Guru Puja

Campus, Cabella Ligure (Italia)

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(07/2020 SOTTOTITOLI, traduzione revisionata)

S H R I   M A T A J I   N I R M A L A   D E V I

Guru Puja

“Assimilare la conoscenza assoluta”

Cabella Ligure, 1° Agosto 1999


Sono ormai passati dieci anni dal nostro arrivo a Cabella. Potete dunque immaginare quanto, in questi dieci anni, siamo riusciti a progredire in Sahaja Yoga.

Ebbene, oggi celebreremo il Guru puja.

Come ho già detto, voi siete tutti guru e volete venerarmi in quanto vostro Guru – va bene – ma la cosa più importante da comprendere è che siete indubbiamente diventati guru in quanto avete la conoscenza.

Voi avete la conoscenza assoluta, pertanto possiamo dire che siete divenuti guru, non v’è dubbio. Ma occorre comprendere che avete raggiunto uno stato in cui potete alzare la Kundalini, potete dare la realizzazione agli altri. Inoltre sapete cosa sia la conoscenza assoluta.

Avere la conoscenza assoluta è fondamentale, ed assimilarla è ancora molto più importante. Noi, anche se abbiamo la conoscenza assoluta, non riusciamo ad assimilarla molto bene.

Ciò significa che non riusciamo ad approfondirla.

Quale ne è il motivo? Dobbiamo renderci conto che ci siamo tutti sviluppati da un retaggio che era quello del regno animale.

Voi vi siete evoluti dal regno animale, pertanto ci sono molti aspetti del retaggio animale che persistono in noi: aggressività, dominazione, irritabilità, paura, avidità. Abbiamo ereditato tutti questi (difetti) ed essi perdurano dentro di noi. Ci si vuole appropriare delle cose che appartengono ad altri; non voi, certamente no, bensì le persone non ancora in Sahaja Yoga.

All’inizio (gli uomini) conquistavano le terre, poi hanno iniziato a catturare le persone, rendendole schiave. Poi, non soddisfatti, hanno usurpato regni, sottratto tesori e via dicendo. Soltanto per impadronirsene: pur non avendone alcun diritto legale, lo facevano lo stesso. Pare molto strano, assolutamente disumano, ma è una conseguenza del nostro retaggio.

Ora vi sono molte altre caratteristiche, quali la gelosia. Tra gli animali esiste pochissimo, essi non provano tanta gelosia quanto noi.

Noi invece l’abbiamo ereditata dalle nostre reazioni e dai pensieri. La gente è gelosa e vuole umiliare gli altri. Se non riesce a raggiungere certi livelli, vuole sminuire quelli degli altri.

Quando questa gelosia si impadronisce degli esseri umani, essi pensano che qualsiasi atto compiuto in nome della gelosia sia legittimo. Si fissano molto sul fatto di essere inferiori a qualcuno, di avere meno talenti di un altro, e tentano di schiacciare l’altra persona mossi da una gelosia recondita.

Ora, il problema è che, pur essendo esseri umani, abbiamo ereditato molte caratteristiche animali: ad esempio, siamo feroci, collerici e ci irritiamo come fanno gli animali. Oltre a ciò, però, gli esseri umani possono reagire a causa della loro attività mentale.

Essi pensano, sono in grado di pensare e, con l’attività mentale, tutti questi aspetti ricevuti in eredità si alterano: ad esempio, se uno vuole dominare un altro, non si comporterà in modo diretto come un animale, bensì escogiterà espedienti e stratagemmi. Escogiterà il modo in cui farlo.

Il problema maggiore degli esseri umani è che hanno ancora il retaggio di un temperamento molto violento. Questo temperamento violento deve essere tenuto sotto controllo, visto. Voi, quando vedete qualcosa che non vi piace, che va contro la vostra volontà, magari qualcosa così, vi infiammate immediatamente.

Proprio ora ho notato che al posto della canfora avevano messo una zolletta di zucchero. Hanno cercato di accenderla con il fiammifero ma non prendeva fuoco. Hanno provato e riprovato, ma non ci sono riusciti.

Allora ho detto: “Fatemi vedere cos’è”, ed era una zolletta di zucchero! Se fosse stata canfora, avrebbe preso fuoco subito.

