entusiasmo, un tale patriottismo all’epoca in cui lottavamo contro questa gente! Ma loro ci divisero[iii], creandoci un problema. E, sapete, prima che potessimo assaporare i frutti della nostra libertà, ci stavamo già azzuffando, eravamo già divisi. Non so a chi dare la colpa di questo. Se noi non avessimo accettato questa divisione, non ci sarebbe stato alcun problema. Ma l’hanno accettata.

Adesso, la povera popolazione del Bangladesh è davvero in grande miseria. Se fosse stata annessa all’India, sarebbe stata molto meglio. E che cos’è il Pakistan? È soltanto un posto vuoto, sapete, senza nessuna industria, niente. È per questo che parlano sempre del Kashmir: non hanno altro che il Kashmir. Anche nel loro Paese la gente lotta, ma non vi è crescita. E dopo tutte queste divisioni, di tutto quello che era prima il territorio dell’India, è rimasto soltanto questo.

Qui, ormai, dopo tutti questi avvenimenti… Sapete, ogni guerra, ogni crisi di questo genere, cambia immediatamente il sistema di valori. Non che in Occidente non vi siano stati sistemi di valori, c’erano, ma la guerra li ha modificati completamente. E la stessa cosa è accaduta in India. I politici, compresi quelli che avevano perso la vita combattendo, o che sostenevano ideali giusti, non furono più considerati modelli da seguire. La gente si trasformò completamente diventando molto egocentrica, preoccupata soltanto delle proprie faccende personali, della famiglia, o magari di accumulare denaro e di trasferirlo da qui alla Svizzera.

Insomma, vi assicuro che io ho passato la mia vita con persone che hanno combattuto, lottato per la libertà, che non avrebbero neanche mai pensato a queste cose. Conosco mio padre, mia madre, conosco i loro amici, conosco moltissime persone che venivano dalla nostra famiglia, molti sikh e molti altri, anche musulmani. A loro non passava nemmeno per la testa di prendere soldi, era considerata una cosa davvero di infimo livello. A quale scopo prendere soldi? Che bisogno c’è? Se siete soddisfatti nel cuore di ciò che desideravate, se avete ottenuto la libertà, ora basta.

Ma il modo in cui questa gente assolutamente di basso livello, che non aveva fatto nulla per il Paese, che non aveva sacrificato nulla per il Paese, è salita ai vertici, mentre tutte le persone rette sono andate giù… Se leggete la storia di Shivaji, di Rana Pratap, o di uno qualsiasi degli Shalivahana, vi stupirete di come adorassero la Shakti. Tutti gli Kshatriya veneravano la Shakti. Ed essi si spingevano fino ad un certo punto e non oltre, non oltre il dharma.

Non posso ripetervi questa storia. Ma da un punto di vista sottile si ha la sensazione che questa divisione (del Pakistan dall’India) abbia improvvisamente mutato l’atteggiamento delle persone, o meglio, che siano emerse persone di infimo livello. Ricordo che ero qui a quell’epoca, all’epoca della divisione, ero già sposata, e vennero da me tre persone. Io ero seduta in giardino, stavo facendo qualcosa a maglia per la mia bambina perché ero incinta. Questi arrivarono, mi guardarono e chiesero: “Possiamo avere una stanza in casa sua?”. Io risposi: “Perché no? Ce l’ho. Questa di mio padre è una grande casa. Vi darò una stanza”. E loro: “Ne abbiamo bisogno per un mese o due, siamo profughi”. “Bene, ha anche una porta esterna così non avrete bisogno di disturbarci, inoltre ha bagno e cucina. Potete fare tutto quello che volete”. Gliela offrii. La sera tornarono mio marito ed il mio fratello maggiore, che erano amici, ed iniziarono a sgridarmi con queste persone nella stanza attigua. “Che cosa intendi fare ospitando questa gente? Chi sono? Che cosa faranno?”, e cose del genere. Io risposi: “Che cosa faranno? Potrebbero rubarmi qualcosa. Che cosa c’è da rubare in questa casa? Sono profughi, sembrano brave persone. Per quanto mi riguarda, li ho accettati perché secondo le vibrazioni sono a posto”. “No, no, no, no, no, è meglio cacciarli via!”. Ed io: “Guardate queste persone: senza nemmeno aver parlato con loro, senza conoscerle, chiedete subito che se ne vadano, soltanto perché sono profughi”.