Ebbene, la caratteristica di una persona si riconosce allo stesso modo: se alla minima provocazione va in collera e si irrita, la sua qualità di guru non è molto buona.

In quanto guru non dovremmo infiammarci, non dovremmo adirarci, non dovremmo cercare di opprimere gli altri. Qualcuno chiederà: “Ma cosa possiamo fare allora?”.

Noi abbiamo un altro metodo, ciò che chiamiamo amore.

Amore. Invece di adirarvi, dimostrate amore e compassione all’altro. Allora, ciò che accade è che questo non vi provoca alcuna collera, e non irritate nemmeno l’altro.

Ma la collera genera collera. Se vi adirate con qualcuno, l’altro può non reagire perché magari in quel momento ha paura di voi; ma in cuor suo, nella sua mente, coverà un desiderio di vendetta del tipo: “Un giorno gliela farò vedere io. Perché si è arrabbiato con me?”.

Ricordatevi dunque che, in Sahaja Yoga, l’amore è l’unico modo in cui possiamo risolvere i problemi. Se qualcosa non funziona in un ashram, diciamo, se vi arrabbiate con qualcuno, che cosa accadrà? Che forse costui serberà rancore nei vostri confronti. Se è un bravo sahaja yogi, potrebbe rendersi conto di aver fatto qualcosa di sbagliato; ma se non è un bravo sahaja yogi, se non è ancora completamente in grado di comprendere, ciò che farà sarà pensare: “Quest’uomo mi ha insultato, mi ha umiliato deliberatamente e dovrei cercare di vendicarmi”.

Tra gli animali questa attività è molto limitata. Io non penso che essi credano nella vendetta, ad eccezione di pochi: si dice che se si urta un serpente, esso si vendicherà, vi attaccherà a sua volta. È questo che si dice. E questa è una delle caratteristiche di un serpente.

Ma poiché noi siamo passati attraverso tutte queste diverse specie animali, potremmo avere in noi degli aspetti di alcuni di questi animali. Potremmo persino essere serpenti.

Se in noi c’è il serpente e qualcuno vi ferisce, ve ne ricorderete per tutta la vita: “Lui mi ha fatto soffrire, quindi un giorno lo rimetterò a posto, mi vendicherò”. Questo se in noi c’è un serpente.

Se invece in voi c’è una tigre, diventerete molto feroci. Alla minima cosa vi adirerete, perderete le staffe.

Ora, non è una gran bella situazione essere ancora al livello di animali e che il nostro retaggio influisca ancora su di noi. Quindi dobbiamo essere vigili, dobbiamo essere bravi guru. E per essere un buon guru, dovete avere un temperamento molto pacifico, compassionevole, amorevole. Dopotutto, occorre capire che qualcuno ha un certo retaggio e qualcuno ne ha altri, alcuni hanno una certa caratteristica ed alcuni un’altra.

Pertanto, se vi adirate con una persona, ciò non aiuterà né lei né voi; ma se siete amorevoli e compassionevoli, e le spiegate qual è il problema e ciò che volete fare, vi assicuro che tutto migliorerà. L’altro migliorerà sicuramente e sentirà il vostro amore.

Certo, a volte, talvolta è necessario anche perdonare quella persona. Deve assolutamente essere perdonata.

Ciò non significa che, se costui ha fatto qualcosa di sbagliato, errori di ogni genere, voi lo perdoniate e lui continui a comportarsi come prima: non significa questo.

Perdonare significa dimenticare. Se questa persona si è comportata male, dimenticate, dimenticate. Dimenticate completamente. È importante per un guru, per un guru sahaja yogi.

Devo dire che altri guru non erano così. Essi erano proprio molto collerici, direi, e perdevano le staffe con le persone.

Una volta incontrai un guru che mi disse: “Madre, Lei è troppo gentile con loro, ma con questa gentilezza non si possono creare brave persone. Io ne ho avuto abbastanza”. Aggiunse: “Avevo reso guru due persone. Ma uno si è perso dietro al denaro”. “Bene, e che cosa è accaduto al secondo?”. “Il secondo si è perso dietro alle donne”.

Allora io dissi: “Ora, d’accordo, se si sono persi si sono persi. Ma se riesci a farli ravvedere con il tuo amore, il tuo affetto e la tua gentilezza, è meglio che tu vada da loro”. Così, chi si era smarrito…

[Penso che, se aprite quella porta, potranno sentirmi anche le persone sedute fuori. Chi è seduto fuori? Aprite completamente. Certo! Bene. Fatele spostare da questa parte. Ora è meglio.]

Quindi, in quanto guru, dovete concludere che loro vivono ancora con il loro retaggio.

Ma il secondo problema è molto peggiore, in quanto gli esseri umani possono pensare. Certo, anche gli animali pensano, ma si tratta sempre di condizionamenti: loro si comportano in base ai loro condizionamenti. Però non hanno un ego come quello che hanno sviluppato gli esseri umani.

Anche i guru sviluppano un terribile ego. Il primo tipo di ego che ho notato in altri guru, è che mi hanno detto: “Noi abbiamo fatto così tanto! Abbiamo lavorato così duramente per raggiungere questo stato, e perché dovremmo dare la realizzazione ad altri?”.

Oppure, se le persone hanno già ricevuto la realizzazione, allora: “Che hanno fatto loro (per meritarsela, ndt)? Perché dovrebbero ricevere la realizzazione?”.

È diventato un confronto fra il loro stato, il modo in cui l’hanno ottenuta loro, e il modo in cui devono ottenerla gli altri. Allora infliggono diverse torture di ogni genere, mettono in atto metodi penosi. Ad esempio, obbligano i discepoli a stare a testa in giù, ad abbandonare la famiglia, a fare una cosa o un’altra. Li picchieranno, arrivano anche a picchiarli. Li faranno restare a lungo nell’acqua; li faranno stare in piedi su una gamba sola; li puniscono così.

E, nella peggiore delle ipotesi, possono anche percuoterli con bastoni o con pietre. Sono così. Non vogliono parlare, non vogliono comprendere ciò che l’altra persona ha da dire, o in che modo si dovrebbero trattare i ricercatori.

Tutta questa collera e tutte queste cose potevano andar bene prima, ma, dopo l’avvento di Sahaja Yoga, dovete rendervi conto che non è necessario. Non è assolutamente necessario infliggere punizioni corporali ai discepoli.

Non si dovrebbero nemmeno infliggere loro crudeltà mentali, come certa gente che si mette a dire di tutto ai propri discepoli.

Se ad esempio c’è un leader che scopre qualcosa che non va in un discepolo, continuerà a ripetergli: “Ora, tu sei così. Tuo padre era così, tuo nonno era così, il tuo bisnonno era così e sei così anche tu!”. O qualcosa del genere che lo farà soffrire.

Facendo soffrire una persona, non la aiuterete.

Supponiamo che mentre camminate vi facciate male: non potrete camminare. Anche nella vostra ascesa spirituale, se vi ferirete non potrete andare avanti.

Quindi, è molto importante non ferire le persone. Se continuate a far soffrire gli altri, non siete dei bravi guru, non siete realmente gentili e comprensivi con i discepoli.

In Sahaja Yoga è qualcosa di completamente diverso. Infatti tutti voi avete conseguito Sahaja Yoga senza compiere alcuna penitenza, senza nessun senso di colpa, nessuna confessione o altro. Niente! Avete ricevuto la realizzazione così come siete. Nessuno è dovuto stare a testa in giù, (nessuno ha dovuto) abbandonare il marito, la moglie, la famiglia, niente del genere.

Così come siete, con qualsiasi abito indossiate, in qualsiasi condizione siate, vi viene data la realizzazione: è un fatto. Non dovete pagare per questo. Non dovete sforzarvi. Non dovete fare nulla. La ricevete stando seduti, ovunque vi troviate. Dopodiché, un avvenimento di questo genere dovrebbe dimostrarvi che avete un potere di amore, di compassione. È per amore che avete dato la realizzazione alla gente.

Noi non ci rendiamo mai conto di questo. Se siamo ansiosi di dare la realizzazione, desideriamo andare nei villaggi, lavorare lì e dare la realizzazione.

Perché? Perché lo facciamo? Non è per fama, per una qualche ricompensa o altro, ma è solo per l’amore che è nel vostro cuore che pensate: “Perché io gioisco di tutto? Perché gli altri non gioiscono?”. E così fate di tutto per aiutare la gente a ricevere la realizzazione.