Allora ebbi la percezione che, in questo Paese, fosse iniziata una nuova ondata, per cui chi non ha denaro non è rispettato, e non ci si fiderà di chi non ha denaro. In realtà è il contrario: è meglio non fidarsi mai di chi possiede denaro. Le persone senza soldi sono molto più oneste, in questo Paese, di quelle piene di soldi, che in pratica sono tutti imbroglioni.

Così accadde questo, ed io dissi: “No, rimarranno qui”. Mi impuntai, dicendo: “Questa casa me l’ha data mio padre e loro resteranno qui”. Poveretti, rimasero per un mese, e credo si siano sentiti molto in imbarazzo. Nel periodo in cui si trovavano lì, c’erano molti sikh – a quell’epoca era una grande organizzazione, sikh e RSS[iv] erano insieme – e vennero a casa mia dicendo: “Abbiamo sentito dire che un musulmano vive qui da lei” – infatti c’era un musulmano – “E noi abbiamo intenzione di ucciderlo”.

Io ribattei: “Che cosa vi fa pensare che ci sia un musulmano?”. “Ci è arrivata una soffiata”. Ed io: “Sbagliato, in casa non c’è nessun musulmano”. Dissi loro una bugia. E loro: “Come possiamo crederle?”. Risposi: “Vedete, porto questo (forse il bindi, ndt), sono una donna indù. Come potrei tenere in casa un musulmano? Tutti noi li temiamo e non c’è nessuno del genere”. In un modo o nell’altro mi credettero. Dissi una completa bugia ma mi credettero. Avevano portato molte spade insanguinate, ma io non ebbi paura e parlai loro con grande determinazione. Chiunque altro al mio posto avrebbe detto: “D’accordo, d’accordo, ce n’è uno, potete portarlo via”.

Poi, queste tre persone lasciarono la mia casa ed ora una di loro è un’attrice molto famosa, un altro è un poeta molto noto ed il terzo è uno scrittore molto, molto conosciuto. Accadde poi che fu deciso di realizzare un film sui giovani ed io ero presidente, anzi, vice-presidente di quella organizzazione, e vollero chiamare questa attrice. Io dissi: “Non fate il mio nome con lei”, poiché l’avevo persa completamente (di vista). Avevo detto: “Ovunque siano, lasciateli stare, lasciateli stare”. Non avevo mai fatto alcuna ricerca od altro. “Non fate il mio nome con loro”. Mi chiesero il perché, ed io risposi: “C’è un motivo per cui non dovete proprio fare il mio nome con lei, diversamente si sentirà obbligata ad accettare, ed io non voglio”. Quando andarono da lei a proporle la parte, rispose: “Devo avere un sari, devo avere dei sandali, devo avere una borsa da abbinare, devo avere questo, dovrete pagarmi tutte queste cose ed in più una grossa somma”. E loro: “Ma la nostra è un’associazione di beneficenza”. Lei: “Non mi interessa.” Io dissi: “Bene, datele tutto ciò che chiede”.

Poi, quando arrivai alla cerimonia di apertura, lei mi vide e non riuscì più a controllarsi, iniziò a piangere. Venne da me e si gettò ai miei piedi. Chiese: “Che cosa fa qui, dopo tutto questo tempo?”. Le risposero: “È lei la realizzatrice di questo film”. E l’attrice: “Cosa? È lei che realizza questo film? Perché non me l’avete detto? Mio Dio, mio Dio!”. Non poteva farci nulla, continuava a piangere, piangere, piangere. Le dissi: “Ora va tutto bene”. Mi rispose: “Prenda lei denaro da me. Pagherò io l’intera realizzazione del film. Voi non conoscete questa signora, non la conoscete. Quello che ha fatto lei per me, nessun altro lo avrebbe fatto”. E loro: “Lei non ci ha mai detto niente, come facciamo a saperlo?”.

Ci fu una tale trasformazione che corse subito a telefonare a suo marito e a quel grande poeta, i quali accorsero e lo videro tutti. Ma il mio era stato un piccolo gesto di buona amministrazione, poiché quella era casa mia, donatami da mio padre. A quell’epoca, ovviamente, mio marito e mio fratello non sapevano fidarsi della gente. Ma io ho avuto piena fiducia in loro. (Mio marito e mio fratello) mi dicevano: “Ti taglieranno la gola”. Perché? Perché mi avrebbero tagliato la gola? Per cosa? Pensavano tutte queste cose strane. E la cosa peggiore che percepii fu che avevano paura perché quelle persone non avevano denaro.