Ormai siete diventati esseri umani superiori e vi preoccupate che gli altri si stiano rovinando, che intraprendano strade sbagliate, che facciano cose sbagliate: ciò vi fa sentire molto, molto turbati e volete aiutarli.

E, quando avete questa comprensione, saprete in che modo trattare con le persone verso le quali dovete comportarvi da guru.

Per lo più non è necessario dire niente di duro alle persone. Al massimo potete spiegare quali errori stanno commettendo, ma anche questo con molta delicatezza, affinché non ne ricevano uno shock.

E poi tutti questi attaccamenti: qualcuno, ad esempio è troppo attaccato alla famiglia, alla moglie, al marito, ai figli o altro. E quando arrivano in Sahaja Yoga, hanno ancora la stessa quantità di attaccamenti. Va bene, non ha importanza. Ma la questione è fino a che punto si spingeranno con questi attaccamenti, quanto continueranno.

Dovreste essere distaccati. Ma anche se io ve lo dico, non potete esserlo, (in quanto) è uno stato. Essere distaccati è uno stato; ma quando si tratta di fare qualcosa per quelle persone, farete di tutto per aiutarle, senza però esservi attaccati.

Ebbene, qual è la descrizione di una persona che ha degli attaccamenti?

Chi ha degli attaccamenti è sempre preoccupato dell’altro (a cui è attaccato). Continua a pensarci. Non riesce a pensare a Sahaja Yoga, pensa solo alle persone a cui è attaccato. Su questo è molto suscettibile. Non si può dire niente a suo fratello, sorella o nessuno, diversamente scatta. L’attaccamento esiste anche nei confronti del proprio nome. Se, supponiamo, qualcuno ha acquisito una certa fama o qualche posizione importante, allora che cosa fa? Non potete contestarlo in alcun modo. Non potete, non potete contestarlo con nessun argomento, perché è completamente identificato con questo (il suo ruolo). Si considera una persona importante per il fatto di avere ottenuto tali posizioni nella vita. È talmente attaccato che vuole che il guru ossequi il suo attaccamento.

Ora, in che modo potete risolvere questo problema? Se, ad esempio, qualcuno è molto attaccato alla propria moglie, non dovreste discuterci né polemizzarci, niente affatto, in quanto sta ancora salendo pian piano, lentamente, fino a questo stadio. Una persona così non è assolutamente un sahaja yogi perfetto.

Quindi che cosa dovete fare? Se è attaccato alla moglie, lasciatelo stare. Ci penserà il Divino, e questa persona si renderà conto che tutto ciò che pensava, faceva e decideva era sbagliato.

E quando se ne renderà conto da solo, conseguirà il distacco. Se però continuate a dirgli qualcosa provando a ragionarci, non funzionerà mai.

Pertanto dovete capire che, in quanto esseri umani, qualsiasi (animale, ndt) siamo stati, abbiamo problemi, anche come sahaja yogi; e questi problemi dovrebbero dissolversi lentamente, lentamente. E non con le discussioni, non con le argomentazioni, ma con amore e compassione.

Se provate amore per qualcuno… vi stupirà che il novantanove per cento delle persone dia importanza all’amore. Questa è la terza qualità degli esseri umani, direi.

La prima è il loro retaggio, la seconda è che essi pensano e la terza è che apprezzano l’amore. Se si ama qualcuno, costui tiene in grande considerazione quell’amore in quanto pensa: “Questa persona mi ama; non le mie ricchezze, non la mia bellezza, non queste mie cose, ma ama me”.

E questa idea di amore è qualcosa che lo renderà completamente e facilmente distaccato da quella persona (a cui è attaccato, ndt). In che modo? Ora, sembra molto strano che, se vi piace qualcuno, se amate qualcuno, dovreste distaccarvi. È possibile soltanto in Sahaja Yoga.

In Sahaja Yoga, lo stato della vostra mente è tale che si è al contempo del tutto distaccati e del tutto attaccati. In che modo? Io, ad esempio, ho mia figlia ma ne sono distaccata, non le telefono mai, non mi preoccupo mai per lei.

Infatti, in Sahaja Yoga si sa come sta una persona. Se le vibrazioni sono a posto, perché si dovrebbe telefonarle? Perché si dovrebbe parlare con lei? Perché si dovrebbe chiedere qualcosa?

Non occorre. Con le sole vibrazioni saprete come sta. E così sembrerà che siate assolutamente distaccati. Quando però sentirete che le vibrazioni stanno evidenziando o indicando qualcosa di serio riguardo a quella persona, ciò che farete sarà metterci tutta l’attenzione. Completa attenzione. Ci metterete attenzione, ma non attaccamento. L’attaccamento dunque non risolve il problema. Ciò che risolve il problema è l’attenzione. Ma se non siete distaccati, la vostra attenzione ha attaccamenti. È un’attenzione che non è a disposizione di tutti, ma che si coinvolge, che è completamente attaccata alla persona con cui siete identificati. Cercate di capire.

Dunque, essere identificati con qualcuno non significa in realtà mettere l’attenzione su quella persona.

E in quel caso (se siete distaccati e non identificati con qualcuno, ndt) la vostra attenzione agirà.

Se siete a quel livello (distaccati, ndt), tutte le volte che metterete l’attenzione su qualcuno che abbia bisogno della vostra attenzione, essa agirà. Ma se sprecate continuamente la vostra attenzione su una persona perché le siete attaccati, la vostra attenzione sarà affaticata e non funzionerà.

È un grande paradosso, direi, che se siete attaccati a qualcuno la vostra attenzione non funzioni; se invece non siete attaccati, riuscite a dedicarvi a tutto il resto. Ora, ad esempio, devo tenere una conferenza, bene, sto tenendo una conferenza; poi dovrò cucinare, allora cucinerò; e così via.

Ma pensare in continuazione ad una persona, voler essere sempre in contatto con lei, non è necessario. Sta bene, che c’è da preoccuparsi tanto per lei?

Dopo tutto dovete dedicarvi a Sahaja Yoga, dovete fare tante cose, dovete risvegliare la Kundalini di tante persone; se vi attaccate ad una sola persona da qualche parte, non è una gran bella cosa.

Anche con questo tipo di attaccamento la vostra attenzione diventa inutile, del tutto inefficace.

Quindi lasciate che l’attenzione sia libera.

L’attenzione non dovrebbe essere vincolata dai vostri attaccamenti. L’attenzione dovrebbe essere assolutamente libera, così funzionerà automaticamente, in modo automatico. E vi stupirete che essa agirà anche se non la rivolgete (verso qualcuno, ndt).

È una cosa talmente straordinaria avere questa attenzione spirituale che non è altro che amore. Semplicemente agirà. Sarete stupiti di come funzionerà.

È un altro mondo quello di cui sto parlando, non questo mondo terreno, bensì qualcosa di più elevato, in cui la vostra attenzione agisce; ed opera in modo così sublime che vi stupite di come abbia agito.

Ma non dovreste soffocarla con i vostri attaccamenti. Se è vincolata, si potrà avere una sfera di azione molto limitata, (circoscritta) soltanto alle persone attaccate a voi o alle quali voi siete agganciati.

Ecco perché l’identificazione (con qualcuno) non è il modo in cui un guru dovrebbe far funzionare le cose.

Se ci sono dieci discepoli e un guru, e il guru ne ama solo uno, pensando: “Lui è il migliore e dovrebbe essere incoraggiato e aiutato in ogni modo possibile”, questo non servirà.

Ciò che invece dovrebbe dire è che quel discepolo è già bravo, è arrivato molto in alto, è andato molto in profondità. Pertanto si deve prestare attenzione a quelli non così bravi, dicendo loro che devono crescere, con molta dolcezza.

Dovete parlare con gli altri che non sono ancora arrivati a quel livello e che stanno ancora faticando. Dovete comprenderli. Dovete fare attenzione: cosa stanno facendo? Perché non stanno migliorando o ascendendo nella loro attenzione? Qual è il problema? Perché il Divino non fluisce attraverso di loro?

E scoprirete che la ragione per cui la gente non ha una buona attenzione è che è sempre focalizzata su qualcuno e si sente in dovere di tenerla focalizzata.

È semplicemente per dare una spiegazione. È soltanto una spiegazione dire: “Sai, è naturale che io debba preoccuparmi di questo e di quello”. È solo una spiegazione.