Quello è l’inizio della fine, penso. Nel nostro Paese questa lotta per il denaro ha avuto inizio dopo questo. Senza soldi la gente ha iniziato a soffrire moltissimo. I poveri non se ne curano perché ci sono abituati, col poco denaro che hanno mangiano e dormono. All’epoca la gente non era neanche poverissima come al giorno d’oggi, ma era indubbiamente indigente.

Ma ciò di cui mi resi conto in quel momento è che chi occupa una posizione, chi detiene un potere o qualcosa del genere, è letteralmente terrorizzato da tutti gli altri. Questo è l’inizio del nostro declino. Siamo diventati paurosi. La gente al potere ha iniziato a temere di perdere la poltrona o di perdere il denaro o il potere. Questa paura li ha fatti assolutamente impazzire. Ma supponiamo che rimanga senza soldi: e allora? Che cosa può accadere?

Tutti questi pensieri hanno iniziato a nascere dopo la divisione (del Pakistan dall’India), l’ho percepito ovunque. Mentre vi dirò che, nella mia infanzia, mio padre non chiudeva mai la casa a chiave, era una casa grandissima ma lui non la chiudeva mai a chiave. E avevamo uno splendido fonografo a tromba. Un giorno venne un ladro e lo rubò. Ce ne accorgemmo il giorno seguente e mio padre commentò: “Poveretto, se l’è portato via perché è un amante della musica, non ha importanza… Però non ha portato via i dischi, che cosa ci farà adesso? Deve avere anche i dischi”. Allora mia madre si mise a prenderlo in giro: “Bene, allora perché adesso non pubblichi l’annuncio che il ladro del nostro grammofono venga a prendersi anche i dischi che sono a sua disposizione?”.

È così naturale, sapete. Mio padre pensava semplicemente che, dopotutto, noi avevamo denaro, mentre quest’uomo non ne aveva e voleva ascoltare della musica; per questo disse che andava tutto bene. Del resto mio padre era avvocato penalista, e conosceva a fondo la legge. Non era uno stupido. Ma non riusciva a capire perché questo tizio avesse rubato solo il grammofono senza i dischi. Disse: “Non deve averli trovati, sapete, erano riposti lì”. Allora mia madre commentò: “Meglio che tu pubblichi un annuncio”.

Lui era anche un politico. A quell’epoca, fra i politici, il sentimento vigente era quello di come fare ad innalzare il livello di chi non era benestante come loro. Tutte le persone agiate facevano generose donazioni a molte istituzioni. Nella mia zona c’era un certo Rahbahadur Lakshminarayan, che donò tutto il proprio denaro, ogni cosa, ad una grande università. La maggior parte delle opere realizzate all’epoca furono dovute a benefattori. Insomma, costoro non pensarono mai che i loro figli dovessero possedere milioni su milioni su milioni, non pensarono mai così. Per quanto poco denaro avessero, volevano donarlo e fare qualcosa di buono per gli altri.

Quando la Raja Lakshmi, la Lakshmi responsabile di badare al benessere delle persone, agisce, le persone pensano – anzi, nemmeno lo pensano, lo fanno automaticamente – di esistere per fare il bene. Non devono convincersene, ma sentono proprio che è questo il loro compito, è questo che devono fare: prendersi cura della gente che deve essere portata a migliori livelli di vita. È questo ciò che pensano; non pensano in termini di politica di partito, chi sta emergendo, chi uccidere; niente del genere. Sotto l’influenza della Dea Lakshmi che governa la sfera politica, i regni e quant’altro, la prima cosa è la generosità. La prima cosa è la generosità.

Mahavira, ad esempio, stava meditando; uscendo, la sua veste – aveva un tessuto, un dhoti avvolto intorno al corpo per coprirsi – la parte superiore della sua veste rimase impigliata nei cespugli. Allora egli la strappò e uscì con metà veste. Accadde fuori dal suo palazzo. A quel punto Shri Krishna volle metterlo alla prova, e gli apparve dinanzi sotto le spoglie di un mendicante, dicendo: “Vedi, io non ho abiti, sono nudo, mentre tu hai questo, perché non mi dai la tua veste? Dopo puoi entrare nel tuo palazzo e rivestirti”. E Mahavira: “Va bene”. Si tolse la veste e gliela diede. Poi raccolse alcune foglie con cui coprirsi, entrò nel suo palazzo e si rivestì.

Ma ora, sapete, questi giainisti erigono enormi statue di Mahavira, insultandolo completamente, poiché mostrano sconsideratamente le sue parti intime fino nei dettagli. Questo accade laddove non si ha alcuna venerazione per la Dea. La Dea è Shri Shobha, colei che vi adorna. Lei è una Madre. Vi decora con ornamenti, con abiti meravigliosi, è vostra Madre, lo fa. Raja Janaka, ad esempio, era un re e per questo doveva indossare ornamenti, doveva portare abiti meravigliosi, doveva fare tutte queste cose. E quando Nachiketa si recò da lui, fu alquanto sorpreso: “Perché il mio guru mi ha mandato da questo re, che indossa vesti di ogni genere e quant’altro, ed organizza grandi feste da ballo?” Nachiketa si chiese: “Non è un santo, ma un re: allora perché il mio guru gli tocca i piedi?”. Naturalmente, Raja Janaka sapeva che cosa gli stesse passando per la testa. Allora gli chiese: “Perché sei venuto qui, Nachiketa?”. Egli rispose: “Sono qui per ricevere la realizzazione del Sé”. E Raja Janaka: “Puoi prendere tutto il mio regno, ma non è facile darti la realizzazione del Sé”. Ma lui: “Bene, tutto quello che mi dirai di fare, lo farò”.

Allora Raja Janaka appese una grossa spada sopra la sua testa e gli ordinò di dormire, ma lui non riuscì a chiudere occhio. Poi andarono a fare il bagno, Raja Janaka lo invitò a fare il bagno nel fiume. Accorse gente ad informarli che era scoppiato un incendio e tutti scappavano, ma Raja Janaka era in meditazione, seduto in silenzio. Nachiketa si sentì un po’ turbato. Poi dissero: “Il fuoco sta arrivando qui e tutti questi vestiti bruceranno”. Allora Nachiketa si precipitò fuori dall’acqua per salvare le sue cose, mentre Raja Janaka continuava a meditare. Infine uscirono e Nachiketa scoprì che non c’era niente di bruciato. Era solo un’illusione per la gente. Ne rimase stupito. A quel punto si rese conto di ciò che non andava in lui: dubitava del Potere Divino stesso, mentre Janaka, che era un re, non si curava dei propri poteri, che cosa sono dopo tutto? Poiché in quel momento era un re, doveva ricoprire il suo ruolo. Io, essendo sposata, devo indossare un mangala sutra. Tutto questo è per parampara, per lo stile tradizionale. Ma interiormente era un santo, dotato di un livello elevatissimo di santità.

Quando vi accade di conseguire una certa posizione, un certo potere, anche in Sahaja Yoga, mi sono sorpresa: se qualcuno diventa leader, non so che cosa gli accada. È un mito. Non esiste leadership in Sahaja Yoga, niente del genere. È solo un mito. Ma improvvisamente la gente viene fuori così. È l’ego che viene lusingato.

Ma questo ego può essere facilmente tenuto sotto controllo se venerate la Raja Lakshmi. Lei dà equilibrio. Per prima cosa, cavalca un elefante: non è facile per una signora salire su un elefante. Io l’ho fatto, non è semplice. Senza paura, Lei siede eretta con un atteggiamento assolutamente equilibrato.

E le sue benedizioni sono straordinarie. La prima benedizione che si riceve è quella di assorbire la dignità. La dignità di un re, la dignità di una regina. Siete regine, non potete comportarvi da donne di strada. Con la sua benedizione potete innanzitutto ottenere quella dignità che è colma di amore, amore per gli altri.

Una personalità di questo genere non emana altro che amore e desiderio di far bene agli altri, niente altro. Ovunque guardi, con ogni sguardo benedice la gente. Non si aspetta nulla. È una regina, che cosa potete dare ad una regina? È la suprema sotto ogni aspetto, che cosa potete darle?

Tutti questi politici e tutti questi cosiddetti presidenti dei vari Paesi sono mendicanti. Sempre a dire: “Datemi questo, datemi quello”, come avidi pezzenti che vanno in giro a rincorrere ricchezze; non sono in grado di governare.

Il primo segno di una persona così (benedetta da Raja Lakshmi, ndt) è quello di avere una personalità che benedice gli altri, che pensa al loro bene, che si prende cura di ognuno che incontra. Questa è una benedizione della Dea. Poi, la seconda benedizione della Dea è che sviluppate un temperamento molto dignitoso, ma anche pieno di umorismo e in grado di comprendere come sono fatti gli altri.