Ma, in realtà, se non fissate la vostra attenzione soltanto su una persona o dieci persone, la vostra attenzione si prende cura del mondo intero. Riceve tutte le informazioni e dà anche tutte le informazioni su ciò che occorre fare per correggere una certa situazione.

Occorre dunque ascendere a quello stato in cui non vi adirate, non vi infastidite, non vi turbate.

No, niente affatto. Ciò che vi accade è che vedete la situazione senza esserne coinvolti. Osservate la situazione ma ne siete distanti.

Allora potete risolvere meglio il problema. Ma se siete parte integrante di quel problema, non potete risolverlo. È così, vi dicevo che chi lotta non può risolvere i problemi, mentre chi non lotta può riuscirci.

È dunque molto (Shri Mataji ride) semplice capire che, se siete identificati, se siete coinvolti con una sola persona o con qualcosa, siete perduti.

Pertanto, la nostra attenzione deve essere sempre libera e può essere rivolta ampiamente, ovunque necessario. Questo è lo stato da raggiungere. Se acquisite questo stato della mente… non sto dicendo che possiate fare voi qualcosa al riguardo, è proprio uno stato della mente. Ora, come si fa? Soltanto attraverso l’introspezione.

Attraverso l’introspezione capirete di avere bisogno di aiuto per risolvere i vostri problemi. Il problema è innanzitutto come affrontare voi stessi, poiché siete un po’ timidi o magari nervosi al riguardo. Con il tempo, vi stupirà come questo nervosismo non abbia alcun senso.

Quando cercate di agire di proposito non funzionerà, mentre se siete sahaj funzionerà.

Arriviamo dunque al secondo punto oltre all’attenzione, ossia che dovremmo rimettere tutto nelle mani del Paramchaitanya.

Lasciate che sia il Paramchaitanya a risolvere il problema: “Questo è il problema, che sia il Paramchaitanya a risolverlo. Noi non ce ne preoccupiamo”. In tal modo subentra il distacco. Affidate tutto al Paramchaitanya affinché lo risolva. Così voi non vi siete coinvolti, ne siete distanti. Sono concetti molto, molto semplici: occorre capire che soffriamo perché tutti si sentono responsabili di noi (Shri Mataji ride).

Chiunque ritiene di essere responsabile, di dover avere una responsabilità nei nostri confronti. Qualcuno dice di doversi assumere questa incombenza. Ci si preoccupa di tutte queste cose e questo è il motivo per cui oggi abbiamo una società molto complessa. Si soffre di disturbi di ogni genere dovuti unicamente all’attività mentale.

Con questa incessante attività mentale, con questo pensare ad una persona, pensare ad un problema, non si arriva da nessuna parte.

In quel momento ciò che dovete fare è affidare tutto al Paramchaitanya. Se sarà rimesso al Paramchaitanya, Lui sistemerà, risolverà il problema.

Adesso vi racconterò un’esperienza: una volta mi trovavo in America e volevamo celebrare lì un puja. Così dissi: “Bene, fateli venire per il puja. È bello se vogliono venire”.

Allora mi dissero: “Madre, vogliamo offrirle dei regali per il puja, ma come facciamo a portarli?”.

Risposi: “Molto semplice, non portateli!”. Ma non volevano ascoltarmi (Shri Mataji ride). Dissero: “Dovremo trasportarli, ma la dogana ci creerà delle difficoltà e farà questo e quello”.

Ebbene, c’era solo un edificio avanti, un altro edificio dove stavano facendo delle liquidazioni. Dissi: “Questo è fantastico! Si può dare un’occhiata”. Sono entrata ed ho trovato delle cose davvero a buon mercato, incredibile! Oggetti molto, molto costosi a prezzi stracciati. Ero stupita di come fosse tutto lì. Così dissi: “Posso comprare tutto quanto. Vi pagherò, però portate tutto a Canajoharie”.

Loro accettarono: “Va bene, le porteremo a Canajoharie”. E portarono tutte le cose ben confezionate e le consegnarono ai sahaja yogi. Non abbiamo avuto nessun problema di dogana o altro. Ho pagato direttamente a loro.

Quanto si possono migliorare le cose, comprendendo che la cosa più importante è amare.