C’è la storia di un re che, mentre stava andando a cavallo, incontrò un ubriaco. Si può dire che questo ubriaco sia paragonabile ai nostri politici. Il beone lo fermò dicendo: “Voglio comprare il tuo cavallo”. Gli dissero: “Sai chi è lui?”. Ed il beone: “Sì, so che è un re. Bene, allora? Voglio comprare il suo cavallo”. Il re rispose: “Bene, ma non oggi, ti venderemo il cavallo domani”. E se ne andò. Il giorno dopo l’ubriaco fu mandato a chiamare. Giunse dal re chino, con le mani giunte. Il re gli chiese: “Come? Tu eri quello che voleva comprare il mio cavallo, che ti è successo? Io voglio vendertelo”. L’altro rispose: “Sire, l’uomo che voleva comprarlo è morto. Io sono una persona normale”.

Il re aveva una personalità davvero solida, devo dire, poiché chiunque si sarebbe arrabbiato, avrebbe ordinato di picchiare quell’uomo, di cacciarlo, poiché gli si era rivolto con quel tono e si era comportato così male. Invece, le parole del re furono notevoli, poiché egli sapeva che l’altro era ubriaco e non era in sé, per questo aveva parlato così. Non si era adirato con lui, ma gli aveva detto: “Bene, torna domani, ti venderò il cavallo”. Ciò è possibile soltanto se avete in voi questa Raja Lakshmi, diversamente non vi comportereste mai così.

E che dire dei politici di oggi in ogni Paese? Addirittura sparano, uccidono, arrestano, mettono la gente nei guai. Insomma, fanno cose di ogni tipo. Individui simili non hanno il diritto di chiamare nessuno ‘criminale’. Ma noi lo accettiamo. Come diciamo in hindi: “Aaj kal ka jamana he aisa hai”: noi accettiamo tutti questi individui come nostri guru.

Raja Lakshmi, inoltre, è colei che è salda nel dharma. Lei è salda nel dharma. Se qualcuno è privo di dharma, Lei non lo benedirà. La persona priva di dharma deve essere neutralizzata. Se la persona è dharmica, Lei farà di tutto per salvarla; ma se scopre che è adharmica, non lo farà. È una sorta di discernimento divino da avere riguardo a chi punire e a chi trattare con gentilezza. In una persona dovrebbe esistere questo discernimento divino, diversamente potete fare il gioco di dieci persone intorno a voi che vi insegnano qualcosa, a fare qualcosa.

Un giorno ero nel paese di mia madre, Nangaon, e c’era un signore che colpì moltissimo il nostro Yogi. Io mi limitai a rimanere tranquilla. Lui era un importante politico e mi disse: “Dobbiamo fare questo, dobbiamo farlo”. Ed io: “Va bene, va bene, va bene”. Poi tre o quattro professori dell’università vennero a dirmi: “Madre, lui è un politico, stia molto attenta. È un pessimo individuo, se ne guardi bene”. Chiesi: “Che cosa sapete di lui?”. E loro: “È un politico”. Risposi: “Ci sono molti politici”. E loro: “Ma lui non è una brava persona”. Replicai: “Ma che cosa intendete dire? Ora sedetevi, ve lo dirò io. Quest’uomo è fuggito con la moglie di un bramino. Lui non è un bramino, ed il figlio di lei è suo, e so quanta gente abbia ingannato, so tutto”.

Rimasero scioccati: “Madre, Lei lo conosce?” “Certo che lo conosco”. “E allora perché gli permette di avvicinarsi a Lei?”. Risposi: “Voi pensate che costui sia vicino a me? Vi sbagliate di grosso. Ma è un bene che sia venuto da me, perché ha procurato troppi guai alla gente ed io lo correggerò”. Mentre alcuni pensavano che con lui avessimo ottenuto una grande conquista, ed altri sono venuti a dirmi di stare in guardia da quest’uomo senza sapere chi fosse in realtà. Questo discernimento divino deve esserci. Se un re non è dotato di questo discernimento divino, può punire i buoni e sostenere i malvagi.

Questo discernimento divino, però, scompare quando siete egocentrici. Questo è il punto principale. Dovrebbe esserci un completo distacco dal potere. Un totale distacco. Perché Raja Lakshmi dovrebbe essere attaccata a qualcosa? Che importanza può avere per Lei? Ma ora c’è gente che lusingherà qualcuno in qualche modo, finché costui si sentirà ai vertici del mondo. Gonfiano, gonfiano e gonfiano l’ego di un politico il quale penserà di essere una grandissima personalità; e poi non capisce perché alle elezioni venga stracciato.

Quindi, con questa dignità di sé, questa conoscenza di sé, sapete ciò che siete. Qualsiasi cosa mi diciate, qualsiasi cosa possiate dirmi io ascolterò, dirò: “Va bene, va bene, va bene”, ma non accetto niente come qualcosa di grandioso. Perché se io sono quello, che cosa c’è di grandioso?

Supponiamo ora che qui ci sia una lampada: è grandiosa o no? È una lampada. Pertanto, se io sono l’Adi Shakti, sono l’Adi Shakti, allora? Se siete dei re, siete dei re, e allora? Insomma, se siete un impostore vi si potrebbe gonfiare l’ego, ma se siete dei veri re allora non accadrà. Se siete sotto l’influenza della Dea, questa è l’unica cosa di cui gioite. Il resto non è niente. Che abbiate diamanti o possediate argento o qualsiasi cosa, non fa alcuna differenza.

Ora, occorre capire anche come la gente travisi le scritture. È giusto dire che Raja Lakshmi è seduta su un elefante; ma per questo si sentono tutti in dovere di avere macchine enormi. Invece, Lei sta seduta sull’elefante perché è l’animale più elevato, è molto gentile, molto indulgente e dotato di memoria straordinaria. È per questo che è seduta su un elefante. Non è lì per mettersi in mostra, bensì per vedere tutto intorno, che cosa accade, avalokan[v]; stando in una posizione più elevata, può vedere che cosa succede intorno. È per questo motivo che un re viene fatto sedere su un piedistallo elevato; lo scopo non è quello di mettersi in mostra, bensì è che da quella posizione può vedere meglio gli altri, può sorvegliare gli altri.

Se qualcuno conquista una posizione più elevata, pensa di esserne il proprietario. Penso che tutto ciò sia accaduto poiché il cervello è finito sottosopra. Come può essere così, secondo la logica? Ora, se questo trono mi viene dato, bene, io mi ci accomodo, ma questo trono non può darmi nulla, sono io a poter dare qualcosa al trono. Il re deve pensare che sta facendo un favore a tutte queste cose sulle quali è seduto, poiché egli è il re.

Oppure, al contrario, è forse perché a lui manca qualcosa che considera importanti tutti questi oggetti? Ed è per questo che, quando giungono al trono, iniziano ad accumulare cose assolutamente inutili, si riempiono le case, le abitazioni, tutto, di cose inutili.

Tutta la loro dignità, ogni loro qualità, è di per sé un ornamento. Naturalmente, per mostrare che sono re vengono incoronati, viene loro donata una grande collana, devono indossare qualcosa perché sono re. Ma in realtà queste cose non sono le decorazioni del re, bensì sono loro ad essere decorate dalla figura del re. Se ad esempio prendete dalla strada qualche straccione o pezzente mezzo morto di fame, e gli fate indossare tutti questi ornamenti e indumenti reali e poi lo mettete su un palco, tutti scoppieranno a ridere. Nessuno penserà mai che sia un re, in alcun modo, perché non ha quella dignità, quell’aspetto, quella struttura, quella mente, quella saggezza. Come può dunque essere un re?

C’era, ad esempio, un re che cercò di farsi delle scarpe di perle. Ma aveva un aspetto così stupido, sapete, che quando vidi le perle dissi: “Solo ad un uomo simile possono venire queste idee”. Era talmente stupido a vedersi! Ero così… Queste perle messe sulle scarpe! E oggigiorno tutta questa gente stupida fa molte cose di questo genere. Ne vengono fuori grandi vignette, e potete rendervi conto da soli di quanto vivano stupidamente. Per me è una tale differenza, vi dico, una tale differenza. Per costoro tutte queste cose sono molto importanti, e se non le possiedono le acquisteranno per indossarle. So di un signore che venne al nostro programma, anzi, al nostro ricevimento, con una ghirlanda. Gli chiesi: “Perché porta la ghirlanda?”. E lui: “Vede, dopo tutto mi hanno messo al collo la ghirlanda, per questo continuo a portarla”. Non sapevamo che cosa fare. Per prima cosa, noi indiani non accetteremo mai di indossare una ghirlanda, chiunque ve la dia – si può mettere soltanto agli Dei – gli indiani se la toglieranno immediatamente.