Ma l’amore è verità e la verità è amore. Se provate amore per qualcuno, amore genuino, qualsiasi cosa vogliate fare con quella persona sarà del tutto ovvia, in quanto sarà sincera. Qualsiasi cosa diciate a questa persona sarà assolutamente ovvia, chiara, perché è assolutamente sincera.

Quindi, anche quando avete a che fare con qualcuno, dovreste essere estremamente sinceri. Ovviamente non dovete dire cose offensive, bensì usare modi e metodi che non feriscano in alcun modo l’altro ma che abbiano effetto su di lui.

Adesso in Sahaja Yoga abbiamo grandissimo bisogno di questo tipo di guru, in quanto Sahaja Yoga si è diffuso molto. Prima di tutto, dunque, il nostro carattere irascibile deve essere ridimensionato. Un guru, intendo un guru sahaja yogi, non ha nessun diritto di perdere le staffe, assolutamente, per nessuna ragione.

Se riusciranno davvero almeno in questo, insomma, ci risparmieremo (Shri Mataji ride) tante preoccupazioni, tanti problemi, tanta confusione che creiamo.

Tutto questo può essere risolto molto facilmente. Prima però dobbiamo avere amore puro nel nostro cuore, non amore in vista di qualche tornaconto o di qualche ricompensa; bensì, se avremo amore puro, potremo far funzionare molto facilmente tutto ciò che si vuole attuare.

Questo è un argomento molto ampio che può andare avanti all’infinito, poiché, dopo tutto, i guru devono conoscere i propri doveri e capire perché sono guru.

È molto importante, molto importante la loro posizione di guru, e dovrebbero usarla per mostrare una straordinaria comprensione nei confronti dei discepoli. Ed anche le loro intenzioni dovrebbero essere chiare. La gente non dovrebbe dubitare di loro, non dovrebbe pensare: “Perché fa certe cose?”.

Non dovrebbe essere un mistero. Dovrebbe essere perfettamente chiaro.

Oggi vi sto dicendo tutte queste cose in quanto in questo giorno abbiamo compiuto i nostri dieci anni di permanenza a Cabella.

Cabella è stata molto gentile con me, ha avvicinato moltissime persone a Sahaja Yoga, vi dico, tantissime. È un posto molto remoto, tutti l’avevano scartato dicendo: “Dove vuole andare a vivere?”, e via dicendo.

Ma soltanto qui ha funzionato e questo dovrebbe essere accolto come un’ottima indicazione che Sahaja Yoga opera miracoli, prodigi. Ma la cosa principale è che dovete conoscere le vibrazioni. Se non conoscete le vibrazioni non potete farlo. Per esempio, quando arrivai per la prima volta a Cabella tutti mi dicevano: “Madre, è un posto molto isolato, c’è la mafia intorno, ci sono soltanto sei o sette case. Dove sta andando? Che cos’è?”.

Mi misero tutti in guardia. Ebbene, io arrivai qui e dissi subito al sindaco: “Lo compro e domani le pagherò la somma”.

Lui era sorpreso di come potessi farlo. Io gli dissi: “Non si preoccupi, è tutto perfettamente a posto” (Shri Mataji ride).

Questo ha funzionato sulla base delle vibrazioni. Ho deciso in base alle vibrazioni che questo è un luogo meraviglioso e le vibrazioni mi hanno aiutato moltissimo in quel frangente; nonostante tutti mi scoraggiassero e mi avessero tracciato un quadro molto ampio (Shri Mataji ride), orribile (della situazione del luogo, ndt). Eppure, dove è adesso la mafia? È sparita, finita.

Ebbene, per conoscere le cose dovete meditare e migliorare la vostra visione, che dovrebbe essere netta. Non dovrebbe essere una visione che rifletta le vostre idee particolari su cose particolari, ma una visione che vi sia ben chiara.

Con Sahaja Yoga si deve sapere che la protezione della Dea è sulla sommità della vostra testa. Niente può andarvi male, niente vi accadrà, tutto funzionerà. Sono sicura che lo sperimenterete in prima persona.

Vedete, parlando in questo modo di Sahaja Yoga, si diventa meditativi, si entra proprio in meditazione, e si sente che un giorno tutti voi dovreste diventare così: meditativi.