Un’altra signora che era venuta a trovarmi mi disse: “Non capisco questi indiani. Ho comprato una ghirlanda, me la sono messa al collo e tutti per la strada mi ridevano dietro”: Voi indiani capite quanto sia sottile, comprendete che non potete indossare una ghirlanda, non siete Dio; non potete comprarne una, mettervela al collo e andarvene in giro. Dovete essere così in modo innato. Quindi, chi sia innatamente un re, ha le benedizioni della Raja Lakshmi. Allora Lei che cosa fa? Che cosa fa Lei ad un uomo del genere?

La prima cosa che Lei fa, è che il nome di quest’uomo è scritto nel cuore dei suoi sudditi. Lo scrive Lei con le proprie mani, ed i sudditi lo adorano, lo ammirano e cercano di assorbirne le qualità. Un’altra benedizione di Raja Lakshmi è di fornire un corpo particolare in possesso di un coefficiente che emani vibrazioni. Non possono essere individui egoisti che fanno grande propaganda di sé e parlano di sé e cose simili. Ma quello che sono è evidente ovunque si trovino. Anche ai nostri tempi ne abbiamo avuti molti così. Forse non sono stati accettati, forse ora sono spariti, ed alcuni nuovi tipi cercano di fare gli arrampicatori.

Ma qualsiasi persona il cui nome sia scritto nel cuore della gente, è benedetta da Raja Lakshmi. Pertanto, ciò che un politico deve comprendere, è che non deve fare soldi, non deve mettersi molto in mostra, non deve fare niente come riciclare il denaro del Paese, non deve uccidere i propri oppositori, non deve gridare contro chi gli si contrappone. Invece, che cosa deve fare? Deve ricordarsi questo: “Io sono qui per la mia reputazione di persona retta”. Dovrebbe preoccuparsi della reputazione che lascerà dopo la morte. Dovrebbe fare in modo di salvaguardare il proprio buon nome.

Osservate ad esempio Shri Rama, che era un re benevolo, senza alcun dubbio. Quando però qualcuno mise in dubbio la purezza di sua moglie che era vissuta con Ravana… Egli sapeva che lei era pura, tuttavia decise di chiederle di andarsene per osservare la forma, per mantenere la buona immagine di re; e la mandò via.

Invece oggigiorno trovate che qualcuno ha il fratello che lavora in America, ha la sorella che lavora lì, suo zio si è costruito una casa enorme e sua moglie ha accumulato un capitale. Sta accadendo tutto questo. Tutti diranno di quella persona che è attaccata soltanto ai soldi, che li spende per cose insensate e che ci sta soltanto sfruttando; ne parleranno tutti, ma nessuno glielo dirà in faccia. Quindi, ciò di cui dovete preoccuparvi è di avere una personalità assolutamente corretta. Al giorno d’oggi, questo è un altro punto. Ogni politico deve avere tre o quattro amanti, diversamente non è un politico.

Noi abbiamo avuto dei viceré, ne abbiamo avuto uno a Lucknow che aveva centosessantacinque mogli. Pensava che, se non ne avesse avute centosessantacinque, non lo avrebbero accettato come viceré. Questo è un altro complesso di inferiorità che vi fa pensare di dover essere circondati da donne affinché si dica quanto siete potenti.

Ma ora quei tempi sono finiti. Adesso è iniziato il Satya Yuga. Nel Satya Yuga vi assicuro che, chiunque non sia benedetto da Raja Lakshmi, dovrà andare in prigione o dovrà lasciare il suo posto, sarà cacciato o, come si dice, “doppiamente morente finirà nella polvere”[vi]. Dovranno finirci, saranno tutti smascherati qualunque trucco possano provare, e subiranno le conseguenze di essere stati governanti artificiosi. Al contrario, l’autenticità è il segnale che la Regina delle benedizioni, la Dea Raja Lakshmi, risiede in quella persona. Sono sicura che nel Satya Yuga accadrà.

Ma anche in Sahaja Yoga, a volte trovo gente che fa politica, ne sono stupita. Si pensa che politica significhi fare gruppi, creare gruppi, dire cose da qui a lì, da lì a laggiù. Ciò dimostra che vi manca il senso della collettività. Un sahaja yogi cercherà di cementare tutti insieme, poiché il potere risiede nella collettività. Dividere la collettività per qualsiasi motivo è molto pericoloso per quella persona ed anche per gli altri. Voi adesso siete entrati nel Regno di Dio, ora siete seduti alla corte di Dio Onnipotente. Qui, ovviamente, come gente di corte dovete vestirvi bene, stare seduti come si conviene, prendere i vostri posti, essere metodici e irreprensibili perché siete sahaja yogi. Non siete gente comune, siete persone speciali. Quanti, a questo mondo, diverranno sahaja yogi? Voi siete persone speciali, quindi cercate di rendere voi stessi splendidi strumenti di Raja Lakshmi, affinché, quando la gente vi vedrà, voti per voi, e domani sarete voi a governare il mondo. (Applausi)

Non voglio che voi evitiate la politica o che entriate in politica, ma, per prima cosa, dovete ottenere le benedizioni di Raja Lakshmi: soltanto allora dovreste cercare di capire che cosa non va nel nostro Paese, che cosa dobbiamo fare, qual è lo scopo, perché vogliamo diventare politici, che cosa dobbiamo fare, quali piani dobbiamo avere, qual è il vostro progetto, tutte queste cose. Adesso spostate l’attenzione da voi stessi all’esterno.

L’altro giorno ho ricevuto una lettera che diceva: “Mio padre è malato, mia madre è malata, mio figlio è malato”, e questo e quello. Persone così non possono fare molto. Quando in India ebbe inizio la guerra di indipendenza, abbandonammo gli studi, lasciammo i genitori, ogni cosa, ed eravamo giovanissimi. Ora voi dovete rendervi conto che, se dovete davvero darvi alla politica, è necessario avere le benedizioni di Raja Lakshmi, e per questo dovete edificare voi stessi con quella dignità e quel buon senso.

Vi benedico dal cuore affinché in ogni Paese emergano persone così.

Che Dio vi benedica.


[i] Medico ayurvedico.

[ii] L’Indian National Congress Party è un partito politico indiano che divenne il primo grande movimento di massa in India contro il governo britannico, e che contava fra le sue fila diversi milioni di sostenitori ed appartenenti.

[iii] La divisione a cui si fa riferimento in questo punto, ed anche in punti successivi del discorso, è quella del Pakistan dall’India nel 1947. Infatti, la Gran Bretagna, cedendo alle pressioni del movimento anti-coloniale, decise di concedere la piena indipendenza alla colonia indiana. Nel 1946 gli inglesi proposero di dividere l’India in due Paesi, a seconda della maggioranza religiosa: musulmana o indù. Una volta che il Congresso indiano ebbe accettato la proposta britannica – nonostante il parere fortemente contrario di Gandhi, il quale alla fine acconsentì soltanto per scongiurare il rischio di una guerra civile – iniziarono i preparativi per dividere l’India in due diversi stati nazionali indipendenti, entrambi associati al Commonwealth britannico: l’Unione indiana, a maggioranza induista, e la Repubblica del Pakistan (occidentale e orientale) a maggioranza islamica. Il giorno dell’indipendenza, il 15 agosto 1947, Gandhi non partecipò alle festività con il resto dell’India, ma si addolorò in solitudine per la spartizione del Paese. La divisione dell’India in due parti provocò l’esodo in massa di circa 17 milioni di persone da uno stato all’altro con violenti scontri tra musulmani e induisti che causarono più di 500.000 morti.

[iv] Rashtriya Swayamsevak Sangh (lett. Organizzazione Nazionale Volontari), conosciuta anche come Sangh o RSS, è una organizzazione revivalista in India. Fu fondata come organizzazione culturale nell’India prima dell’indipendenza, al fine di unire gli indù contro i poteri coloniali. Alcuni critici hanno definito la RSS come una organizzazione nazionalista indù.

[v] Guardare, osservare.

[vi] Da una poesia di Sir Walter Scott, “There Breathes the Man”:

“The wretch, concentred [sic] all in self,

Living, shall forfeit fair renown,

And, doubly dying, shall go down

To the vile dust, from whence he sprung,

Unwept, unhonoured, and unsung”

Letteralmente: “Lo sciagurato, tutto concentrato in se stesso, da vivo perderà il suo buon nome e, doppiamente morente, cadrà nella vile polvere da dove era venuto, non compianto, non onorato e non celebrato”.