E questa indole meditativa – o qualunque sia questo stato – emette vibrazioni. Emette, e crea un percorso per voi, per il vostro lavoro, per la vostra vita, per qualsiasi cosa.

Non dovete lottare con nessuno, non dovete litigare con nessuno, non dovete discutere con nessuno. Cercate semplicemente di meditare ed acquisire lo stato che vi sto descrivendo, nel quale venite completamente avvolti da amore e affetto.

Che Dio vi benedica tutti.

C’è una cosa importante da comprendere, ossia che non dovreste andare agli estremi di ogni cosa; anche questa è una caratteristica umana.

Per esempio, chi è razionale continua a razionalizzare qualsiasi cosa: “Non riesco a fare questo, non posso fare quello”, e va avanti così.

Il secondo aspetto è che si diventa molto emotivi, così emotivi che ci si mette a fare cose sbagliate nel nome dell’emotività.

Dovete superare queste due cose.

Se non le avete superate, a che serve? A che serve definirsi sahaja yogi? Come minimo dovete fare almeno questo.

Si deve evitare di andare agli estremi. Osservate voi stessi. Se state andando agli estremi non funzionerà nulla. Da un lato potreste contrarre il cancro, sviluppare malattie terribili.

E dall’altro lato potreste diventare molto razionali e niente di Sahaja Yoga vi entrerà in testa.

Dovete dunque mantenere sempre l’equilibrio. E con questo equilibrio, se ad esempio una sahaja yogini ha fatto qualcosa di molto sbagliato, non dovreste esserle attaccati emotivamente: “Oh, Madre, che cos’è? Dovremmo perdonarla”. No, ditele che deve migliorare le sue vibrazioni ed equilibrarsi.

E quando sarà in equilibrio io considererò il suo caso; allora dirò se è così oppure no.

Se però non si ha equilibrio, si entra nella razionalità o in situazioni emotive. E questa situazione emotiva può condurvi a qualsiasi assurdità, in quanto diventa un caso psicologico.

E si possono fare cose molto, molto sbagliate a causa di questo aspetto emozionale, sapete, ad esempio anche cantare canzoni nevrotiche o qualsiasi cosa.

Tutto questo aspetto emotivo può farvi finire chissà dove. Quindi non dovete essere emotivi e dovete amare. E il lato sinistro è quello che possiamo definire un estremo. Un lato è emotivo e l’altro razionale.

Con la razionalità potete mettervi a giustificare qualsiasi cosa, come ha fatto Hitler, il quale diceva: “No, è stato giusto, ciò che ho fatto è stato giusto”. Si è messo qualcosa in testa e ciò (secondo lui) era giusto. Questa è la razionalità.

Entrambi gli aspetti devono dunque essere correttamente bilanciati e dovreste far sì che, qualsiasi cosa facciate, vi dia il giusto risultato.

Ancora, ancora molte grazie.

Che Dio vi benedica.

Che Dio vi benedica tutti.

Bene.

Sì. (Shri Mataji tocca il microfono) Per favore, potete spostarlo? Potete toglierlo?


[Ha inizio il Puja]

Guido: Tutti i bambini tra i cinque e i dieci anni. Mantra di Shri Ganesha.

[Viene recitato il mantra di Shri Ganesha, seguito dal Ganesha Atharva Shirsha.]

Yogi 1: Shri Ganesha Sthuti.

Yogi 2: Ganesha Sthuti.

Yogi 3: Sanscrito 11.

Yogini: Sanscrito 11.

[Bhajan: “Ganesha Sthuti”. Poi viene intonato il bhajan “Jai Ganaraya”, ma viene subito interrotto].

Yogi 1: Ah, “Jai Ganesh”.

Yogi 2: “Jai Ganesh”.

[Vengono cantati i bhajan: “Jai Ganesh”, “Shri Ganaraja Dayala”. Poi i leader salgono sul palco. Bhajan: “Guru Tozh. Mhanavi Kara Mazha”, “Binati Suniye”. Quando le signore salgono sul palco per eseguire il Puja, viene cantato il bhajan “Mahamaya Mahakali”. Poi “Vishwa Vandita”. Seguono Aarti e i Mahamantra. Poi: “Chalat Musafir”]

[Fine della registrazione video]